Giap#6, VIa serie - Tizzoni ardenti di memorie - 4 marzo 2005
0- Preambolo: dediche, lotte, appelli
1a- Asce di guerra esce il 3 maggio
1b- Il DVD di Lavorare con lentezza
1c- Il fumetto tratto da La ballata del Corazza
1d- Speciale Malcolm X nel quarantennale della morte
1e- Mp3 dal reading/concerto di Guerra agli Umani
2- I fascisti - di WM1
3- Mia nonna e i tedeschi - di WM5
4- Claudia Cernigoi, Operazione "Foibe" tra storia e mito
5. Da alcune Giapsters: Il nonno di Annalisa; La figlia di Raffaella; Miriam piccola pioniera
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Questo numero di Giap è alla memoria di OSSIE DAVIS (1917-2005), attore, regista e attivista politico afroamericano, mancato il 4 febbraio scorso. Tra i vari ruoli interpretati, quello del "Sindaco" in Do the Right Thing di Spike Lee. La sua più celebre performance resta l'orazione funebre al funerale di MALCOLM X, 27 febbraio 1965. Ripetè quell'orazione ventisette anni dopo: è ancora la sua voce, fuori campo, nel finale di Malcolm X, il film. Il testo completo dell'orazione si trova qui: http://www.hartford-hwp.com/archives/45a/071.html
Questo numero di Giap è alla memoria di HUNTER STOCKTON THOMPSON (1937-2005). Non c'è bisogno di spiegazioni. Addio, dr. Gonzo. "Cristo, ma quando finirà? Quanto in basso devi scendere in questo Paese per poter diventare Presidente?" (Fear and Loathing: on the Campaign Trail '72).
Fin qui la memoria.
Per quel che riguarda il presente, questo numero è dedicato all'antropologo palermitano FRANCO LA CECLA, sotto processo a Parigi per un episodio risalente al 15 dicembre scorso.
Aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, volo charter Air Horizon diretto a Dakar, pronto al decollo. Tra due poliziotti, ammanettato, insultato, malmenato, a tratti rozzamente imbavagliato, un migrante congolese sotto procedura d'espulsione. Rimpatrio coatto.
Il sans papiers protesta, piange, si dispera. - Non sono uno schiavo - urla. La sua sofferenza è offerta come piccolo show a tutti i passeggeri, uomini, donne, bambini. Le hostess sfoggiano professionalissimi sorrisi. La Cecla e un altro passeggero protestano, vanno in cabina di comando e chiedono di poter scendere, per manifestare il proprio dissenso: "Non siamo tenuti ad accettare questo".
A quel punto, i due vengono trascinati via dai poliziotti, e posti in stato di fermo per dieci ore, senza poter telefonare all'ambasciata o a un avvocato. Vengono rilasciati senza ottenere alcun documento che certifichi cos'hanno subito, tra capo e collo una denuncia per aver ostacolato la procedura d'espulsione.
A distanza di qualche mese, rischiano fino a cinque anni di prigione più un'ammenda penale di 7500 euro, "colpevoli di aver avuto una sensibilità, di aver provato pietà. Colpevoli di reazioni umane, di non essersi comportati da collaborazionisti. Di non aver considerato 'normale' lo spettacolo della sofferenza altrui. Come definire un simile Paese? Aiutatemi a trovare la parola giusta, un nuovo termine per il cinismo che si esige da noi, per il surrealistico voyeurismo di fronte al dolore altrui. Un Paese che ha perduto l'umano diritto alla pietà ha perduto buona parte di tutti gli altri diritti" (Franco La Cecla).
Questo numero di Giap è dedicato anche a WARD CHURCHILL, scrittore, storico, docente universitario e attivista per i diritti dei nativi americani. Churchill è il principale studioso del Cointelpro e delle "guerre sporche" dell'intelligence Usa contro il dissenso interno.
