Brigata Cretinetti – La piccola vedetta piemontese

Dagli alter ego squatter degli Oblivion, un editoriale canoro clandestino.

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50 commenti su “Brigata Cretinetti – La piccola vedetta piemontese

  1. Il movimento #notav può vincere. Davvero, può vincere.

    Tutti i partiti dell’arco parlamentare difendono con ogni mezzo la grande e insensata porcata, con il PD punta di lancia della repressione e della criminalizzazione, eppure il movimento No Tav può vincere.

    Tutti i media mainstream, tutti i TG e i grandi giornali fanno carte false per difendere la grande e insensata porcata, con TG3 e Repubblica tra i più zelanti, eppure il movimento No Tav può vincere.

    Tutti i “buoni”, da Monti a Napolitano a Calabresi Jr., sono tetragoni e compatti nel difendere la grande e insensata porcata, eppure il movimento No Tav può vincere.

    Adesso proveranno con la strategia di comprarsi il consenso in valle, con agevolazioni fiscali, convenzioni con albergatori e ristoratori etc. etc., eppure il movimento No Tav può vincere.

    Non dico che vincerà: dico che può vincere, perché sento il rumore delle crepe che pian piano si allargano.

    Dico che può vincere, perché riconosco il panico nei ghigni serrati dei potenti, nelle loro espressioni da morenti di tetano: «Ma com’è possibile? Quelli continuano a manifestare, a esporre argomenti, a fare blocchi… e per giunta in tutta Italia? Gli abbiamo scaricato addosso tutto l’arsenale poliziesco e mediatico! Ogni giorno li copriamo di merda! Ci siamo spinti in basso come mai ci eravamo spinti, con la bagarre demenziale sulla pecorella e l’encomio al carabiniere… Eppure sono ancora lì! E ci si mettono gli artisti, i cantanti… Perché non funziona niente?»

    Dico che il movimento No Tav può vincere, perché il suo è un gioco di verità più forte, più potente, più efficace. E c’è del ju-jitsu, nella sua prassi. A fare propaganda per il movimento No Tav è lo stesso potere cieco e folle che lo avversa: ogni volta che un politico apre bocca per disinformare e dire ovvietà, ogni volta che un TG si presta a diventare il mattinale della questura, ogni volta che si riversano sulla valle tonnellate di guano prese dal deposito del qualunquismo italiano, si rafforza il frame di Davide contro Golia: a un movimento popolare sorto dal basso si contrappone con tutta la sua violenza un vasto blocco politico-industriale-militare-criminale.

    E’ vero, in questo Paese c’è gente che non ha problemi a tifare per Golia, ma solo quando Golia riesce a travestirsi da Davide. Quando non ci riesce, o non ci riesce più, il consenso cala, o meglio, si sfarina.

    Io forse sono ancora influenzato e commosso dalla canzone alpina della Brigata Cretinetti, chi lo sa, ma quel che penso lo dico: il movimento No Tav può davvero vincere.

  2. Faccio notare una crepa di oggi. Evidentemente nemmeno i pasdaràn tavisti de “La Repubblica” possono negare che la TAV in Val Susa si preannuncia come il nuovo Ponte di Messina. Quindi lo fanno dire da Saviano:
    http://www.repubblica.it/cronaca/2012/03/06/news/tav_saviano-31013967/
    Il pezzo sembra voler suggerire a Monti una nuova strategia: sfruttare la grande opera come un’emblematica operazione antimafia, con leggi e regole speciali sugli appalti, supervisioni, controlli, etc. etc. Come se appunto il problema non fosse la nocività dell’opera, ma soltanto la nocività di “chi” la realizzerebbe materialmente. Tutto il potere all’antimafia, dunque.
    Significa comunque che sentono il bisogno di cercare nuove chiavi per difendere il falso e l’assurdo, perché quelle che stanno usando non funzionano a dovere.
    Per il resto, io sono anche più ottimista del mio socio. Non credo che la TAV si realizzerà mai. Ciò non toglie che i danni alla valle potranno esserci comunque, sia chiaro, e i soldi sperperati, quindi c’è poco da stare allegri. Ma alla fine penso che gli Hobbit della Val di Susa vinceranno.

    • Il punto è che come sempre Saviano non ha le idee chiare. Perché non sa vedere più in là del proprio naso.
      Se si agisse in un’ottica veramente antimafia, di controllo e di trasparenza questo tipo di grandi opere non verrebbero approvate, sarebbero bocciate e sepolte.
      O progettate fin dall’inizio in tutt’altro modo.

      Il controllo e l’antimafia non vanno applicate alla realizzazione dell’opera, ma alla sua decisione, e se qualla decisione è presa in modo clientelare e oscuro va rivista.

      Il discorso “realizziamola con i controlli corretti” è monco in partenza, è un’antimafia con la gamba zoppa.
      La vera antimafia chiederebbe “rivediamo la decisione con i controlli corretti e le procedure giuste”, perché non ci sarebbe altro esito, a una decisione davvero trasparente, che la bocciatura.

      Per cui parlare di controllo e rispetto delle norme *per la realizzazione* è solo un modo per gettare buone quantità di fumo negli occhi, usando un buon argomento in modo cattivo.

      • –La vera antimafia chiederebbe “rivediamo la decisione con i controlli corretti e le procedure giuste”, perché non ci sarebbe altro esito, a una decisione davvero trasparente, che la bocciatura.

        Che poi, mi sono accorto dopo averlo scritto, non è null’altro che (una parte significativa di) quanto dice il movimento.

    • Io ho letto l’intervento di Saviano più come l’introduzione di una possibile ragione per cui onorevolmente NON fare la Tav. Ossia uscire dal buco TAV non dando ragione ai Valsusini e a tutti gli oppositori, ma adducendo una ragione terza che porti ad un “pareggio politico”.
      Del resto qualora volessero elargire prebende ad amici costruttori potrebbero farlo senza problemi, tramite il meccanismo delle penali, ossia lo stesso usato ancora più sfacciatamente col ponte di Messina.

  3. Quando ho visto questo video ho pensato la stessa identica cosa.
    Penso anzi che in un certo senso abbiano già vinto.
    Non è più solo una lotta concreta, è una epopea, oltre che un format di resistenza abbastanza replicabile.

