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Esternazioni

I denti di #Farinetti e il sorriso di Marta Fana – di Alberto Prunetti

Farinetti e Marta

di Alberto Prunetti

Non guardo quasi mai la televisione e ci ho messo almeno un giorno per vedere il finto duello, con colpi telefonati, tra Porro e Farinetti, con l’irruzione – questa vera e tagliente – di Marta Fana, ricercatrice di economia a Scienze politiche a Parigi, che affonda accuse al padrone di Eataly. Accuse già comparse su libri, articoli e volantini sindacali, ma che nessuno aveva avuto il coraggio di scagliargli contro in diretta televisiva: sottomansionamenti, formazione pagata dai fondi europei e altre furbate a tutele decrescenti.

Com’è andata potete vederlo qui sotto. Porro ha dovuto ammettere che in realtà di fronte a una critica vera tocca prendere le parti di Farinetti mentre la conduttrice dava l’impressione di voler arginare un torrente che rifiutava di stare nelle briglie di contenimento. Prosegui la lettura ›

Il camerata Storace diffonde una foto taroccata sulle #foibe, fa una figuraccia, poi querela e gli va male

Francesco Storace

di Nicoletta Bourbaki *

Lo scorso 6 giugno, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma ha archiviato una querela per diffamazione presentata da Francesco Storace, ex presidente della regione Lazio, ex candidato sindaco di Roma, fino al febbraio 2017 alla guida de “La Destra”, un partitino d’area «post»-fascista. Le persone denunciate erano la giornalista Ilaria Lonigro, collaboratrice de ilfattoquotidiano.it, e il direttore responsabile della testata, Peter Gomez. Questa la vicenda in seguito alla quale il politico ha deciso di ricorrere senza successo alle vie legali. Prosegui la lettura ›

Lo stadio, i prati e lo zio d’America. Cosa sta succedendo a #Bologna ovest?

I grandi club di calcio milanesi sono stati acquistati dai tycoon estremorientali, buoni ultimi, dopo che gli sceicchi arabi e i plutocrati russi e americani si erano già accaparrati i grandi club inglesi e francesi. Qualche anno fa il piccolo ma blasonato Bologna è stato acquistato da un imprenditore canadese di origini siciliane, Joey Saputo, il re della mozzarella, erede di una delle più grandi industrie casearie del Nord America. Forse non può competere con i petrolieri, ma è comunque al 289° posto nella classifica delle persone più ricche del mondo, con un patrimonio di oltre cinque miliardi di dollari. Ed è anche presidente della squadra di calcio della sua città natale, Montréal, nonché, appunto, da tre anni, del Bologna FC 1909. Prosegui la lettura ›

Sede Rino Daus, ovvero: come gli squadristi diventano eroi su #Wikipedia

L'erompere dell'inconscio - Rino Daus

Tra scelte grafiche infelici e involontari calembour: la sfortunata locandina di Forza Nuova.

Un’inchiesta de Il lavoro culturale e Nicoletta Bourbaki

«Tutti noi desideriamo di morire così, tutti noi vorremmo essere come oggi tu sei nel cuore della Patria. Tu sei veramente l’eletto.»

Con queste frasi — cioè, se le parole hanno un senso, augurandosi di essere ammazzati — i neofascisti di Forza Nuova Siena chiudevano un comunicato del 22 aprile scorso, in cui annunciavano l’inaugurazione della nuova sede Rino Daus.

– Inaugurazione del sederino? Non capisco.

– C’è uno stacco: sede – Rino – Daus. È un nome. Il nome della loro nuova sede di Siena.

– E chi sarebbe ‘sto Dino Raus?

Rino Daus.

– Sì, scusa, un lapsus. Quello là, insomma. Chi cazzo è? Prosegui la lettura ›

Gita aziendale nel Disastro padano | Un reportage di Wu Ming 2 per Internazionale

Il centro commerciale Orceana Park di Orzinuovi (BS)

Lo scorso 1° aprile, Wu Ming 2 ha partecipato alla Gita Aziendale di Padania Classics, un viaggio d’istruzione in alcuni luoghi sacri al culto padano del cemento: dal Centro Commerciale “Mega” di Vimercate alla città ideale di Zingonia, dalla zona PIP di Orzinuovi alla Stonehenge della Corda Molle.
Da quell’esperienza è nata una riflessione sul paesaggio della Piana e le sue metamorfosi, nel tentativo di comprendere e raccontare il disastro psicourbanistico che affligge il territorio tra le Alpi e il Po, spingendosi deciso fino all’Appennino.

