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Esempio di nidificazione e replica diretta a un commento.
Preferite i commenti “nidificati”, come sono da alcune settimane, o “piani” com’erano prima? Prosegui la lettura ›
Esempio di nidificazione e replica diretta a un commento.
Preferite i commenti “nidificati”, come sono da alcune settimane, o “piani” com’erano prima? Prosegui la lettura ›
Qualche settimana fa, sul Guardian è uscito un articolo di Antonio Negri e Michael Hardt intitolato «Arabs are democracy’s new pioneers». In esso, i due autori cercavano di fornire una cornice per interpretare le recenti sollevazioni popolari in Nordafrica e nel Medio Oriente. A un certo punto scrivevano che:
«chiamare “rivoluzioni” queste lotte sembra aver depistato i commentatori, che danno per scontata una progressione degli eventi che obbedisca alla logica del 1789, o del 1917, o di qualche altra ribellione europea del passato, contro re o zar.» [1]
Nel preparare questa conferenza, l’interrogativo è stato: è possibile descrivere una sollevazione odierna come “rivoluzione” senza essere depistati in quel modo? E come possiamo raccontare una rivoluzione oggi? Prosegui la lettura ›
«Io suscitai e spinsi innanzi con la forza di un’idea uno di questi marosi (e non dei più piccoli), finché raggiunse e superò il culmine, e a Damasco si ruppe. Il riflusso di quell’ondata, respinto dalla resistenza degli oggetti investiti, fornirà materia all’ondata successiva, quando, compiuto il tempo, la marea monterà un’altra volta.»
Questo scriveva, all’indomani della Prima Guerra Mondiale, T.E. Lawrence nell’introduzione a I Sette Pilastri della Saggezza, l’opera in cui raccontava dall’interno l’esperienza della rivolta araba contro l’Impero Ottomano (1916-1918).
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di Wu Ming 1
0. Una premessa necessaria
Qui, ahimè, verrà usato il nome “Berlusconi”. Lo so, non ne potete più di sentirlo nominare. D’altronde, ritengo che il giochino di non nominarlo proprio mai, di usare solo l’iniziale “B.” o il pronome “Lui” (o addirittura nemmeno quelli), sia non solo snobistico e stucchevole ma, puntando i riflettori sulla sua assenza, finisca addirittura per ribadirne e amplificarne la presenza. Mi sembra sia quello che ha voluto dire Giovanni De Mauro sull’ultimo numero di Internazionale (n. 871, anno 18, 5/11 novembre 2010). Nell’editoriale Berlusconi non viene mai nominato… per dimostrare che è sempre con noi:
«Quel che è peggio è che ci ha colonizzato […] Ha colonizzato anni della nostra vita, ore e ore delle nostre conversazioni, delle nostre attenzioni, dei nostri interessi. Ha colonizzato perfino i sogni. Ha colonizzato la nostra vita privata e la nostra mente. I suoi guasti continueranno a farsi sentire a lungo, affioreranno nei tic, nei modi di dire, nei gesti. Anche per questo, prima ce ne liberiamo e meglio è.»
Tanto vale nominarlo, allora. E, nominandolo, dire che non si tratta dei “suoi” guasti, ma dei nostri.
Questa è la chiave per leggere quel che segue: “Berlusconi” non è solo Berlusconi, individuo in carne e ossa. Prosegui la lettura ›