    “Sono un valsusino sai?” si appresta a diventare questa estate l’argomento di massa per attaccare bottone e rendersi interessante con le ragazze in spiaggia.

    La faccia costernata di Bersani che guarda in TV i banchetti dei valsusini che vendono magliette con scritto “siamo tutti black bloc” è qualcosa di più di una crepa: è la certificazione che le loro polveri sono bagnate fradice, e le artiglierie mediatiche non hanno (per ora) altre munizioni.
    Gli resta solo la decisione se scatenare una guerra civile per la questione di principio “chi comanda qui”?

    Lo faranno? Credo, spero di no. Ma purtroppo non è detto.

  4. La battaglia in Val Susa contro il Tav va avanti da anni, ma forse le condizioni perché a questa lotta si saldassero anche le altre lotte in atto sul territorio si sono verificate, in maniera forte, solo recentemente, anche a causa del continuo peggiorare della situazione socio-economica del paese.

    Stiamo sentendo, ovunque, che la terra sotto i nostri piedi ce la stanno tirando via, si rischia troppo spesso di cadere, siamo in allerta. Di fronte a condizioni di vita che peggiorano ogni giorno, l’assurdità devastatrice di un’opera come il Tav diventa chiarissima a molte più persone, che iniziano così a condividere le battaglie dei valsusini, perché sono quelle per i beni comuni, per il futuro, per condizioni migliori per tutti.

    Il Potere, in Val Susa, dovrebbe compiere un suicidio: smettere di essere Potere e ritirarsi ma, ovviamente, non può farlo, perché così getterebbe anche la maschera che indossa. Ciò nonostante, si può vincere, sì.

  5. Salve,
    su écrasez stiamo discutendo di No Tav in tanti articoli in questi giorni. Credo che le possibilità di vittoria siano concrete…
    Ma il punto è riuscire a collegare i fili rossi: articolo 18, grecia, austerity e no tav sono “narrazioni” separate, ma possono anche diventare il terreno di un’unica grande lotta. Facendo questo la vittoria dei No Tav diventerebbe l’inizio di una stagione politica diversa.

    Per gli interessati, il nostro blog è http://ecrasez.noblogs.org

    (Però se il link esterno viola le regole del blog cancellatelo pure da questo commento).

  6. Sviluppo decisivo: sciopero generale in Val Susa (forse il 23 marzo). L’ingrediente mancante per la vittoria è che il movimento operaio si ponga alla testa della lotta. Se scende in campo in modo determinato, il governo potrà solo scegliere una exit strategy che riduca il danno. Credo che dobbiamo essere assolutamente ottimisti: non passeranno, una volta tanto per davvero.

    • no passera-n!

    • Io non vedo come decisivo nè lo sciopero (che poi, essendo della produzione in valle, riguarderà 10.000 persone ad essere ottimisti) nè un eventuale ‘mettersi alla testa della lotta’ da parte del movimento operaio, anche perchè accodarsi mettendosi alla testa è una cosa che suona decisamente male. FIOM e Notav si sostengono a vicenda da un bel po’, ma è cosa molto diversa dal ‘mettersi alla testa’.
      Inoltre parlando di mondo operaio mi sembra evidente che si ragiona dal punto di vista della produzione, ma oggi per il grande capitale, e quindi per il governo, credo che la produzione Italiana non sia assolutamente necessaria, penso che per loro abbia molto più valore stabilire il principio che fanno quello che vogliono e che a questo fine non si farebbero scrupoli a far crollare l’economia italiana a livelli subsahariani. E’ uno degli effetti collaterali della ‘svalutazione’ dell’Italia, oggi un governo si può permettere cose che solo due anni fa non gli erano concesse. Per questo, come si dice in valle ‘a sara dura’, spero che abbiate ragione voi col vostro ottimismo, ma continuo ad essere preoccupato.

      • Sarebbe mero ottimismo se avessi scritto “Vincerà” :-) Io dico: “Può vincere”. Potrebbe anche non finire come al solito, con la classica “onorevole sconfitta”. Chiaramente, se il movimento vincerà, bisognerà vedere quando, a che prezzo e come il potere reagirà a tale vittoria. Allo stato attuale nessuno può prevederlo, o almeno: io non posso prevederlo. Però, sì, credo che il movimento possa vincere.

      • @ RobertoG
        Paradossalmente proprio la svalutazione dell’Italia credo potrà essere uno dei fattori che impediranno la TAV in Val Susa. Non ci sono i soldi, e se ci fossero non si fiderebbero a darceli. Anche per questo, dicevo, c’è poco da stare allegri. L’Italia, insieme agli altri paesi euromediterranei e cattolici è entrata a far parte del Gruppo B dell’UE, quello che vedrà smantellato il proprio comparto produttivo e diventerà riserva di caccia per gli altri. In cambio ci terranno dentro il club, invece di associarci al Nordafrica. Questo forse fa capire perché – testa, coda, o altro – operai e valsusini tutto sommato non parlano di cose tanto diverse.

      • Ero indeciso se scrivere “alla testa della lotta” oppure no, poi mi son detto: ma vaffanculo, non siamo più a Genova nel 2001, che bisogna aver paura a dire certe cose altrimenti i disobba ti mettono in croce. E allora ho scritto così, anche per fare un po’ di polemica, ma soprattutto perché è quel che penso. :-)

        Lo sciopero valsusino di per sé non mette in ginocchio il governo, tra l’altro ci sono già stati scioperi spontanei nelle fabbriche della Val Susa in altre occasioni (il 27 giugno scorso per esempio). Lo sciopero però è un parente stretto del blocco stradale, colpisce nel portafoglio paralizzando i profitti, e a differenza di un blocco stradale, dove basta spostare di peso chi lotta per far ricominciare la circolazione di merci e capitale, gli scioperanti non puoi spostarli di peso a bastonate, devi prenderli per fame e convincerli a tornare a lavorare con la carota dello stipendio.

