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Francia

Kit di pronto soccorso antifascista contro il nuovo lasciapassare. Un segnale importante che vale la pena amplificare

[Aggiornamento al post: la nostra posizione sul green pass si può leggere qui.]

Clicca per ingrandire/scaricare l’infografica di Antifasciste contro il pass. Prima, però, ti chiediamo di leggere il testo qui sotto.

«Il 9 agosto presso il circolo anarchico Berneri di Bologna si è tenuta un’assemblea autoconvocata di antifasciste contro il greenpass. All’assemblea erano presenti persone di varie realtà antifasciste di Bologna e dintorni. L’assemblea è durata tre ore, durante le quali si è ragionato su un documento da far circolare, che permetta di scindere i discorsi sul vaccino da quelli sul green pass, ponendo al centro il fatto che il pass è un dispositivo di controllo e digitalizzazione che riguarderà le vite e i diritti di tutti, vaccinati e non vaccinati. Con tutte vorremmo continuare a confrontarci. Una mobilitazione contro questo dispositivo è urgente e fondamentale.»

Quest’assemblea e il documento che ha prodotto – diffuso come infografica, vedi sopra – sono un segnale importante. Segnale che attendevamo da tempo: per udirlo, qui su Giap, abbiamo tenuto collettivamente in allenamento le orecchie. E, come mostriamo sotto, non è l’unico. Forse davvero si sta muovendo qualcosa. Prosegui la lettura ›

Come rapportarsi alle grandi mobilitazioni contro «green pass» et similia. Nei movimenti francesi se ne discute, e qui?

Proponiamo una rapida rassegna di articoli apparsi su media “di movimento” francesi, tentativi di leggere le attuali mobilitazioni di massa contro i pass sanitari e altri provvedimenti nominalmente «anti-Covid».

Li riteniamo contributi importanti, perché nel rifiutare ogni demonizzazione mainstream e ogni riflesso pavloviano da “sinistra” perbene, schivano polarizzazioni tossiche come «vaccinismo vs. antivaccinismo» e rintracciano i nuclei di verità – i grossi nuclei di verità – che queste mobilitazioni contengono.

Li contengono anche – diremmo specialmente – in Italia, dove però chi cerca di farlo notare è ancora (almeno a sinistra) vox clamantis in deserto. È senz’altro più facile intrupparsi con Repubblica e gridare ai «no vax» con la bava alla bocca fino all’immancabile rilascio di endorfine  – «Ohhhh, bene, anche oggi ho detto la mia» –  rimuovendo ogni contraddizione scomoda. Riguardo a questo, continuiamo a rimandare ai capitoli su «ratiosuprematismo», burionismo e virocentrismo contenuti ne La Q di Qomplotto.

Come abbiamo scritto più volte già nel corso del 2020, se le piazze che contestano la narrazione virocentrica e la gestione diversiva dell’emergenza pandemica sono egemonizzate – o almeno molto influenzate – da fascisteria e cospirazionisti in stile QAnon, la colpa non è di fasci e QAnon, che in un certo senso «fanno il loro lavoro». La colpa è di chi il proprio lavoro non lo ha fatto, di chi ha lasciato vuoto lo spazio della critica, di chi questa gestione ha rinunciato a contestarla, anzi, si è unito subito al coro mainstream, cercando pure di mettersi in mostra, di spiccare tra i cantori più zelanti e appassionati.

Oggi quella rinuncia alla critica non solo è un grande rimosso, tanto più evidente quanto più si cerca di parlar d’altro, ma impedisce di comprendere cosa stia accadendo e lungo quali linee di frattura, qui da noi come a Cuba e altrove.

Non stupisce che i contributi che segnaliamo siano apparsi Oltralpe: non solo a introdurre per primo l’idea del pass sanitario è stato Macron, ma in settori importanti dei movimenti francesi è maturata una prospettiva che potremmo definire «post-Gilets Jaunes», che consiste nel sapersi rapportare anche a mobilitazioni popolari “impure”, senza esaurire il proprio approccio in una richiesta di passaporti politici o patentini.

