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Ucraina

Invadere l’Ucraina è brutto? Dipende: se l’invadiamo noi è eroico. Buoni 26 di gennaio!

Lettura consigliata.

Da oggi, grazie ai nostri parlamentari – gli stessi parlamentari che da settimane condannano a gran voce e con l’elmetto in testa l’invasione dell’Ucraina – ogni 26 gennaio si celebrerà l’eroismo delle forze d’invasione nazifasciste che ottant’anni fa misero l’Ucraina – e con essa un bel pezzo di Urss – a ferro e fuoco.

L’indomani, 27 gennaio, si spremerà la lacrimuccia sulla Shoah. Perfetto.

Lo abbiamo fatto notare più volte: a colpi di “sdoganamenti” e celebrazioni nazionaliste e militariste si è ormai sfondata ogni barriera.

In questa mossa, tuttavia, c’è un surplus di ipocrisia che lascia attoniti persino noi che ormai ci aspettiamo qualunque cosa.

Sì, perché al mantra di tutto il mainstream «un popolo invaso ha diritto di difendersi» è stata aggiunta senza il minimo pudore la precisazione finora rimasta implicita: «salvo il caso in cui a invadere siamo noi». Prosegui la lettura ›

Una dichiarazione – politica e di poetica – sul virus del militarismo nel corpo sociale

Enrico Baj, «Generali», multimaterico s.d.

Nei nostri due libri del 2015 Cent’anni a Nordest e L’invisibile ovunque riflettevamo,  con gli strumenti dell’inchiesta e della letteratura, sul centenario della Grande Guerra e su come l’Italia lo stava celebrando. Lo facevamo avendo in mente le guerre jugoslave degli anni Novanta, nonché alla luce del conflitto in Ucraina. Perché, conviene ricordarlo, in Ucraina la guerra c’è dal 2014.

La conclusione era che, cent’anni dopo la prima guerra mondiale, il nostro Paese e in certa misura l’Europa tutta avevano più che mai bisogno, e sempre più avrebbero avuto bisogno, di anticorpi antimilitaristi, di esempi di diserzione, di rifiuto di ogni intruppamento. Perché quella del continente sul cui suolo non si sarebbero più combattute guerre era una fòla e nient’altro. Prosegui la lettura ›

Il Varco. Un film di Federico Ferrone e Michele Manzolini, scritto insieme a Wu Ming 2.

Giovedì 7 settembre, centinaia di attiviste e attivisti da tutta Europa si sono aperti un varco nei controlli di sicurezza e hanno occupato il red carpet della Mostra del Cinema di Venezia, per chiedere giustizia climatica e sociale. Quattro giorni prima, un altro varco si era spalancato pochi metri più in là, davanti alle poltrone della Sala Giardino, dove quasi seicento persone avevano assistito alla prima del nuovo film di Federico Ferrone e Michele Manzolini, scritto iniseme a Wu Ming 2 e intitolato appunto Il Varco. Un lungometraggio di finzione, costruito con materiale d’archivio, per mettere in comunicazione passato e presente, storia e racconto, mito e realtà. Un oggetto narrativo non identificato che arricchisce la ricognizione di Wu Ming 2 ai confini tra cinema, immagini di repertorio e pellicole amatoriali. La terza tappa di un percorso iniziato con 51 – episodio del film collettivo Formato Ridotto – e proseguito con la sceneggiatura de L’Uomo con la Lanterna, di Francesca Lixi.

«Un progetto ambizioso solo a considerare la portata del lavoro di documentazione, di ricerca, di mixaggio e montaggio di centinaia di ore di materiale video. Il tutto per raccontare “solo” una storia nuova. La storia di un soldato italiano, nato da madre russa, spedito verso la patria materna  perché ne parla la lingua.»
(Andrea Giovalé su La rivista del cinematografo) Prosegui la lettura ›