Di nuovo in marcia: Alpinismo Molotov, il territorio aggredito, i sollevamenti della terra

I sollevamenti della terra, manifesto.

Dal 2014 il logo di Alpinismo Molotov mostra il profilo di una montagna dentro una bottiglia incendiaria con lo stoppaccio pronto a essere acceso.

Oggi andare in montagna vuol dire questo: attraversare un territorio infiammato e febbricitante, un paesaggio in pieno sconvolgimento. Il surriscaldamento causa siccità, provoca crolli e stragi e appicca incendi quasi indomabili.

Tutto questo ha ripercussioni atroci in pianura. La Marmolada che viene giù e l’Adriatico che risale il Po in secca – l’acqua salata ha già raggiunto Taglio di Po, tra pochi giorni arriverà a Bottrighe – sono due immagini della stessa crisi.

Il territorio si trasforma rapidissimo, mostrandosi sempre più fragile. Eppure il capitalismo non smette di aggredirlo. In montagna lo fa con nuovi trafori, nuovi impianti di risalita, nuove colate di asfalto e cemento, nuove cattedrali nel deserto di roccia, nuovi «grandi eventi».

Un tempo «andare in montagna» volle dire unirsi alla guerra partigiana. Anche oggi per noi l’andare in montagna è legato al conflitto. Rifiutiamo una pratica alpinistica ed escursionistica presuntamente “pacificata”. Siamo dentro una bottiglia incendiaria, e si va in montagna per esserne sempre più consapevoli. Consapevoli che il nemico, l’invasor, è il capitalismo.

Dopo un rallentamento post-pandemico, Alpinismo Molotov annuncia la propria ripartenza. Lo fa sul suo blog, riprendendo i fili di molti discorsi e comunicando la propria adesione a «I sollevamenti della terra», la marcia contro le grandi opere che nei giorni dal 2 all’11 settembre attraverserà il territorio bolognese, dalla Bassa al Corno alle Scale (quota 1945).

Oltre alla marcia, ci saranno altre camminate a tema organizzate direttamente da AM, che le annuncerà e spiegherà nei prossimi giorni e settimane. Il blog torna in piena attività, ci si rimette in cammino. Buona lettura.

Che cos’è la Wu Ming Foundation?

Altopiano di Macereto (MC), camminata di Alpinismo Molotov durante la festa «Diverso il suo rilievo», 3 giugno 2018, fotografia di Michele Massetani.

Nuova fase, nuova pagina di presentazione. Di quelle che sui blog si aprono cliccando «About» o «Chi siamo». Ché molte e molti ancora non sanno, o non si orientano, o vogliono avere il «quadro della situazione». Buona lettura e buone ricerche.
También en castellano. Also in English. En français aussi.

A proposito del Po in secca, dell’«emergenza idrica» e di come raccontare quel che sta accadendo

Questa foto è del 2017.

Ci investe l’ennesima ondata di immagini del Po in secca, e ogni volta i media fingono stupore. Si parla di «emergenza idrica», ma l’espressione evoca uno stato di improvvisa eccezionalità ed è perciò falsante, sottilmente eufemistica e diversiva.

Ricordiamo che il futuro del Po, del suo delta, delle terre che circondano il suo corso tra Emilia e Veneto è proprio il tema del progetto Blues per le terre nuove, che Wu Ming 1 ha descritto qui.

Ricordiamo l’apparente paradosso di quel territorio: la siccità, insieme alla subsidenza del suolo e ad altre dinamiche in corso, agevola l’ingresso dell’Adriatico, che nel frattempo si innalza per lo sciogliersi dei ghiacci polari. La mancanza d’acqua prefigura un mondo sommerso. Di questo non parla nessuno. Riportiamo alcuni stralci del testo linkato sopra:

«L’Adriatico reclama già la costa. Ogni tanto divora decine di metri di spiaggia in un sol colpo irrompendo negli stabilimenti balneari. Lo fa sempre più spesso. In una di quelle occasioni, nell’inverno 2018, sul quotidiano La Nuova Ferrara ho letto l’ossimoro “fenomeni eccezionali sempre più ricorrenti”.

L’Adriatico reclama i corsi dei fiumi. Il Po è indebolito dalla siccità, dalla scomparsa dei ghiacciai e nevai alpini, dall’incuria… Durante l’estate il mare è più alto e più forte, e risale il fiume per chilometri e chilometri, creando problemi all’agricoltura – con quell’acqua non puoi irrigare i campi – e pericoli per la falda potabile. Nel 2017 l’intrusione ha toccato i diciotto chilometri, superando l’asta della Romea. Il record risale però al 2006, quando l’ingressione fu di trenta chilometri e mandò in tilt l’acquedotto di Taglio di Po. Dai rubinetti usciva acqua salata. Prosegui la lettura ›

Attenzione: la proiezione bolognese di A noi rimane il mondo trasloca al cinema Jolly


La proiezione bolognese di A noi rimane il mondo è spostata dal cinema Lumière al cinema Jolly, via Marconi 14 (per i foresti: poche centinaia di metri di distanza). L’orario resta uguale, le 18:30 di oggi.

Al Lumière c’era già il tutto esaurito ma continuavano ad arrivare richieste, così la direzione del Biografilm Festival ha optato per il Jolly, che è molto più capiente. È quindi ancora possibile comprare il biglietto in prevendita e probabilmente anche alla cassa.

Per chi invece non può venire, ricordiamo che il documentario di Armin Ferrari sarà disponibile sulla piattaforma MyMovies.it, nella sezione del Biografilm, per tre giorni a partire dalle h.19 di domani, 13 giugno.