Da circa due mesi Ward è oggetto di una campagna di criminalizzazione e dileggio fomentata da FoxNews e altri media di destra, per un suo vecchio testo sull'11 Settembre, oggi raccolto nel libro On the Justice of Roosting Chickens: Reflections on the Consequences of US Imperial Arrogance and Criminality.
Dopo la messa alla gogna mediatica, Ward ha ricevuto minacce di morte, è stato spinto a dimettersi dalla presidenza del dipartimento di Ethnic Studies all'Università di Boulder, Colorado, e diversi atenei hanno annullato sue lezioni e conferenze. Lobbies di vario genere esercitano pressioni sull'università affinché gli venga tolta la cattedra.
La destra Usa continua a disseminare illazioni e calunnie sulla vita privata di Ward (lo accusano di "fingersi indiano per farsi pubblicità"), sul suo curriculum professionale (la sua laurea sarebbe falsa) e sul suo percorso politico: con criminale leggerezza, lo si definisce "infiltrato della Cia", vecchia tattica Cointelpro che lo stesso Churchill ha illustrato con dovizia di dettagli: fecero la stessa cosa a STOKELY CARMICHAEL.
Tutto questo con la complicità oggettiva di certe frange ultrasinistre, quelle che si danno convegno in Rete per smerdare la gente. L'Fbi non ha nemmeno bisogno di infiltrarle o eterodirigerle: si muovono già nella direzione più consona, quella delle faide interne, dei livori che sovrastano tutto, del guardare il dito anziché la luna. In aggiunta, il dito è sporco di merda.
Infine, questo numero di Giap è dedicato al GENOA LEGAL FORUM. Do we remember? E' quel team di avvocati e attivisti che lavora sui processi per i fatti del G8, difendendo i manifestanti accusati di devastazione e, soprattutto, smontando e smentendo le ricostruzioni delle forze dell'ordine.
E' merito loro se oggi ci sono ventotto poliziotti rinviati a giudizio per l'irruzione alla Diaz. E non è l'unico risultato positivo, in tre anni di lavoro. Finte molotov, spranghe al posto dei manganelli d'ordinanza, false testimonianze... Nulla di ciò sarebbe emerso senza il lavoro quotidiano di queste persone, nel disinteresse di un buon 90% del fu movement (noialtri compresi, fate conto che abbiamo il capo cosparso di cenere).
Ora sono rimasti senza fondi. Ne hanno ancora per un mesetto, poi si ritrovano in braghe di tela, impossibilitati a seguire i processi con la dovuta cura. Vogliamo aiutarli? C'eravamo tutti, a Genova, in corpo o in ispirito. Suvvìa, separiamoci da qualche euro.Comitato Verita e Giustizia per Genova:
Conto Corrente Postale n.34566992 intestato a "Verita e Giustizia per Genova"
oppure tramite bonifico bancario: ABI 07601 - CAB 01400
www.veritagiustizia.it
info@veritagiustizia.itSupporto Legale:
Conto Corrente Bancario n. 61359/80 intestato a "Don Balletto"
Banca CARIGE sede centrale - ABI 06175 - CAB 01400
www.supportolegale.org
info@supportolegale.org
1----------------NEWS
Abbiamo da poco ricevuto la conferma della data d'uscita di Asce di guerra (release 2005). Sarà in libreria fra il 3 e il 4 maggio.
Inizieremo il mini-tour di presentazione dopo il 15 di quel mese. Sarà il "post scriptum" al mega-tour 2004-2005 (quasi cento date in un anno, in media due alla settimana, su e giù per l'Italia), dopodiché entreremo in periodo "sabbatico", per lavorare in pace al romanzo collettivo.
Le date di AdG non saranno più di 10-12, e abbiamo già raggiunto la quota. I singoli e gruppi che hanno "prenotato" le presentazioni sono pregati di ricontattarci, così decidiamo le date.***
Il DVD di Lavorare con lentezza sarà disponibile per il noleggio dal 9 marzo, e in vendita dal 20 aprile. Nella versione in vendita, oltre al film, ci sarà un'ampia selezione di brani del documentario Alice è in paradiso, montati con immagini inedite e/o complete di LCL e accompagnate da un commento di Guido. Inoltre è presente un breve documentario su Enzo Del Re e la sua musica, nonché 2 backstage del film, il videoclip di "Gioia e rivoluzione" degli Afterhours e tutti i trailer.
