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Formula 1

Due storie di sport: Arturo Merzario e il Lupo

[Sul numero di settembre della rivista GQ (edizione italiana) abbiamo raccontato a modo nostro una storia famosa, quella del “rogo del ring”, Nürburgring 1976. Un giorno nella vita di due uomini: uno si chiama Niki Lauda, l’altro Arturo Merzario. A noi interessa soprattutto il secondo.
Cogliamo la palla al balzo, e vi offriamo anche un altro testo. Lo ha scritto uno dei commentatori più apprezzati qui su Giap e su Lipperatura, ossia Luca, the man formerly known as Wu Ming 3. Parla di un calciatore. Uno che si chiamò fuori dal più grande spettacolo del mondo. Che è poi un altro modo di gettarsi nelle fiamme per salvare qualcosa, qualcuno.]
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1 agosto 1976. L’asfalto corre in mezzo alla vegetazione, su un lato della pista il terreno digrada verso la piana, sull’altro sale verso la collina, ricoperto dal bosco. Da qualche parte lassù ci dev’essere perfino un castello. Sembrerebbe una qualsiasi strada di campagna, non fosse per la monoposto che esce veloce dalla curva: rossa con una banda bianca, il numero 1 stampigliato sul musetto. Una frazione di secondo e l’auto piega a sinistra, poi sbanda a destra, il pilota controsterza ma perde il controllo, l’auto taglia in diagonale la pista e pattina veloce verso la rete di cinta, la sfonda, si schianta sul fianco della collina, rimbalza in un diluvio di rottami, si incendia, prosegue in testacoda avvolta nelle fiamme fino a fermarsi.
L’uomo imprigionato lì dentro si chiama Andreas Nikolaus Lauda, per tutti Niki. E’ il campione del mondo in carica con la Ferrari, ha 27 anni e sta bruciando vivo in quello che passerà alla storia della F1 come “il Rogo del Ring”. Prosegui la lettura ›

La notte del Chueco

ovvero: 27 ore nella vita di Juan Manuel Fangio

Juan Manuel Fangio, 1911 - 1995

La Havana, 23 febbraio 1958, h. 20:45. Un uomo distinto, non tanto alto, i capelli tirati indietro sulla fronte spaziosa, percorre il vestibolo dell’Hotel Lincoln in compagnia di due persone. Gli addetti alla reception lo salutano ammirati, l’uomo ricambia con un sorriso e un cenno del capo. Gli ospiti seduti nella hall si voltano a guardarlo, dandosi di gomito. Due stanno un po’ in disparte, si alzano e vanno incontro al terzetto che avanza verso le scale. L’uomo al centro rallenta il passo e li scruta. Reporter? No, niente macchine fotografiche. Ammiratori? Probabile. Ha firmato autografi tutto il giorno, conteso tra fans, puttane in svendita e un attore americano che voleva a ogni costo una foto insieme a lui. Ora brama soltanto la cena in camera e una notte di buon sonno, per affrontare al meglio la gara dell’indomani. Dall’incidente di Monza non ha più commesso l’errore di presentarsi stanco a una partenza. Quella volta aveva guidato tutta la notte da Parigi, arrivando in Brianza appena mezz’ora prima dello start. Risultato: riflessi lenti, una sbandata in curva, la Maserati sale sul terrapieno, si invola, piroetta per aria prima di schiantarsi. Stagione e titolo compromessi. E’ passato del tempo, ma ogni tanto ci pensa ancora: la vita poteva finire quel giorno. Invece eccolo lì, a 47 anni, ancora pronto a infilarsi in un abitacolo e a interrogare con lo sguardo tre ammiratori cubani, in attesa che gli porgano una foto da autografare.
Me desculpe… – dice quello più alto, con la giacca di cuoio. Prosegui la lettura ›