O captain! Our captain! Emilio Salgari, 1911 – 2011

Il 25 settembre 1885, alla periferia di Verona, due giornalisti incrociarono le sciabole per ottenere soddisfazione delle offese che si erano lanciati dalle colonne di quotidiani concorrenti: L’Adige e L’Arena. In particolare uno dei due era stato accusato di millantare il grado di “Capitano di grande cabotaggio” senza averlo mai conseguito. Costui, un tipetto basso e agile, con ispidi mustacchi a manubrio, inflisse al rivale una lieve ferita alla tempia, che spinse i padrini a sospendere l’assalto. Il suo nome era Emilio Salgari, già noto ai lettori dei giornali veronesi come l’Ammiragliador, anche se, oltre a non essere certo ammiraglio, non era nemmeno mai stato capitano. Prosegui la lettura ›

I pilastri e la marea. Sulle rivoluzioni arabe e la guerra, prima di un viaggio in America

«Io suscitai e spinsi innanzi con la forza di un’idea uno di questi marosi (e non dei più piccoli), finché raggiunse e superò il culmine, e a Damasco si ruppe. Il riflusso di quell’ondata, respinto dalla resistenza degli oggetti investiti, fornirà materia all’ondata successiva, quando, compiuto il tempo, la marea monterà un’altra volta.»

Questo scriveva, all’indomani della Prima Guerra Mondiale, T.E. Lawrence nell’introduzione a I Sette Pilastri della Saggezza, l’opera in cui raccontava dall’interno l’esperienza della rivolta araba contro l’Impero Ottomano (1916-1918).
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Patria e morte. L’italianità dai Carbonari a Benigni

Ieri sera, nella gremita sala conferenze della Biblioteca comunale di Rastignano – è una frazione del comune di Pianoro (BO), ma sta subito a ridosso di Bologna ed è de facto un quartiere sud-est della città – Wu Ming 1 e Wu Ming 2 hanno parlato di: Risorgimento, Unità d’Italia, patria e tricolore, Inno di Mameli, Benigni a Sanremo, idiozie leghiste e neo-borboniche, “Italiani brava gente”, familismo amorale, avventure coloniali italiane del XIX e XX secolo, guerra di Libia, Tripoli bel suol d’Amore, l’exploit dell’anarchico Masetti alla caserma Cialdini di Bologna, manovre e “sabbiature” intorno all’Armadio della vergogna, crimini di guerra italiani in Africa e nei Balcani, Il leone del deserto e Fascist Legacy, Goodbye Malinconia di Caparezza, e chi più ne aveva più ne metteva. Prosegui la lettura ›

#Nucleare: ce tocca shit. Tanta e radioattiva

Gli “esperti” elargiscono con non-chalance la propria expertise, e vengono spesso alla ribalta in tempo di catastrofi. Si rischia la fusione dei noccioli nelle centrali giapponesi, quando soltanto ieri alcuni tra i servi mediatici del potere inumano che ci sovrasta si erano sbilanciati affermando che la vicenda giapponese (il fatto cioè che le centrali non fossero esplose tutte) era la dimostrazione che il nostro Paese aspettava per intraprendere la strada radiosa del nucleare: tutto a posto, e affanculo le cassandre. Prosegui la lettura ›

Giorgio Vasta e l’Anatra su Repubblica – #AaAM

Su La Repubblica di oggi, il collega Giorgio Vasta recensisce Anatra all’arancia meccanica. Parla di “corroborante, vitale visionarietà”. Na li, na li (“troppo buono” in cinese; se andate in Cina, non rispondete mai “Grazie” a un complimento). Ecco la recensione:

NELL’ITALIA ANNI ZERO, L’ANIMA DEL PRESENTE
“Anatra all’arancia meccanica”, i racconti scritti dai Wu Ming dal 2000 a oggi.
Dai resoconti tragicomici del mondo cinematografico alla narrazione che prende le mosse dai fatti di cronaca: la scrittura che si confronta con quel decennio utilizza stili differenti

Per passare al setaccio il tempo presente occorre un crivello raffinato in grado di filtrare e rendere riconoscibili i diversi materiali che danno forma alla nostra contemporaneità. Prosegui la lettura ›