Per quanto riguarda possibilità di vederlo nel resto d’Italia, altri festival a parte, dipenderà anche dall’esito del crowdfunding di Altrove Films.

Al termine ci si sposterà in piazzetta Pasolini, al BiograBook, dov’è confermata la chiacchierata post-visione con esponenti di Resistenze in Cirenaica, Alpinismo Molotov e Nicoletta Bourbaki.

UFO 78 e altre storie: lavori in corso, eventi, stato dell’arte nel giugno 2022

Due titoli sulla stessa pagina: «È ancora possibile salvare Moro? Scontri per il piano Craxi» e «Un Ufo su Milano – rapporto ufficiale». UFO 78

Corriere d’informazione, 3 maggio 1978.

Dopo il punto della situazione pubblicato nel febbraio scorso, è di nuovo il momento di aggiornare lettrici e lettori sui vari progetti e lavori in corso, e di annunciare le date dei nostri prossimi impegni pubblici.

UFO 78

Finalmente, dopo anni di lavoro – in particolare l’ultimo anno intensissimo – il 26 maggio scorso abbiamo consegnato all’Einaudi la stesura finale del nostro romanzo UFO 78. «Finale» almeno per quanto riguarda questa fase, perché ora se ne apre un’altra, seppure più breve: sul testo si continuerà a lavorare nella versione redatta e impaginata. Al nostro imprimatur mancano ancora settimane di rilettura e revisione. La data d’uscita indicativa è il 10 ottobre 2022.

UFO 78 sarà il primo romanzo collettivo di Wu Ming del nuovo decennio, che è il quarto di attività del nostro ensemble, dato che cominciammo a scrivere Q alla fine del 1995. Dall’ultimo romanzo scritto a ranghi completi sono passati svariati anni, compresi due di pandemia che abbiamo vissuto in direzione ostinata e contraria.

Per noi è un’uscita cruciale, una tappa che riafferma e rilancia il nostro progetto letterario. Ci auguriamo di ritrovarvi anche a quest’appuntamento. Prosegui la lettura ›

A proposito di una notizia falsa sul nostro conto

I dolori del giovane Raul.

[Aggiornamento h.15:27 03/06/2022: nell’edizione on line dell’intervista il passaggio in cui eravamo tirati in ballo (noi e… Kafka) è stato espunto. Ci dicono che su Facebook Montanari ha riconosciuto di aver «infilato nell’intervista un errore» e annunciato che domani l’edizione cartacea del Corriere–Bergamo pubblicherà una rettifica. Noi siamo a posto così. WM]

In un’intervista rilasciata all’edizione bergamasca del Corriere della Sera il collega scrittore Raul Montanari, parlando dei fatti suoi, ha inspiegabilmente sentito l’impulso di tirare in ballo noi, totalmente a sproposito, attribuendoci una fantomatica richiesta che avremmo fatto non si capisce quando al Salone del libro di Torino:

«A me sta avvelenando la vita, il politicamente corretto, non mi sento più libero di fare una rappresentazione del femminile nelle cose che scrivo, come lo ero vent’anni fa. Mi pongo problemi, devo andare con il bilancino, cerco di equilibrare. Nel caso di Nori la cosa più grottesca è che hanno cercato di imporgli di parlare di autori ucraini accanto a quelli russi, per tenere il corso. Anni fa successe una cosa del genere al Salone del Libro, quando Wu Ming protestò contro gli autori israeliani, chiedendo che venissero ospitati anche autori palestinesi. Ma, insomma, mettere gli autori palestinesi accanto a Kafka o ad altri grandi autori ebrei non aveva alcun senso. E, mi tocca precisarlo, sono tutto meno che un sionista.»

La circostanza è inventata di sana pianta. Prosegui la lettura ›

A noi rimane il mondo, il documentario di Armin Ferrari sulla Wu Ming Foundation, in concorso al Biografilm Festival di Bologna

A noi rimane il mondo, la locandina

La locandina di A noi rimane il mondo realizzata da Edgar Caracristi. Clicca per ingrandire. Dedicata a Franc Žnidaršič, Janez Kranjc, Franc Škerbec, Feliks Žnidaršič ed Edvard Škerbec, vittime dell’imperialismo italiano.

Che si stava girando un documentario sulla Wu Ming Foundation lo abbiamo annunciato per la prima volta nel dicembre 2020. Il titolo era già A noi rimane il mondo, una delle ultime frasi dell’epilogo di Q:

«L’Europa è finita. Ora che si sono messi d’accordo ricominceranno a farsi la guerra, coltivando il sogno di una barbara supremazia. A noi rimane il mondo.»

Due mesi dopo, nel febbraio 2021, abbiamo pubblicato su Giap un racconto in due puntate dell’ideatore, autore e regista, Armin Ferrari: una sorta di “giornale di bordo”, un auto-reportage.

Dal racconto di Armin è passato più di un anno. Oggi il documentario è pronto e ha per sottotitolo Sui sentieri della Wu Ming Foundation. Noi figuriamo senza apparire, come voci fuori campo, in qualità di intervistati e accompagnatori lungo i sentieri di cui sopra. Che spesso erano letteralmente sentieri, di montagna o di pianura, alcuni già noti, altri seguiti a usta. A camminare con noi e con la troupe, nostre collaboratrici e collaboratori, esponenti di Alpinismo Molotov, Nicoletta Bourbaki, Resistenze in Cirenaica, Bhutan Clan e altri sodalizi e progetti.

Abbiamo visto il doc in anteprima e possiamo dire che il tentativo – difficilissimo – è riuscito. E infatti… Prosegui la lettura ›