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Mondadori

Sulle lotte dei lavoratori nell’editoria: «Resistere un minuto più del padrone»

libro

di Wu Ming 4

Alla vigilia della Grande Fusione, ovvero dell’acquisto di RCS da parte di Mondadori, una notizia giunge a rompere un po’ di uova nel paniere grande quanto il colosso editoriale che nascerà, equivalente a metà del mercato librario italiano.
No, non è l’appello lanciato da Umberto Eco e sottoscritto da svariati autori, contro l’avvento del supersoggetto editoriale, in nome della libertà di stampa, di espressione, di pensiero, eccetera. In quell’appello si tirano in ballo molti principi ma non si parla del precipitato reale e immediato. In un post sull’argomento Loredana Lipperini ha messo i puntini sulle i, facendo notare che «dacché finanza è finanza, ci si fonde, o si acquisisce, per licenziare» e che «la questione dei lavoratori dei due gruppi, fin qui ignorata, dovrebbe essere invece prioritaria: il SuperSoggetto non porterà soltanto al monopolio contenutistico e distributivo, ma all’eliminazione di chi rende possibile il libro, almeno in moltissima parte.»
Forse si potrebbe aggiungere che, dacché finanza è finanza, dopo l’acquisizione e la razionalizzazione avviene la svendita per coprire i debiti. Più di un tycoon straniero è già in allerta. Prosegui la lettura ›

Su Carmilla: L’editoria, il boicottaggio, le scorciatoie del populismo


Su Carmilla, uno speciale/contrattacco/florilegio sull’Annosa Questione. La versione stampabile qui.
Parole di Massimo Mantellini, Antonio Moresco, Carlo Lucarelli, Adriano Prosperi, Wu Ming, Massimo Roccaforte, Girolamo De Michele, Michela Murgia, Antonio Pennacchi, Evelina Santangelo, Luca, Alain Badiou.
“Ne va dell’impossibile, cioè del reale che solo può farci superare l’impotenza.” (Alain Badiou)

N.B. Il post ha i commenti disattivati, perché è solo una segnalazione. La discussione su questo tema è già in corso qui.

Boicotta Wu Ming

Fritz Lang l'aveva capito subito
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[L’ultima volta che abbiamo riflettuto in pubblico sulla “questione Mondadori” è stata nell’aprile scorso. L’occasione era lo scambio epistolare Saviano – Marina Berlusconi.
Quel post e la discussione in calce sono tuttora il miglior compendio della nostra posizione.
Pensavamo di non aggiungere altro, anche quando la lettera del teologo Mancuso a Repubblica ha riattizzato la querelle. Sono anni che discutiamo, rispondiamo, spieghiamo, e forse la nostra disponibilità a farlo è servita ai colleghi scrittori per evitare di esprimersi. Vadano pure avanti i Wu Ming.
Poi abbiamo ricevuto una telefonata da un “fantasma del passato”: Luca Casarini. Non lo sentivamo dall’ormai lontano 2002. Scazzi pesanti nella fase post-Genova, fine di ogni rapporto politico e personale. All’improvviso si rifà vivo: “Solo per dirvi che ho scritto una cosetta sulla questione Mondadori. Leggetela, se vi va”. L’abbiamo letta, e tocca dire che non è male. E’ pure divertente. Succede anche questo.
Nel frattempo, alcuni lanciavano in rete campagne di boicottaggio, “Mondadori no grazie”, “Convinci un autore ad abbandonare Einaudi” e altre populistiche amenità. La rete, al solito, si riempiva di ciarpame, obiezioni prive di senso, induzioni e deduzioni strampalate. Un sacco di gente ci tirava in ballo a sproposito, contestando affermazioni spacciate per nostre ma inventate ad hoc.
Una pulce è entrata nell’orecchio: ci siamo resi conto che molte nostre osservazioni e risposte erano sepolte in discussioni chilometriche su questo o altri blog, oramai irrintracciabili o quasi. Le abbiamo raccolte, risistemate, ne abbiamo tratto un nuovo testo che integra e aggiorna quello di aprile.
Non ci illudiamo, non sarà la mitologica “volta per tutte”: la volta per tutte non esiste.
Esiste però la “volta per molte”.
Buona lettura.]
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1. Serve a qualcosa porre ossessivamente la stessa questione, come se il problema fosse “farci aprire gli occhi”, “farci ragionare”? E’ tanto difficile rendersi conto che sulla «Questione Mondadori», nodo strategico che riguarda direttamente il nostro lavoro e il nostro stesso esistere, noi abbiamo ragionato, ragioniamo e continueremo a ragionare molto più di qualunque nostro interlocutore? Ed è tanto difficile accettare il fatto che abbiamo tratto conclusioni 1) chiare e 2) diverse da quelle di chi vorrebbe il boicottaggio? Prosegui la lettura ›