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Mauro Vanetti

Usare lo #stateacasa per diffamare e licenziare i lavoratori: cosa possiamo imparare, anche in Italia, dal caso Amazon/Smalls

di Mauro Vanetti *

(con una postilla di Wu Ming 1)

Vice è entrata in possesso dei verbali di una riunione di dirigenti Amazon che si è tenuta alla presenza di Sua Opulenza in persona, Jeff Bezos, per discutere di come diffamare per benino Chris Smalls, un lavoratore sindacalizzato del centro logistico JFK8 a Staten Island, New York.

In quella riunione si è espresso così l’alto dirigente David Zapolsky (che, tra l’altro, ha organizzato un’iniziativa di finanziamento per il candidato alle primarie democratiche Joe Biden):

«Non è intelligente, non sa esprimersi bene, e nella misura in cui la stampa vorrà focalizzarsi su noi contro lui, saremo in una posizione di public relations molto più forte piuttosto che se semplicemente spiegassimo per l’ennesima volta che stiamo cercando di proteggere i lavoratori.
Dovremmo investire la prima parte della nostra risposta nello spiegare con forza l’argomentazione che la condotta dell’organizzatore sindacale è stata immorale, inaccettabile e probabilmente illegale, scendendo nei dettagli, e solo a quel punto proseguire con i nostri soliti punti sulla sicurezza sul lavoro.
Rendiamo lui la parte più interessante della storia, e se possibile facciamolo diventare il volto dell’intero movimento di sindacalizzazione.»

La rivelazione di queste note riservate ha scatenato un putiferio, anche perché se andate ad ascoltare come parla Chris potete notare che in realtà è molto spigliato: il senso di quanto dice Zapolsky, e cioè che per la multinazionale sarebbe buona cosa farlo diventare «il volto» della sua controparte sindacale, è semplicemente che è nero e parla con un accento afroamericano. Prosegui la lettura ›

L’amore è fortissimo, il corpo no. 2009 – 2019, dieci anni di esplorazioni tra Giap e Twitter / 2a puntata (di 2)

Spedizione tra i ghiacci

«I versi che seguono furono sollecitati dalla relazione di una delle spedizioni antartiche […]: vi si riferiva che il gruppo degli esploratori, allo stremo, aveva costantemente l’illusione che ci fosse una persona in più di quelle che in realtà si potevano contare.» (T.S. Eliot, nota a The Waste Land, 359-365)

«Chi è il terzo che ti cammina sempre accanto? / Quando conto, ci siamo solo io e te insieme / Ma quando guardo avanti, lungo la strada bianca / C’è sempre un altro che cammina accanto a te / Scivola, avvolto in un bruno mantello, incappucciato / Non so se uomo o donna / – Ma chi è quello dall’altra parte di te?» (T.S. Eliot, The Waste Land, 359-365, traduzione nostra)

Ed eccoci al dunque. Per scrivere questo testo abbiamo lavorato tre mesi. È una parte di storia del collettivo, il racconto di come abbiamo usato la rete per tutto il decennio che ora sta finendo. È la spiegazione del perché nel 2009 decidemmo di usare Twitter e nel 2019 decidemmo di non usarlo più. È anche una riflessione sulla rete e la strada. Infine, è l’annuncio di come ci muoveremo a partire dal 2020. Rinnoviamo l’invito a leggere con lentezza, respirando a fondo. Lo spazio dei commenti è già aperto, chiediamo solo di usarlo senza fretta, dopo aver letto tutto, fino alla fine. Grazie della fiducia e della pazienza.

INDICE DELLA SECONDA PUNTATA
[La prima è qui.]
3. Stare su Twitter: il perché e il percome
3a. Perché Twitter?
3b. Twitter, Giap e la Wu Ming Foundation
3c. Alcune regole della nostra netiquette su Twitter
4. Campagne, esperimenti, performances
4a. «nervi #saldi» in Val Clarea 
4b. #Guerrieri contro Enel
4c. #TifiamoAsteroide
4d. #Renziscappa
4e. Inchieste: #LaparolaconlaF e «CasaP(oun)D»
5. Stare su Twitter? La lunga crisi
5a. Twitter cambia a colpi di default power
5b. La fine del circolo virtuoso tra Twitter e Giap
5c. L’ultima performance: attacco psichico!
6. Per una cartografia della nostra presenza in rete / 2
6a. La rivoluzione innanzitutto e sempre
6b. Uno spazio di calma dentro l’urgenza

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Bologna, 15-16-17 novembre 2019: ritorna il festival Contrattacco!

Tre giorni, dal 15 al 17 novembre, per parlare di libertà, razzismo e antifascismo, di punk e transfemminismo, del diavolo e altre cose innominabili; di sinistra, destra, sovranismo e populismo, decoro e gentrificazione; di apocalisse, di clima e di ambiente, di rivolta e libri; del pane e delle rose.

Passeranno al Contrattacco: Marie Moïse, Marta Panighel, Mujeres Libres, Sabrina Marchetti, Antar Mohamed Marincola, Filo Sottile, Selene Pascarella, Girolamo De Michele, Wu Ming 1, Mauro Vanetti, Wolf Bukowski, Sarah Gainsforth, Valerio Monteventi, Dj Ilic, Jacobin Italia, Giulio Calella, Gaia Benzi, Lorenzo Zamponi, Andrea Ghelfi, Marta Sottoriva, Maysa Moroni, Giuliano Santoro, Cox18, Cande Marzinotto.

Al Vag61, via Paolo Fabbri 110, rione Cirenaica, Bologna.

