#ScheggeDiShrapnel e fucilazioni a Nord Est. Da Marano Vicentino a Marano di Valpolicella, passando per Noventa Padovana.

Giovedì 30 novembre, all’Auditorium Comunale di Marano Vicentino, il Wu Ming Contingent suonerà dal vivo Schegge di Shrapnel, lo spettacolo di parole e musica collegato a L’invisibile ovunque e composto a partire da diari, testimonianze, cartelle cliniche e poesie scritte durante la Prima Guerra Mondiale.

Tra i testi proposti, ci sarebbe stato bene anche questo articolo de L’Avanti!:

«Noventa di Padova, 3.11.1917 ore 16.30 circa. Il generale Graziani di passaggio vede sfilare una colonna di artiglieri da montagna. Un soldato, certo Ruffini di Castelfidardo, lo saluta tenendo la pipa in bocca. Il generale lo redarguisce e riscaldandosi inveisce e lo bastona. Il soldato non si muove. Molte donne e parecchi borghesi sono presenti.

Un borghese interviene e osserva al generale che quello non è il modo di trattare i nostri soldati. Il generale, infuriato, risponde: “Dei soldati io faccio quello che mi piace” e per provarlo fa buttare contro un muricciuolo il Ruffini e lo fa fucilare immediatamente tra le urla delle povere donne inorridite.

Poi ordina al T. colonnello Folezzani (del 280 artiglieria campale) di farlo sotterrare: “È un uomo morto d’asfissia” – e, salito sull’automobile, riparte. Il T. colonnello non ha voluto nel rapporto [porre] la causa della morte. Tutti gli ufficiali del 280 artiglieria campale possono testimoniare il fatto.»

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Westworld alla Bolognaise. Viaggio a #FICO, parco distopico farinettiano, prima puntata

FICO

di Wolf Bukowski

Il cemento prima o poi fa presa. Quelle che sembravano solo linee e campiture sulla carta, o fantasie in 3D dei virtuosi del rendering, diventano parcheggi, strade, osceni parallelepipedi. Il verde diventa green, cioè grigio, e il giorno dell’inaugurazione i palloncini colorati sventolano su in alto, vicino alle insegne.

Succede il 9 novembre in via Larga, periferia est di Bologna. L’autobus 14c su cui mi trovo rallenta straordinariamente e poi si ferma, come se il traffico del giovedì mattina gl’incollasse le ruote a terra. Quando intuisco che si tratta di qualcosa di più di un comune ingorgo chiudo il libro che ho in mano, vado dall’autista e gli domando che cosa stia succedendo.

– C’è qualcosa… là in fondo. Ci sono i vigili.
– Un incidente? Prosegui la lettura ›

Te lo si ascolta noi com’è che andò! L’#ArmatadeiSonnambuli a teatro e alla radio

Léo Modonnet circondato dai muschiatini.

Léo Modonnet circondato dai muschiatini. Tutte le foto usate in questo post sono di Claudia Nuzzo.

Le lettrici e i lettori di Giap sanno già che il 3, 4 e 5 novembre scorsi, al Teatro Nuovo di Napoli, è andata in scena L’Armata dei Sonnambuli. A questa produzione di Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro abbiamo dedicato diversi post.

L’idea di portare L’Armata a teatro in una veste straniata e con una produzione ambiziosa è stata di Andrea de Goyzueta.
Il lavoro di drammaturgia, davvero sorprendente per chi conosce già il romanzo e può fare «ingegneria inversa», è di Linda Dalisi.
La regia è di Pino Carbone, che ha spinto gli attori in un territorio estremo, dopo averli spogliati, lasciati letteralmente in braghetta.
La scenografia quasi da concerto rock è di Luigi Ferrigno. I costumi sono di Anna Maria Morelli, l’idea sembra quella di una tromba d’aria che ha investito un guardaroba del Settecento sparpagliando e sbrindellando tutto, dopodiché gli attori hanno raccolto e messo da parte, e ogni tanto ripescano qualcosa: un colletto, una parrucca, una palandrana…
Le musiche sono state composte da Fabrizio Elvetico, che ha lavorato su Paganini, e Marco Messina (99 Posse), che ha usato persino un coro registrato durante una manifestazione in Val di Susa: «Tout le monde deteste la police». Prosegui la lettura ›

#Predappio Toxic Waste Blues. Terza e ultima puntata

Dettaglio dalle tavole del progetto museografico per l’ex-Casa del Fascio di Predappio: l’«installazione morfica».

