Un giorno gli studiosi di storia locale si occuperanno della lunga decadenza di Bologna. E chissà che non dedichino qualche minuto del loro tempo al paradosso di questi giorni, come cartina al tornasole del livello di imbarbarimento che la città ha raggiunto. Parecchi anni fa, lo storico frontman degli Skiantos, Roberto “Freak” Antoni, pubblicò una raccolta di aforismi e poesie intitolata Non c’è gusto in Italia a essere intelligenti. Ecco, sembra che a Bologna questo sia vero due volte. Anche perché, nel caso specifico, si finisce a sbattere la testa sempre contro lo stesso muro, come i matti, con rispetto parlando. Lo si fa proprio mentre in provincia i muri sono ridotti a macerie e le preoccupazioni dovrebbero essere altre. In questo caso, il muro su cui si segna il livello di demenzialità è (ancora una volta) quello di Bartleby. Prosegui la lettura ›
Sfiga e rivoluzione
Crisi dell’euro e crisi di sovrapproduzione: la forma e la sostanza
di Mauro Vanetti (guest blogger)
Sarà mica che porto sfiga?
Nell’estate del 2007 mi trovavo in California; quello fu l’anno della crisi dei mutui subprime. Il nome è improprio, come tutti i nomi che vengono dati ai vari crack del capitalismo; i giornalisti amano etichettare le catastrofi economiche a seconda del casus belli, camuffandone in questo modo le cause profonde. Con questa nomenclatura, la Prima Guerra Mondiale dovrebbe chiamarsi la Guerra dell’Attentato di Sarajevo, mentre la Seconda potrebbe essere registrata nei libri di storia come la Guerra della Radiostazione di Gleiwitz. Ad ogni modo, l’esplosione della bolla immobiliare mise in luce la fragilità della crescita statunitense; si erano accumulate montagne di dollari vendendo case a prezzi sempre crescenti a famiglie senza soldi e ad imprese senza liquidità, e costruendo castelli di carta speculativi su previsioni irrealistiche di crescita eterna di questi prezzi. Prosegui la lettura ›
Audio | Scrittori in Val di Susa. Immaginario e lotte a partire dai #notav
Ecco le testimonianze audio della due giorni “Una montagna di libri”, svoltasi il 26-27 maggio scorsi nei luoghi della resistenza #notav: Bussoleno, Chiomonte, Giaglione e Val Clarea. Grazie a tutte e tutti, in particolare a Serge, Rita e Maurizio che – sebbene non da soli – hanno ideato e reso possibile l’evento. Un saluto a Giorgio Rossetto, agli arresti domiciliari a Bussoleno. Lo abbiamo intravisto dalla strada, dietro il vetro della finestra. Queste parole sono anche per lui. Prosegui la lettura ›
WM5 recensisce «Ragazzi di strada» di Augusto Stigi
Anni fa, a Montréal, durante il viaggio di cui Grand River è resoconto, vidi una serie di interviste che illustravano l’esperienza di crescere in quella città. Ne usciva una topografia sentimentale, un afflato comune, e attraverso le parole si componeva una storia, un ambiente, un momento storico, una temperie. Tra i volti che dicevano la città ce n’era uno di una giovane donna che avevo conosciuto, due anni prima, in India. Raccontava l’esperienza da dentro una comunità asiatica, e la sua Montréal risuonava con le altre su una nota più acuta, più sofferta, più intensa.
Tornai a casa, in un Bologna semiaddormentata. Gli ultimi anni del berlusconismo, che cercava di perpetuare il rampantismo degli anni ottanta e il felicismo degli anni ’90 dentro un mondo segnato dalla guerra permanente, in un contesto globale distopico che preparava la Crisi. Prosegui la lettura ›
Da «L’Unità» – Igiaba Scego recensisce #Timira
531 pagine, compresi titoli di coda e indice. Il libro ha un peso. La memoria si fa carne. Però quasi non te ne accorgi, perché piano piano anche tu lettore diventi parte di Timira, diventi come per incanto una virgola, un trattino, una parentesi. Entri a far parte di questa ciurma che si è messa insieme per raccontare le mirabili avventure di Isabella Marincola, un’italiana dalla pelle scura, una somala dalla pelle chiara. Timira è come dichiarato nella copertina un romanzo meticcio perché come ha detto Wu Ming 2:
«Gli autori del romanzo sono un’attrice italo-somala di ottantacinque anni (Isabella Marincola), un mediatore somalo con quattro lauree e due cittadinanze (Antar Mohamed Marincola) e un cantastorie italiano col nome cinese (Wu Ming 2). Quindi è meticcia la protagonista, è meticcia l’avventura (tra Italia e Somalia), è meticcia la scrittura (mescola invenzione, memoria, archivio) ed è meticcio pure il collettivo di autori». Prosegui la lettura ›
Wu Ming 4, «Estrella del alba»
El desierto es su casa, las rocas su comida…
L’antico blog di Stella del mattino
Chiuso nel 2010.
Textos en castellano
Antigua pagina en html estático, 2000 – 2009.
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A caldo: che cos’è questo golpe?
Intanto, non è un golpe. Non c’è bisogno di un golpe.
In Europa, il golpe è démodé da almeno quarant’anni. E’ assodato che si possono ottenere gli stessi risultati con più discrezione e gradualità. Il che non vuol dire con meno violenza: è solo un altro uso della violenza, più dosato, capillare, diversificato.
In questo momento, come altre volte è successo, diversi poteri costituiti comunicano tra loro in un linguaggio allusivo e cifrato, linguaggio fatto di attentati, provocazioni, bombe che uccidono nel mucchio, pacchi-bomba e bombe-pacco, sigle multi-uso in calce a volantini di rivendicazione bizzarri e pieni di errori marchiani.
Cosa esattamente si stiano dicendo questi poteri costituiti, questi settori di capitalismo italiano e internazionale, forse non lo sanno nemmeno loro. Appunto, è un linguaggio allusivo, tipicamente mafioso, e nemmeno loro ne colgono tutte le sfumature.
Sulla sostanza, però, sul nucleo di senso di questi messaggi, in diversi cominciamo ad avere sospetti. Si parla già, benché ancora timidamente, di una nuova “strategia della tensione”, un nuovo “stabilizzare destabilizzando”.
E chissà se è una semplice coincidenza che negli ultimi tempi si sia ricominciato a depistare sulla strategia della tensione degli anni ’60-’70: Piazza Fontana fu un po’ colpa anche degli anarchici etc. Prosegui la lettura ›