Dopo le riflessioni generali di ieri, ecco una meditazione più specifica su #OccupyGezi, i fatti di Piazza Taksim e cosa succede quando le persone si organizzano per rivendicare un diritto alla città, al tempo stesso territorio e civitas. Un diritto che è, più in generale, diritto al paesaggio. Sul sito di Internazionale.
Da #OccupyGezi ai #NoTav e oltre: non esistono lotte «locali» – di Serge Quadruppani e Wu Ming
Spagna, Germania, Svezia e ora Turchia.
Sapevamo che il continente sarebbe riesploso. E non solo il continente: negli USA si rioccupano Zuccotti Park e tanti altri spazi, la polizia risponde con la repressione ma non basterà, come non è bastato l’anno scorso.
Sapevamo che chi parlava di “fine” o “esaurimento” del ciclo di lotte e rivolte iniziato nel 2010-2011 aveva torto marcio. Lo sapevamo, perché eravamo in ascolto. Alla fine del 2012, in Spagna erano già chiarissimi i segnali di una “seconda ondata” del Movimento 15 Maggio: escraches ovunque, manifestazioni, blocchi contro le confische di case da parte delle banche… E tanti altri sintomi si manifestavano in altri paesi. Da noi, invece, toccava sopportare le banalità, i luoghi comuni, le sentenze sputate da chi non si informava: «Gli Indignados non ci sono più! Occupy è morta! Le proteste in Grecia non sono servite a nulla! Le primavere arabe hanno solo sostituito nuovi regimi a quelli vecchi! Rassegnatevi, i movimenti che piacciono a voi hanno fallito, siamo molto più avanti qui in Italia, grazie al Movimento 5 Stelle! Negli altri paesi non combinano niente, noi vinciamo le elezioni! Ditelo, che siete invidiosi di Grillo!» Prosegui la lettura ›
#PointLenana. Nuove recensioni, foto, audio e fughe transmediali
[Sedici presentazioni in tre settimane, e dopo la pausa londinese il tour riprende. A metà giugno pubblicheremo anche le date di luglio e agosto. Intanto è partito il passaparola; del libro si discute intensamente (un bel dibattito è sotto questo post); un gruppo di lettori cura su Tumblr un blog interamente dedicato a Point Lenana (nella sezione “Audioteca” c’è anche l’audio integrale di alcune presentazioni: Trieste, Genova, Belluno, Milano); il bot di Einaudi e WM1 allestiscono giorno dopo giorno un board su Pinterest (il pin più apprezzato, sinora, è quello dove Elvira Banotti ne dice quattro a Indro Montanelli sulla questione della “moglie” dodicenne comprata in Africa orientale).
Di seguito proponiamo alcune recensioni di Point Lenana uscite su carta e online nelle scorse settimane. La prima è uscita sul quotidiano in lingua italiana di Trieste, Il Piccolo, il 15 maggio scorso.
Mentre succedeva tutto questo, la mattina del 22 maggio siamo andati a Dro a dare l’ultimo saluto a Stefania Marx Benuzzi. Abbiamo scelto di illustrare questo post con le foto di quel giorno.]
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Oltre Sparta
Dopo il commento a caldissimo di ieri mattina, ecco la nostra riflessione sull’esito del referendum di Bologna. Sul sito di Internazionale.
P.S. Dopo il détournement di 300 – che ad alcuni è piaciuto mentre ad altri ha fatto storcere il naso – ci teniamo a ricordare (o segnalare, per chi non conoscesse quell’analisi del 2007) cosa pensiamo di quel film.
P.P.S. Della serie: ogni mezzo è buono per ridurre il potenziale impatto di un referendum. E’ di oggi la scoperta che nel calcolo degli aventi diritto di voto a Bologna erano stati inclusi anche i residenti all’estero, che sono circa diecimila. Di questi sono tornati a votare soltanto in venti. Fatta questa tara, la percentuale dei votanti raggiunge il 30%. Non è una gran differenza, ma per amore di precisione…
A #Bologna si riparte da 50.000
E così l’esercito di Serse è stato battuto. Cinquantamila bolognesi (59%) hanno risposto alla chiamata dei referendari e hanno votato A, contro circa 35.000 che hanno votato B (41%).
In totale poco più del 28% degli elettori. Una percentuale che a botta calda consente ai sostenitori della B, il Partito Democratico in testa a tutti, di provare a sminuire la valenza del voto e di spingersi a dire che “si è trattato di una battaglia ideologica che non interessa la gran parte dei cittadini. I bolognesi hanno capito che la sussidiarietà è la chiave di volta laddove lo Stato non riesce ad arrivare” (E. Patriarca). Come a dire: non è successo niente, tireremo diritto.
Invece qualcosa è successo, per quanto possano fare i finti tonti. Prosegui la lettura ›
Wu Ming’s Magical History Tour
Ecco… Beh… Oggi siamo sul Financial Times. Immortalati mentre indichiamo agli inglesi il cazzo di Nettuno (quello vero, che si vede solo da una certa prospettiva) e andiamo in pellegrinaggio sui luoghi della Resistenza bolognese. Buona lettura. Non abbiamo tempo di tradurre il pezzo, se qualcun* vuol farlo, grazie mille.
Credits. Ai prodi trecento
Mancano 48 ore. I parroci bolognesi, in chiusura delle omelie di domenica, hanno detto ai fedeli di votare B. Il Resto del Carlino ha messo in prima pagina un sobrissimo invito a votare “per i Bimbi”. Buone ultime, sono arrivate anche la CNA e Confindustria a schierarsi con la B. Nel frattempo il Comune di Bologna ha annunciato che intende risolvere il problema degli esuberi di quest’anno alla scuola d’infanzia pubblica dando nuove sezioni in appalto alle cooperative (ma va?). En passant, ieri sera gli studenti sono stati caricati dalla polizia in Piazza Verdi (il copione è sempre più scontato).
Mentre guardiamo le orde di Serse dispiegarsi lì davanti e prepararsi all’assalto finale di domenica, vorremmo ringraziare un po’ di gente con cui abbiamo camminato in queste settimane. Perché certe cose è meglio dirsele prima, così, come regola generale che ci sforziamo di applicare. Prosegui la lettura ›