        Inoltre, se si parla di consenso, è tutta un’altra cosa il consenso che possono raccogliere degli scioperanti rispetto ad altre forme di resistenza. Quanto più riesce l’identificazione del movimento con un movimento della “gente comune che lavora”, tanto più si rompe il giocattolo giornalistico dei “facinorosi”, di “quelli che vengon da fuori”, dei “figli di papà che se la prendono coi poliziotti figli di operai” ecc.

        Ma soprattutto, il governo e i padroni hanno una paura fottuta delle saldature tra movimenti diversi, e in particolare temono che la radicalità e la determinazione dei No TAV possa contaminare le fabbriche. Guarda come ha reagito il PD all’annuncio che la manifestazione della FIOM avrà una caratterizzazione No TAV. Una vertenza operaia ha una differenza enorme con questa lotta: non ha un esito binario – o perlomeno non è percepita così. Ho seguito un presidio durato due mesi e mezzo in una fabbrica di camper qui vicino, che è finito X: i lavoratori volevano il lavoro, il padrone voleva chiudere e basta, alla fine con la lotta hanno ottenuto un po’ di cassa integrazione. Hanno vinto? Hanno perso? Boh.

        Invece in Val Susa o la TAV si fa, e han vinto i Sì TAV, o la TAV non si fa, e han vinto i No TAV. Se passa uno schema del genere, se ci si comincia a non accontentare di mezze vittorie (come sta facendo il movimento per l’acqua pubblica, per esempio, che non si accontenta del finto-pubblico della gestione “in house”, e vuole una vera acqua pubblica “senza se e senza SpA”)… è una rivoluzione.

        Alcuni sindacati di base sono tra i pionieri del movimento No TAV, parlavano di questi argomenti in valle ancor prima che il movimento diventasse di massa. Oggi la FIOM è parte del movimento No TAV. La lotta giorno dopo giorno continuerà ad essere gestita dalle assemblee popolari, come è giustissimo che sia, ma se il baricentro del conflitto si sposta nei posti di lavoro, altro che “lotta di retroguardia”…

      • Direi che avevo interpretato male il tuo ‘alla testa’, scusa.
        Riguardo al fatto che lo sciopero faccia fare un salto di qualità alla lotta notav però rimango dubbioso. Tra l’altro il 27 era stato di tutta la provincia (meno male, sennò come lo dicevo al capo che ero bloccato alla Maddalena?)
        Secondo me il punto non è il metodo e nemmeno chi o quanti si aggreghino alla lotta notav, ma il fatto che la nostra insistenza possa scardinare il pensiero TINA. Secondo me la questione è tutta lì, nell’avere la ficucia(speranza?) che agire possa cambiare qualcosa, e in questo il movimento notav è un ottimo esempio, e lo diventerebbe molto di più se il governo dovesse cedere. E il governo ovviamente lo sa, è per questo che si accanisce, non per un tunnel che ormai anche loro sanno che non potranno mai finire, e non credo neanche per le briciole (dal loro punto di vista) che possono rubacchiare con il tunnel geognostico o robe simili.

      • Roberto, da te che hai partecipato in prima persona mi interesserebbe molto sapere qualcosa di più di come è andato quello sciopero e di come si sta preparando il prossimo. Non credevo che fosse stato a livello provinciale; era “solo” dei metalmeccanici? Se avessi tempo di fornire qualche dettaglio in più te ne sarei grato.

      • In realtà ne so pochisimo, ho partecipato in modo molto particolare, ero nella ‘libera repubblica’ e cercavo prima di difenderla, poi di uscirne intero. Quando sono arrivato a Chiomonte non ho pensato ad altro che a raggiungere casa e un letto.
        Tutto quello che so è che a livello provinciale è stato indetto da CUB e COBAS (e forse USB) per tutte le categorie. La FIOM non so se ha indetto provinciale o di valle, io appena ho saputo di avere una ‘copertura’ ho smesso di preoccuparmene. Di certo in quel caso non è stata una cosa organizzata , è stato indetto sostanzialmente per permettere a chi lo voleva di salire in valle a partecipare (e infatti ci sono stati vari blocchi stradali, a Chiomonte la coda di tir fermi quando me ne sono andato era intorno ai 5km)
        Riguardo al prossimo so che si sono già mossi i soliti CUB e COBAS, della FIOM non so ancora nulla, penso aderirà (forse l’ha già fatto) ma è sempre un po’ più lent. Nonostante sia tesserato ho qualche difficoltà di interazione.
        Però sulla riuscita di uno sciopero di valle ho dei dubbi, più di metà dei valligiani lavora fuori. Credo ci saranno percentuali alte ma numeri molto piccoli

  7. Sì ce la spassiamo con la Val di Susa come ci siamo sbattuti col referendum e continuiamo a sbatterci per la scuola; sono battaglie di retroguardia, importanti fin che si vuole, giusto esserci, sempre sulla difensiva. Diceva qualcuno sopra della necessità di una saldatura tra i vari fronti di lotta: chi fa la sintesi? dove sono gli attori capaci di coniugare? l’Italia è lunga stretta e provinciale, una sezione per ogni campanile di secchiana memoria riuscì offrì creo quella connessione politico culturale sentimentale dedita al sacrifico reciproco; oggi nella provinciale Ferrara le comparse (chiamarci attori pare troppo) sono sempre quelle su tutti i fronti, mobilitando pure eh! senza riuscire a scardinare i piccoli orticelli personali e le urgenze soggettive. Chi prova a cedere parte di se è visto con sospetto, la dietrologia impazza: se lui mi invita alla riunione vuole influenzare il mio bacino elettorale o cerca di mettermi in difficoltà con i movimenti? no! visto che siamo sempre noi è le idee son quelle più o meno “muovi il culo con quell’ampli e colleghi il microfono, hai fatto i permessi per l’occupazione del suolo pubblico o non ti sporchi le mani?” Scusate lo sfogo, godiamo di piccole iniezioni di ottimismo in un mare di anestetico, se tenti di sottrarti vieni rincorso dallo spacciatore il manganello. Il lieto fine non può mancare. Io sono del PRC oggi ci chiama una “vecchietta” con figlio disabile da un paesino della provincia: “da quando è morto mio marito non ho fatto più la tessera, siamo sempre stati lavoratori e comunisti, qualcuno viene a trovarci per far due chiacchiere e tesserarci?” Probabilmente siamo all’assistenza sociale, copriamo i tagli, ma cazzo! Ci siam commossi…

