Ci sono coincidenze che hanno l’effetto immediato di schiarirti le idee. Così succede che mentre hai appena finito di leggere il secondo libro di D. Hunter, Tute, traumi e traditori di classe (Alegre, €15), ti capiti sott’occhio l’intervista al direttore del Salone del libro di Torino, lo scrittore Nicola Lagioia, pubblicata sul Corriere il 15 aprile scorso.
La riflessione te la tieni lì a sedimentare, finché scatta la seconda coincidenza: Hunter sarà uno degli ospiti del Salone, cioè in un certo senso ospite del collega Lagioia. E siccome nel frattempo è passata qualche settimana, decidi che quella cosa che hai lasciato lì a macerare, devi buttarla fuori, altrimenti irrancidirà e ti pungerà il fegato.
Cos’aveva dichiarato Lagioia? È presto detto: che nel dibattito sulla guerra in corso in Ucraina manca «un ragionamento sul fallimento del genere umano». Secondo Lagioia sarebbe necessario riflettere sul fatto che se l’umanità, dopo millenni, non ha ancora trovato un modo di risolvere le controversie senza usare la violenza, allora è davvero fottuta. Una considerazione questa che, ti sovviene, gareggia per profondità con quella che era solita ripetere tua nonna: «Più conosco gli uomini, più amo gli animali». Prosegui la lettura ›