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calcio

Sarnano ’44. Storia e leggenda di «quella partita di calcio tra partigiani e nazisti»

[Anche una storia vera, se raccontata omettendone il contesto, si trasforma in narrazione tossica. Ce lo dimostrano Matteo Petracci (storico, tra le altre cose membro del gruppo Nicoletta Bourbaki) e Simone Vecchioni (grande conoscitore e narratore dell’Appennino marchigiano, membro di Alpinismo Molotov). In questo articolo, i nostri guest blogger ci offrono un primo resoconto della loro ricerca pluriennale su un episodio “minore” dell’occupazione nazista delle Marche: una partita di calcio «tra soldati tedeschi e partigiani», che però… Non vi anticipiamo nulla. Buona lettura. WM]

di Matteo Petracci & Simone Vecchioni

Un pallone, due squadre, undici giocatori in divisa, undici civili. Una partita che è stata
raccontata – e fatta – a pezzi per 75 anni e della quale ancora non si conosce il risultato
finale. Una storia sconosciuta ai più, ricostruita allargando lo sguardo e smontando
parte delle cronache che da anni circolano sul suo conto.

Una cosa è certa: non è possibile raccontare questa partita senza inserirla nel contesto
in cui è stata disputata, e anche in questo caso la storia cambierà in base al punto dal
quale decideremo di raccontarla. Prosegui la lettura ›

Uccidi Paul Breitner, di Luca Pisapia. Calcio e capitalismo nella 12esima uscita di #QuintoTipo, collana diretta da Wu Ming 1

Uccidi Paul Breitner

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Riorganizzazione nazionale, così viene definita l’operazione perpetrata dai generali argentini negli anni Settanta, attraverso sequestri e desaparición. Mentre la repressione nel 1978 giunge al culmine dell’abominio, all’Estadio Monumental di Buenos Aires Olanda e Argentina giocano la finale dei mondiali di calcio. L’obiettivo del regime è che il grande evento distolga l’attenzione dal bagno di sangue in cui è immerso il paese.

Invano cerca di scomparire anche Arcadio Lopez, misteriosa figura costretta in un bunker che guarda la finale da un piccolo televisore, tormentato da urla strazianti e voci interiori.

Quasi quarant’anni dopo, e ancora nel sud del mondo, i mass media puntano i riflettori sui campi di calcio del Brasile, lasciando nell’ombra le proteste contro gli sperperi e le brutali operazioni di “decoro” del governo. Prosegui la lettura ›

Duncan Edwards, il più grande. Prefazione all’edizione italiana – di Wu Ming 4

Working Class Hero

La madre Teti, la dea dai piedi d’argento, ridisse
che due sorti mi portano al termine di morte;
se, rimanendo, combatto intorno a Troia,
perirà il mio ritorno, la gloria però sarà eterna;
se invece torno a casa, alla mia patria terra,
perirà la nobile gloria, ma a lungo la vita
godrò, non verrà subito a me destino di morte
– Iliade, IX, 410-416

Let us die young or let us live forever
We don’t have the power, but we never say never
Sitting in a sandpit, life is a short trip
The music’s for the sad man
– Alphaville, Forever Young

Su uno dei muri esterni dell’Old Trafford, lo stadio del Manchester United, c’è una targa che ricorda i caduti del 6 febbraio 1958. È una data impressa a fuoco nella storia del club inglese, quella che segna la fine dei Busby Babes, i ragazzi che Matt Busby stava trasformando nella squadra più forte d’Europa. Quel giorno all’aeroporto di Monaco c’era la neve, e questo contribuì a intralciare il decollo dell’aereo che avrebbe dovuto riportare a casa i Red Devils, reduci da una partita di Coppa dei Campioni. L’ironia della sorte volle che lo schianto avvenisse ancora prima che l’aereo si staccasse dal suolo. Ciò nonostante metà dei passeggeri perse la vita. Prosegui la lettura ›

