«La regola chiave in questi posti è camminare decisi e dimostrare di sapere dove ci si trova e dove si sta andando». Così pensa Gorky, che all’anagrafe si chiama Drazen, zingaro comunista mezzo andaluso e mezzo ungherese, mentre si aggira per il malfamato quartiere Kalabria di Pristina, capitale dello stato Kosovo, in attesa di un passaggio per la Palestina. Così scrive Daniele Vecchi, camminando deciso in un “quartiere” letterario non meno malfamato: quello della street lit sulle tifoserie ultrà e le sottoculture giovanili. Letteratura proletaria, incazzata, fieramente ideologica. Testosteronica fino all’autoparodia eppure, a suo modo, deadly serious. In Gran Bretagna è un sottogenere ormai “storico”, avviato negli anni Settanta da Richard Allen ed entrato nella sua fase postmoderna coi libri di Stewart Home. In Italia gli editori “bene” se ne tengono alla larga.
Daniele ha sempre avuto gusti che un deficiente riterrebbe “grossolani”: quando, da adolescenti, ci muovevamo tra ska, punk e thrash metal, lui ascoltava anche i Twisted Sister di Stay Hungry, hard rock da working class, da proletariazzi che ballavano in certi locali persi nelle brume tra Mesola e Comacchio.
Anche oggi Daniele se ne fotte, procede diritto, spedito, rovesciando sulle pagine un impasto che scotterebbe le dita a qualunque Autore borghese, un enorme grumo di antropologia ultrà, invettiva anarco-marxista, analisi geopolitica. È la dura ballata folk dei temuti, organizzatissimi Togliatti Blocks di Tatabanya, unica tifoseria “rossa” nell’Ungheria del governo Orban, del movimento fascista Jobbik, degli agguati neonazisti. Da convinto internazionalista, Daniele non ha alcuna timidezza nell’ambientare la storia in Spagna, Kosovo, Palestina, Ungheria: c’è un solo vero conflitto sotto il cielo, ed è la guerra di classe. Gorky la combatte e, con questo libro, la combatte anche Daniele. E se non vi piace, andate a farvi fottere.