#Hevalen. Perché sono andato a combattere l’#ISIS in #Siria. Con il libro di Davide Grasso ritorna la collana #QuintoTipo

Copertina di Hevalen

Hevalen, di Davide Grasso. Clicca per aprire la copertina completa, con quarta e risvolti (pdf).

Siamo fieri di annunciare l’imminente uscita di Hevalen di Davide Grasso, decimo libro di Quinto Tipo, la collana diretta da Wu Ming 1 per le Edizioni Alegre.

Questo libro ha una storia che vale la pena conoscere. Ve lo si conta noi, com’è che andò.

Nel settembre 2016 appare in rete e comincia a circolare un perturbante video girato in Siria.

Sferzato dal vento del deserto, un italiano — uniforme mimetica, kalashnikov in mano, volto coperto da una cemedanî (la kefiah curda) — si presenta come volontario internazionale arruolato nelle Forze Siriane Democratiche e racconta, con lieve accento piemontese, della rivoluzione in Rojava e della guerra contro Daesh. Non dice il proprio nome, perché per ovvie ragioni tutte le combattenti e i combattenti delle forze di liberazione curde — come del resto i nostri partigiani nel 1943-45 — operano sotto pseudonimo, il cosiddetto «nome di battaglia». Il suo, scopriremo, è «Tirej». Prosegui la lettura ›

#Predappio Toxic Waste Blues. Seconda puntata (di 3)

Welcome to Predappio

Welcome back!

Note su Predappio, il progetto di museo nell’ex-Casa del Fascio, i monumenti, la violenza neofascista, la Legge Fiano e altro

di Wu Ming 1

[Se non hai letto la prima puntata,  eccola qui.]

INDICE DELLA SECONDA PUNTATA
1. In marcia verso il museo
2. Frassineide

«Durante la presentazione dei diari di Mussolini a Predappio, quando uno dei relatori ha consigliato a un altro di non sentirsi in dovere di essere sempre, in ogni momento, antifascista […] dal settore della sala dove c’erano sindaco e consiglieri è partito un forte applauso, l’unico a scena aperta.» Fondazione Alfred Lewin *

«I frammenti del nostro passato occidentale, culturale e ideologico, di cui il fascismo si servì per i propri scopi, sono pronti e attendono ancora di essere plasmati in una nuova sintesi, anche se in modo diverso. Il nazionalismo, la forza essenziale che in primo luogo rese possibile il fascismo, non solo sopravvive ma acquista vigore: è sempre la principale forza coesiva tra i popoli e le nazioni. Quegli ideali di politica di massa su cui il fascismo costruì il suo stile politico sono vivissimi, pronti ad assorbire e a sfruttare i miti idonei.» George L. Mosse **

«Mi pare che scegliere Predappio [per un museo del fascismo] sia proprio andare in cerca di rogne.» Mario Isnenghi ***

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L’avventura di adattare #Q per il cinema

La più recente edizione tedesca di Q.

[Dopo il contributo di Giaime Alonge pubblicato il 9 ottobre scorso, prosegue e si conclude il racconto di quando, una manciata di anni fa, due sceneggiatori adattarono Q per un film poi rimasto nel cassetto.]

di Alessandro Scippa *

È stata un’opportunità straordinaria quella di poter lavorare all’adattamento di un romanzo di culto come Q. Io e Giaime sapevamo sin dall’inizio che non sarebbe stata un’impresa da prendere sottogamba: per le attese che da subito abbiamo sentito sulle spalle, per la difficoltà di adattare un romanzo fiume e ridurlo in un film di un paio d’ore, come ha già ben raccontato da Giaime, lavorando per di più senza un regista accanto, come invece eravamo abituati.

Quello che non sapevamo era che il film non si sarebbe fatto e il nostro sarebbe stato l’ennesimo tentativo non andato in porto, sulla scia di quanto raccontato dai Wu Ming in Benvenuti a ‘sti frocioni 3 [Scarica il racconto in pdf]. Prosegui la lettura ›

L’incendio in #Valsusa raccontato da dentro

Da Mompantero, oggi. Incendio domato da due giorni, nell’aria c’è ancora il fumo.

di Davide Gastaldo *

Domenica 29 ottobre, h. 4:40.
– Tocca a noi, ci sono i vigili del fuoco.
– Ok.
– Io prendo zia, cane e gatto,  attacco le gomme dell’acqua e chiudo il gas nostro e dei vicini, tu fai due borse con l’essenziale.
– Ok.
Nelle borse, oltre a un po’ di biancheria trovo: il mio vestito del matrimonio, il pelouche che mia moglie teneva nel letto da piccola, una trousse di trucchi, i passaporti…
Poco importa, tanto nella fretta spediamo il tutto fuori valle con zia e bestiole, e restiamo sfollati senza un paio di mutande di ricambio.

La Valsusa bruciava da una settimana, il lato orografico sinistro, da Foresto fino a Rubiana era un rogo che si spostava sulle ali di un vento bastardo, con raffiche fino a 100 kmh in direzione nord-ovest, ma con mulinelli ascensionali e brusche svolte. Prosegui la lettura ›

#Predappio Toxic Waste Blues. Prima puntata (di 3)

La Casa del Fascio di Predappio

Predappio. La Casa del Fascio (e «dell’Ospitalità», welcome!). Fotografia di Jadel Andreetto. Clicca per ingrandire.

