Ci risiamo, si dice.
E purtroppo ci risaremo. Ancora e ancora, finché non si farà marcia indietro rispetto alle scelte che continuano a violentare il territorio. Prosegui la lettura ›
Ci risiamo, si dice.
E purtroppo ci risaremo. Ancora e ancora, finché non si farà marcia indietro rispetto alle scelte che continuano a violentare il territorio. Prosegui la lettura ›
In val Padana si respira la peggiore aria dell’Europa occidentale. In tutte le mappe dell’inquinamento nel continente, questa zona è nera pece in un mare di giallino e arancione pallido. Ci sono lunghi periodi dell’anno in cui la regione in cui viviamo, l’Emilia-Romagna, è una gigantesca camera a gas. Nel discorso pubblico – quello degli amministratori e dei media – si dice che è «perché non piove».
Nei primi due mesi del 2024 non si poteva respirare. Sindaci e tecnici Arpae dicevano di non fare attività all’aria aperta. In quelle settimane ci tornava in mente un passaggio del recente video istituzionale La terra dei motori:
«È la ricerca del divertimento a farci vedere un traguardo in fondo ad ogni rettilineo, a trasformare ogni curva in un circuito da percorrere a tutto gas.»
Il video è stato più volte citato come esempio di horror involontario nel recente convegno «La crisi del modello neoliberista, tra disastri ambientali e criticità economico-sociali: il caso dell’Emilia-Romagna», organizzato a Bologna da RECA, Rete per l’emergenza climatica e ambientale in Emilia–Romagna. Prosegui la lettura ›
di Wu Ming
Sta facendo cerchi nell’acqua – l’acqua sporchissima del post-alluvione – la notizia dell’ultimo blitz pro-cemento della giunta regionale emiliano-romagnola, quella capeggiata da Stefano Bonaccini.
Blitz fatto ad agosto, come da cliché, quando l’attenzione generale, tra canicola e vacanze, perde colpi. Infatti il caso è esploso un mese più tardi: prima una lettera di Italia Nostra poi un articolo di Paolo Pileri su Altreconomia hanno attirato l’attenzione su questa mossa esecranda. Prosegui la lettura ›
Pochi giorni fa si è svolto a Cesena il convegno di Energia Popolare, la «non-corrente» (sic) bonacciniana del Partito Democratico. Tra gli ospiti Romano Prodi, che ha parlato della necessità, da parte del PD, di un «radicalismo dolce». Numerosi gli articoli e i servizi tv – per non dire delle photo opportunities su Facebook e Instagram – dedicati a quest’ennesimo pseudoevento politicante, ovviamente svoltosi in una sala con l’aria condizionata.
Mentre i notabili di Bonaccini – tutti con curriculum ominosi: alfieri della cementificazione, difensori di un’economia ecocida, favorevoli ai rigassificatori e quant’altro – se la cantavano e se l’applaudivano, nel mondo si batteva ogni record di temperatura e aumentava la frequenza di fenomeni estremi e disastri. L’Europa cuoceva a fuoco rapido. Le foreste canadesi bruciavano da mesi. Il fumo faceva tossire persone a migliaia di chilometri di distanza.
In capo a poche ore, sulla stessa Romagna che ospitava il convegno si sarebbe abbattuta, di nuovo, la furia degli elementi. Ma l’aria condizionata dà sollievo, aiuta a non pensare, a continuare col tran tran anche se fuori, letteralmente, si crepa di caldo e le città sono sempre più roventi… anche a causa dei condizionatori. Prosegui la lettura ›
«Non ci compete governare tutte le maree del mondo, bensì mettercela tutta a sostegno degli anni a noi assegnati, estirpando il male dai campi che conosciamo, in modo che chi vivrà dopo abbia terra sana da coltivare. Del tempo che farà non siamo noi a disporre.» (J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, RR, V. IX)
di Wu Ming
«Le acque stan via anni e mesi, poi tornano ai loro paesi.»
«L’acqua rosica anche il ferro.»
(Proverbi delle terre del Delta padano)
Il 23 Dicembre 2020, in diverse città d’Italia, Priorità alla Scuola è scesa in strada davanti alle scuole con cartelli che dicevano «Ci vediamo il 7». Tutti sapevano che la scuola non avrebbe riaperto. Tutti sapevano che la curva dei contagi si sarebbe alzata, sarebbe stato impossibile il contrario. E a quel punto quali sarebbero state le misure prese?
Prima un rinvio (all’11). Poi un po’ di articoli adeguati sui giornali giusti. Poi un po’ di shopping e infine l’ennesimo rinvio. Ad eccezione di Toscana, Valle d’Aosta, Abruzzo e Alto Adige, l’apertura delle scuole è stata rimandata a più avanti. In alcune regioni fino al 31 gennaio.
Come volevasi dimostrare.
Sulla chiusura della scuola si assiste a un dibattito tra istituzioni preoccupante, dal momento che diversi attori, pur giocando un ruolo chiave, non si assumono la responsabilità politica, portando a un’opacità de facto. È opaco il modo in cui si arriva alle decisioni (spesso poco chiare anch’esse), e non si capisce nemmeno chi sia l’effettivo decisore. Questo è grave, anche a prescindere dalla scuola.
In un sistema fondato sullo scaricabarile, tocca guardare anche alle azioni di chi sta su un gradino diverso.
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