«Rotonde, centri commerciali, tralicci, capannoni, piscine fuori terra, palme fuori luogo, statue neoclassiche da giardino, totem pubblicitari, cave/discariche, reti arancioni da cantiere, svincoli a quadrifoglio, centri massaggi, sushi wok, villette-su-terrapieno, ampi parcheggi. Dopo quarant’anni di cura del cemento, non si può più dire che quegli scarabocchi non hanno senso. A prima vista, una distesa di asfalto può sembrare incomprensibile, ma se un gruppo di ragazzini comincia a usarla per andare in skateboard, ecco che acquista un significato, malgrado quello originario rimanga un mistero. Allo stesso modo, poiché gli orrori del paesaggio padano sono vissuti ogni giorno da milioni di esseri senzienti, bisogna assumersi il compito di comprenderli, a partire dagli effetti che producono su chi li attraversa.»

Il reportage è on line sul sito di Internazionale.

Difendere #XM24, per tornare a respirare. Una valanga di firme contro la #Bologna che sgombera e cementifica

La facciata di XM24 dal 2013 al 2016

Occupy Mordor, di Blu. Dipinto nel 2013 sulla facciata di XM24, cancellato per protesta dall’autore nel 2016. Clicca sull’immagine per navigare il murale.

Dal 2013 al 2016 il grande affresco Occupy Mordor, dipinto da Blu sulla parete di XM24, ha messo in scena una battaglia per la città: le truppe del sindaco Sauron – armate di ruspe, mortadelle e sfollagente – si scontravano con un popolo che suonava, ballava, pedalava, leggeva, hackerava, coltivava e lanciava angurie con le catapulte.

Oggi l’affresco non c’è più, ma la battaglia è in pieno svolgimento. Proprio come in quella raffigurazione, la città ufficiale ha la forza dei partner economici per imporsi ai suoi avversari, ha la forza poliziesca per reprimerli, e ha mezzi enormi – infinitamente più grandi di un muro – per mettersi in scena e magnificarsi.

La Bologna ufficiale è una città boriosa, soffocante, sempre più allergica a poveri e marginali. Una città che sogna di sterilizzarsi dai germi del dissenso, e una di queste mattine potrebbe risvegliarsi sterile. Prosegui la lettura ›

Il format con la F. L’omicidio di #Alatri e la violenza fascista che i media preferiscono ignorare

manganelli fascisti

g-
[N.B., 6 gennaio 2019. In data odierna, l’esponente marchigiano di Casapound Roberto Ruffini ci chiede di rimuovere questo articolo di due anni fa. Ecco il testo della sua mail: «Chiedo la rimozione di questo articolo perché c’è la mia foto, il mio nome, senza autorizzazione e sono stato assolto in primo grado per non aver commesso il fatto.» Ruffini sostiene di essere stato assolto dall’imputazione di lesioni gravi, anche se non ci dà riferimenti che permettano di verificare la sua affermazione. Ad esempio, non ci dice quando è stata emessa la sentenza, se prima o dopo la pubblicazione di questo post. In rete non ne abbiamo trovato traccia. Ad ogni modo, non abbiamo problemi a dare conto dell’assoluzione. Ma la richiesta di rimuovere l’articolo non ha nessun fondamento. L’articolo parla dell’arresto di Ruffini, e più precisamente, di come fu data la notizia. La notizia è veritiera e d’interesse pubblico. Il linguaggio utilizzato non eccede i limiti della continenza verbale: infatti Ruffini non se ne duole. Noi quindi abbiamo tutto il diritto di fare il suo nome e di pubblicare una sua fotografia di pubblico dominio. L’articolo resta dov’è. WM]

di Selene Pascarella *

«Non per essere superficiale, ma a me viene subito in mente la… Fica»

«Feccia! Chiamandoli diversamente si regala loro un’intelligenza politica che non hanno»

«F come Fermana?»

Quando su Twitter abbiamo lanciato l’hashtag #laparolaconlaF per accendere i riflettori – come si dice in gergo – sulla copertura mediatica delle aggressioni fasciste a partire dal caso di Alatri, non sempre le reazioni sono state entusiaste.

Il percorso che ci ha portati a vedere un filo nero tra l’omicidio di Emanuele Morganti e le recrudescenze neofasciste che hanno investito il Lazio e il resto d’Italia emergerà nelle prossime pagine e forse susciterà un dibattito acceso, già in parte deflagrato a colpi di tweet.

L’obiettivo dell’intervento è anche tirare le fila di una discussione partita in ordine sparso sui social network, e approfondirne gli spunti. Prosegui la lettura ›