da Famiglia cristiana, 24 marzo 2002, pag. 108:
GLI AUTORI MISTERIOSI NELL'ITALIA DEGLI ANNI '50
Il gruppo che si fa chiamare Wu Ming torna con uno dei tipici
puzzle narrativi, ambientato questa volta nell'anno che dà
il titolo al libro, il '54 del delitto Montesi e di Dien Bien Phu
Per chi non lo sapesse, o non lo ricordasse, Wu Ming non è il nome di un mandarino cinese ma lo pseudonimo di quel gruppetto di autori che, sotto lo pseudonimo di Luther Blissett, hanno firmato Q, romanzo storico di innovativa impostazione e grande successo. La loro particolarità è ricostruire con certosina cura e millimetrica esattezza i particolari storici, o di cronaca, di una certa epoca e gettarli in un crogiuolo romanzesco che li fa rivivere con effetti sorprendenti.
In questo caso si tratta di un solo anno, il 1954, e l'effetto narrativo è quello di una realtà iper-reale. Anche se l'immagine che ne risulta è forse eccessivamente dilatata e le quasi settecento pagine del romanzo possono sembrare troppe, tuttavia la macchina narrativa è oliata talmente bene che non si fa fatica a stare al gioco. Anzi, è divertente come assistere all'abile ricostruzione di un immenso puzzle, tassello dopo tassello.
I personaggi, reali o fittizi, sono ovviamente una folla: vivono le loro vite, pubbliche o private, i cui fili di mano in mano s'intrecciano in un quadro tanto perfetto da sembrare inverosimile. E' impossibile ricostruirne, anche parzialmente, le storie. Tanto per ricordare dove ci troviamo, il 1954 fu l'anno dei disordini per Trieste italiana, del delitto Montesi, della Dc di Scelba e Fanfani, della caduta di Dien Bien Phu, del maccartismo in America, e via dicendo.
In questo trancio di storie prendono vita le singole storie disposte nel romanzo a "puntate" successive, intercalate le une alle altre. A voler rintracciare i fili conduttori basterà seguire la storia di Pierre in una Bologna popolare, poi nell'avventuroso viaggio nella Jugoslavia di Tito alla ricerca del padre, l'amore per Angela; la storia di Stefano Zollo coinvolto nel traffico di droga del malavitoso Mc Guffin Electric, televisore che passa di mano in mano e mai funziona; ma, soprattutto, gustosissima e sorprendente, autentico colpo di genio, la presenza inaspettata di un Cary Grant in grande forma, il popolarissimo interprete dell'indimenticabile Caccia al ladro.
Che ci fa Cary Grant nel 54? Perfettamente simile a sé stesso, nei tic come nell'inconfondibile eleganza, è un Cary Grant momentaneamente disoccupato, coinvolto in un giro di politica internazionale con l'incredibile pretesto di prendere parte a un film sulla guerra partigiana di Tito in Jugoslavia. Sono le pagine migliori di tutto il romanzo.Ferruccio Parazzoli