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Social Log

Pilastro 2016, ovvero: la «gentriFICazione democratica» che piace al Partito.

Il "Virgolone", simbolo del Pilastro - Foto di Martina Verona

Il “Virgolone”, simbolo del Pilastro

di Perez Gallo. 
Foto di Martina Verona.

Era il 4 gennaio 1991, quando in via Casini, al Pilastro, quartiere operaio di Bologna, tre giovani carabinieri caddero sotto i colpi della banda della Uno Bianca, un gruppo di criminali, quasi tutti poliziotti, con simpatie politiche di estrema destra. Le tre vittime si trovavano a pattugliare la zona perché, qualche giorno prima, qualcuno aveva provato a dar fuoco a una scuola dismessa, usata come ricovero da circa trecento extracomunitari. L’omicidio – senza un movente chiaro – divenne subito un caso nazionale, il simbolo più vivido non solo di una vicenda misteriosa, ma anche della fine dell’eccezionalità bolognese, un modello sociale che pure era in crisi, almeno dal 1977. Una fine testimoniata anche, pochi giorni prima, da un’altra efferata strage della stessa banda, quella contro il campo sinti di via Gobetti: una strage gratuita, una strage “no profit” e razzista. Una strage a cui la cittadinanza rispose con indifferenza, perché anche allora, come oggi, rom e sinti non sono nessuno. «Anni e anni di cazzate tipo ‘isola felice’ non han fatto che danni. Bologna è solo il buco del culo del mondo», cantava in quel periodo l’Isola Posse All Star.

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#Bologna Horror Story: gli sgomberi e le menzogne dell’amministrazione Merola

FOTO 1

Un gioco nel piazzale del palazzo sotto sgombero in via Agucchi, disegnato la mattina dell’occupazione.

Testo di plv, foto di Michele Lapini

Solo poche settimane fa in questo blog si scriveva che la lotta per la casa è uno dei movimenti che sta letteralmente gettando nel panico le amministrazioni locali e il governo nazionale. Avevamo parlato della lunga giornata di resistenza dell’Ex-Telecom occupata, quando una comunità di quasi 200 persone era stata sgomberata dopo più di 12 ore di assedio, da parte di un contingente di forze di polizia impressionante. Tra il 7 e l’8 dicembre sono nate nuove occupazioni sul territorio italiano, a Bologna, Firenze e Roma. Occupazioni dai numeri altissimi e meticce:  una boccata d’aria in un momento in cui la terza guerra mondiale viene mascherata da guerra di religione. 

Se però la situazione a Roma e Firenze sembra stabile, lo stesso non si può dire per Bologna, in cui negli ultimi tempi si rovesciano  le tensioni presenti nella politica nazionale. Si sperava che il sacrificio dell’Ex-Telecom rappresentasse la fine di una stagione di sgomberi. Macché. Il 7 dicembre in 180 (68 famiglie, 74 minori) occupano una palazzina delle Poste Italiane vuota da 10 anni, situata nella periferia della città. Protagonista dell’azione è ancora una volta il collettivo di Social Log che grazie al suo lavoro contro gli sfratti entra in contatto con molte persone toccate dall’emergenza abitativa. Neanche il tempo di esultare che la polizia, mandata dal questore Ignazio   Coccia, arriva per effettuare un nuovo sgombero  con conseguenti scene di tensione all’esterno. Prosegui la lettura ›

«Prima i poveri!» La resistenza dell’#ExTelecom e la gestione del potere a #Bologna (e in Italia)

Bologna, 20 ottobre 2015. Alcune occupanti dell'Ex-Telecom.

Bologna, 20 ottobre 2015. Alcune occupanti dell’Ex-Telecom.

di plv

Ho cominciato questo articolo per Giap stanotte, appena tornato dal presidio, con gli occhi che mi si chiudevano, e l’ho finito stamattina.

Sulla giornata di Bologna del 20 ottobre si scriveranno decine di resoconti. Si dirà che è stata una giornata drammatica, piena di lacrime e gonfia di rabbia, sporca del sangue delle teste rotte dai manganelli della polizia. Ma la prima cosa da dire, quando siamo arrivati ormai a notte fonda ed è possibile fare un primo parziale bilancio, è che nella drammaticità della situazione oggi si è portata avanti una lotta che ha saputo guardare in faccia i potenti senza fare un passo indietro. Una lotta che ha messo in campo le capacità, le competenze, la cura, i corpi e la rabbia di tutti coloro che hanno resistito in via Fioravanti per diciotto ore. Una lotta appoggiata con generosità da tutti quelli che hanno potuto mettere a disposizione anche solo un minuto del loro tempo.

Ieri, le 300 persone che da quasi un anno occupavano l’Ex-Telecom sono state sgomberate, ma una trattativa su un loro ricollocamento è stata vinta, e questo è stato possibile perché si è lottato insieme e con tutti i mezzi possibili. A Bologna, a Roma, ad Alessandria, Brescia, Pavia, Livorno… Uomini, donne, bambini, facchini, disoccupati, senza tetto, studenti e studentesse, migranti, pensionati, occupanti e solidali a comporre un’unica lotta: quella dei migranti sugli scogli di Ventimiglia, dei facchini contro la Granarolo, dei residenti contro gli sfratti, quella dei braccianti di Foggia, quella dei poveri contro i ricchi, dei deboli contro i potenti. Prosegui la lettura ›

#Ventimiglia in ogni città! La solidarietà senza confini è già opposizione alla guerra futura

Manifestazione alla frontiera italo-francese di Ventimiglia. Foto di Michele Lapini. Clicca per ingrandire.

Manifestazione alla frontiera italo-francese di Ventimiglia. Foto di Michele Lapini. Clicca per ingrandire.

[Dopo il racconto del primo mese al presidio di Ventimiglia, ecco un testo collettivo che aggiorna sulla situazione al confine con la Francia, allarga la prospettiva all’Europa intera ed evidenzia il rapporto tra le ondate di «emergenze profughi» e le nuove guerre che l’Occidente, Italia compresa, sta preparando. Su Giap ci occuperemo presto, in modo più approfondito, di una delle situazioni narrate qui sotto, quella romana del Baobab. Più avanti parleremo anche di quel che accade a Lampedusa, oltre e contro le descrizioni allarmistiche o pelose che vanno forte sui media mainstream. Buona lettura.]

Testo scritto da plv, in collaborazione con Martina Bernabai, pannychisviii, Rosa M.  Valerio Muscella e altre losche individualità che hanno preferito non essere citate.
Foto di Michele Lapini, Valerio Muscella, José Palazón e Francesco Pistilli.

«Molti crimini sono migliori di questa legalità.»
Luca Rastello, I buoni

1. Resistenza
2. Ventimiglia in ogni città
> Melilla
> Lesvos
> Passaggio tra i Balcani
> Ungheria
> Calais
> Lampedusa
> Parigi
> Roma
> Bologna
3. Guerra. E le sue retoriche

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Fuori programma: reading a #Bologna in solidarietà a Eat The Rich (oggi stesso, e spieghiamo il perché)

Portico Alessandrini

Prima l’appuntamento: oggi h.18 sotto il portico di via Alessandrini, Bologna, all’altezza del civico 10/B (quasi all’incrocio con via Irnerio), Wu Ming 1 e Wu Ming 4 leggeranno brani da L’Armata dei Sonnambuli, Cantalamappa e Anatra all’arancia meccanica.

Sotto il portico? E perché? E come mai non ne sapevo niente fino ad ora?
Adesso lo spieghiamo. Prosegui la lettura ›