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serie TV

Affinità e divergenze tra Brennero e noi. A proposito di una serie TV ambientata a Bolzano/Bozen

Il pallido riflesso di Bolzano nella fiction Rai Brennero

di Jadel Andreetto *

Tutto inizia con un messaggio del mio socio Guglielmo con un link a un articolo dell’ANSA dedicato a una nuova fiction Rai:

«”Brennero, Radonicich e Martari a caccia del serial killer a Bolzano. Su Rai 1 dal 16 settembre la serie TV tra mistero e thriller”… Ti ricorda qualcosa?»

Nel giro di qualche ora cominciano ad arrivare altri messaggi. Il giorno seguente, le notifiche aumentano: ricevo un paio di telefonate e alcune e-mail da persone che non sentivo da tempo. C’è chi mi fa la stessa domanda di Guglielmo, chi si complimenta, chi, un po’ seccato, mi dice che avrei potuto avvertirlo e chi, semplicemente, mi rimanda lo stesso link seguito da una parola e tre punti esclamativi: plagio!!!

Nessuno ha ancora visto la serie, ma tutti hanno già fatto due più due, ottenendo cinque: o l’abbiamo scritta noi, o ci hanno copiato. Prosegui la lettura ›

La variante inglese: The Ripper, l’Emergenza e il tempo che ci attende

di Wu Ming 4

Il documentario Netflix in quattro episodi sullo Squartatore dello Yorkshire ci racconta che un tempo – negli anni Settanta – i movimenti sapevano affrontare politicamente l’Emergenza.

Tra il 1975 e il 1981 questo emulo del più celebre Jack the Ripper uccise 13 donne e ne aggredì un’altra mezza dozzina. Senza spoilerare sulla detection e su come gli inquirenti arrivarono a risolvere il caso dopo cinque anni di indagini, basti dire che fu una delle inchieste più lunghe e dispendiose nella storia della giustizia britannica, al cui confronto quella sul vecchio Squartatore vittoriano – che pure era il modello – pare di ben minore conto.

Era l’alba del declino del nord industriale, e i quartieri operai del West Yorkshire, in quella grande area che andava da Leeds a Manchester, con le loro città satelliti, iniziavano ad assomigliare a ghetti o si “riconvertivano” a luci rosse. Ed ecco comparire le prostitute bersaglio dello Squartatore: corpi abbandonati in un campo, o meglio nella waste land dietro una fabbrica o una fila di casette a schiera, in mezzo a sterpaglie e mobili sfasciati. Con il cranio sfondato a martellate e il petto pugnalato a colpi di cacciavite.

Fino a circa metà del racconto le donne compaiono soprattutto così, come vittime, in fototessere bianco e nero, oppure come parenti delle vittime, o ancora come vittime potenziali intervistate nei night club o nei pub di Leeds. Le voci narranti principali sono quelle maschili, gli “eroici” poliziotti e funzionari nelle interviste di repertorio o sopravvissuti al trascorrere del tempo.

Tutto cambia quando entrano le voci delle donne, e delle femministe in particolare, che raccontano la storia da tutt’altro punto di vista, ribaltandola completamente. Il movimento narrativo è tanto efficace quanto spiazzante e carico di implicazioni. Prosegui la lettura ›