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Ancora in pista, ancora sui palchi, con l’Uomo Calamita e lo Zulù

Come promesso, L’Uomo Calamita è tornato in pista, fin dal primo giorno di quest’anno.

Il circo El Grito ha piantato il suo tendone nello spazio esterno del Teatro Kismet, a Bari, e sotto la sua cupola, per sette repliche, si sono esibiti Giacomo Costantini, Fabrizio “Cirro” Baioni e Wu Ming 2.

Oltre mille persone, dall’1 al 6 gennaio, hanno ascoltato e visto la storia del nostro supereroe antifascista e della piccola Lena, raccontata con parole, colpi di batteria, strani strumenti musicali, illusionismo e numeri acrobatici. Una miscela che ci dicono essere unica nel suo genere, perché il circo ha spesso trovato spazio nella letteratura, ma il contrario è decisamente una novità: un testo letterario declamato sulla musica durante uno spettacolo circense sotto uno chapiteau.

Le prossime date in calendario saranno il 21, 22 e 23 gennaio, allo Spazio Flic di Torino. Si tratta del “recupero” delle serate previste per novembre e poi rinviate causa Covid. Con l’occasione, rendiamo disponibile l’audio della presentazione che si è tenuta al Circolo dei Lettori e che avrebbe dovuto concludere le giornate torinesi di novembre. Prosegui la lettura ›

Insegnare a trasgredire. Provare a salvarsi – anche dalla Dad – leggendo bell hooks (1954-2021)

Insegnare a trasgredire

Insegnare a tragredire. L’educazione come pratica della libertà (Meltemi Editore). Clicca per leggere la scheda del libro.

di plv *

La notizia della morte di bell hooks cade nei giorni della chiusura delle scuole.

Non mi riferisco alla chiusura natalizia, ma allo stillicidio di chiusure per quarantena che in realtà già da parecchio tempo accompagnano la scuola italiana, riportando in auge la Dad e il malessere che questa produce. Chi è nelle chat dei genitori, degli insegnanti, dei vari movimenti, sa che questo è un problema rilevante da più di un mese. La differenza rispetto all’anno scorso è che le chiusure sono frammentate e non stabilite da un organo centrale. Ma di chiusure si tratta e sono destinate a fare danni.

Negli ultimi due anni abbiamo visto discutere di Insegnare a trasgredire di bell hooks in moltissimi ambiti, non solo tra insegnanti. Nel corso dell’estate anch’io ho letto il libro e quando l’ho chiuso mi è rimasta addosso una forte voglia di discuterne. In realtà, la voglia non mi veniva tanto dal libro in sé, ma dalla necessità di riadattare quelle riflessioni al contesto scolastico che stiamo attraversando.

Mi viene da citare Wolf Bukowski, che in un articolo pubblicato in questi giorni, più di parlare del Green Pass, ragiona sul tanto discusso «ritorno alla normalità»: «Avevo iniziato questi appunti in ottobre…». Prosegui la lettura ›

Sul revival di Luther Blissett in giro per il mondo e una nuova, preziosa bibliografia

bibliografia Luther Blissett

Clicca per visitare la pagina dedicata al libro di Dogheria & Zingoni e scaricare il pdf. Per ordinarne una copia cartacea scrivere a stradebianchelibri@gmail.com.

Da alcuni anni il Luther Blissett Project – nel quale militammo, con moltissime altre persone, per tutta la seconda metà dei Novanta – e più in generale l’utilizzo del nome improprio «Luther Blissett» sono al centro di un intenso revival internazionale.

Molteplici le manifestazioni e testimonianze. Si va dal divertito documentario di Dario Tepedino Luther Blissett – Informati, Credi, Crepa (Dadalab 2019, in streaming su Chili)…

…a nuove ricostruzioni storiche e letture filosofiche della parabola del Luther Blissett Project, come quella tentata da Edmund Berger in Accelerazione. Correnti utopiche da Dada alla CCRU (Nero 2021).*

Il Luther Blissett Project ha anche ispirato l’inattesa riscoperta – con rivisitazione in salsa memetica/alt-pop – della figura e del pensiero di Juan Posadas, «trotskista cosmico» argentino, morto a Roma nel 1981. Almeno, è quanto sostiene  A. M. Gittlitz nel suo I Want to Believe: Posadism, UFOs and Apocalypse Communism (Pluto Press, 2020).**

Il revival blissettiano era cominciato prima, ma si è intensificato a partire dal 2018, dopo l’esplosione del fenomeno QAnon.

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La traduzione della Rivoluzione. Un articolo e un’intervista su L’Armata dei sonnambuli in castigliano.

La maschera di Scaramouche, dalla copertina dell’Armata dei sonnambuli ai muri di Lavapiés, Madrid. Con storpiatura linguistica e rivoluzionaria del tradizionale motto ¡Viva España! (Foto di Andrea Bresadola, 2019)

