Archives for 

Notizie

Con emozione altissima, Wu Ming saluta Paolo Vinti

Ci uniamo come meglio possiamo al coro di aneddoti e ricordi, al lutto collettivo che da stamane la sinistra perugina – in tutte le sue correnti e gradazioni – sta cercando di elaborare. Piangiamo, insieme a chiunque lo abbia conosciuto, l’improvvisa morte di Paolo Vinti, “leggendario compagno”, poeta di strada e performer, rivoluzionario, chiosatore dei classici del marxismo, tenace sostenitore dell’ipotesi comunista (“ipotesi” era forse la sua parola preferita). Prosegui la lettura ›

Loop, Stephen King, Pontiac, Tolkien, Foucault e altro

E’ uscito in edicola e in libreria il n.10 della rivista Loop, bimestrale di culture, linguaggi e conflitti dentro l’apocalisse. Si intitola “Giù la testa! Diritti e identità in saldo” e sull’immagine di copertina campeggia una frase di Don Wislow: “Si diventa ciò che si odia”. Il video qui sopra è il trailer.
Consigliamo l’acquisto perché contiene molti ottimi articoli, su concetti e argomenti che negli ultimi tempi abbiamo trattato anche qui.
Segnaliamo, in particolare, il pezzo di Mario Tronti, “Fenomenologia di Sergio Marchionne”, quello di Aldo Bonomi su “La piccola transizione italiana” e la riflessione di Andrea Fumagalli e Sergio Bologna sui lavoratori autonomi “di terza generazione”. Prosegui la lettura ›

Per conoscere Furio Jesi. Un’anteprima

Riga 31
Furio Jesi
a cura di Enrico Manera
e Marco Belpoliti
Presto in libreria  (2a metà di novembre)

LibreriauniversitariaLafeltrinelliUnilibrobol.itibs.it .
.

LA QUARTA DI COPERTINA

Mitologo, germanista, storico, traduttore, critico, militante, Furio Jesi (1941-1980) è stato uno studioso dai molti interessi e insieme uno straordinario scrittore. Scomparso a soli trentanove anni, Jesi si è dedicato in modo originale alla storia delle religioni, all’antropologia, alla filosofia, alla critica letteraria, alla traduzione, con un’intensa attività saggistica sul mito nel mondo antico, sulle sue sopravvivenze moderne e sulla sua “tecnicizzazione” politica nel corso del Novecento. Contro l’ideologica nozione di “mito”, ha coniato la definizione di “macchina mitologica”: produzione di “materiali mitologici” che legittimano il potere e ne stabilizzano l’identità. Di questa macchina, attiva nel XX secolo e non solo, ha colto la portata estetica e la capacità di generare nel medesimo tempo spazio letterario, immaginario e utopia, e soprattutto esperienze alternative e irrinunciabili che illuminano l’esistenza. La sua opera è una continua riflessione sulla cultura, sulla costante presenza della sfera mitica e sul suo valore politico e sociale. A trent’anni dalla scomparsa il suo “girare in cerchio” intorno al nesso tra sacro, potere e letteratura è più che mai attuale e offre strumenti per leggere i nostri anni. Prosegui la lettura ›

I minatori di San José e la fiction istantanea

[Oggi, sulle pagine de L’Unità, compare un articolo di WM2 a proposito dell’instant fiction costruita sulla vicenda dei minatori di San José. L’articolo è piuttosto breve (ci avevano chiesto 4200 battute) e riesce solo ad abbozzare un discorso molto più vasto, che vorremmo invece sviluppare con voi. Intanto, eccolo qui.]

Il ritorno dagli inferi dei minatori di San José – raccontato in diretta su tutti i mezzi d’informazione del pianeta – ha prodotto un corto circuito nella memoria di molti italiani over 35. In un unico evento mediatico si sono fusi e confusi due episodi centrali per la storia della televisione italiana: Vermicino e il Grande Fratello. L’ansia vissuta davanti al teleschermo per la sorte di Alfredo Rampi dentro un pozzo artesiano e l’attesa dei fan per l’uscita dei concorrenti dalla casa di Cinecittà. Riflettori accesi e pulsione di morte: da un momento all’altro la capsula di salvataggio dei trentatré minatori cileni poteva incepparsi e trasformare “la festa in tragedia”, con il conseguente dibattito sul cinismo dei giornalisti, già sviscerato sessant’anni fa da Billy Wilder nel film L’asso nella manica. Prosegui la lettura ›

Anteprima Stephen King: Notte buia, niente stelle

[WM1:] Sono reduce da un lungo tafferuglio, una lenta scaramuccia, una colluttazione durata sei mesi. Ho affrontato quattro novelle di Stephen King (in realtà tre romanzi brevi e un racconto lungo), cercando di rendere al meglio in italiano uno degli autori più “intraducibili” della letteratura nordamericana contemporanea.
L’antologia si intitola Full Dark, No Stars e non è ancora uscita nemmeno negli USA. In questi mesi sono stato tra i pochi al mondo ad avere tra le mani la bozza rilegata. Prima ancora era una risma di fogli A4, con tanto di annotazioni autografe dell’autore e, su ciascun foglio, la scritta verticale grigia “RALPH M. VICINANZA” (l’agente di King scomparso da pochi giorni a causa di un aneurisma cerebrale, RIP).
In Italia il libro uscirà tra un mese con il titolo Notte buia, niente stelle, e già su questo ci sarebbe un aneddoto curioso, un “appunto di traduzione”, ma ne parleremo a novembre.
La traduzione, come rimarca Umberto Eco nel suo Dire quasi la stessa cosa (2003), è sempre negoziazione: «per ottenere qualcosa, si rinuncia a qualcosa d’altro – e alla fine le parti in gioco dovrebbero uscirne con un senso di ragionevole e reciproca soddisfazione alla luce dell’aureo principio per cui non si può avere tutto.»
Tali “parti in gioco” sono numerose: il testo-fonte; la cultura in cui il testo è nato; il testo di arrivo; la cultura in cui verrà recepito; le consuetudini e norme redazionali della casa editrice; le aspettative dei lettori.
E qui c’è un nodo da sciogliere o da tagliare: per tanti anni, in Italia King ha avuto principalmente una voce, quella di Tullio Dobner. Prosegui la lettura ›