    • @ subcom

      Al netto di ogni mitologia movimentista che possa nascerci intorno, non credo che quella in Val di Susa sia una battaglia di retroguardia. In realtà è una lotta che contiene in un piccola porzione di paese tutte le contraddizioni che lo attraversano. Un vero e proprio “case study”, direbbe forse un sociologo. Tanto è vero che diventa una cartina al tornasole, che sgama i glam-positivisti alla Odifreddi, che toglie il PD dall’imbarazzo di andare alla manifestazione della Fiom, che smaschera il finto autonomismo della Lega. E via dicendo.
      Dopodiché è vero quello che dici: non basta esibire una bandiera NoTav a Palermo o a Bologna per avere creato connessione tra le lotte, la Val Susa rimane una realtà conflittuale localizzata. Eppure in tempi di crisi, di crollo delle velleità sviluppiste, di fine della rappresentanza, di show down, assume una valenza diversa e se non altro allude a qualcosa di più che non alla semplice “difesa”.

      • Totalmente d’accordo con l’analisi di Wu Ming4.

        Basta notare un punto: l’ampiezza del fronte Sì TAV copre l’80% dei media (almeno), i partiti maggiori, vede procure scatenate ed il peggio del peggio dell’imprenditoria italiana. Per questo motivo diventa una battaglia simbolica che travalica la Valle – pur mantenendo allo stesso tempo la sua natura locale e localista.

        Se si vince si portano a casa anche vittorie più importanti che la semplice non costruzione del TAV.

        Se si perde, diciamolo pure, anche altre lotte saranno a rischio nel nostro Paese.

  8. Dopo un paio d’ore di problema tecnico, Giap è di nuovo on line.

  9. Butto qui un commento a caldo, al ritorno da una riunione con dei compagn* che ha affrontato tanti temi, dallo sciopero della Fiom, alle campagne sul debito a, soprattutto, la lotta dei NoTav. Credo che uno dei fattori importantissimi a livello nazionale di questa lotta, che la rende non una mera questione NIMBY né l’ormai strasfruttata (e usata per legittimare qualunque iniziativa), semplice questione di ‘bene comune’ o difesa ambientale. A parte l’evidentissimo, a mio parere, collegamento ideologico ed economico con la questione del pagamento del debito pubblico, ciò che rende *speciale* questa lotta è che, nel caso di vittoria dei NoTav, sarebbe la prima volta dopo decenni che una lotta, un conflitto reale, riuscirebbe ad avere la meglio.. e questo porterebbe a far crollare il castello di carte del governo Monti, e di chi lo supporta, facendo realizzare alle persone che fare qualcosa è possibile, ‘la lotta paga’, come si diceva una volta, e costringendo a rimettere in discussione tante altre decisioni prese (dal lavoro, alle pensioni, etc..), costringendo anche tante strutture partitiche, politiche e sindacali a rivedere determinati atteggiamenti. Mi verrebbe anche da fare qualche commento sulla vergognosa intervista di Violante di ieri, ma non so se è questa la sede né se ne vale la pena.

  10. Personalmente, la penso come Landini (minuto esatto):

    http://www.youtube.com/watch?v=NmU1kC1Wo28&feature=channel_video_title#t=11m

    Il territorio, per la prima volta in maniera tanto evidente e sincronica, si pone come centro del problema sollevato da un movimento e dalla sua battaglia vitale.
    Seppure a rischio di fraintendimenti semplificatori in ottica NIMBY (fraintendimenti per fortuna evitati, e in maniera brillante), è sorto un legame narrativo forte per un paese in parte troppo vecchio e piccolo-borghese per raccogliere altre, e altrettanto profonde istanze (penso ai movimenti sorti con Genova 2001, o agli OWS).

    L’economia, presa di petto, rimane per molti una materia dal sapore quasi metafisico per lasciarsi percepire per quello che realmente è; l’economia legata a un territorio e al suo sfruttamento, in vista di un dubbio beneficio e a discapito di una popolazione, diviene maggiormente leggibile. Storicizzabile nelle sue dinamiche, decifrabile.
    E’ il passaggio da un Inside Job (inchiesta di grande forza evocativa sulla pervasività dei meccanismi economici neocapitalisti) a un Outside Job: la merda che ti risale lo scarico di casa, travestita da progresso.

    Non so se davvero, come scrive Wu Ming 1, i No-Tav possono farcela, se davvero i lavori potranno essere definitivamente ripensati e, infine, mai terminati.
    Forse la vittoria verrà eretta comunque, nella peggiore delle ipotesi possibile, con il lento avanzare del cantiere: il sopruso del potere diverrà fisionomia riconoscibile di una moderna condizione esistenziale. L’assoggettamento di ogni territorio a leggi capaci solo di disumanizzarlo.
    E allora sarà battaglia ovunque.

    ciao, m.

