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Firenze

The Student Hotel, lo studentato per «creativi» che vampirizza i quartieri popolari

Orlok allo Student Hotel

29 settembre 2015. Da destra, Corien Wortmann-Kool (presidente del fondo ABP), Charlie MacGregor (fondatore di The Student Hotel) e il conte Orlok all’inaugurazione dello Student Hotel di Amsterdam-West.

di Wolf Bukowski *

«Everybody should like everybody».

La scritta inizia in via Fioravanti, poi gira l’angolo e si conclude in via Tiarini. È una frase tracciata sul muro, a lettere enormi, di fronte al municipio di Bologna, senza pietà alcuna per la graffitofobia degli amministratori.

È dagli anni zero di Cofferati che ogni giunta dichiara l’allarme «tag» e predispone «task force» per mettere a tacere i muri. A breve la squallida crociata verrà condotta sfruttando il lavoro forzato  pardon, il «volontariato»  dei richiedenti asilo.

Ma la scritta che correrà lungo The Student Hotel non turba gli assessori, e non sarà cancellata. Essa è propaganda del capitale, è marketing, e quindi è legale, bella, e non fa «degrado».

E poi, diciamocelo, che male può mai fare un così bel messaggio, un così innocuo appello all’amore (o al piacionismo?) universale? Così universale e seriale da essere lo stesso  identico  che orienta i passanti a Groningen, lampeggiando dall’alto del mastodontico Student Hotel della città neerlandese. Prosegui la lettura ›

Un sentiero luminoso da Bologna a Milano

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E’ possibile andare a piedi da Bologna a Milano senza farsi investire da un TIR?
E quante storie si possono incontrare, scritte nel paesaggio tra le due città?
E’ proprio vero che “in pianura il TAV non ha fatto danni” e poi “tanto l’ambiente è già degradato”?
Esiste un’altra Padania oltre i capannoni, la nebbia, le ciminiere e i campi di neve fradicia?

di Wu Ming 2

Ai primi di settembre del 2012 sono tornato a camminare tra Bologna e Firenze, da Piazza Maggiore a Piazza della Signoria, tre anni dopo il viaggio che mi portò a scrivere Il sentiero degli dei (Ediciclo 2010). Accompagnavo un gruppo di viandanti per conto di un’associazione, la Compagnia dei Cammini. Tappa dopo tappa, mi sono reso conto che la “Guida Pratica” – pubblicata a suo tempo in fondo al volume – aveva bisogno di un aggiornamento, per tutti coloro che ogni anno scavalcano l’Appennino a Bassa Velocità. Prosegui la lettura ›

Mugello Sottosopra. WM2 intervista Simona Baldanzi

Cantieri dell'Alta Velocità

«Uno può vivere tutta una vita senza sentir parlare dei minatori, una maggioranza preferirebbe addirittura non sentirne parlare. La stessa cosa avviene con tutte le specie di lavori manuali, ci tengono in vita e noi ci dimentichiamo che esistono.»

Sono passati quasi ottant’anni da quando George Orwell scrisse queste parole nel suo reportage sulla classe operaia dell’Inghilterra settentrionale, La strada di Wigan PierProsegui la lettura ›

Al diavolo la “concordia nazionale”! Lo spettro di Bruno #Fanciullacci su Twitter

Questa sera, in Piazza Tasso a Firenze, gli antifascisti ricorderanno il partigiano Bruno Fanciullacci, morto a ventiquattro anni il 17 luglio 1944, dopo tre giorni di torture per mano della “Banda Carità”, tra le pareti della famigerata”Villa Triste”.
Per non essere costretto a rivelare i nomi dei compagni, Fanciullacci si gettò da una finestra, le mani legate dietro la schiena. Morì per le conseguenze della caduta e per le rivoltellate degli sgherri di Mario Carità.
Mentre il capoluogo toscano renderà onore a un “bastardo senza storia” (come Valerio Gentili chiama gli antifascisti “scomodi”, eroi dalle storie spigolose, personaggi il cui ricordo è poco duttile e dunque inadatto ai “santini”), il volto di Bruno Fanciullacci apparirà come “avatar” in molti profili di Twitter (e di altri social network).
A dire il vero, sta già succedendo. Da venerdì pomeriggio è in corso un piccolo evento, ibrido di commemorazione, campagna d’opinione ed esperimento di “ingegneria inversa” sul dispositivo-Twitter. Mentre scriviamo, poco meno di un centinaio di persone ha modificato il proprio profilo, sostituendo l’avatar con la foto più conosciuta di Fanciullacci [in alto a destra]. L’intenzione è di esporla come vessillo fino a domenica notte, ovvero fino al termine della serata fiorentina (qui i dettagli). Prosegui la lettura ›