Note su Predappio, il progetto di museo nell’ex-Casa del Fascio, i monumenti, la violenza neofascista, la Legge Fiano e altro

di Wu Ming 1

[Se non hai letto le prime due puntate, sono qui: 1 – 2]

INDICE DELLA TERZA PUNTATA

6. Il metodo e il (de)merito

7. Generatore automatico di clichés «post-antifascisti»
  • 7a. Genesi della submacchina
  • 7b. «Il fascismo è finito settant’anni fa»
  • 7c. «Troppo a lungo si è taciuto di…»
  • 7d. «Il fascismo ha fatto anche cose buone»
  • – Le politiche sociali
  • – «Non c’era criminalità»
  • – «Le cose funzionavano»
  • – La bonifica dell’Agro Pontino
  • – Guarda che bella la Casa del Fascio
8. Architettura e monumenti del regime: un dibattito falsato

9. Un progetto museografico ambiguo e sciatto
  • 9a. L’importanza di tenere il culo in strada
  • 9b. Il mostro della lacuna nera
  • 9c. Se c’è qualcosa che non c’entra è la Germania

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Antifascismo e anticapitalismo nell’Italia di oggi. Note sul conflitto surrogato e quello vero

antifascismo

[Un’anticipazione del capitolo 6 di Predappio Toxic Waste Blues. Fa parte della terza e ultima puntata, che uscirà mercoledì 15 novembre, ma è leggibile autonomamente. Le prime due puntate sono qui. Buona lettura.]

di Wu Ming 1

È orribile doversi occupare dei fascisti, di chi li sdogana, di chi li corteggia, di chi ci beve lo spritz assieme. Si vivrebbe meglio, senza tutti costoro, senza doverne scrivere. Negli anni scorsi, in effetti, molti hanno proposto di ignorarli: non ragioniam di lor ma guarda e passa, «non abbassiamoci al loro livello», «se li contesti gli fai pubblicità» ecc. Una fallacia logica dietro l’altra, per una linea di condotta nefasta.

«Non mi abbasso al loro livello». Come i bimbi che si coprono gli occhi e credono che, così facendo, il mondo intorno scompaia. Mentre non si ragionava di lor, i fascisti suonavano il piffero e si tiravano dietro la gente. Lasciando fare i fascisti  o addirittura isolando chi li contrastava, magari ripetendo, senza capirla minimamente, una frase di Pasolini sul «fascismo degli antifascisti»  si è permesso loro di allargarsi e conquistare spazi. Prosegui la lettura ›

#Hevalen. Perché sono andato a combattere l’#ISIS in #Siria. Con il libro di Davide Grasso ritorna la collana #QuintoTipo

Copertina di Hevalen

Hevalen, di Davide Grasso. Clicca per aprire la copertina completa, con quarta e risvolti (pdf).

Siamo fieri di annunciare l’imminente uscita di Hevalen di Davide Grasso, decimo libro di Quinto Tipo, la collana diretta da Wu Ming 1 per le Edizioni Alegre.

Questo libro ha una storia che vale la pena conoscere. Ve lo si conta noi, com’è che andò.

Nel settembre 2016 appare in rete e comincia a circolare un perturbante video girato in Siria.

Sferzato dal vento del deserto, un italiano — uniforme mimetica, kalashnikov in mano, volto coperto da una cemedanî (la kefiah curda) — si presenta come volontario internazionale arruolato nelle Forze Siriane Democratiche e racconta, con lieve accento piemontese, della rivoluzione in Rojava e della guerra contro Daesh. Non dice il proprio nome, perché per ovvie ragioni tutte le combattenti e i combattenti delle forze di liberazione curde — come del resto i nostri partigiani nel 1943-45 — operano sotto pseudonimo, il cosiddetto «nome di battaglia». Il suo, scopriremo, è «Tirej». Prosegui la lettura ›