Il problema è che qui in Italia la stessa mobilitazione dei Gilet Gialli è stata oggetto di letture univoche, asfittiche, pregiudiziali. Da noi si crede ancora che sia stato tout court un movimento di destra. È falso. Per una ricostruzione seria di quei mesi di lotte consigliamo il “quaderno” n.4 della rivista di movimento «Lundi Matin»: Gilets Jaunes : un assaut contre la société (2019).

Non siamo in grado di tradurre integralmente questi pezzi, ne proponiamo stralci tradotti al volo e linkiamo gli originali. Buona lettura, buone problematizzazioni. WM. Prosegui la lettura ›

In cosa si stanno trasformando i Gilet Gialli? Materiali e spunti raccolti nelle ultime due settimane

Nelle scorse settimane, su Twitter abbiamo segnalato diversi testi e video che ci sembravano rendere conto della situazione francese, della sua complessità e della sua ricchezza, proponendo chiavi di lettura non banali.

Oggi abbiamo risegnalato tutti di fila i materiali più significativi, costruendo anche un «momento». Si intitola In cosa si trasformeranno i Gilets Jaunes?→ si trova qui.

La descrizione è: «Analisi da dentro e “da accanto”, da punti di vista anticapitalisti o comunque problematizzanti, contro la narrazione dominante in Italia (ma ormai scomparsa in Francia) secondo cui quella dei Gilet Gialli sarebbe solo una lotta “destrorsa”.» Prosegui la lettura ›

Complottismi vs. potenza della letteratura. Intervista al quotidiano francese «L’Humanité», versione integrale

L’Humanité celebra il «Book Bloc» studentesco, Roma, autunno 2010.

Oggi sul quotidiano francese «L’Humanité» c’è un lungo speciale dedicato a complottismi e mitopoiesi, che prende le mosse dal fenomeno #QAnon e risale al Luther Blissett Project, includendo un’ampia intervista a noialtri, incentrata sul «che fare».

Sul nostro Tumblr si può leggere la versione integrale dello speciale (in francese).

Qui proponiamo la traduzione in italiano dell’intervista.

Potenza della narrativa | «Se un romanzo genera un tale tsunami, la letteratura è ancora importante.»

Wu Ming, il collettivo di scrittori italiani, esamina le tracce di uno dei loro romanzi, Q, seminate nel delirio QAnon. E difende una pratica politica dell’arte che sovverta, con narrazioni altre, il semplicismo dei dominanti, complottisti o meno.

Intervista realizzata da Thomas Lemahieu

Il loro nome è nessuno. Anzi, non ce l’hanno, un nome: in mandarino, Wu Ming significa  «nessuno» o «senza nome». Con questo pseudonimo, infatti, si è fatto conoscere il collettivo di scrittori italiani che interviene oggi su queste pagine. Molto noti in Italia e in numerosi altri paesi, un po’ meno in Francia, dove le loro opere sono quasi tutte tradotte e pubblicate delle edizioni Métailié, i Wu Ming si dedicano da oltre vent’anni a un’opera romanzesca eminentemente politica, sia nel contenuto sia nella forma. Firmato Luther Blissett – nome del collettivo che negli anni Novanta si impegnava a seminare il caos nel sistema mediatico italiano –, il loro primo grande romanzo, Q (pubblicato in Francia dalle Éditions du Seuil nel 2001, col titolo L’Œil de Carafa), divenne in breve tempo uno dei riferimenti dei sorgenti movimenti altermondialisti. Vent’anni dopo, è proprio quel libro, insieme alle pratiche di guerriglia comunicativa dei Wu Ming, ad apparire in filigrana in QAnon, l’ultima teoria del complotto in voga tra i sostenitori di Donald Trump. Cosa che dà loro l’occasione, in questa lunga intervista, di dirottare [détourner] e scompigliare a loro volta i racconti semplicistici dei fascisti, e di porre l’accento sulla potenza di una letteratura che possa contrastare sia le narrazioni dei dominanti sia quelle dei loro epigoni complottisti.

Quali sovrapposizioni vedete tra il vostro romanzo Q e il delirio trumpiano-cospirazionista QAnon? E come le interpretate? Prosegui la lettura ›