[Dopo le bestemmie col groppo in gola, il commento viscerale e la “decantazione” del libro, ecco la chiacchierata col Prunetti. Partecipa il collega Girolamo De Michele. La particolarità del terzetto di scrittori è questa: si è tutti e tre figlioli della classe operaia (famiglie piene di braccianti, metalmeccanici e quant’altro) e tutti e tre si viene da zone di nocività e alta mortalità operaia: la Taranto dell’Italsider/Ilva, la Maremma maiala avvelenata fino al midollo, la Ferrara del polo petrolchimico (le morti causate a Ferrara dalla Solvay sono raccontate nel romanzo breve di Girolamo Con la faccia di cera, Edizioni Ambiente, Milano 2008).
Come sempre, vi ricordiamo che in calce al post ci sono due link molto utili: uno apre la versione ottimizzata per stampa/pdf, l’altro permette di salvare il post in formato ePub. Buona lettura.]
–
Wu Ming 1
Quando si suicidò il compagno Riccardo Bonavita – vicenda che mi dilania ancora, per motivi personali legati al mio rapporto/non-rapporto con lui, e ormai parliamo di più di sette anni fa: andai al funerale con mia figlia neonata in braccio e oggi mi arriva allo sterno – tu scrivesti una riflessione breve ma molto incisiva sulla precarietà intellettuale, che apparve su Carmilla. Incisiva perché molto materiale, concreta, e perché diceva una cosa che spesso non è chiara ai commentatori: il “precario intellettuale” di oggi non fa solo “lavoro intellettuale”; c’è un continuo rimpasto di “manuale” e “intellettuale”, si rimbalza da un cantiere a una pizzeria a una traduzione o che altro. Quelli che una volta erano i “lavoretti” che uno faceva in gioventù prima di trovare “la propria strada”, oggi li fai per anni e anni e anni, ti ritrovi quarantenne, anche cinquantenne, e sei ancora lì che fai i “lavoretti”, e ti accorgi con orrore che sono proprio i “lavoretti”… la tua strada. Prosegui la lettura ›