Duncan Edwards: il più grande calciatore di sempre

Copertina di Duncan Edwards, il più grande

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È quello che sostiene l’autore di questa biografia, James Leighton, in uscita il 26 aprile per l’editrice 66thand2nd. E per quanto possa sembrare una sparata, gli argomenti che Leighton porta a sostegno della sua tesi sono tutt’altro che balzani. Infatti, benché qualunque classificazione in uno sport di squadra e di relazione/scontro risulti sempre parziale e relativa al contesto, la versatilità di Duncan Edwards, prima ancora che le sue res gestae, appare davvero rara, anche rispetto al calcio attuale. Prosegui la lettura ›

#Balotelli, The Thing

Mario Balotelli

di Luca Pisapia

«Varrebbe davvero la pena di studiare, clinicamente, in dettaglio, tutti i passi di Hitler e dell’hitlerismo, per rivelare al borghese distinto, umanista e cristiano del ventesimo secolo che anch’egli porta dentro di sé un Hitler nascosto, rimosso.»
Aimé Césaire, Discorso sul colonialismo, 1955

Lampedusa, anno 2058

L’uomo nero indica la direzione. Al suo via, lentamente, il gruppo si mette in cammino. L’odore salmastro del mare si confonde con quello del cherosene. Nella notte stellata la luce stroboscopica dell’immenso faro di acciaio e vetro illumina a tratti quel lembo di terra sabbiosa che si getta in acqua, come cercasse di scappare.

Il bambino si guarda intorno, ovunque a piccoli gruppi guardie armate umane e meccaniche delle Nazioni Unite e della Lega Panaraba presidiano la zona. Poi si gira, verso l’ultima delle molte barriere con filo spinato elettrico che hanno superato. Dietro ognuna di esse, in apposite gabbie, altri gruppi di profughi attendono pazienti che sia compiuta la loro volontà. Il buio e il silenzio, che la filiera di raccolta, selezione e trasferimento degli umani è un incessante ronzio di sottofondo, sono interrotti solo dai fuochi di artificio di corpi che bruciano cercando di scavalcare le reti. L’odore di carne umana abbrustolita è spinto verso terra dal libeccio.

L’altoparlante chiama l’imbarco MB45. E’ il loro turno. Salgono sul gommone che li porterà in salvo dalle macerie della vecchia Europa impazzita: desertificata dal riscaldamento globale, devastata dalla guerra perenne delle mille città-stato, ognuna delle quali rivendica la superiorità ontologica del proprio Quarto Reich sulle altre. Un soldato li avvicina, spiega che in Libia nei giorni precedenti l’Isis, memento dell’ultimo intervento europeo nel Maghreb, ha ripreso controllo delle coste, per questo saranno portati in Tunisia. Da lì la lunga traversata nel deserto per raggiungere il cuore nero dell’Africa: la salvezza.
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Da oggi in libreria «Il derby del bambino morto» di Valerio Marchi #QuintoTipo

La libreria Rebel Storie fondata da Valerio in via dei Volsci 41, S. Lorenzo, Roma.

La libreria Rebel Storie fondata da Valerio in via dei Volsci 41, S. Lorenzo, Roma.

Oggi, due settimane dopo Diario di zona di Luigi Chiarella (Yamunin), arriva “nelle migliori librerie” il secondo titolo della collana Quinto Tipo diretta da Wu Ming 1, ovvero torna in libreria Il derby del bambino morto di Valerio Marchi (1955 – 2006).

Non si tratta solo di una riedizione ma di un vero e proprio aggiornamento a cura di Claudio Dionesalvi e Wu Ming 5.  Tante persone si sono impegnate perché questo libro importante, attualissimo e necessario tornasse a circolare. Tra tutte, qui ringraziamo Emanuela Del Frate.

In questo post vi proponiamo un estratto del primo capitolo, carrellata storica e sociologica sulle tensioni legate al derby Roma – Lazio. Prosegui la lettura ›

La testa e i piedi di Ryan Giggs | Note sul romanzo fútbologico

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di Wu Ming 4

Non è mica facile raccontare il calcio in un romanzo. E’ come raccontare un film, come trovarsi in mezzo tra lo spettacolo e la sua trasposizione bicolore, parole nere su fondo bianco. Visioni, emozioni, velocità, da ricreare attraverso una tastiera che produce sempre la stessa nota. Un’impresa. Proprio per questo si tratta forse di una delle sfide narrative più affascinanti. Prosegui la lettura ›