«…Ha così notato la figura imponente di un essere che non aveva movenze umane, bensì bestiali, e i cui versi assomigliavano a quelli di un cinghiale ferito – o forse “in calore”.»
(Annette Anthus in L’armata dei sonnambuli, p. 223)
[L’episodio di licantropia raccontato da Wu Ming ne L’armata dei sonnambuli mi ha colpito perché ha riportato a galla il ricordo di un caso molto simile occorso a un amico in Toscana. Ve lo racconto. AP]
Uno. Le voci
Martino: «Non ricordo troppo, devi chiedere alla mia compagna. Sono rimasto nel bosco per una settimana.»
Daniela: «No, sarà stato via per due-tre giorni, al massimo quattro.» Prosegui la lettura ›