Scarica il nostro romanzo Proletkult (Pdf, ePub, Mobi, azw3)

Proletkult

Immagine di Riccardo Falcinelli, ispirata al poster «Risplendi, nostra costellazione!» [Сияй, наше созвездие!] realizzato dal sovietico Viktor Votrin nel 1966. In questa versione, satelliti e razzi evocano i modelli esibiti nella «Prima esposizione mondiale di apparecchi e macchine interplanetarie», Mosca, 1927.

Dopo un lungo intervallo – dovuto in parte alle note vicissitudini – da oggi riprendiamo l’aggiornamento della sezione «Download», rendendo finalmente disponibile in vari formati elettronici Proletkult, il nostro romanzo «sovietico» uscito per Einaudi nel 2018.

Romanzo che nel frattempo è stato pubblicato anche in catalano da Tigre de Paper e in castigliano da Anagrama, e ci fa molto piacere il successo di critica e pubblico che sta avendo nello stato spagnolo e in alcuni paesi dell’America Latina.

Cogliamo dunque l’occasione per segnalare, in calce all’usuale florilegio di recensioni italiane, un pugno di reseñas iberiche e transatlantiche.

Hanno scritto di Proletkult:

«Da un lato c’è l’autunno terminale di Bogdanov (e sullo sfondo tra la folla dei figuranti si vedono i segni della prima glaciazione staliniana), dall’altro l’irruzione di una revenant, fragile e ostinata silfide dell’utopia, che sembra direttamente uscita dalle pagine di Stella rossa nei modi di una promessa di umana alterità o di un pegno poetico.
Le due sequenze si incontrano, si armonizzano senza tuttavia contaminarsi come accade di regola nelle misture postmoderne. Lo stile è sobrio, controllato e scandito dal ritmo equanime che è la cifra di Wu Ming. Vi si irradia l’eco di un conflitto secolare, i riflessi tuttora persistenti di un grande bagliore, le fisiche ustioni di quanto fu detto “il sogno di una cosa”, se non altro a ricordarci che noi non viviamo, qui e ora, nel migliore dei mondi possibili.» (Massimo Raffaeli, Il Venerdì di Repubblica) Prosegui la lettura ›

La Q di Podqast 7: «Leggete Nanni Balestrini» (sono passati due anni spaccati)

Nanni Balestrini

Nanni Balestrini, 2 luglio 1935 – 19 maggio 2019. Voci di enciclopedie on line indicano come data della sua morte il 20 maggio. In realtà l’annuncio di Derive Approdi – sua casa editrice «d’elezione» – è del giorno prima: «È con tristezza e dolore che informiamo della scomparsa di Nanni Balestrini. Una scomparsa, non solo per noi, incolmabile.»

La settima puntata de La Q di Podqast prende il titolo da una famosa scritta murale: «Leggete Nanni Balestrini». È infatti dedicata al grande poeta, scrittore, artista visivo e intellettuale rivoluzionario, nel secondo anniversario della sua morte *.

Il “gancio” è il lungo omaggio reso da Wu Ming 1 a Balestrini ne La Q di Qomplotto. Ci riferiamo, ovviamente, ai capitoli che chiudono la prima parte del libro: «La virulenza illustrata» e «Burnout».

A dialogare con WM1 di questo – nonché di tecniche narrative, di ibridazioni letterarie, di autofiction e altro – è lo scrittore triestino Andrea Olivieri, autore di uno degli «oggetti narrativi non-identificati» più interessanti degli ultimi anni: Una cosa oscura, senza pregio (Alegre, 2019).

Quasi tutte le opere di Nanni Balestrini sono state riedite negli ultimi anni da Derive Approdi in una collana dedicata. Un enorme lavoro di ricostruzione di una vita letteraria, di memoria pubblica della letteratura, di lotta culturale.

Come sempre la puntata è su Vimeo, sul canale YouTube delle Edizioni Alegre (che per le note ragioni di degoogling non linkiamo) e, solo audio, su archive.org e su Apple Podcasts. Prosegui la lettura ›

La Q di Podqast 6: «Emergenze», con WM1 e Wolf Bukowski + Calendario presentazioni maggio-giugno 2021

La Q di Podqast 6, EmergenzeÈ on line la sesta puntata de La Q di Podqast, intitolata «Emergenze», ed è la prima registrata live, in un luogo all’aperto: il parco di Villa Angeletti a Bologna. Lì, giovedì 7 maggio, Wu Ming 1 si è incontrato con Wolf Bukowski, saggista e scrittore, collaboratore fisso di Giap, autore di diversi libri tra cui La buona educazione degli oppressi, Alegre, 2019.