  11. @ Wu Ming 4

    Siamo in presenza di una ristrutturazione delle dinamiche produttive iniziata con il crollo del muro di Berlino e sviluppatasi in questi anni con l’arretramento costante dei diritti civili e democratici, limitando lo sguardo allo scenario europeo. Indubbiamente la lotta No Tav apre contraddizioni nella politica italiana, ancor di più l’esigenza da parte delle classi dominanti di rimodellarne la società attraverso un passaggio che mi ricorda tangentopoli, chiamiamola prossima nascita della terza repubblica. L’implosione e il riposizionamento dell’attuale rappresentanza politica in atto, con il confronto tra l’asse anglo americano rappresentato da Monti e quello franco tedesco, sono il corollario ad una nuova spartizione delle aree di influenza economiche, e sanno tanto di “incontro sul Britannia”. Non conosco i termini, sarebbe necessario approfondire il ragionamento, mi limito ora ad osservare come presto ci saranno nuovi soggetti politici e meno democrazia. La lotta No TAV è una delle tante barricate erette nel paese, forse la più importante per l’impatto dirompente e seminale nelle nostre coscienze (assieme al referendum sull’acqua per prassi democratica). Come possiamo tradurre e socializzare l’importanza di questa battaglia nella coscienza di chi oggi è senza lavoro, non arriva alla terza settimana, è su una torre, precario, in cassa integrazione, deve chiuder bottega oberato da tasse e scarsi consumi etc…? Parlo di retroguardia perché il retroterra comune dietro questa e queste barricate è fin troppo disordinato, preoccupa l’assenza di nuove comparse e se ci sono si impegnano su un’urgenza specifica e soggettiva limitata alle difficoltà contingenti. Non credo che la lotta e l’eventuale e auspicabile vittoria in Val di Susa si possano trasformare in un paradigma utile alle tante disconnesse lotte nel paese, senza trovare una narrazione che le accomuni. Ci provano i movimenti, gli intellettuali, i partiti radicali o residuali…, una parte dei sindacati; la FIOM offre una visone ampia e oserei moderna sulla direzione di sviluppo industriale nel nostro paese, NO alla TAV in testa, non può da sola sopperire alla latenza di una politica rassegnata obbligata alla cessione del patrimonio pubblico e industriale nostrano. La traversata nel deserto è ancora lunga, l’acqua scarseggia e solitamente dalle grandi crisi si esce a destra come sta avvenendo in Europa.

    • @ subcom

      “Non credo che la lotta e l’eventuale e auspicabile vittoria in Val di Susa si possano trasformare in un paradigma utile alle tante disconnesse lotte nel paese, senza trovare una narrazione che le accomuni. ”

      …mi sembra che questa sia un’ipotesi fin troppo ottimista. Purtroppo.
      Anche perché bisogna partire dal presupposto che le lotte nel paese sono drasticamente diminuite e sono molto meno dirompenti.
      Addirittura spesso il solco tra una lotta che tende a essere una lotta di tutti e una lotta corporativa non è così netto.

      Forse il vero problema è la traduzione: la val susa è la val susa e ha le sue peculiarità che non sono riproducibili altrove.
      Come è possibile tradurre quella lotta a casa propria?

      Cosa si tiene e cosa si perde?

      E’ un problema che una volta risolto può portare a quello che chiami “narrazione”, ma ho paura che senza un elemento di traduzione il rischio si quello di rappresentare il movimento NoTav nelle altre città.

      I notav hanno chiesto esplicitamente al resto di Italia di dare loro una mano. E’ un livello a cui non è facile stare all’altezza e che non si chiude con una giornata di blocchi.

      Quindi, mani al dizionario, c’è bisogno di tradurre.

      Il rischio è quello di scrivere “No Tav”, “No X”, “No Vattelappesca”, un po’ troppo spesso e un po’ troppo a sproposito, senza che ci sia quello strato sotterraneo che dia corpo alle rivendicazioni.

      Dopo di che il castello delle favole si sta sgretolando e forse fra un po’ si arriverà al punto con cui si andrà tutti in piazza assolutamente a caso, per qualunque motivo, anche solo perché si è incazzati.

  12. Il video della Brigata Cretinetti mi ha dato la stessa sensazione e suggerito gli stessi pensieri espressi da WM1. Anche sulla possibilità che il movimento No TAV ce la faccia.

    Il dubbio è che questo lo sappiano anche i padroni del vapore (come si evince dal tentativo di cambio di strategia denunciato più sopra).

    Il governo Monti e tutto l’apparato pro TAV rappresentano in fondo la classe dominante, il blocco storico, emersi dal processo di unificazione politica italiana. In questa faccenda DEVONO andare avanti, o saranno sconfitti non solo sulla questione specifica ma su vari livelli. È una battaglia che ha assunto una colorazione simbolica troppo forte.

    Il dubbio è sulla capacità concreta, pragmatica, di questa congrega, di andare fino in fondo. Non sulle intenzioni.
    Concordo con WM4 quando dice che il TAV non si farà fondamentalmente per ragioni finanziarie, ma anche io penso che comunque si faranno tutte le porcherie che sarà possibile fare. E con tutta la prepotenza e il cinismo che serviranno.

    Intanto PD e PDL, d’amore e d’accordo, vogliono rendere obbligatorio a scuola l’inno di Mameli: viva il MinCulPop! Vorrei sbagliarmi, ma temo che non abbiamo visto ancora il peggio.

  13. A proposito del cambio di strategia, segnalo una foto e il suo commento apparsi su la Repubblica. Come spesso accade, si tenta di far passare l’idea che il Potere operi sempre per ricomporre le fratture in nome dell’unità e dell’interesse di tutti. E’ buono e sa ciò che è bene. E in fondo “siamo una grande famiglia”.

    Ecco il link
    http://www.repubblica.it/cronaca/2012/03/04/foto/no_tav_turi_il_pacifista_e_il_carabiniere-30954488/1/?ref=HREC2-2

  14. Da tanto leggo e non partecipo alle discussioni. Però mi va di raccontarvi cosa è successo pochi giorni fa. Da un po’ di tempo lavoro a Milano, e prendo il treno ogni mattina (un regionale veloce) da Torino a Milano Centrale. Un giorno della scorsa settimana mi sono trovato davanti a una scena surreale: pochissimi manifestanti notav che con un piccolo megafono cercavano di far sentire la loro voce. Intorno, un vero e proprio cordone sanitario di poliziotti in tenuta antisommossa. Purtroppo vado solo nel week-end in valle, ma sono disposto a bloccare lo stesso treno su cui viaggio, se occorre.
    Sono rimasto a guardare, e dopo poco non ho più avuto pazienza, e ho iniziato a urlare che quella (e altre cose che succedono intorno alla notav) era una prova tecnica di regime, che il semplice manifestare non poteva valere un assetto del genere, che il dissenso non è un crimine (ancora). Poco dopo, un tizio sui cinquanta in giacca e cravatta mi seguiva per la stazione. Pensavo fosse uno della digos. Invece no, era uno che si è presentato come capo del fronte nazionale di Milano, dopo avermi tirato una spallata e una gomitata. Un fascista di merda. Dopo lo sputo d’obbligo, gli ho detto di starmi alla larga, che la merda puzza. Io non so come interpretare questa roba. Mi viene solo da dire che quando il potere è in difficoltà, c’è sempre un servo pronto a fare il lavoro sporco. Scusate lo sfogo compagn*, ma proprio dovevo raccontarvelo.
    E sì, assieme si può vincere.

