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mondo del lavoro

Ostaggi in Assurdistan, ovvero: il lasciapassare e noi / Seconda puntata

di Wu Ming

INDICE DELLA SECONDA PUNTATA

6. voci contro il lasciapassare e l’Emergenza
■ Non ci sono più gli shitstorm di una volta
■ Dobbiamo camminare sulla fune giusta
■ La padella e la brace: occhio a non chiedere l’obbligo vaccinale
7. Ritorno a un paesaggio di macerie
■ Lo scambio spettacolare pro Confindustria
■ Primavera 2020, la cultura dalle luci intermittenti al blackout
■ Autunno 2020, la seconda chiusura, lo sconforto, la rabbia
■ 2021, il lasciapassare e poi che altro?
■ Vuoi farti una scarpinata culturale?
■ Suerte, cazzo, suerte!
■ Biblioteche: il fuori diventa dentro e viceversa
■ Kein Mensch Ist Illegal!
8. Calendario settembre-dicembre 2021
Appendice. Rassegna di interventi

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Nuove scritture working class: nel nome del pane e delle rose

Un’immagine dal graphic novel Ferriera di Pia Valentinis.

di Alberto Prunetti *

Primo antefatto. Respira e intona il mantra: «Class is not cool»

Un libro racconta la storia di un educatore precario, figlio di un operaio di una fonderia. Padre e figlio si incontrano a parlare il sabato pomeriggio allo stadio. Come viene descritto quel romanzo inglese in Italia? Come un libro sul calcio. Ma in realtà quel romanzo è un racconto sulla classe operaia. Sulla working class inglese, che notoriamente attorno alla birra, al pub e al football aveva costruito elementi di convivialità e socialità. Dopo la fabbrica, ovviamente, ma quella era già stata smantellata. Così in Italia si adotta come un libro sul calcio quello che invece è un romanzo che racconta una classe sociale. La working class inglese.

Guai infatti a parlare di classe operaia. Ripetere tre volte il mantra ad alta voce: la classe operaia non esiste – la classe operaia non esiste – la classe operaia non esiste. Poi comprare su una piattaforma on line una penna usb assemblata in una fabbrica cinese e chiedersi quante decine di mani operaie toccano quel singolo oggetto da Shanghai a Piacenza. Prosegui la lettura ›