Il ritorno dei #Cantalamappa. In libreria dal 15 novembre 2016.

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Ormai lo sapete, ve lo abbiamo annunciato qui con la copertina, qua con il prologo e costà con l’indice dei racconti.

Ci sono le illustrazioni di Daniele Castellano.

C’è un Tumblr tutto dedicato a loro, con le mappe e altri materiali.

C’è una raccolta su Pinterest con uno sparverso di fotografie.

E ci sono già fissate diverse presentazioni: a Melegnano, Palermo, Roma, Milano…

I Cantalamappa sono tornati davvero. Da oggi anche in libreria.

Un feticcio di «working class», ovvero: il mito razzista dei «proletari che votano Trump»

Donald Trump a pugno chiuso

[Chi ripete la narrazione tossica su Donald Trump che ha avuto, tout court, «il voto della working class», ha una minima idea di cosa sia la classe lavoratrice americana, di come abbia votato o non votato, e perché?
Plausibilmente no.
Quanti sanno che Trump è stato votato da una netta – anche più netta che in passato – minoranza della società americana, e la fascia di reddito dove ha ottenuto il miglior risultato è quella dai 250.000 dollari all’anno in su?
A quanto pare, pochissimi.
Ecco perché pubblichiamo un contributo che ci è appena arrivato dagli Usa e ci sembra contenere importanti spunti.
N.B. Il titolo è nostro, quello di Valentina era «Benvenuti a Trumplandia».
Buona lettura. WM]

di Valentina Fulginiti

1.

Lavoro in un’università della Ivy League nel nord-est degli USA: una piccola isola felice di politica liberale e di privilegio economico. I miei studenti sono gentili, miti, studiosi. Forse sarà perché insegno nel collegio delle arti liberali, ma i giovani che incontro quotidianamente sono idealisti—anche se rispettosi delle regole fino all’ossequio—attenti a riciclare, aperti alla diversità sessuale e di genere, educati, sensibili, colti. Molti di loro sono privilegiati dalla nascita (come chiunque in questo paese possa permettersi di sborsare fino a 50.000 dollari annui tra retta e spese di vitto e alloggio). Anche i conservatori (pochi, per la verità) sono gentili, civili — ragazzi che sembrano usciti da un film dei primi anni ’50, con le loro cravatte regimental, i pantaloni beige, i blazer blu, la riga tra i capelli. Tutto è ovattato, quasi irreale. Anche nelle discussioni politiche (rare, perché tra persone beneducate non si parla di politica a meno che non si sia già tutti d’accordo), si avverte la costante preoccupazione a non urtare le altrui sensibilità, a non emettere alcuna nota dissonante.

È la mattina del 9 novembre, e il campus è avvolto in una calma innaturale. Nell’ultimo anno e mezzo la nostra comunità è stata segnata da diverse tragedie. Prosegui la lettura ›

I #Cantalamappa a Mantova e l’indice del loro nuovo libro

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Lo scorso 28 ottobre, come preannunciato, nell’ambito del Festival Segni d’Infanzia, abbiamo presentato Cantalamappa nel pittoresco Teatro del Bibiena di Mantova. Qui c’è una bella recensione della serata (a cura di Emanuele Bellintani) durante la quale abbiamo raccontato due storie dal primo volume e una dal nuovo, in uscita il 15 novembre.
A latere della presentazione ci ha intervistato il blog del festival. Ecco l’intervista, a cura di Chiara Marsili, che trovate anche sul sito del festival:

IN VIAGGIO CON WU MING

– In passato la figura del “cantastorie” era molto importante per la trasmissione non solo delle tradizioni ma anche dei saperi. In cosa vi siete ispirati a questi individui per creare i personaggi di Guido e Adele Cantalamappa?

WM: Guido e Adele Cantalamappa sono prima di tutto due viaggiatori. Viaggiatori, non turisti. Sono due vecchi freakettoni che non hanno mai perso la curiosità di scoprire il mondo. Ogni viaggio diventa una storia. E ogni storia vuole essere raccontata. Il momento ideale per farlo, fin da quando l’umanità viveva nelle grotte, è attorno al fuoco, cioè in un momento conviviale e di quiete. I nostri Guido e Adele fanno così, aiutandosi con mezzi analogici. Non hanno fotografie digitali sui telefonini, né video. Hanno fotografie stampate, mappe cartacee, ritagli, appunti, souvenir, che raccolgono durante i loro viaggi e che riportano dentro un librone. Il Librone dei Viaggi, appunto, che diventa il libro della loro vita, un incrocio tra il diario di Charles Darwin, Sulla strada di Jack Kerouac e i graffiti di Lascaux.

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Un viaggio che non promettiamo breve. Nuove interviste e segnalazioni #WM1ViaggioNoTav

Un viaggio che non promettiamo breve e il richiamo di Cthuhlu

«Parlava dei sogni che aveva fatto con un linguaggio strano e poetico: mi fece “vedere” con terribile chiarezza l’enorme città fangosa di pietra verde e aggiunse, in modo enigmatico, che la sua geometria era completamente sbagliata. Mi sembrava quasi di udire, impaziente e terrorizzato allo stesso tempo, l’incessante richiamo mentale che veniva dal sottosuolo: Cthulhu fhtagn, Cthulhu fhtagn.» Fotografia del Compagno Bot di @EinaudiEditore

Dopo quelle di due giorni fa, ecco nuove segnalazioni su Un viaggio che non promettiamo breve. Venticinque anni di lotte No Tav.

■ Oltre allo speciale – già segnalato – andato in onda su Radio Città Fujiko di Bologna, anche Radio Onda d’Urto di Brescia ha dedicato una trasmissione all’uscita del libro, con indervisda a ud Wu Bigg Udo raffreddado e cough! cough! gondodda da Andrea Cegna. Potete ascoltarlo qui.

■ Su Carmilla c’è una “recensione”/adattamento a fumetti realizzata da Simone Scaffidi Lallaro e Nicola Gobbi. Soundtrack e co-ispirazione: Kina, Questi anni. Prosegui la lettura ›

Arriva oggi in libreria «Un viaggio che non promettiamo breve». Prime interviste e recensioni #WM1ViaggioNoTav

Un viaggio che non promettiamo breve, immagine di copertina by Zerocalcare

Ecco il giorno. Nell’undicesimo anniversario della Battaglia del Seghino, esce Un viaggio che non promettiamo breve. Venticinque anni di lotte No Tav (Einaudi Stile Libero Big).

■ Ieri, sul settimanale «La Lettura» del «Corriere della Sera», è uscita a tutta pagina la prima recensione, firmata da Daniele Giglioli. La riproponiamo qui sotto.

■ Stamane alle 8, su Radio Città Fujiko di Bologna, è andato in onda uno speciale – quasi tre quarti d’ora di conversazione tra Alessandro Canella e WM1 intervallata da brani musicali collegati al libro – ora ascoltabile anche qui.
ascoltabile in streaming qui

■ Sul sito «Il lavoro culturale» Alberto Prunetti, uno dei lettori di prova del libro, racconta il «making of» dal suo punto di vista e spiega perché «non è un libro solista di un membro del collettivo Wu Ming. È ancora un libro collettivo, corale, polifonico, scritto assieme ai valligiani e ai Giapster».
Il titolo del post è: Un viaggio che non promettiamo breve: recensione epistolare del Quinto Tipo.

■ Il tour di presentazioni parte da Bussoleno, Val di Susa, sabato 5 novembre. Qui il calendario completo.
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