Il Resto del Carlino lo soprannominò “L’Arabo di Persiceto”, anche se in verità era nato a Sala Bolognese, e a San Giovanni in Persiceto ci si era trasferito solo per fare il muratore. Si chiamava Augusto Masetti, era cittadino italiano, ma per i giornalisti del Carlino doveva essere arabo, per forza, com’erano arabi i nostri nemici di cent’anni fa. Anzi, a voler essere precisi, nel 1911 i nemici dell’Italia non erano proprio arabi, ma turchi, perché lo “scatolone di sabbia” che oggi chiamiamo Libia, allora faceva parte dell’Impero Ottomano. Prosegui la lettura ›
Abbandonare le illusioni su Bologna, immaginare un nuovo tempo
[Giorno di sciopero generale. Oggi a Bologna, come in tante altre città, ci saranno cortei, comizi, blocchi stradali etc. Nelle stesse ore, Maroni viene a sostenere il candidato sindaco della destra (il leghista Manes Bernardini). Noi saremo per strada, e quando ci capiterà tra le mani un microfono o un megafono, leggeremo questo:]
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Nei giorni scorsi, qualcuno ha detto che Maroni, a Bologna, non è il benvenuto.
A noi pare il contrario.
La Bologna di oggi è la città che fa per lui. Il suo razzismo è lo stesso di molti bolognesi.
Per settimane, la città è stata invasa da manifesti elettorali leghisti che incitavano all’odio verso gli stranieri, rappresentati come laidi, mostruosi, prevaricatori. Un’iconografia da Terzo Reich.
Nella Bologna del mito – bonaria, ospitale, circonfusa del suo alone rossastro – quei manifesti non sarebbero durati un giorno. Ci sarebbe stata una levata di scudi generale, come se qualcuno avesse imbrattato le foto dei partigiani di fianco al Nettuno. Ma quella Bologna non c’è più, e forse non c’è mai stata. Un elettore bolognese su tre si esprime a favore del candidato sindaco leghista. L’è ‘d Bulåggna, al s’ ciama Manes, l’à da èser un brèv ragazól. E’ giovane, è simpatico, si capisce quello che dice. Prosegui la lettura ›
Wu Ming 4 intervista Andrea Camilleri
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In occasione del Primo Maggio bolognese (quest’anno festeggiato senza CISL e UIL), Wu Ming 4 ha realizzato un’intervista ad Andrea Camilleri. Dura venti minuti ed è stata trasmessa in Piazza Maggiore, nello stand dei dibattiti, prima che iniziassero gli interventi della mattinata.
L’idea è stata quella di associare ad alcuni temi – diritti, lavoro, narrazione, etc. – delle citazioni letterarie e di lasciare nel montaggio finale soltanto le citazioni stesse, eliminando le domande. A Camilleri l’idea è piaciuta e così si è fatto. Il senso, ovviamente, è quello di rendere esplicito il legame tra letteratura e politica, nel senso più ampio di entrambi i termini. Prosegui la lettura ›
Wu Ming on the road, ultime date del 2011
Infine ci siamo. Queste sono le nostre apparizioni pubbliche di maggio e giugno, ovvero le ultime occasioni di vederci nel 2011. Dopodiché, il nostro “Never Ending Tour” si prenderà una pausa, forse non breve. Abbiamo bisogno di concentrarci sui progetti già avviati, di studiare e scrivere in regime “ora et labora”. Se continuiamo a girare come trottole, la fatica avrà il sopravvento. Ragion per cui, il calendario è chiuso. Per favore, non spediteci inviti, richieste, proposte etc. Le poche eccezioni alla regola sono già concordate da tempo. Quando saremo pronti a rimetterci in strada, vi avviseremo. Bene, adesso prendete nota: Prosegui la lettura ›
Toni Negri sull’autostrada, ovvero: tirannia del tempo e momento utopico
Il 19 aprile scorso Wu Ming 1 è intervenuto all’ incontro “Conflitto, rivoluzione, potere, immaginario”, organizzato a Roma dal collettivo Militant.
L’intento di Militant era gettare luce sul tema di un “immaginario comune” di sinistra, tra attivismo politico e lavoro artistico/intellettuale. L’idea era di sollecitare interventi molto diversi per impostazione e linguaggio, da parte di tre persone differenti per età, genere, percorsi di vita e attività “militante” nei rispettivi ambiti d’intervento. I relatori dovevano essere WM1, il collega – e nostro traduttore – Serge Quadruppani (proveniente dal mondo libertario e dell’ultragauche francese) e Geraldina Colotti (scrittrice, poetessa e redattrice del Manifesto, proveniente da esperienze di lotta armata e carcere duro). Prosegui la lettura ›
Anatra all’arancia meccanica. Che se ne dice in giro? – #AaAM
Oggi, secondo giorno di fiorile dell’anno CCXIX, offriamo ai nostri lettori una panoramica di recensioni e commenti su Anatra all’arancia meccanica.
Nelle prime settimane di avvistamenti in cielo e nei fiumi, i più disparati soggetti hanno risposto ai perentori “quack!” dell’incazzoso volatile. Alcune recensioni le avevamo già proposte/linkate nell’immediato, a inchiostro ancora tiepido sulle pagine del libro. Quivi proponiamo quelle del collettivo Militant, dello scrittore Nino G. D’Attis, del critico Renato Barilli (uscita sull’inserto TTL de La Stampa), di Mauro Trotta (uscita sul Manifesto), oltre a segnalare lo spin-off in stile Star Trek dello scrittore Angelo Ricci e l’articolata proposta cinematografica del blogger jumpinshark. Naturalmente, molte recensioni di lettori sono su Anobii, e se siete su Twitter, potete seguire l’hashtag #AaAM. Prosegui la lettura ›
Disintossicare l’Evento, ovvero: Come si racconta una rivoluzione?
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[Si conclude la pubblicazione su Giap degli interventi fatti da WM1 e WM2 alla UNC (University of North Carolina) di Chapel Hill, il 5 aprile scorso. Dopo quello di Wu Ming 1 (“Siamo tutti il febbraio del 1917, ovvero: A che somiglia una rivoluzione”), ecco quello di Wu Ming 2, che fa tesoro di molte discussioni svoltesi su Giap (a cominciare da quella sulle “narrazioni tossiche”).
Le versioni italiane di entrambi gli interventi sono disponibili in un unico pdf. Quelle in inglese in due pdf separati (vedi in calce a questo post).]
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A novembre dell’anno 2010, quando abbiamo proposto il titolo per questa conferenza [*], il problema di distinguere una rivoluzione da qualcos’altro non era di particolare attualità: lo avevamo scelto con un occhio alla nostra produzione di romanzi storici, dove abbiamo raccontato rivolte, rivoluzioni e guerre d’indipendenza.
Nel frattempo, però, i tumulti sono tornati di moda, come non accadeva da oltre vent’anni, e giornali e riviste sono inondati di articoli dove ci si chiede se in Tunisia o in Libia sia in corso una rivoluzione, se il Bahrein, l’Oman o la Siria ne conosceranno davvero una, e via discorrendo. Prosegui la lettura ›