  15. ciao a tutti-e
    spero di non portare fuori tema il dibattito che si stava sviluppando. Mi piacerebbe però chiedervi un parere su questa intervista di Caselli in risposta a Saviano sul tema assist-goal circa il passaggio di poteri all’antimafia in Piemonte.
    http://torino.repubblica.it/cronaca/2012/03/07/news/giusto_denunciare_infiltrazioni_ma_non_si_fermano_tutti_i_cantieri-31096643/index.html?ref=search
    In particolare mi piacerebbe capire meglio un passaggio di Caselli nell’intervista che affronta la questione sulla sicurezza dell’economia da capitali illeciti e la presunta necessità auspicabilità di un blocco dei lavori per migliori verifiche:
    ”Così facendo non si determina una sostanziale rinuncia al controllo del territorio e dell’economia? Rinunciando alle opere per timore delle infiltrazioni mafiose si realizzerebbe una sorta di dismissione di ogni responsabilità politica ed economica. Vi sarebbe di fatto un’abdicazione rispetto a funzioni fondamentali dello Stato”.
    Mi pare, fermatemi se sbaglio, che in questa frase siano raccolte tante questioni sulle relazioni Stato/Mafia e sulla mancanza di strumenti legislativi al servizio della magistratura per affrontare legittimamente gli spazi grigi del potere economico, strumenti che solo una reale volontà politica può fornire. Il tema mi pare cruciale oggi forse più di ieri per via della necessità di liquidità e di capitali dell’economia italiana.
    La domanda che mi pongo però è semplice. Cosa vuol dire esattemente Caselli: i lavori della TAV non si possono fermare per mancanza di strumenti legislativi e di prove concrete oppure non si vogliono fermare perchè la magistratura e la giustizia non vogliono decretare la sconfitta dello Stato e della sua classe politica?
    E’ chiaro che in mancanza di prove concrete di infiltrazioni mafiose se non sono i politici a dire ‘fermate tutto’ il magistrato non può sconfinare in sfere del potere che non gli competono. Mi pare interessante però come in questa legittima necessità di non azione dei poteri si crei invece terreno fertile per l’azione mafiosa e la sua commistione con lo Stato.
    Non so cosa ne pensate voi. Mi piacerebbe leggere eventuali vostre chiavi di lettura sull’argomento.

    • Onestamente, io penso che Caselli cerchi semplicemnte un modo di dire che non ci si può fermare, senza dover dar contro a Saviano che è un’icona tanto quanto lui.
      Chi comanda dice che bisogna zittire il dissenso a ogni costo, nemmeno il rischio mafioso è preso in considerazione. Viene da pensare che per lo status quo la mafia sia una minaccia minore rispetto alle lotte popolari (vedi anche sentenza Dell’Utri di ieri), e in particolare di quella notav che è quella che ‘rischia’ di far da traino per le altre.
      Secondo me dietro quella frase di Caselli, di per se forse condivisibile, non c’è un vero discorso ma solo scuse.

      • Non so robe’
        Credo sarebbe più costruttivo parlare di Antimafia e cercare di capire cosa voglia dire, oggi, Antimafia in Piemonte e in Lombardia. E’ giusto distinguere tra quella dei poteri istituzionali e quella della società civile in cui c’è anche il movimento Notav, ma non direi che gli altri sono “tutti uguali”, non è così. Lo status quo chi e cosa è? Qui non si tratta di avere più paura di lotte popolari che di mafie, perché l’Antimafia è resistenza, è lotta contropotere e per questo deve essere riconosciuta prima di tutto come una lotta popolare combattuta in prima linea anche da alcuni magistrati e parte delle forze armate. Può dar fastidio ad alcuni, ma è così. Nella moltitudine del movimento Notav io bloccavo le strade soprattutto per questo. Nel sud noi siamo in qualche modo abituati alla mafia, nel senso che sappiamo che c’è. In Piemonte, in Lombardia mi pare che molti settori della popolazione siano ancora in pieno stato di negazione. Correggimi se sbaglio.
        Il nodo della questione è la legalità. Ma se si rimettono in discussione importanti strumenti legislativi dell’Antimafia invece di fornirne di nuovi che tipo di Stato si sta costruendo? Cosentino, che i leghisti hanno aiutato a “fuggire”, proprio ieri è ritornato a parlare dicendo in sostanza che Falcone e Borsellino non avevano capito nulla, che il concorso esterno in associazione mafiosa non esiste. E’ molto grave. Questo è il “liberi tutti” lassù in alto, perché noi in carcere ci finiamo.
        Ben venga e si diffonda allora l“occupy” la Val di Susa che alla luce dei fatti di questi giorni diventa, secondo me, sempre più un presidio permanente/processo di costruzione di legalità e di democrazia reale.
        PS: robe’ ti ho risposto ma ne ho approfittato come sempre per uno sfogo!

    • E’ importantissimo capire il peso della dimensione “simbolica” (oramai dobbiamo fare la TAV per dimostrare che lo Stato è sovrano, dentro e fuori, ai cittadini che devono capire la risolutezza del potere e ai mercati finanziari che devono credere nel potenziale realizzativo di quel potere) e quello della dimensione “economica” (ci sono interessi incrociati onnicomprensivi, politicamente trasversali, schiaccianti rispetto a qualsiasi obiezione logica, al punto che si producono distorsioni al limite del falso come il dossier Monti-TAV; Impregilo, Cmc e via e via). il rapporto tra queste due direttrici produce, credo, la politica e la prassi rispetto alla Valsusa. E’ una lotta che ricorda Stalingrado, giorno dopo giorno, affermazione su affermazione, comunicato stampa su comunicato stampa, candelotto su candelotto (lacrimogeno)..e credo sia il modo migliore di portarla avanti.

