L’amore è fortissimo, il corpo no. 2009 – 2019, dieci anni di esplorazioni tra Giap e Twitter / 1a puntata (di 2)
Questa è una miniserie in due puntate, da leggere con lentezza e aplomb. Non è un testo breve, né poteva esserlo. È il resoconto di una spedizione lunga un decennio, e la sintesi di vent’anni di riflessioni sul nostro stare in rete. È anche l’annuncio di un cambio di strategia che andava spiegato con la massima chiarezza. Il titolo cita una canzone – e un album – di Nada (il riferimento sarà chiaro alla fine). Apriremo i commenti in calce alla seconda puntata, che sarà on line dal 19 dicembre. Buona lettura, e grazie a chi ci ha accompagnati sin qui.
INDICE DELLA PRIMA PUNTATA
1. Stare in rete per stare in strada
1a. Il “crinale” del 2009/2010
1b. Buonanotte ai suonatori
2. Perché non siamo su Facebook (e due parole sui social in genere)
2a. Non tutte le critiche ai social sono uguali
2b. La promessa dei social media e la realtà di fatto
2c. Ieri e oggi: la crisi del feticismo della merce digitale
2d. Facebook, gamification e azzardopatia
2e. Narciso che fa la cacca
2f. FOMO chimica e tempo rubato al vivere
2g. Tenere la parte
2h. L’acqua di Facebook, le branchie dei complottisti
2i. Il tempo delle illusioni è finito
2l. La vera «grande sostituzione»: Facebook e i media indipendenti
2m. E noi, che cazzo avremmo mai potuto combinare là sopra?
Nel sessantennale delle sue storie, 54 diventa una cronaca via Twitter
From Live Tweeting 54 on Vimeo.
Agli albori del nuovo anno ci siamo resi conto che 2014 – 1954 = 60.
– Grazie al cazzo – dirà qualcuno, – è aritmetica da terza elementare!
No, intendiamo dire che nel 2014 cadono i sessantesimi anniversari degli eventi accaduti nel 1954.
– E allora?
E allora fai poco il sardonico, imbezèl, pensaci un momento: Prosegui la lettura ›
Tirare Bobbio per la giacca in funzione anti-#NoTav, ovvero: dare il peggio su Twitter
Ieri si è scritta una delle pagine più nere della storia di Twitter in Italia.
Dapprima si sono visti “quelli che benpensano” ingoiare estasiati l’esca gettata dai media, stracciarsi le vesti, agitare cappî e manette perché durante il corteo No Tav dell’altro giorno alcuni dimostranti avevano scritto sui muri di Torino e gettato vernice su determinati bersagli.
Poco tempo fa, sempre a Torino, c’è stato un pogrom in stile Ku Klux Klan, ma non ricordiamo nemmeno un decimo dello sdegno suscitato nel week-end da qualche scritta e chiazza di colore. Prosegui la lettura ›
Un anno di arancia meccanica in libreria e su Twitter, quack! #AaAM
Anatra all’arancia meccanica è uscito da quasi un anno e qualcuno trae un primo bilancio, quack! Prosegui la lettura ›
Qui la diretta della manifestazione di Roma #15o #15ott #15oct
Visto che abbiamo un blog molto visitato e seguito, e che nella giornata di oggi l’informazione e la controinformazione saranno faccende di vitale importanza e urgenza, mettiamo a disposizione questo spazio.
Chi ha seguito le discussioni su Giap delle settimane scorse, sa che abbiamo forti perplessità su come è stata organizzata questa scadenza, ma oggi qualunque perplessità va messa in secondo piano: alla massima libertà di discussione devono seguire la massima unità nell’azione e la solidarietà a chi manifesta.
Per cause di forza maggiore, purtroppo non siamo riusciti a scendere a Roma, dunque cerchiamo di renderci utili in altro modo, approntando e implementando strumenti per seguire l’evento. Ricordiamo a tutti che la “visione panoramica” di chi sta fuori è sovente utilissima a salvare il culo a chi sta dentro.
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Un esempio di contronarrazione: #SteveWorkers
Se il nome di Steve Jobs si poteva tradurre con “Stefano Lavori”, Steve Workers è Stefano Lavoratori. C’è una bella differenza: Steve Workers è il rovescio di Steve Jobs sul versante del lavoro vivo in rivolta. E’ il guru collettivo della sovversione operaia, appare ovunque vi sia uno sciopero, una lotta, un’occupazione, e con un travolgente keynote presenta i prodotti di Bad Apple: iClasswar, iStrike, iStruggle, iRevolution. Prosegui la lettura ›