Note su Predappio, il progetto di museo nell’ex-Casa del Fascio, i monumenti, la violenza neofascista, la Legge Fiano e altro

di Wu Ming 1

INDICE DELLA PRIMA PUNTATA

1. Bennywise (20 settembre 2017, mercoledì)
2. Come si è arrivati a questo?
3. La Legge Fiano a Predappio, ovvero: l’«acqua passata» e lo stupor
X. Una nota giuridica sull’apologia di fascismo – di Luca Casarotti

«Predappio è Mussolini»
Giorgio Frassineti
, sindaco di Predappio *

«Sono andato avanti, e ora sono al traguardo. So già che ci saranno polemiche. Ma so già anche che la storia un giorno dirà che avevo ragione.»
Giorgio Frassineti
, sindaco di Predappio **

«Se rischio di far danno, sono il primo a tirarmi indietro.»
Giorgio Frassineti
, sindaco di Predappio ***

«A me, ormai, il termine “antifascista”, considerando anche chi lo usa con più forza e frequenza, fa venire subito in mente la DDR.»
Marcello Flores
, storico, presidente del Comitato scientifico del progetto per l’ex-Casa del Fascio di Predappio ****

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Severino

Severino Cesari

E così Severino se n’è andato. La notizia non coglie nessuno di sorpresa. Seve era malato da anni e aveva scelto di affrontare la malattia prendendo appunti in pubblico, sulla sua pagina facebook, dove gli amici seguivano le sue riflessioni lievi, mai drammatiche, sulla vita e sulla morte. Una morte attesa, preparata, per quanto possa mai esserlo la morte. E una vita assaporata fino all’ultima luce dell’ottobre romano.

Noi non lo vedevamo da anni, da quando la malattia lo aveva costretto a lasciare il posto di lavoro. Difficile raggiungerlo telefonicamente, ma a volte si era palesato lui, nei brevi momenti di tregua concessigli dal male e dalle cure. Eppure sapevamo, noi e lui, che il legame non poteva essere reciso. Un legame professionale, ideale, certo, ma favorito dalla sua inappuntabile gentilezza d’animo. Una dote rara, come raro era Severino, appunto. Mai volgare, mai arrogante, mai smaronato. Un signore, insomma. Di quelli che in certi ambienti, in primis quello dell’editoria mainstream, vanno scomparendo. Ma soprattutto un tipo colto e intelligente (altre due doti in via d’estinzione).

A Severino Cesari noi dobbiamo la pubblicazione di Q. Con l’aiuto di Carlo Lucarelli, che fu il primo lettore, convinse la casa editrice a pubblicare il romanzo così com’era, senza tagli. Anzi, alla fine il testo venne allungato da un prologo. Severino ci credette… ed eccoci qua.

C’è un ricordo nitido, come fosse ora, di una notte trascorsa al telefono con lui, quasi diciannove anni fa. Si trattava dell’ultima revisione bozze. Il libro era già impaginato e contava 643 pagine, in molte delle quali Severino aveva fatto annotazioni. Fu forse la telefonata più lunga della vita, fatta su un vecchio telefono col filo. A un capo del quale c’era uno dei due direttori di una nuova collana del paludato editore Einaudi, e all’altro dei poco più che ventenni all’opera prima.

Ecco, è così che vorremo sempre ricordare Severino, come un editor disposto a fare le ore piccole insieme a un autore per mettere a punto il libro che si sta per pubblicare. Quella cura, quella perizia, quella dedizione, quell’acume nel trovare ciò che funziona oppure no in un testo, ma anche quella capacità di annusare una storia ben scritta che potesse essere una novità anziché l’inseguimento del trend del momento, be’, spariscono con lui. Erano già spariti quando si era ritirato dal lavoro. Abbiamo dovuto imparare a farne senza, con disdetta e senso di mancanza professionale e umana. Ora siamo certi che non torneranno.

Non può esserci consolazione in quello che scriviamo stanotte. Conserveremo i buoni ricordi con attenzione, come fossero pietre preziose. Perché è così che lo spirito dei morti sopravvive nella memoria dei vivi.

Ave atque vale, Seve.

La Valsusa brucia, e stavolta non è una metafora. Contro le «grandi opere», per l’Unica Grande Opera

L’incendio sopra Bussoleno stamattina alle 7:00. Fotografia di Cinzia Richetto.

Un enorme incendio sta divorando i boschi della Val di Susa, dai fianchi del Rocciamelone ai dintorni di Bussoleno, da Foresto a Caprie.

Preparato da un lungo, estenuante periodo di siccità e ora spinto dal forte vento, da due giorni il fuoco si alza, avanza, estende il proprio fronte e costringe a evacuare borgate, mettendo all’ennesima dura prova una valle già troppe volte aggredita.
E la valle resiste: ancora una volta, non ha alternative alla lotta.

E ci si sente, anche da lontano, come se le fiamme fossero intorno a casa, perché quella valle per molte e molti di noi è ormai casa, perché aprendimos a quererla, e non possiamo fare a meno di tornarci, coi ricordi e col corpo, ogni volta che possiamo.

Non è l’unico incendio grave di quest’anno, di quest’estate che a fine ottobre non vuole ancora diventare autunno: c’è stato il rogo di Messina a luglio, quello al parco della Majella ad agosto… Incendi dolosi, ma resi quasi indomabili dalle condizioni climatiche.

Gli incendi non sono l’unica conseguenza della siccità: fiumi e torrenti in secca, falde acquifere basse, il cuneo salino che entra nel Po, lo smog che affoga le città…

Né, tantomeno, la siccità è la sola conseguenza del cambiamento climatico: “bombe d’acqua” e trombe d’aria colpiscono le coste e i vicini entroterra, e le città si allagano perché la cementificazione ha reso i terreni impermeabili.
[La cementificazione ha anche effetti più profondi: se la pioggia non penetra nel suolo, le falde acquifere stentano a rialimentarsi, con conseguenze ben più vaste.] Prosegui la lettura ›