Come sempre, potete lasciare i vostri commenti nel forum di
> http://www.lavorareconlentezza.com***
E' in uscita per le edizioni Bd/Alta Fedeltà il fumetto di Onofrio Catacchio tratto dal racconto open-source La ballata del Corazza, di Wu Ming 2 et alii. Qui trovate tutte le info:
> http://www.edizionibd.it/altafedelta/index.htm
Il fumetto esce in copyleft e carta riciclata, 100% ecosostenibile.
Qui trovate una galleria con le prime sette tavole del comic:
> http://www.wumingfoundation.com/images/corazza/corazzaindex.html***
Novità sul sito:
Speciale Malcolm X nel quarantennale della morte, con interventi di WM1 e WM5
("La prima volta che vidi Malcolm", "La 'X' di Malcolm e la memoria", "Da Malcolm all'hip hop passando per Ghost Dog"):
> http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/speciale_malcolm_x.htm***
Novità sul sito:
due audio files dal reading/concerto di Guerra agli Umani - WM2 + ElSo, feat. Egle Sommacal (ex-Massimo Volume) alla chitarra e Alessandro Tmuscitz alla tromba. "Motorpsycho" e "Geims Oliva", registrati a Cagliari il 9 gennaio 2005. Courtesy of http://www.greenteam.it
> http://www.wumingfoundation.com/suoni/suoni.html#cagliariI FASCISTI
di Wu Ming 1
Io volevo dire questa cosa, no? Il problema non è tanto "il Fascismo": il problema sono i fascisti, proprio loro, le persone. I fasci era come se vivevano nella quinta dimensione di Tony Binarelli, adesso invece sono più vicini, apri il giornale e senti l'alitosi, accendi la tivù e ti chiedi quand'è che hai chiamato l'autospurgo l'ultima volta, ci sarà mica la fossa piena?
Io, da piccolo, un fascista dal vivo, in carne e ossa, non so manco se l'ho visto. Mi hanno cresciuto nel disgusto per quelli là, mi facevano schifo di default. Senza esagerazioni, per carità, senza dirmi chissà che o chissà cosa: era l'atmosfera intorno. Per dire, non era come quel mio amico che c'ha due bimbe piccole e una delle due gli ha chiesto: "Papà, papà, cosa sono i fasisti?" - e lui, dolce dolce: "I fascisti sono bestie che vivono nelle fogne". Alta pedagogia, se posso esprimere un parere, ma in casa mia non c'era bisogno, famiglia di comunistacci, la domanda aveva già la risposta.
Io stavo in un paesello di mille anime sì e no. Manco da un sacco di anni, vado solo a trovare i miei ma il paese non lo frequento. Però lì intorno, di recente, son successe cose strane. Nel comune limitrofo, ogni anno, ci stanno un po' di naziskànker e arnesi della X Mas che fanno una commemorazione dei loro caduti - che, se posso dire, potevano pure cadere da più in alto, ché se ne son fatta ancora poca, di bua.
Ogni anno 'sta messa diventa una sfilata di schifosi col cotone nel pacco e le braghe attillate, verruchinate, che passano davanti al monumento ai partigiani e tirano uova, cacciano bestemmioni e fanno il ditaculo. Tutti gli anni grande scandalo, articoli sulla stampa locale, biasimo della autorità, ma nessuno fa un cazzo, nessuno che arrivi coi secchi di merda, nessun partigiano che decida di tirare le cuoia in gloria e appostarsi alla finestra col residuato bellico tenuto pronto dal '45. Niente.
