«Finché parliamo di proprietà private, istituzioni o cimiteri, sembra facile stabilire un confine. Dentro/fuori. Ma già se consideriamo una vallata, una città, o lo spazio che nomino quando dico “qui”, è molto complicato deciderne l’estensione. I luoghi nascono come incroci di percorsi, e quindi sono definiti dalle linee che li attraversano, piuttosto che da quelle che li chiudono. “Abitare coscientemente un luogo” significa conoscere quegli andirivieni, ovvero i movimenti di chi lo vive, senza bisogno di una mappa – mentale o cartacea che sia. Si potrebbe dire che proprio quando inizi ad aver bisogno di una mappa, allora non appartieni più al territorio in cui cammini. Gli autoctoni sono coloro che si orientano in un luogo grazie alle storie, non alla bussola.»
Questa riflessione sui confini compare in una lunga intervista con Wu Ming 2, da poco pubblicata sul blog multilingue Liténature, piattaforma in Rete di un più vasto progetto dell’Università di Gent, dedicato all’approccio “ecopoetico” nella fiction contemporanea francese, italiana, germanofona e anglofona.
Nel dialogo con Irene Cecchini, Wu Ming 2 approfondisce molti temi legati alla produzione “geografica” del collettivo, che va dal Sentiero degli dei a Un viaggio che non promettiamo breve, passando per Cent’anni a Nordest, Il sentiero luminoso, Cantalamappa e il recentissimo Grüne Linie. Prosegui la lettura ›