Hanno detto di Wu Ming…

«In letteratura, quattro cervelli messi insieme per scrivere un’opera fanno zero. Forse anche meno […] Una macedonia di fumetti, vecchi film, spezzoni di fiction, sceneggiature ingiallite, elenchi telefonici stranieri, dipinti d’epoca e imitazioni di salgariani impazziti. (Giuseppe Bonura su Avvenire)

«E poi, come diavolo scriveranno a dieci mani i favolosi cinque? Capitan Sovietico scrive un capitolo e SuperGuevara un altro? Oppure scrive tutto l’Uomo Maoista e gli altri fanno l’editing? » (Davide Brullo su Libero)

«Come diceva Ernesto Calindri in un celebre Carosello anni Sessanta: “Dura Ming! Non dura, non può durare…”.» (Riccardo Chiaberge, Il Sole 24 Ore [2009])

«Non leggete L’eroe imperfetto di Wu Ming 4. Basta coi finti sperimentali.» (Antonio D’Orrico, Sette/Corriere della sera)

«I Wu Ming stanno con Al-Qaida, il cui obiettivo siamo noi e fa di Hitler un dilettante. Fate sentire la vostra voce, i vostri valori. E, se credete, mandateli affanculo.» (Massimiliano Parente su Il Domenicale, giornale fondato da Marcello Dell’Utri)

«Altai è una boiata, proprio come Q.» (Libero)

«Non credo che al lettore giovane importi un cazzo di ciò che Wu Ming racconta o narra. Queste, tuttavia, sono le uniche categorie di lettori: professoresse donne, interessate a romanzi che hanno come trama uteri asportati e poi, nel caso della narrativa di tendenza giovanile, indiani d’America che lanciano frecce al curaro nel buco del culo del coprotagonista.» (Fulvio Abbate)

«Venditori di inchiostro al dettaglio. I lettori di Wu Ming sono azionisti inconsapevoli di un’operazione più commerciale che culturale. I Wu Ming sono un’associazione a delinquere di stampo immaginario.» (Gian Paolo Serino, Il Giornale)

«I Wu Ming si sono venduti da subito […] Penso che in Italia molti autori che sono stati considerati particolarmente d’avanguardia avevano già un’idea molto precisa di entrare in certe condizioni nella grande editoria e quindi avevano l’idea di vendersi già da prima […] Sul New Italian Epic debbo dire che a me sembra soltanto una presa per il culo. Uno studio recente ha dimostrato che in Italia esistono soltanto ottocentomila grandi lettori: ottocentomila persone vuol dire uno stadio italiano, non vuol dire chissà cosa.» (Un poeta con le idee un po’ confuse sulla capienza degli impianti sportivi)

«Asserviti al mercato. Leghisti col calamaio. Una parodia dell’antipolitica applicata alla letteratura. Una versione (postmoderna) dello zdanovismo, o una declinazione letteraria della battaglia ratzingeriana contro il “relativismo culturale”.» (Fabrizio Rondolino)

«Un collettivo vetero-marxista che ha provato negli anni, senza riuscirci, a egemonizzare intellettualmente la sinistra radicale e le cui ricette su che cosa è la sinistra sembrano uscite da un’assemblea di studenti degli anni Settanta.» (Uno di questi qui)

«I “compagni” del blog wu ming (parola che significa “anonimo”, bello, vero?) […] sono diretti da una parte dei servizi e sono – loro si – assai ben foraggiati dall’area pd, la loro spedizione squadrista ad un nostro banchetto (nella quale hanno avuto la peggio) di ieri, fa parte di questa strategia concertata…» (Movimento Trieste Libera)

«Sorrido della vostra spocchia arrogante.» (Gianni Riotta)

«Togliti la maschera e presentati con nome e cognome così che sappiamo chi sei – siete e da che giro siete comandati.» (Luigi Amicone, giornalista di Comunione e Liberazione)

«fantastici, siete come i nazisti dell’Illinois che smentiscono l’Olocausto #LOL […] e chi lo dice che sono false, i centri sociali qui sopra? Come fonte non è male ;-D […] ah ah, qui vi volevo. Anche Auschwitz d’altronde era una colonia estiva, si sa […] LOL.» (Laura Cesaretti, cronista de Il Giornale, in risposta a questo)

«Il romanziere più inquinante è quello che si presenta come il logorroico incrocio di uno scienziato della comunicazione con uno studente di gnostica e un esteta della cronaca nera. Penso ad Antonio Scurati, Giuseppe Genna, Wu Ming, Tiziano Scarpa, Nicola Lagioia…» (Matteo Marchesini su IL, mensile allora diretto da Christian Rocca)