Pure al paesello mio, proprio lì, è successa una cosa strana, sarà un mese sì e no. Nel '44 un aviatorino di Salò, uno che era del paesello, decolla e lo tira giù la RAF (no quella tedesca di Ulrike Meinhof: quella inglese, la roialeirfors). Lo abbattono nei pressi di Argenta, zona di paludi e bonifiche, però poi non lo trovano più, né lui né l'aereo. Mica sparisce così, un aereo, eppure sparisce così.
Passano sessant'anni, e arrivano questi "appassionati di recuperi di velivoli militari", sì, esistono, c'era scritto così. Questi battono la campagna e non ti trovano l'aeroplano?
Beh, succede che al paesello s'organizza in fretta e furia una grande messa, perché è ritornato 'sto figlio... del paesello, appunto, e fin qui normale, solo che poi a 'sta messa ti intervengono le autorità militari (ma il governo non era Badoglio, nel '44? Come c'entrano le autorità militari con coso, lì, l'aviatorino, decollato agli ordini di un governo-fantoccio messo su dagli alemanni?), e arrivano pure svariati arnesi di cui sopra, e non so se c'erano pure quelli col cotone nel pacco.
Insomma, diventa una chiassata revanscista, nera nera, e il sindaco diessino dice: "Che mi frega a me? Io non ci vado", e qualcuno fa pure polemica, "l'insensibilità del Primo Cittadino...", "ha compiuto un gesto di parte...", "l'ha buttata in politica..." Ma che doveva fare, 'sto cristo? Andare, stare impettito in mezzo ai nazi, fare il saluto romano e alla fine mettersi pure una scopa in culo così ramazzava il sagrato? Io dico che ha fatto bene a non andare!
Insomma, i fasci scorrazzano dove giravo io da piccolo che non ne vedevo manco uno.
I fasci stavano sullo sfondo, tipo l'orizzonte, scoloravano nella distanza. Con tutta quell'atmosfera tra me e loro, più che neri rimanevano azzurrastri.
La prima volta che ho visto i fasci da vicino li ho comunque visti da lontano, scusate. Dico i fasci fasci, mica i compagni di liceo che si davano arie da fascistelli così per fare. S'era nella primavera del '91 e una squadretta di costoro fa un mordi-e-fuggi nell'aula bianca di Lettere, al pianterreno di Zamboni 38, che è "autogestita dagli studenti", cioè dagli autonomi, che poi siam noialtri. In realtà è un luogo di cazzeggio, dentro non c'è niente. Entrano coi bastoni, lottano eroici contro nessuno, buttano un po' di niente a gambe all'aria e se ne ripartono, pregni di chissà che soddisfazione.
Non ricordo di che sottospecie erano, Fare Fronte, Fronte della Gioventù, boh. Se la memoria non m'inganna, era tempo di elezioni universitarie. La lista di destra si chiamava "Sturm und Drang" (subito ribattezzata "Strunz und Sprang"), ma con questi non c'entrava, forse.
Siccome qualcuno - chi?, boh - li ha visti che partivano da un bar di via Belle Arti - facciamo che si chiama "La Coccinella" - si decide d'andarli a pigliare mentre prendono il caffè, fargli sentire lo stalin tra labbro e tazzina. Il problema è che, al bar, i tipi erano in attesa, se ne escono da sotto un'impalcatura con caschi e spranghe. Noialtri ci si blocca un istante, ché non siamo attrezzatissimi. Non so perché ma rimaniamo fermi lì, a cinquanta metri. Sopra l'impalcatura c'è un manovale, che bello bello se ne scende e ci porta un manico di vanga. Noi si esulta, è chiaro. Grazie, prego, auguri, ci vediamo.
Forti della solidarietà militante del popolo, torniamo in Zamboni per disselciarne un pezzetto, ma quando torniamo i fasci sono iti, c'è solo più qualche digossino e il bar è sguarnito. La vetrina si prende un par di sampietrini, così, tanto per metterci la firma. Il barista urla (giurin giuretta): - No, vi sbagliate, non sono di destra, io finanziavo Prima Linea! - Boh.