La conversazione tra Bukowski e WM1 è incentrata sui temi del «panico morale», delle politiche securitarie nelle città e dell’emergenza perenne come metodo di governo nell’epoca neoliberista. Si parte da una comparazione tra il Satanic Panic negli USA degli anni Ottanta e la campagna sulla «Tolleranza Zero» durante il mandato di Rudy Giuliani come sindaco di New York (1993-2001). Si prosegue attualizzando quelle linee, sempre con un occhio a quanto appena successo con l’emergenza-pandemia. Di fatto, è anche un dialogo tra i due libri, La Q di Qomplotto e La buona educazione degli oppressi.

[A proposito, dopo aver ascoltato la conversazione, consigliamo di leggere quest’articolo di Federico Di Vita sul «decoro» nelle città in prospettiva post-pandemica.]

La puntata, come sempre, è su Vimeo, su YouTube – che non linkiamo, in ottemperanza al degoogling di questo blog – e, solo audio, su Internet Archive, su Apple Podcasts, e chi vuole può prendere direttamente il feed e farci quel che preferisce. Prosegui la lettura ›

Uno sputnik costruito in garage: I Quaderni di Arda #2

Uno sputnik costruito in garage… è entrato in orbita. È l’immagine più adatta per definire questa rivista, che battezza il suo numero 2, quello del 2021.

Per spiegare la metafora bisogna considerare alcuni elementi. Sia il #1 sia questo #2 de «I Quaderni di Arda» contengono gli atti di convegni tenutisi all’Università di Trento (rispettivamente nel 2017 e nel 2020), promossi dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, con l’aggiunta di alcuni contributi extra. Tanto gli interventi dei relatori quanto quelli aggiunti ex post nascono da un melting pot di studiosi professionisti (la maggior parte italiani e alcuni stranieri) e studiosi dilettanti (alcuni membri del Gruppo di Studi dell’AIST altri no), cioè dall’incontro tra studio accademico e passione “da fan”. Il risultato è una grande varietà d’approcci.

Accanto a studi filologici, stilistici, storico-letterari, si trovano articoli sui punti di contatto tra Tolkien e la narrativa fantascientifica e horror, sulle traduzioni delle sue storie attraverso le arti grafiche e la musica, sugli sviluppi transmediali del racconto tolkieniano o sulle mappe come supporto fondamentale alla “sub-creazione” di mondo. Si va dalla filologia germanica, alle recensioni di saggi e cataloghi, all’indagine sulla fan fiction, abbattendo qualunque barriera architettonica che possa porsi in mezzo, eccetto quella della serietà d’approccio. Prosegui la lettura ›

Speciale La Q di Qomplotto: Il manifesto, La Q di Podqast 5 («Mitologie»), Tlon, la Francia, le presentazioni già fissate

La paginata del manifesto.

Il manifesto di stamane spiattella a pagina intera una recensione de La Q di Qomplotto firmata da Giuliano Santoro.

La definizione di Wu Ming come «corpo estraneo con cui l’industria culturale si trova costretta, spesso suo malgrado, a fare i conti» ce la tatueremmo sul culo. Di tale corpestraneità andiamo fieri, come della costrizione che – col semplice nostro esistere e scrivere – ci troviamo ancora a esercitare dopo tutti questi anni.

Nell’ultimo capoverso Santoro sintetizza molto bene la proposta del libro in tema di superamento del debunking:

«Nell’era del realismo capitalista, i complotti producono l’effetto magico (e perverso) di incantare. Ma l’idea di voler riportare alla squallida realtà di tutti i giorni chi ha trovato l’appiglio di una narrazione cospirazionista produrrà l’effetto contrario. Ecco: il cospirazionismo è una forma perversa di fascinazione che serve sempre a rafforzare il sistema invece che a combatterlo. Per togliergli spazio occorre escogitare forme radicali e (diremmo noi) materialiste di re-incanto. Servono narrazioni che traccino connessioni in maniera trasparente e orizzontale, che non contengano manipolazioni e non disegnino rapporti di potere. C’è bisogno di raccontare storie, sostiene Wu Ming 1, che incantino e che al tempo stesso mostrino i “punti di sutura” […] Abbiamo bisogno di “storie complesse, concepite per essere abitate a lungo”».