«Scrittori di romanzetti pseudo-storici e d’avventura.» (Il sociologo Alessandro Dal Lago)

«Nell’Italia ideale, i wuminchia imboscati e pacifinti scriverebbero istruzioni d’uso di sciampo per cani, non di arditi e soldati di trincea.» (Lo scrittore di CasaPound Domenico Di Tullio a proposito dei nostri libri Cent’anni a Nordest e L’invisibile ovunque)

«Se dopo la terza elementare crei la tua banda, ti metti i nomi di battaglia e ti dai altisonanti codici di condotta, il tuo nemico più implacabile non sarà il fascismo, il capitalismo o l’imperialismo, ma il senso del ridicolo.» (Adriano Scianca, «intellettuale di Casapound», banda con nomi di battaglia e altisonanti codici di condotta, su Libero)

«Siete grandi scrittori, amo i vostri libri, ma siete persone piccole piccole piccole. Ciao.» (L’allora dirigente nazionale PD Ernesto «Ciaone» Carbone, in risposta a un reportage di WM1 apparso su Internazionale)

«Tutto quello che hanno scritto è spazzatura della peggior specie.» (Fabio Roversi Monaco) (cioè, non intende proprio tutto quello che abbiamo scritto, parla di un comunicato…)

«I Wu Ming fanno parte di quell’Italia fallimentare: analizzano da trent’anni per il 2% della popolazione colta […] Non di Wu Ming abbiamo bisogno. Ma di gente appassionata, meno analisi, più attivismo. Meno spocchia, meno articoli che comprendono in 2 in tutta Italia.» [Due ore dopo:] «La mia sui Wu MIng era una provocazione… E non mi inchiodate alle virgole, sapete bene cosa intendo. Non fatemi passare per superficiale e populista. (Lorella Zanardo su Facebook)

«Wu Ming non è altro che la versione italiana di Otpor, i finti progressisti e autentici golpisti soft delle rivoluzioni colorate gestite dalla Cia.» (Fulvio Grimaldi) (non è una nostra parodia, lo ha scritto davvero :-D)

«Se c’è un dibattito da fare su Tolkien lo si faccia, è cosa buona e giusta, ma che invece si lasci che il clan dei Ming trasformi in feudo la Terra di Mezzo no.» (Il Giornale a proposito del lavoro di Wu Ming 4 su J.R.R. Tolkien)

«Il signor WuMinchia potrebbe occupare il suo tempo diversamente che non occuparsi dova va il sindaco di Predappio. Per dire, nel suo anonimato potrebbe anche farsi i cazzi suoi. No. Insiste. Ciccio Minchia, era al teatro del casinò di San Remo. Si presentava un libro e tu non eri invitato. Tira il culo? Pazienza. Diversamente sei un vero WuMinchia. (Giorgio Frassineti, allora sindaco PD di Predappio, in risposta a una nostra inchiesta)

«WuMinchia non riuscirete a scalfire minimamente la nostra forza … che è forza che scaturisce dall’esser popolo! SPIACERVI è NOSTRO PIACERE!» (Il gruppo neonazi “N.ve Sintesi” (in curiosa consonanza stilistica con Frassineti!) dopo la pubblicazione di questo post)

«Hanno negato le foibe, esaltato i massacri partigiani, spacciato per perseguitato un terrorista pluriomicida come Cesare Battisti […] Wu Ming, la tana intellettuale usata per giustificare, con farneticazioni pseudo culturali, i peggiori crimini, dal terrorismo brigatista alla violenza dei centri sociali.» (Gian Micalessin su Il Giornale, articolo intitolato «Wu Ming, i difensori degli indifendibili») (di gran lunga il miglior pezzo di Micalessin.)

«Wu Ming, ovvero l’entità fichissima che qualifica il collettivo di letteratura in assoluto più esclusivo […] Sono, questi di Wu Ming, i letterati del marxismo-leninismo titolati a scagliare gli anatemi.» (Pietrangelo Buttafuoco)

«L’influenza del collettivo bolognese Wu Ming sulla sinistra italiana è stata catastrofica in termini di deculturazione, analfabetismo di ritorno, confusione ideologica, velleitarismo anarcoide, complottismo paranoico volgare, percezione postmoderna del tempo e della storia.» (Stefano G. Azzarà, professore di storia della filosofia politica a Urbino) (Urca, ci fa troppo onore!)

«Scrivono come scriverebbe Dan Brown in acido.» (Ceridwen Dovey, The New Yorker)