  16. Le mouvement #notav peut vaincre
    http://quadruppani.blogspot.com/2012/03/le-mouvement-no-tav-peut-vaincre-par-wu.html
    Tradotto da Serge Quadruppani

  17. Riflettevo sull’editoriale di Crozza a proposito del corridoio 5. Scatolette di tonno a 500 km/h. Non riuscivo a trovare un motivo, uno serio, per cui fare una cazzata del genere. Anche immaginando che questo corridoio sia reale, a che diavolo serve spostare merci ad alta velocità? Per comprare le verdure da Kiev?

    Ma mettiamo che domani l’Europa attacca la Russia. Se raccogliamo tutti i nostri carriarmati e li portiamo in TAV nel cuore del continente possiamo arrivare a Mosca in meno di 48 ore dalla dichiarazione di guerra. AHR AHR AHR!!!

    ok, deliri geopolitici a parte: ho cercato di pensare a come esprimere sostegno da tutta Italia alla Val di Susa, e ho cagato quest’idea… scusate lo stile (un pò anonymous) ma che ne pensate?
    http://img705.imageshack.us/img705/8551/altavelocit.jpg

  18. Tra stanotte e domattina, un nuovo post #notav su Giap: intervista di WM2 a Simona Baldanzi, autrice del libro Mugello sottosopra.
    Il libro è frutto di un lungo lavoro d’inchiesta sui lavoratori dei cantieri dell’alta velocità a Barberino.
    Per chi vive a Bologna: Mugello sottosopra verrà presentato venerdì 16 marzo al Bartleby, h.19.

  19. Vorrei essere ottimista come la maggior parte di voi ma penso che sara’ impossibile contro quest’armata mediatica.
    La Torino-Lione si fara’ e penso che presto i cantieri cominceranno a lavorare.
    Chi si intromettera’ sara’ pestato e sui giornali si parlera’ di facinorosi provenienti dall’Askatasuna, unicamente venuti per menare le mani.
    Una via d’uscita potrebbe essere riuscire a denunciare e documentare un caso d’ingerenza mafiosa.
    Spero di sbagliarmi ma il vostro ottimismo mi pare piu’ una speranza che altro.

    • Io penso che la Torino – Lione non si farà mai, al limite si farà un traforo che non porterà niente in nessun luogo, giusto perché ormai ci sono i mega-appalti e perché va a ogni costo affermato un potere. E’ una questione di profitti e di principio. I soldi per fare la tratta non ci sono, e sull’altro versante i francesi non stanno scavando. Se ho capito bene, quel che il movimento No Tav vuole impedire non è che si faccia la tratta, perché quella tratta non esisterà mai. Vogliono impedire che la banda del buco faccia, appunto, il buco, sperperando un’immensa quantità di soldi pubblici, deturpando il paesaggio, mettendo a repentaglio la salute di chi vive nella Valle.

      • Sì, in questo è esattamente uguale al no ponte: nessuno ha mai creduto al ponte sullo stretto; quello che si voleva impedire non era il ponte, ma l’inizio cantiere, gli espropri, gli scavi etc.

      • Mah..Speriamo.
        Comunque l’argomento “non ci sono i soldi” non mi pare convincente: volendo si trovano, si fanno delle scelte politiche e si trovano (emettendo debito pubblico, vendendo asset, facendo buffi come si e’ sempre fatto e/o riducendo fondi per il welfare). In Italia i soldi ci sono (o non ci sono) per qualsiasi cosa, dunque non mi sembra un punto sul quale si riuscirebbe a “convincere” la majorité silencieuse.

      • Sulla mancanza di soldi, secondo me non è questione di convincere la maggioranza, ma le banche. Le banche volevano il tav perchè era un prestito garantito dallo stato, quindi sicuro, oggi ‘garantito dallo stato’ è il contrario di sicuro.
        Sono convinto anch’io che la ferrovia non entrerà mai in funzione, il dubbio è quando si fermeranno, e quanti danni ambientali ed economici avranno fatto fino ad allora.

    • Io credo che, cercando il modo migliore (o i modi migliori) di raccontare quel che si dice al capitolo 10 di questo documento:
      http://www.pro-natura.it/torino/pdf/150ragioninotavnov2011.pdf
      si convincerebbe anche la majorité silencieuse. Nel momento in cui la gente viene licenziata, si tagliano le pensioni, si tagliano gli ospedali, si tagliano i treni e quelli che rimangono costano l’ira di dio, i genitori devono contribuire di tasca loro a gestione e manutenzione delle scuole etc. etc. vedere cifre del genere fa venire il sangue bollente alla testa.

      • Cari Wuminghi,

        ma questo è un volgarissimo pamphlettino della sinistra dei centrisocialianarcoinsurrezionalisti!
        Un soldato-Saviano che ti smonta una roba del genere lo si trova sempre! (Direi auto-belpietrizzandomi) .

        Speriamo si riesca a fare questo benedetto incontro pubblico tra governo e no-tav sulle “ragioni tecniche”, sarebbe utile per tutti in qualsiasi caso.

    • Io non sopravvaluterei l’ “armata mediatica”. Non tutti, non così tanti, nemmeno in Italia, sono idioti. E per essere Si Tav, al di là dei pochi collusi, un po’ idioti e ottusi bisogna esserlo. Il lavaggio del cervello operato dai media può fino a un certo punto. Qui si parla di sostanza, di cose reali, che ti mordono nella carne. Non si tratta più di convincere dell’innocenza di Berlusconi o di altre faccende che al cosiddetto “italiano medio” o “maggioranza silenziosa”, sotto sotto, non sono mai importate una granché. Si tratta di convincere milioni di persone che stanno male, che stanno ogni giorno peggio, che è utile spendere i pochi soldi pubblici per cose che non interessano a nessuno, e che se mai realizzate vedrebbero la luce tra decenni.
      Si tratta di negare un’evidenza che colpisce quasi tutti come un pugno allo stomaco. In questi giorni diversi media Si Tav hanno lanciato sondaggi sull’utilità dell’opera, e hanno perso in maniera schiacciante, certificando non tanto la forza del movimento (non si vince coi sondaggi su internet) quanto il loro fallimento, finora, nel diffondere la favola del Tav. Mi è capitato nei giorni scorsi di parlare con persone di diverse classi sociali, non informate nel merito della questione se non dai grandi media Si Tav, che dopo aver sentito qualche ragione No Tav espressa da me mi sono parse abbastanza immunizzate/immunizzabili dalle balle Si Tav. Il “discorso di verità” Si Tav non è che fa acqua, semplicemente non esiste. Mi sono divertito a raccoglierne qualche esempio: http://bit.ly/zLJDq7. Lo stesso governo tecnico di professori non è riuscito a produrre niente di più di una cagatina di poche pagine senza dati, ridicola. Non hanno trovano nemmeno “grandi esperti” o scienziati compiacenti, e dire che al governo sono tutti “professori”. Certo, non è mai stata questione di forza delle ragioni ma di ragioni della forza: ma ora quella forza si scontra con qualcosa di più duro del solito. La bolla mediatica/politica che circonda gli italiani si rompe quando urta lo spigolo della realtà, e il potere scricchiola cozzando contro una lotta partecipata.