È on line la quinta puntata de La Q di Podqast, intitolata «Mitologie». A condurla è lo storico e filosofo Enrico Manera, studioso di teorie del mito e autore di diversi saggi sul pensiero di Furio Jesi (1941-1980) – tra cui la monografia Furio Jesi. Mito, violenza, memoria (Carocci, 2012) – oltreché studioso dell’opera letteraria e semiologica di Umberto Eco. Nel 2018 ha dedicato al trentennale de Il pendolo di Foucault un articolo uscito su Giap col titolo «La superstizione porta sfortuna». Prosegui la lettura ›

I due Maraun, ovvero: il nazista e il suo doppio. A proposito di un libro tossico

Uno dei due Maraun. Un raffinato, una gran testa. L’altro Maraun è quello vero.

di Mr. Mill
con una premessa del gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki *

«Il partito nazionalsocialista sfruttava a proprio favore la paura della gente verso gli ebrei e nei confronti del Comunismo, accrescendo non di poco le proprie adesioni. Gli ebrei tedeschi di quel periodo erano effettivamente più istruiti e meglio retribuiti della media della popolazione e chi non era ebreo li percepiva come sfruttatori di stato. I nazisti, inoltre, con il loro modello di stato sociale, eliminando la disoccupazione, incrementando i lavori pubblici, reprimendo il crimine, distribuendo contributi familiari e sovvenzioni per l’agricoltura, riuscirono a conquistare la quasi totalità del popolo tedesco. Il NSDAP fu il primo grande partito popolare in Germania che coese il proprio popolo come non mai, aumentandone l’autostima, offrendo benessere e generando una tale forza di integrazione mai esistita prima di allora. Oltre a tutto ciò, il Nazionalsocialismo pretendeva ci fosse sempre un colpevole esterno per i problemi del paese: il capitale straniero, i banchieri ebrei, i bolscevichi russi, la Borsa di Londra ecc. In sostanza, i nazisti non sostenevano l’altrui inferiorità, ma il fatto che i tedeschi fossero di gran lunga superiori a tutti gli altri, e questo pensiero, quello di appartenere a una razza di superuomini, univa ricchi e poveri.» (Andrea Cominini, Il nazista e il ribelle)

Nei giorni scorsi, sul suo blog, Mr Mill ha recensito il libro di Andrea Cominini, Il nazista e il ribelle. Una storia all’ultimo respiro, pubblicato da Mimesis con una prefazione di Mimmo Franzinelli.

A queste latitudini, Mr Mill è di casa: giapster di lungo corso, componente tra i più infaticabili del gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki e del collettivo Alpinismo Molotov, è un pilastro della Wu Ming Foundation. Se oggi ripubblichiamo qui su Giap la sua recensione, però, non è per via del curriculum vitae di chi l’ha scritta. La ripubblichiamo perché è una riflessione importante, che va ben al di là del contenuto del libro di Cominini. Quel libro è un caso, e come tale va studiato. Un caso che, come tanti altri, rivela una tendenza più generale di certi lavori sulla storia (ci sembra eccessivo chiamarli tout court “storiografici”, come diremo tra poco). Prosegui la lettura ›

Il gioco delle tre dighe. Grandi Opere e «Partecipazione» al porto di Genova.

Le torri di Msc al porto di Genova

[WM: A ritmo serrato di Recovery si annunciano in questi giorni devastanti Grandi Opere, compreso quel bolo indigerito del berlusconismo che è il ponte sullo stretto di Messina. Nel contempo si affinano i già noti strumenti di cattura del consenso e marginalizzazione del dissenso, primo tra tutti quel «dibattito pubblico» di cui ci siamo già occupati a proposito del Passante di Bologna. A Genova, in occasione di una nuova diga del porto al servizio degli oligopoli del trasporto merci, si celebra il primo «débat public» dell’era (post?)covid. E alcuni dei protagonisti sono esattamente gli stessi. Com’era quella frasetta? «Nulla sarà più come prima»? Buona lettura.]

di Wolf Bukowski *

Lo scorso febbraio ho scritto per Internazionale del proliferare di magazzini e infrastrutture logistiche nella pianura bergamasca. Ognuna delle storie di cemento e autostrade che avevo incontrato da quelle parti rimandava a un altrove. Un altrove lontano, com’erano i luoghi in cui le merci erano prodotte, e un altrove prossimo, come il porto in cui le merci, raccolte in container, approdavano. Il tabernacolo della logistica, il luogo sacro della sua produzione di valore, si manifestava ancora una volta come radicato nell’altrove. E infatti stanarlo, precipitarlo almeno temporaneamente a un qui preciso – per esempio bloccando una rotonda o l’accesso a un magazzino – si era dimostrato il solo modo modo efficace per contrastarne lo strapotere.

Con questi pensieri in testa compulsavo i progetti del magazzino «intermodale» di Medlog nel comune di Cortenuova. Medlog è la società di logistica di Msc, secondo operatore al mondo nel trasporto merci marittimo. Il suo magazzino bergamasco era un esempio di quella che un utilissimo podcast di ReCommon indica come «fagocitazione» dell’intera catena logistica da parte dei giganti dello shipping. Dagli oceani fino a terra, fin nelle strade provinciali della bassa Bergamasca, potenzialmente fin sotto casa tua. Prosegui la lettura ›