Mari, muri e Momodou. Due raccolte di racconti dal Wu Ming Lab.

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Il 5 giugno 2003, ad Arzano, in provincia di Napoli, moriva Mohamed Khaira Cisse, ucciso da un carabiniere intervenuto per un Trattamento Sanitario Obbligatorio. Mohamed si trovava in uno stato di profonda depressione, non mangiava da giorni, non si alzava da letto, rifiutava le medicine e il ricovero. Si diceva tenesse un coltello sotto il cuscino, forse per tentare il suicidio, ma l’arma non è mai stata trovata.

Pochi giorni dopo la sua morte, venne diffuso un documento, intitolato “S.O.S Urgente: Giustizia per la morte di un innocente”, scritto da Giulia Casella e Maria Antonietta Rozzera, con le firme di Legambiente, Pax Christi e Tribunale per i diritti del malato. In seguito, molte altre associazioni e soggetti avrebbero sottoscritto le loro richieste.

La stampa nazionale non si occupò del caso. L’unico giornale a pubblicare un articolo fu L’Unità del 9 agosto 2003, due mesi dopo l’accaduto. Il pezzo, di Raffaele Sardo, si intitolava “La strana morte di Mohamed”. Prosegui la lettura ›

26 giugno (118 Marzo) a #Bologna, una giornata di Resistenze in Cirenaica!

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Domenica 26 giugno – 118 marzo del calendario Nuit Débout, 8 messidoro dell’anno CCXXIV – ritorna Resistenze in Cirenaica, con un’intera giornata di intervento nel rione Cirenaica di Bologna.

Ci si trova alle 13 al Vag61. Pranzo sociale a cura della Brigata Cucinieri della Cirenaica.

Dopo il pranzo, si comincia con la storia di Giuseppe Beltrame, nome di battaglia «Pino», responsabile del servizio ospedaliero clandestino della resistenza bolognese. Qui il suo testo del 1963 «I medici dei partigiani».

Da Beltrame prende il nome il vicino di casa del Vag61, il centro di accoglienza di via Sabatucci 2. Proprio gli ospiti e animatori del Beltrame – in collaborazione con l’attore Danilo De Summa – leggeranno la sua storia, e con un ricordo del combattente che dà il nome alla via, Francesco Sabatucci, partirà alle 15 il trekking urbano. Prosegui la lettura ›

Togliatti Blocks!

Togliatti Blocksdi Wu Ming 1

«La regola chiave in questi posti è camminare decisi e dimostrare di sapere dove ci si trova e dove si sta andando». Così pensa Gorky, che all’anagrafe si chiama Drazen, zingaro comunista mezzo andaluso e mezzo ungherese, mentre si aggira per il malfamato quartiere Kalabria di Pristina, capitale dello stato Kosovo, in attesa di un passaggio per la Palestina. Così scrive Daniele Vecchi, camminando deciso in un “quartiere” letterario non meno malfamato: quello della street lit sulle tifoserie ultrà e le sottoculture giovanili. Letteratura proletaria, incazzata, fieramente ideologica. Testosteronica fino all’autoparodia eppure, a suo modo, deadly serious.  In Gran Bretagna è un sottogenere ormai “storico”, avviato negli anni Settanta da Richard Allen ed entrato nella sua fase postmoderna coi libri di Stewart Home. In Italia gli editori “bene” se ne tengono alla larga.
Daniele ha sempre avuto gusti che un deficiente riterrebbe “grossolani”: quando, da adolescenti, ci muovevamo tra ska, punk e thrash metal, lui ascoltava anche i Twisted Sister di Stay Hungry, hard rock da working class, da proletariazzi che ballavano in certi locali persi nelle brume tra Mesola e Comacchio.
Anche oggi Daniele se ne fotte, procede diritto, spedito, rovesciando sulle pagine un impasto che scotterebbe le dita a qualunque Autore borghese, un enorme grumo di antropologia ultrà, invettiva anarco-marxista, analisi geopolitica. È la dura ballata folk dei temuti, organizzatissimi Togliatti Blocks di Tatabanya, unica tifoseria “rossa” nell’Ungheria del governo Orban, del movimento fascista Jobbik, degli agguati neonazisti. Da convinto internazionalista, Daniele non ha alcuna timidezza nell’ambientare la storia in Spagna, Kosovo, Palestina, Ungheria: c’è un solo vero conflitto sotto il cielo, ed è la guerra di classe. Gorky la combatte e, con questo libro, la combatte anche Daniele. E se non vi piace, andate a farvi fottere.

Daniele Vecchi, Togliatti Blocks. Frammenti di una sconfitta, Libreria dello Sport, Milano 2016.
Togliatti Blocks è su Facebook e su Twitter.
Il libro verrà presentato il 15 giugno alla libreria Modo Infoshop di Bologna, con reading dell’autore e musica della band I 400 colpi.