Di chi sono i beni comuni? + Da oggi scaricabile «Il sentiero degli dei» #notav

Il 27 giugno scorso, mentre dalle parti di Chiomonte, in Val di Susa, l’odore dei lacrimogeni era ancora pungente, centinaia di chilometri più a sud, in un’aula di tribunale, la corte d’appello di Firenze mandava assolti i dirigenti del consorzio Cavet, condannati in primo grado per l’inquinamento e lo smaltimento illecito di rifiuti, durante lo scavo delle gallerie per l’Alta Velocità nella zona del Mugello. Di fronte a un tempismo così perfetto, bisogna ammettere che sarebbe stato quantomeno schizofrenico imporre un’opera con il manganello e nello stesso tempo condannarla con il codice penale. Prosegui la lettura ›

Pregiudizi sbaragliati a cinque chilometri all’ora

Dopo un silenzio insolitamente lungo (ormai ci siamo abituati alle “recensioni preventive” di Libero), nel giro di una settimana sono usciti tre ottimi articoli su Il Sentiero degli dei. Da notare come i tre autori abbiano colto ciascuno aspetti piuttosto diversi del testo, com’è giusto aspettarsi da un libro ibrido, un oggetto narrativo non identificato che forse solo tra qualche anno ci apparirà come “normale” guida turistica (o “normale” romanzo).

“La Repubblica”, MARTEDÌ 25 MAGGIO 2010
UN LIBRO SCRITTO CAMMINANDO
“Il sentiero degli dei” di Wu Ming 2 è un viaggio a piedi sull’Appennino

L’opera è una sorta di pellegrinaggio ideologico fatto sul percorso Bologna-Firenze

MICHELE SERRA

Di camminatori-scrittori, e di scrittori-camminatori, c’è crescente abbondanza. Al punto di far sospettare la nascita di una moda, per giunta di una moda “facile” in virtù del facile nesso tra i due ritmi, quello delle gambe e quello della scrittura, e delle facili suggestioni del lento procedere e del piacevole osservare. Lo sbocco del pedante geografismo, e peggio ancora del narcisismo performante, è sempre in agguato.
Eventuali pregiudizi del lettore, prendendo in mano Il sentiero degli dei di Wu Ming 2 (membro del collettivo anonimo di scrittori Wu Ming), rischiano di infittirsi. Il libro è una specie di “pellegrinaggio ideologico” sulla stessa rotta appenninica, tra Bologna e Firenze, lungo la quale corre, sottoterra, il prepotente tubo della Tav. Fare a piedi, in superficie, lungo il ciglio dei monti, la stressa strada che il supertreno percorre in mezz’ora, e metterci cinque giorni. Legittimo temere la retorica della lentezza, e il ripasso non indispensabile di ogni buona e meno buona ragione che alimenta la cultura No-Tav.
Beh. Pregiudizi sbaragliati, e dunque, evidentemente, sbagliati. Prosegui la lettura ›

Per Bruno Fanciullacci

A Firenze è un “largo”, a Pontassieve una “via”. Largo e Via Bruno Fanciullacci. Due targhe inaugurate di recente (2002 e 2003), tra polemiche politiche e querele incrociate. Fanciullacci fu un partigiano gappista, medaglia d’oro della Resistenza. Alcuni lo ritengono un killer (“l’assassino di Giovanni Gentile”), altri – noi compresi – un eroe. Pochi sinora lo hanno considerato un filosofo. E’ tempo di omaggiarlo in quella veste.

Sì, filosofo. Una nomea da riscattare, dopo anni di utilizzi arrischiati tipo “il filosofo Rocco Buttiglione”, di torpore accademico e convegni trascorsi a spaccare in sedici il pelo trovato nell’uovo. La filosofia, la prassi del filosofare, deve tornare nelle strade, le strade dove stanziava Socrate, dove viveva come un clochard Diogene detto “il Cane”. Non c’è bisogno di imitare quest’ultimo e dormire in una botte: è sufficiente abbattere gli steccati tra quel che si dice e quel che si fa. Vivere eticamente.

Bruno studia da autodidatta, nel fatiscente carcere di Castelfranco Emilia. Mentre sopporta angherie e privazioni e si rovina per sempre la salute, discute di economia, storia e ingiustizie secolari. Tra i detenuti circolano, ben occultati o mandati a memoria, testi di Marx, Engels, Labriola. Sono gli anni dal 1938 al 1942, Bruno è appena un ragazzo, arrestato ancora minorenne per aver distribuito stampa clandestina antifascista. Aveva un buon lavoro in un hotel di Firenze, poteva farsi i cazzi suoi nel comfort della “zona grigia”, e invece ha scelto l’opposizione al regime. Da bambino, nel pistoiese, ha visto le camicie nere angariare suo padre e costringerlo a trasferirsi con tutta la famiglia. L’antifascismo è una scelta di vita. Prosegui la lettura ›