Venerdì 15 novembre

Donne fasciste.

h. 18
Presentazione in anteprima del libro di Sara Farris
Femonazionalismo. Il razzismo nel nome delle donne
(Alegre, in libreria dal 28 novembre)

Intervengono:

Marie Moïse (traduttrice)

Marta Panighel (traduttrice)

Collettivo Mujeres Libres, Bologna

Sabrina Marchetti (sociologa femminista) Prosegui la lettura ›

La «sinistra di destra», la lotta di classe e il «decoro». Conversazione con Wolf Bukowski e Mauro Vanetti

Copertine de La sinistra di destra e La buona educazione degli oppressi


[Nella primavera scorsa, a distanza di due settimane l’uno dall’altro, sono usciti due libri molto importanti: La buona educazione degli oppressi di Wolf Bukowski e La sinistra di destra di Mauro Vanetti. Libri che dialogano tra loro a più livelli, non a caso molte persone li hanno letti o li stanno leggendo come se fossero due volumi di una stessa opera. Libri dei quali siamo orgogliosi, perché Giap ha fatto da banco di prova per entrambi i progetti: Wolf e Mauro scrivono su questo blog da anni e nelle loro pagine hanno sviluppato riflessioni proposte qui. E che qui ora proseguono: nel lungo scambio che state per leggere, avvenuto via mail nelle ultime settimane, W. e M. riflettono su sinistra, classi sociali, sovranismi, diritti, «sicurezza» e «decoro», partendo ciascuno dal libro dell’altro, “pungolati” da Wu Ming 1 e Luca Casarotti. Buona lettura.]

Wu Ming 1

Allora, come avevamo stabilito, comincia l’autore del libro uscito per primo. Vai, Wolf. Prosegui la lettura ›

Lotta di classe, mormorò lo spettro. Una miniserie in due puntate / 2

«Abbiamo tutti un’amica, un compagno, un amante, una parente, un vicino di casa, una collega che fino a pochi anni fa era inequivocabilmente di sinistra, ma da qualche tempo ha la mania di leggere dei blog un po’ ambigui, di seguire pagine Facebook che ci lasciano perplessi, di citare cazzari patentati come se fossero importanti pensatori controcorrente, di fare discorsi che riecheggiano quelli di Salvini ma in versione “comunista”…»
Uno spettro ci porta in volo nei luoghi della lotta di classe, dove si vede che certi discorsi “marxisti” contro l’immigrazione non solo di marxista non hanno nulla, ma sono una truffa ai danni delle lavoratrici e dei lavoratori. Di tutti i lavoratori: immigrati e autoctoni.


di Mauro Vanetti

[La prima puntata è qui.]

indice della seconda puntata

6. Terza notte
7. Lenin No Border
8. L’ultima notte
9. La «bella sinistra di una volta» vi schifava uguale
10. Poscritto

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Lotta di classe, mormorò lo spettro. Una miniserie in due puntate / 1

«Abbiamo tutti un’amica, un compagno, un amante, una parente, un vicino di casa, una collega che fino a pochi anni fa era inequivocabilmente di sinistra, ma da qualche tempo ha la mania di leggere dei blog un po’ ambigui, di seguire pagine Facebook che ci lasciano perplessi, di citare cazzari patentati come se fossero importanti pensatori controcorrente, di fare discorsi che riecheggiano quelli di Salvini ma in versione “comunista”…»
Uno spettro ci porta in volo nei luoghi della lotta di classe, dove si vede che certi discorsi “marxisti” contro l’immigrazione non solo di marxista non hanno nulla, ma sono una truffa ai danni delle lavoratrici e dei lavoratori. Di tutti i lavoratori: immigrati e autoctoni.

di Mauro Vanetti

indice della prima puntata

1. Prima notte
2. Quelli come Diego
3. Marx e l’esercito industriale di riserva
4. Seconda notte
5. Marx e il buonismo

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Vik Arrigoni e #Wikipedia, una storia di «buon senso» e conflitto

Vittorio Arrigoni

di Nicoletta Bourbaki (guest blogger)

Senza prenderla troppo alla larga, possiamo affermare che il ruolo di Wikipedia nella società contemporanea sia paragonabile a quello di una bussola, o di una stella a cui fare riferimento prima di mettersi in cammino.
Dalle sue pagine partiamo alla ricerca di qualcosa, deriviamo le prime impressioni, ci orientiamo e conosciamo nuovi percorsi. Si tratta di una constatazione forse banale, ma di certo non lo sarebbe stata dieci anni fa, o forse meno.
Seppur con eccessiva lentezza, si sta cominciando a studiare l’impatto dell’enciclopedia libera anche sul modus operandi di giornalisti e ricercatori.
La cosa interessante del progetto è senza dubbio la sua capacità olistica, il suo svilupparsi radicalmente al di là della somma delle parti grazie a discussioni e ragionamenti frutto di uno sforzo collettivo. Eppure non lo si può isolare dal resto della società, rappresentarlo come un congegno estraneo alle dinamiche e alle relazioni “off-line”, o in “real life”. Allo stesso modo, sarebbe superficiale e limitante osservarne gli aspetti puramente formali: il rischio sarebbe quello di idealizzare Wikipedia come un meccanismo autoimmune e perfetto in quanto eternamente perfettibile.
Non si può prescindere da queste considerazioni prima di muovere i primi passi dentro una vicenda emblematica come quella relativa alla voce su Vittorio Arrigoni – attivista, blogger e giornalista impegnato per anni a raccontare cosa succedeva a Gaza e dintorni, fino al tragico epilogo della sua vita –, una vicenda risalente a qualche anno fa ma che offre spunti di riflessione importanti e che non abbiamo dimenticato, così come il ricordo di Vik e della sua determinazione è ancora forte e vivido. Prosegui la lettura ›