Nuova Rivista Letteraria: il n.3 sulle utopie e la festa a #Roma, 10-12 giugno 2016

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È uscito da pochi giorni il n.3 di Nuova Rivista Letteraria, nuova serie. Stavolta il tema è la pulsione utopica. Le comunità, le comuni, i commons, le comunanze, le omnia che sunt communia, le esperienze autogestionarie. I tempi e gli spazi degli altri mondi che già vivono e pulsano sotto la scorza mercantile del nostro mondo. La capacità di immaginare, alla buon’ora, la fine del capitalismo. Ma si parla anche delle utopie negative, delle utopie del potere, dell’utopia tecnocratica, dell’utopia di Daesh.
Per leggere l’indice, acquistare il numero o abbonarti alla rivista, il link è questo.

Il numero verrà presentato alla Festa di Letteraria, che si terrà al Communia (appunto!) di Roma dal 10 al 12 giugno. Il programma completo si può leggere cliccando sulla locandina qui sopra. Di seguito, segnaliamo gli eventi che ci coinvolgono direttamente come Wu Ming. Prosegui la lettura ›

Ailanto, l’albero maudit che porta il paradiso fra il cemento

Ailanto a Bologna.

Bologna, imbocco di via di S. Luca, dall’altra parte rispetto al portico. Una fila di ailanti, come pellegrini verso il santuario.

Segnalazione rapida: un poderoso post di Filo Sottile sul blog di Alpinismo Molotov. Cosa fare dell’ailanto, pianta immigrata odiata dagli xenofobi? È dappertutto, toglie lavoro alle piante italiane, puzza pure, stop invasione!
Ma davvero è «dappertutto»? E queste foreste clandestine che spuntano all’improvviso nelle aree dismesse, che nascono dalla nostra incuria, che riempiono di fronde il nostro abbandono, sono davvero un problema? Lo sono sempre?
Alberismo Molotov! Passeggiata nelle libere repubbliche del regno vegetale. Un ossimoro fertile sul quale crescono ailanti.
Commenti di là, grazie.

«Mesmer. Lezioni di mentalismo»

Mesmer2di Mariano Tomatis

«Prenda la matita e scelga liberamente uno di questi simboli.» Siamo a teatro o in cabina elettorale? A parlare è un illusionista o uno scrutatore? La differenza potrebbe essere solo superficiale. Come documenta l’enciclopedia magica di Edmé-Gilles Guyot del 1769, da secoli i prestigiatori sanno come pilotare le scelte del pubblico; quando invitano a pescare un biglietto dal mucchio, la scelta è effettivamente libera, ma tra foglietti che – in segreto – riportano tutti la stessa parola. Quanto sono altrettanto ingannevoli le opzioni sulla scheda elettorale? Esiste una vera alternativa, o ai tempi del Partito della Nazione le diverse proposte convergono tutte verso lo stesso indistinto (e indigesto) pappone?

È stato L’armata dei sonnambuli ad accompagnarmi alle origini storiche di questo strano intreccio; magnetismo animale e politica, suggestioni ipnotiche e storytelling emancipatorio, usi e abusi della manipolazione del linguaggio: il dibattito su questi temi muove i primi passi nel Settecento ed esplode letteralmente all’arrivo di Franz Anton Mesmer a Parigi. Proposte in ambito medico, le sue idee non avranno solo sviluppi terapeutici: se Robert Darnton ne sottolinea i risvolti politico-rivoluzionari, il mio sguardo da illusionista vi scorge importanti ripercussioni sulla magia dei prestigiatori.

Per documentare genesi e sviluppo di queste influenze, da un anno vivo nel Settecento: divoro libri dell’epoca, consulto quotidiani pre-rivoluzionari, mi oriento tra i pettegolezzi, a caccia di polemiche, attacchi spietati e recensioni al vetriolo. Muovendomi tra i ciarlatani del Pont Neuf e gli illusionisti cui Philippe Égalité chiede lezioni al Palais Royal, avverto un continuo senso di dejà-vu: i sotterfugi e le retoriche sono gli stessi degli imbonitori odierni, abili ieri come oggi a confondere l’opinione pubblica e manipolare i piani di realtà come si farebbe con un mazzo di carte. Prosegui la lettura ›

Il ritorno de «L’archivista»

L'Archivista, di Loriano Macchiavelli

Clicca per aprire la copertina completa, con quarta e alette.

Esce oggi in libreria la nuova edizione de L’archivista (Einaudi Stile Libero, €14) romanzo di Loriano Macchiavelli pubblicato per la prima volta nel 1981. E’ un poliziesco ambientato nella Bologna di inizio anni Ottanta, con un detective davvero sui generis, del tutto impensabile nel panorama della narrativa di genere italiana di oggi. Uno sbirro cattivo, rognoso, piccolo-borghese, che

«ci ricorda quando tutto è cominciato, riportandoci sul campo di battaglia d’una sconfitta storica, all’origine dell’oggi, nella livida alba di quel decennio in cui l’Italia cambiò per l’ultima volta perché niente potesse più cambiare davvero.»

Sono le parole di Tommaso De Lorenzis, autore della bella postfazione alla riedizione del volume, che pubblichiamo integralmente di seguito. Per tutti quelli che hanno nostalgia degli anni Ottanta, se li raccontano come una fucina di grandi cose o li eleggono a mito fondativo. Buona lettura.

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