Soltanto poco fa ci è arrivata una notizia tremenda, una vera randellata. Sabato 15 luglio è morto all’improvviso, a poco più di sessant’anni (magnificamente portati) Roberto Sassi, amico e compagno bolognese che conoscevamo da una vita – dai primissimi anni Novanta – e con cui il confronto è sempre stato fecondo. Non sappiamo bene cosa sia successo, ci dicono che è morto di colpo mentre passeggiava nel parco dell’Arboreto, nei pressi di casa sua.
Esperto tanto di marxismo quanto di bioenergetica e medicina cinese, sindacalista prima nelle RdB – di cui fu un fondatore – poi nell’USB, a Bologna Sassi era una presenza viva e un punto di riferimento. Interveniva spessissimo agli eventi che organizzavamo in città. L’ultima volta, alla presentazione di Ufo 78 al Centro della Pace di via del Pratello, fece un appassionato intervento, che colpì tutti i presenti, sugli anni Settanta a Bologna e l’avvento dell’eroina.
Nel tristo biennio dell’emergenza-Covid, con coraggio, prese posizioni critiche nei confronti dello stato d’emergenza pandemico. Posizioni non coincidenti in toto con le nostre ma che ci fecero dire: «Sassi è davvero una certezza», e per questo gli volemmo ancora più bene.
Grande amico di Valerio Evangelisti, nel 2022 organizzò e condivise con noi momenti di commemorazione pubblica di quel nostro collega e compagno. Ora se n’è andato anche lui.
Per chi è ancora a Bologna: Roberto Sassi verrà ricordato dalle h. 18 di venerdì 21 luglio al centro sociale Villa Paradiso, in via Emilia Levante 138.
Postilla
Poco prima di essere colto dal malore letale, mentre passeggiava al parco Arboreto, Roberto aveva postato su FB un’invettiva estemporanea contro l’amministrazione della sua e nostra città. Parole cariche di rabbia e ancora voglia di incazzarsi per la mancata cura del verde pubblico e per le cementificazioni in cantiere, che lasciano pochi sottintesi.
Io non lo conoscevo ma la sua invettiva mi colpisce molto per l’incisiva sintesi delle parole scelte. “Trasformare un prato verde in un terreno riarso” ricostruisce plasticamente e, con passione incendiaria, l’immagine del deserto che stanno facendo.
È significativo dire, per esempio, che a Bologna non c’è una delega all’ ambiente, che è stata spacchettata (chi si occupa di mobilità, chi si occupa di transizione ecologica, chi di assemblee per il clima…, chi di patto per il clima…, chi di educazione ambientale, chi di verde pubblico, ecc…) dicono per risparmiare… Ma in realtà perché non hanno un’ idea politica, complessiva e organica di ambiente, in senso lato, ed ognuno di questi piccoli microscopici tasselli di delega costituisce un contributo d’ immagine ad ogni singola delega. Solo per darsi un verde superficiale tocco ecologico, a ognuno il suo, intonato al vestito.
E di questo passo, avanti col passante e con tutte le altre abominevoli ed inutili trovate… Che neanche in un film di Mel Brooks sembrerebbero possibili.