Aspettando la Rachele: il caso Bartleby o dell’irriducibile pazienza
«A momenti ho l’impressione che Bartleby annunci una grande e improvvisa deperibilità – qualcosa che sconvolgerà definitivamente le vecchie economie statiche, recherà l’incertezza in ogni situazione familiare, o locale, o di gruppo, o di affiliazione. Del resto lui sembra ormai lontano anni luce da situazioni del genere – presenza dispersa ‘come un relitto in mezzo all’oceano Atlantico’ – perché non è più il figlio smarrito da riscattare con la carità e qualche buona intenzione, ma l’orfano assoluto su cui carità e buone intenzioni non hanno presa».
Gianni Celati, introduzione a Bartleby lo scrivano di H. Melville
Tutti in città continuano a parlare di Bartleby. Viene da chiedersi il perché di questa attenzione per una realtà tutto sommato di piccole dimensioni e con la quale sembra che nessuno sia intenzionato a interloquire davvero. Per altro, molti commentatori prendono la parola solo per dire che quell’esperienza è ampiamente sopravvalutata. Nondimeno sono due anni che le istituzioni cittadine continuano a rimpallarsi questa patata bollente: l’Università la passa all’assessore, che la passa a un altro assessore che la ripassa all’Università, etc.; con la Questura in mezzo a seguire questo ballo della scopa, per poi murare, affibbiare qualche manganellata, raccogliere denunce. Prosegui la lettura ›