Archives for 

traduzione

Il “doppio” di Doppelgänger di Naomi Klein, ovvero: disavventure di una traduzione

Doppelgänger di Naomi Kleindi Wu Ming 1

In una mia inchiesta in due puntate scritta per l’edizione on line della rivista Internazionale cito e commento passaggi dell’ultimo libro di Naomi Klein, Doppelgänger: A Trip into the Mirror World. L’ho letto in versione originale nell’ottobre scorso e lo ritengo un testo importante, con cui è utile confrontarsi.

Mi sembrava giusto, oltreché formalmente corretto, usare la traduzione uscita in Italia, pubblicata dalla casa editrice La Nave di Teseo (d’ora in poi LNdT). L’ho acquistata in edizione elettronica, ho cercato i passaggi da citare e… sono rimasto sbalordito. Ho fatto altri controlli a campione. Lo stupore è diventato malessere.

Ho deciso di lasciar perdere e di tradurre le citazioni direttamente. Anche perché nell’edizione LNdT alcune delle parti che avevo sottolineato… non ci sono. Prosegui la lettura ›

Dynamite! Un ordigno letterario e politico scagliato novant’anni fa (e non smette di esplodere)

Dynamite! di Louis Adamic è uno dei libri più famosi sulla lotta di classe nel ventesimo secolo. Uscito per la prima volta nel 1931, ampliato e rivisto dall’autore tre anni dopo, negli USA sollevò un polverone che sapeva di cordite e fulmicotone.

Il successo fu tale che dovettero leggerselo anche i padroni, e gli sbirri, talvolta seguendo consigli inattesi. Un’azienda chimica di Pittsburgh, la Federal Laboratories Inc., ne acquistò un centinaio di copie e le spedì a industriali e capi della polizia, accompagnate da una lettera che diceva:

«Leggete questo libro e guardate cosa succede, quanti morti provoca l’utilizzo nello scontro di classe di armi da fuoco e di dinamite. Affidatevi invece alle bombe lacrimogene della Federal Laboratories e rendete gli scioperi selvaggi e le manifestazioni dei disoccupati incruente, indolori, civilizzate!»

Prosegui la lettura ›

La traduzione della Rivoluzione. Un articolo e un’intervista su L’Armata dei sonnambuli in castigliano.

La maschera di Scaramouche, dalla copertina dell’Armata dei sonnambuli ai muri di Lavapiés, Madrid. Con storpiatura linguistica e rivoluzionaria del tradizionale motto ¡Viva España! (Foto di Andrea Bresadola, 2019)

[Quasi due anni fa, nel dicembre 2019, l’Università di Macerata ha organizzato il convegno “Il traduttore nel testo”, durante il quale Andrea Bresadola ha intervistato Wu Ming 2 a proposito delle “lingue” utilizzate per scrivere L’Armata dei sonnambuli, proponendo poi un’analisi minuziosa delle soluzioni adottate dal traduttore del romanzo in castigliano, Juan Manuel Salmerón Arjona. Con i soliti ritardi dovuti alla pandemia, gli atti del convegno sono stati pubblicati quest’estate, in un libro omonimo. La terza e ultima parte del volume (“In dialogo con l’autore”) è tutta dedicata alla suddetta intervista (“Dal foborgo al palco di Madama Ghigliottina:la lingua della Rivoluzione nell’Armata dei sonnambuli”) e all’articolo di Bresadola: “La traduzione della Rivoluzione: appunti su El Ejército de los Sonámbulos”. Quest’ultimo, in particolare, ci sembra interessante anche per chi non legge lo spagnolo e non si occupa di traduzioni letterarie, perché attraverso il confronto tra le due versioni del testo, mette sotto la lente d’ingrandimento l’impasto linguistico presente nel romanzo. Da un totale di oltre 75 pagine, vi proponiamo qui due estratti: dall’intervista a Wu Ming 2, abbiamo tolto la parte che riguarda la lingua dell’Armata, in parte perché ritorna poi nell’articolo e in parte perché si tratta di considerazioni che qui su Giap abbiamo già proposto a suo tempo; dall’articolo di Andrea Bresadola, prendiamo invece la terza parte (“La voce del popolo”) che riguarda il gergo popolare dei parigini, e in particolare del foborgo di Sant’Antonio, tralasciando quelle sulle altre varietà linguistiche individuate nel romanzo (il bolognese di Léo Modonesi, l’alverniate inventato, la pa’lata del Muschiatini e quella RivoluzionaRia di ScaRamouche). In appendice al post, sempre a proposito di lingua castigliana, il grande scrittore messicano Paco Ignacio Taibo II recensisce Stella del mattino di Wu Ming 4, che presto uscirà in Messico con il titolo Estrella del alba. WM]

A.B.: […] passiamo alla questione delle traduzioni dell’Armata dei Sonnambuli e, più in generale, della vostra opera.