[Quasi due anni fa, nel dicembre 2019, l’Università di Macerata ha organizzato il convegno “Il traduttore nel testo”, durante il quale Andrea Bresadola ha intervistato Wu Ming 2 a proposito delle “lingue” utilizzate per scrivere L’Armata dei sonnambuli, proponendo poi un’analisi minuziosa delle soluzioni adottate dal traduttore del romanzo in castigliano, Juan Manuel Salmerón Arjona. Con i soliti ritardi dovuti alla pandemia, gli atti del convegno sono stati pubblicati quest’estate, in un libro omonimo. La terza e ultima parte del volume (“In dialogo con l’autore”) è tutta dedicata alla suddetta intervista (“Dal foborgo al palco di Madama Ghigliottina:la lingua della Rivoluzione nell’Armata dei sonnambuli”) e all’articolo di Bresadola: “La traduzione della Rivoluzione: appunti su El Ejército de los Sonámbulos”. Quest’ultimo, in particolare, ci sembra interessante anche per chi non legge lo spagnolo e non si occupa di traduzioni letterarie, perché attraverso il confronto tra le due versioni del testo, mette sotto la lente d’ingrandimento l’impasto linguistico presente nel romanzo. Da un totale di oltre 75 pagine, vi proponiamo qui due estratti: dall’intervista a Wu Ming 2, abbiamo tolto la parte che riguarda la lingua dell’Armata, in parte perché ritorna poi nell’articolo e in parte perché si tratta di considerazioni che qui su Giap abbiamo già proposto a suo tempo; dall’articolo di Andrea Bresadola, prendiamo invece la terza parte (“La voce del popolo”) che riguarda il gergo popolare dei parigini, e in particolare del foborgo di Sant’Antonio, tralasciando quelle sulle altre varietà linguistiche individuate nel romanzo (il bolognese di Léo Modonesi, l’alverniate inventato, la pa’lata del Muschiatini e quella RivoluzionaRia di ScaRamouche). In appendice al post, sempre a proposito di lingua castigliana, il grande scrittore messicano Paco Ignacio Taibo II recensisce Stella del mattino di Wu Ming 4, che presto uscirà in Messico con il titolo Estrella del alba. WM]

A.B.: […] passiamo alla questione delle traduzioni dell’Armata dei Sonnambuli e, più in generale, della vostra opera.

WM2: Sul rapporto coi traduttori, direi che io sono abbastanza stupito del fatto che, soprattutto in tempi più recenti (all’inizio accadeva un po’ di più), difficilmente i traduttori si mettono in contatto con noi. Io non sono un traduttore, quindi non so proprio come si faccia, ma può darsi che ci sia un aspetto del lavoro di traduzione che si è affermato: non farsi influenzare dall’autore. L’unico con cui abbiamo avuto degli scambi regolari anche durante la traduzione è Serge Quadruppani, che ha tradotto diversi nostri romanzi in francese. Ma lui perché è un amico: lo conosciamo da prima che diventasse il nostro traduttore. Anzi, è diventato il nostro traduttore perché ci siamo conosciuti e si è interessato ai nostri lavori. Con gli altri non succede. Mi dico che io, se fossi un traduttore, e mi trovassi davanti all’Armata dei Sonnambuli, due o tre cose all’autore, potendo, le chiederei. E, invece, non è successo con le traduzioni tedesche, che ci dicono essere molto buone, e non è successo, se non all’inizio, con le traduzioni in inglese, che hanno anche vinto dei premi.  Prosegui la lettura ›

A proposito delle tante somiglianze tra L’Uomo Calamita e Freaks Out.

A sinistra, locandina de L’Uomo Calamita, realizzata con un disegno di Marie Cécile per il kamishibai del 2016, a destra un character poster di Mario, il “nano magnetico” di Freaks Out

Da qualche giorno, con cadenza regolare, riceviamo telefonate, messaggi e missive che riguardano Freaks Out, il nuovo film di Gabriele Mainetti.
Al netto di fronzoli e dettagli, queste comunicazioni sono di due specie:

1. Gente che ci domanda se per caso siamo co-autori del soggetto;
2. Gente che vuol sapere come mai ci sono tante somiglianze tra il film e lo spettacolo L’Uomo Calamita, scritto da Giacomo Costantini e Wu Ming 2.

A queste due categorie se ne potrebbe aggiungere presto una terza, ovvero:

3. Gente che ci chiederà se L’Uomo Calamita non sia un adattamento di Freaks Out. Prosegui la lettura ›

Dal Corno alle Scale al Monte Carzolano: iniziative resistenti e scarpinate letterarie sull’Appennino.

Nel primo fine settimana d’autunno sono in programma, sull’Appennino, due iniziative che ci stanno molto a cuore e alle quali siamo felici di invitarvi.

Partiamo dalla seconda, in ordine di tempo. Ufficialmente si tratta di un presidio, al Lago Scaffaiolo, sotto le vette del Corno alle Scale.

Come sapete, ormai da qualche anno, insieme a un numero sempre più vasto di persone e di associazioni, stiamo cercando di bloccare la costruzione di un nuovo impianto di risalita, che raggiungerebbe il rifugio Duca degli Abruzzi, violentando un versante fragile, protetto e ancora indenne. Ne abbiamo parlato in due articoli, qui e qui.

Dopo che il TAR dell’Emilia-Romagna aveva dato ragione ai proponenti dell’opera, abbiamo presentato un ricorso al Consiglio di Stato, che invece ha accolto il nostro appello e ha sollecitato il TAR a fissare un’udienza di merito, per approfondire le nostre osservazioni. In particolare, i magistrati della quarta sezione hanno richiamato un precedente simile al nostro, nel comune di Livigno (SO), dove la ditta Mottolino Spa intendeva smantellare e “adeguare” una seggiovia, di fatto però ampliandola, in un’area soggetta a tutela paesaggistica e di conservazione ambientale. Contro quel progetto si erano espressi il TAR della Lombardia, il Consiglio di Stato e infine le Sezioni Unite della Corte di Cassazione. Prosegui la lettura ›