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Bologna

Wu Ming Lab, la nostra officina di narrazioni

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Chi ci segue su Twitter avrà visto che, da qualche settimana, almeno una volta al giorno, cinguettiamo a proposito di Wu Ming Lab.
Ma poiché Twitter è uno strumento dispersivo, e 140 caratteri son pochi per spiegare un progetto, è venuto il momento di dedicare alla questione qualche riga in più. Prosegui la lettura ›

Sinistra è riconoscere il conflitto. Sulla nostra intervista a «Repubblica»

Nostra signora delle lotte

Molti se ne saranno già accorti, ma lo segnaliamo ai distratti: in homepage su repubblica.it c’è un’intervista a WM1 e WM4 realizzata da Michele Smargiassi a Bologna un paio di mesi fa*. Argomento: cosa vuol dire “sinistra” oggi.
In giro per la rete se ne sta discutendo molto, su Twitter c’è una girandola di commenti e virgolettati.
I commenti sul sito di Repubblica sono prevedibilissimi e di basso profilo:
c’è il piddino di Bologna incazzato per i nostri attacchi alla giunta (e per il referendum sulle scuole cattoliche) che scrive “questi a Bologna fanno solo danni”;
c’è il travaglista incazzato che ritira in ballo la questione Einaudi**;
c’è l'”emme-elle” incazzato perché abbiamo preso le distanze da Pol Pot e non abbiamo detto la nostra su Lenin, Stalin e Mao;
c’è quello che dice “mentre voi parlate dei massimi sistemi Berlusconi vince”, e non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello il sospetto che “Berlusconi vince” perché ben rappresenta un Paese “tarato sul minimo”, con una “sinistra” che non pensa mai in modo sistemico;
c’è il classicissimo “andate a lavorare!” (scritto da qualcuno che sicuramente in quel momento sta lavorando!);
notevole quello che scrive: “questi c’avranno tipo 20 anni e hanno gia’ le idee chiare su qualunque cosa?” (Grazie, alcuni di noi vanno per i 50!);
infine c’è la cazzata che viene scritta sempre, quella da ignoranti italiettocentrici: “In fondo gli Indignados spagnoli cos’hanno combinato, dove sono finiti? Non se ne sente più parlare.” Prosegui la lettura ›

Oltre Sparta

Dopo il commento a caldissimo di ieri mattina, ecco la nostra riflessione sull’esito del referendum di Bologna. Sul sito di Internazionale.

P.S. Dopo il détournement di 300 – che ad alcuni è piaciuto mentre ad altri ha fatto storcere il naso – ci teniamo a ricordare (o segnalare, per chi non conoscesse quell’analisi del 2007) cosa pensiamo di quel film.

P.P.S. Della serie: ogni mezzo è buono per ridurre il potenziale impatto di un referendum. E’ di oggi la scoperta che nel calcolo degli aventi diritto di voto a Bologna erano stati inclusi anche i residenti all’estero, che sono circa diecimila. Di questi sono tornati a votare soltanto in venti. Fatta questa tara, la percentuale dei votanti raggiunge il 30%. Non è una gran differenza, ma per amore di precisione…

A #Bologna si riparte da 50.000

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E così l’esercito di Serse è stato battuto. Cinquantamila bolognesi (59%) hanno risposto alla chiamata dei referendari e hanno votato A, contro circa 35.000 che hanno votato B (41%).
In totale poco più del 28% degli elettori. Una percentuale che a botta calda consente ai sostenitori della B, il Partito Democratico in testa a tutti, di provare a sminuire la valenza del voto e di spingersi a dire che “si è trattato di una battaglia ideologica che non interessa la gran parte dei cittadini. I bolognesi hanno capito che la sussidiarietà è la chiave di volta laddove lo Stato non riesce ad arrivare” (E. Patriarca). Come a dire: non è successo niente, tireremo diritto.
Invece qualcosa è successo, per quanto possano fare i finti tonti. Prosegui la lettura ›

Wu Ming’s Magical History Tour

From the FT piece

Ecco… Beh…  Oggi siamo sul Financial Times. Immortalati mentre indichiamo agli inglesi il cazzo di Nettuno (quello vero, che si vede solo da una certa prospettiva) e andiamo in pellegrinaggio sui luoghi della Resistenza bolognese. Buona lettura. Non abbiamo tempo di tradurre il pezzo, se qualcun* vuol farlo, grazie mille.