WM2: Sul rapporto coi traduttori, direi che io sono abbastanza stupito del fatto che, soprattutto in tempi più recenti (all’inizio accadeva un po’ di più), difficilmente i traduttori si mettono in contatto con noi. Io non sono un traduttore, quindi non so proprio come si faccia, ma può darsi che ci sia un aspetto del lavoro di traduzione che si è affermato: non farsi influenzare dall’autore. L’unico con cui abbiamo avuto degli scambi regolari anche durante la traduzione è Serge Quadruppani, che ha tradotto diversi nostri romanzi in francese. Ma lui perché è un amico: lo conosciamo da prima che diventasse il nostro traduttore. Anzi, è diventato il nostro traduttore perché ci siamo conosciuti e si è interessato ai nostri lavori. Con gli altri non succede. Mi dico che io, se fossi un traduttore, e mi trovassi davanti all’Armata dei Sonnambuli, due o tre cose all’autore, potendo, le chiederei. E, invece, non è successo con le traduzioni tedesche, che ci dicono essere molto buone, e non è successo, se non all’inizio, con le traduzioni in inglese, che hanno anche vinto dei premi.  Prosegui la lettura ›

Uno sputnik costruito in garage: I Quaderni di Arda #2

Uno sputnik costruito in garage… è entrato in orbita. È l’immagine più adatta per definire questa rivista, che battezza il suo numero 2, quello del 2021.

Per spiegare la metafora bisogna considerare alcuni elementi. Sia il #1 sia questo #2 de «I Quaderni di Arda» contengono gli atti di convegni tenutisi all’Università di Trento (rispettivamente nel 2017 e nel 2020), promossi dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, con l’aggiunta di alcuni contributi extra. Tanto gli interventi dei relatori quanto quelli aggiunti ex post nascono da un melting pot di studiosi professionisti (la maggior parte italiani e alcuni stranieri) e studiosi dilettanti (alcuni membri del Gruppo di Studi dell’AIST altri no), cioè dall’incontro tra studio accademico e passione “da fan”. Il risultato è una grande varietà d’approcci.

Accanto a studi filologici, stilistici, storico-letterari, si trovano articoli sui punti di contatto tra Tolkien e la narrativa fantascientifica e horror, sulle traduzioni delle sue storie attraverso le arti grafiche e la musica, sugli sviluppi transmediali del racconto tolkieniano o sulle mappe come supporto fondamentale alla “sub-creazione” di mondo. Si va dalla filologia germanica, alle recensioni di saggi e cataloghi, all’indagine sulla fan fiction, abbattendo qualunque barriera architettonica che possa porsi in mezzo, eccetto quella della serietà d’approccio. Prosegui la lettura ›

Sul senso di un’operazione editoriale: la nuova traduzione del Signore degli Anelli

1. La quiete dopo la tempesta… in un bicchier d’acqua

Passata la nottata del primo mese di permanenza in libreria, è possibile scrivere dell’importanza di un’operazione editoriale come la ritraduzione del Lord of the Rings senza il rumore di fondo delle proteste per le nuove versioni di alcuni nomi di personaggi e toponimi. Per altro, si è detto giustamente che è stata comprensibilissima, oltreché prevedibile, la reazione dei fan di fronte al cambiamento di una nomenclatura consolidatasi nell’arco di cinque decenni. Questo anche se in certi casi le scelte contestate a Ottavio Fatica – come l’ormai noto «Forestale» per «Ranger» – non sono più arbitrarie di quelle della traduzione precedente – «Ramingo», elegante ed evocativo, ma di registro decisamente alto per il gioco di accezioni voluto da Tolkien; e tuttavia l’affezione per il romanzo preferito letto e riletto in italiano spinge ad affermare una sorta di diritto di primogenitura.

Ovviamente in termini di pratica della ritraduzione questo diritto non esiste e non ha alcun senso, come non ce l’ha giudicare una nuova traduzione dalla resa dei nomi. È piuttosto lo stile generale che andrà valutato. Perché è lì che si svela il senso ultimo di un’operazione editoriale come questa. Prosegui la lettura ›

Tolkien parla un nuovo italiano. Un primo sguardo alla nuova traduzione de La Compagnia dell’Anello

La prima pagina del capitolo 1 de La compagnia dell’anello nella nuova versione a opera di Ottavio Fatica. Clicca per leggere, sul sito dell’AIST, una prima analisi sul suo approccio alla lingua e allo stile di J.R.R. Tolkien.

Esce oggi in libreria La Compagnia dell’Anello di J.R.R. Tolkien nella nuova traduzione di Ottavio Fatica.

Dopo mesi di polemiche preventive – durante i quali se ne sono sentite davvero delle belle… – e dopo che già le anticipazioni rilasciate da Bompiani – poesia iniziale e Prologo – hanno scatenato un bailamme sulla nuova resa dei nomi, eccoci finalmente al dunque. Adesso si potrà leggere il primo terzo del romanzo e rendersi conto di come “suona” la nuova traduzione, fare tutti i raffronti che si vogliono, approvare, disapprovare, restare affezionati alla vecchia traduzione, innamorarsi della nuova, rimanere neutrali ecc. ecc. Prosegui la lettura ›

«American Parmigiano» parla inglese, francese e castigliano

AP

Da molti mesi,  il nostro blog in inglese langue senza aggiornamenti. Da un tempo ancor più lungo, la vecchia pagina del sito con i file dei nostri testi in varie lingue, è un insetto fossile nell’ambra digitale. La nuova pagina dei download è solo in italiano. Serve tempo, e da mesi non ne abbiamo, per mettere mano a una riorganizzazione di tutta la baracca.
Nel mentre, ci sono arrivate due traduzioni collettive del nostro racconto American Parmigiano, pubblicato nell’estate 2008 per la serie Corti di Carta del Corriere della Sera, e poi ristampato nelle antologie Sei Fuori Posto (Einaudi 2010) e Anatra all’Arancia Meccanica (Einaudi 2011). Prosegui la lettura ›