      Io non mi sento né ottimista né pessimista. Concordo sulla “possibilità di vittoria”, o meglio sulla possibilità di “continuare a vincere bene”, come sui rischi che vada a finir male. Ci sono secondo me un paio di questioni su cui è utile riflettere. Come moltissimi stanno dicendo, non è in gioco solo il Tav. Se i No Tav vincono, vincono anche molto altro. Fanno un piccolo jackpot, oserei dire. Però la lotta si batte contro il Tav, e quindi può includere un sacco di persone che non sono già interessate al resto, che finora non ci hanno pensato, che hanno sempre considerato poco importante o non appartenente alla loro (in)cultura politica. Molte di queste persone possono anzi imparate dalla lotta No Tav (e ancor più dalla sua potenziale vittoria) l’importanza della partecipazione, dell’organizzazione dal basso, del “we take care of our own” di cui canta Springsteen, e possono avvicinarsi a tematiche prima ignorate, una su tutte, secondo me, la necessità di agire politicamente, in maniera continuata nel tempo, al di fuori e in superamento delle istituzioni attuali, specialmente quelle parlamentari, fino al pensarne di nuove. Per questo mi trovo poco d’accordo con l’altro commento di Charlie che auspica avvenga presto l’ “incontro pubblico tra governo e no-tav sulle ragioni tecniche”: non credo avverrà. Oggi i sindaci No Tav non sono andati all’incontro istituzionale in piazza Castello a Torino, perché era una farsa. Come saprete, le istituzioni auspicano un dialogo ma pongono come pregiudiziale assoluta il sì all’opera. Quello che vogliono è un dialogo tra chi è già d’accordo: una messinscena. Chi vi partecipa è semplicemente un colluso. La storia della lotta no tav ha già avuto esempi simili, se non erro. Qualcuno ogni tanto semplicemente si vende, viene comprato. Finora è bastato a fermare la lotta? No, perché non è una lotta fatta di leaders.
      Secondo me, infine, il lavoro da fare ora è ancora molto. Sono tantissime le persone fisiche, reali, a cui si può parlare con efficacia, e tantissime le occasioni di lotta e tante le solidarietà da dare e ricevere. Chi già lotta lo sa bene: la vittoria (o il grado di essa) non arriva dall’alto o dal fato, bisogna conquistarsela lavorando duro, prendendoci cura di noi stessi e della lotta. La bolla di mediatico/politica di cui parlavo, è fatta perlopiù di paura paralizzante. In molti “credono” alle “ragioni” Si Tav, o si rifiutano di ascoltare quelle No Tav, perché è la paura che glielo ordina. Perché il loro mondo ordinato sta andando in pezzi, sono soli, e la paura li rende ciechi abbastanza da preferire il manganello dello Stato alla realtà. Quindi sono per il rendere accessibile la lotta, per l’aiuto a chi è ostaggio della paura, e per continuare così, senza pensare che sia facile o che finirà presto o che qualcuno o qualcos’altro verrà a salvarci in qualche modo.

      • Il principale motivo che mi spinge ad essere pessimista e’ proprio perche’ “l’incontro non averra’” (o quantomeno scrivi che e’ il tuo pensiero, ma sei uno dei meglio informati insieme a Roberto G sulla questione).
        Un incontro pubblico che vertisse unicamente sulle questione tecniche sconfesserebbe a 360 gradi l’opera, non ci sono storie.
        Il fatto che non si faccia mi pare che renda chiara la linea ed e’ un film gia’ visto.
        Dopo questa scoperta dell’acqua calda vi saluto.

  20. Spettabili Camusso, Bersani, Monti e Marcegaglia, spettabili esponenti di finanza e di partito tutti, spettabili ladri di rappresentanza popolare che sedete in Parlamento,

    siete tutti convinti che la linea TAV in Val di Susa si farà e avete dalla vostra le ragioni degli affari e degli interessi.
    Nel mio piccolo qui a Matera, a 1.100 km di distanza, io ho le stesse convinzioni del movimento NoTav: l’opera non si farà e credo di avere dalla mia, anzi dalla Nostra, le ragioni della logica, del buon senso e della determinazione popolare.
    Un’opera dannosa e inutile non deve essere realizzata. Non devono essere sprecati miliardi di euro.
    Vi appellate a giustificazioni del piffero come “la creazione di posti di lavoro” e il “disperato bisogno di investimenti” di cui ha bisogno il Paese.

    Perché non guardare invece al Paese reale, ai fatiscenti collegamenti ferroviari continuamente ridimensionati verso lo zero assoluto?
    Perché non sostenere invece investimenti e occupazione per esempio collegando finalmente Matera, l’unico capoluogo di provincia a non essere raggiunto dalla rete ferroviaria nazionale, al resto del Paese?
    http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=En79uHicENo

    Lo so, non ve ne fotte niente. Il Nostro è un sogno, una favola che possiamo raccontarci. Ma certo non vivremo di favole ancora per molto.
    http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/matera/2012/03/favola-per-i-notav-e-per-tutti-noi.html

    Con sincero disprezzo.
    Vito Petrocelli

  21. Consiglio, a tutti quelli interessati a saperne di più su Tav e NoTav, il bel documentario di @manolo_loop: http://bit.ly/xEkGWg