Wu Ming: chi siamo, cosa facciamo

Siamo gli autori di Q, 54, Manituana, Altai e altri romanzi storici, forma d’espressione che abbiamo praticato per molti anni, fino a decidere di passare oltre per usare la storia in altri modi.

L’ultimo romanzo storico della sequenza avviata negli anni Novanta è stato L’Armata dei Sonnambuli (2014), che già annunciava cambiamenti.

Oggi facciamo tesoro di quanto abbiamo appreso esplorando quel genere e forzandone le convenzioni, e ci dedichiamo a nuovi esperimenti.

Ad esempio, cerchiamo un perturbante equilibrio tra la ricostruzione storica e il fantastico (il visionario, l’onirico, lo psichedelico, il mitologico, il soprannaturale…)

È quel che abbiamo cercato di fare, in vari modi, ne L’invisibile ovunque (2015), Proletkult (2018), La macchina del vento (2019), UFO 78 (2022), La vera storia della Banda Hood (2024) e Gli uomini pesce (2024).

La nostra bibliografia completa si trova qui.

In varie fasi della sua storia la band ha contato quattro, cinque e di nuovo quattro membri. Dal 2015 siamo un terzetto. Ciascuno di noi scrive libri anche «da solista», ma l’espressione non rende l’idea: per noi sono tutte opere di Wu Ming, che siano scritte a ranghi completi o meno. Sono parte di un’impresa collettiva, produzioni della nostra fucina.

È per segnalare questo che ciascuno di noi, nel proprio nome d’arte, incorpora quello del gruppo: «Wu Ming 1», «Wu Ming 2» e «Wu Ming 4». Suona bene, è una progressione geometrica. La numerazione segue l’ordine alfabetico dei nostri cognomi: (Roberto) Bui, (Giovanni) Cattabriga e (Federico) Guglielmi. Del gruppo ha fatto parte anche Luca Di Meo (dal 2000 al 2008, venuto a mancare nel 2023) e Riccardo Pedrini (dal 2000 al 2015).

Come si vede, i nostri nomi anagrafici non sono segreti. Semplicemente, non ha senso usarli quando si scrive dei nostri libri o in vario modo ci si riferisce al nostro lavoro. Nella nostra attività letteraria e culturale, come tante e tanti prima di noi, adottiamo nomi d’arte. Nomi d’arte che fanno riferimento al progetto collettivo (Wu Ming) e sono parte essenziale della nostra poetica.

Di tale poetica è parte la nostra politica sull’immagine pubblica. Cerchiamo di evitare foto e video, non siamo mai apparsi in TV, chiediamo cortesemente di non far circolare immagini dei nostri volti. Ci teniamo ad apparire soltanto dal vivo, di persona, nel modo meno mediato possibile. Se qualcuno ci riconosce per la strada, vuol dire che è stato a una nostra presentazione, reading, laboratorio, seminario, camminata o quant’altro. Il suo corpo ha condiviso coi nostri uno spazio fisico e un’esperienza concreta.

Il nostro primo romanzo, Q, uscì nel 1999 a firma «Luther Blissett», in ottemperanza alle regole del progetto che portavamo avanti. Il Progetto Luther Blissett, appunto. Che terminò proprio quell’anno. Dal 2000, abbiamo proseguito chiamandoci «Wu Ming».

Come mai un nome in cinese? Dopo un quarto di secolo le ragioni, quali che fossero, non hanno più grande importanza. Basti dire che «Wu Ming» (无名) ha questi significati.

Il sito su cui ti trovi, invece, si chiama Giap ed esiste dall’aprile 2010. Prende il nome dalla newsletter che spedivamo via email negli anni Zero e che giunse ad avere dodicimila iscritti. Per motivi che qui sarebbe troppo lungo spiegare (si trattava di un’allegoria), la newsletter si chiamava come il generale vietnamita Vo Nguyen Giap (1911-2013). La faccenda è spiegata qui al paragrafo «Dien Bien Q».

Negli anni Giap è diventato un vero e proprio laboratorio di ricerca, scritture plurali e inchiesta, e ha infuenzato e riplasmato il nostro lavoro.

Grazie a Giap, intorno a noi esiste un soggetto plurimo più vasto, che chiama sé stesso «Wu Ming Foundation». Ne esiste una descrizione che abbiamo aggiornato fino al 2023, ma ormai era troppo lunga, così l’abbiamo archiviata e si può leggere qui.