Non sapendo che fare, decidiamo per un' assemblea, tipo i rivoluzionari ebrei in Brian di Nazareth.
Per il giorno dopo è annunciato un banchetto dei fasci a Giurisprudenza, non si sa se son gli stessi ma fa niente, "cinìs, giapunìs, ien tot prezìs".
Di quell'assemblea ricordo solo una frase topica: - I fascisti non sono un problema politico, e non sono un problema militare: sono un problema politico E un problema militare! - Perle di saggezza.
L'indomani s'esce dal 38 tutti bardati, i giornali han parlato del bordello di ieri e si vuol far bella figura. Passamontagna di lana (a fine maggio, roba da farci le esche da pesci), spranghe d'ogni natura e dimensione, qualcuno c'ha pure un estintore e un tizio, con 'na bomboletta e 'n'accendino, s'è fatto un lanciafiamme rozzimentale. Pure i più incazzosi lo guardano un po' così, come si guarda il matto che gli dài ragione a prescindere.
Ci si muove verso Piazza Verdi, che è tipo l'Ok Corral. Di là dal cordone di polizia c'è Giurisprudenza. I fasci sono a duecento metri, li si vede a spizzocchi e bocconi. Dietro i caschi dei celerini solo due-tre braccia tese, qualche bastone (o sono manifesti arrotolati?), pare di vedere facce di merda coi Ray-ban ma forse è dissonanza cognitiva: da che mondo è mondo, i fasci hanno i Ray-ban, quindi li si vede.
L'Armata Brancaleone ci fa una pippa. C'è un compagno che ne sa quanto gli altri ma ci tiene a spiegare la situazione, e chiaramente gesticola, solo che mentre gesticola c'ha la spranga in mano e prende in faccia un altro compagno, che poi lo devono accompagnare in aula bianca ché gli esce sangue dal naso. Riusciamo a farci del male pure senza fare un cazzo. Siamo lì fermi e c'è Luca, che non è ancora Wu Ming 3 ma più tardi lo diventa, alza un piede, lo indica e mi fa: - Io ho questi anfibi fatti dal laboratorio del Leoncavallo, e si sta staccando la suola. Che faccio se gli sbirri caricano e si stacca la suola, eh, che faccio?
In quel momento gli sbirri decidono che caricano. Mentre ripieghiamo, la suola di Luca si stacca da davanti, come una bocca che s'apre per mordere il pavè. Luca cade mentre un celerino gli dice: "Pezzodimerdapezzodimerdapezzodimerda...", si protegge la testa e si prende un po' di randellate sulle mani, che poi le avrà gonfie fino a notte.
Il bilancio dello scontro: due contusi. Uno sprangato per sbaglio da un compagno, l'altro fottuto dagli anfibi del Leo. Poi dice gli scazzi interni alla sinistra.
Il giorno dopo su "L'Unità"-Bologna esce una foto di noi tutti bardati, pare il carnevale di Cento, facciam ridere i polli. La didascalia dice: "Autonomia schierata in via Zamboni". Capirai...
Qualche mese dopo, una sera, qualcuno li ha beccati che attacchinavano, e stavolta le pacche le han prese, senza messinscene, una cosa tranquilla.
Di che stavamo parlando? Ah, sì, che adesso i fasci sono più vicini, l'autospurgo, la fossa biologica etc. etc. Ecco, era per dire che i fasci non sono quei baluginii di Ray-ban e bracci tesi, non sono quelli che li insegui o t'inseguono e a volte ve le date o tirano fuori la lama ma è come se vivessero in un altro mondo, tipo gli alieni della stella Vega in "Atlas Ufo Robot". No, io non so come spiegarmi, ma è un po' che li sento davvero troppo vicini, e a pelle mi fanno uno schifo che non vi dico, e a mente ancora di più. Sarà 'sta cosa delle "foibe" che m'ha fatto girare le balle, saranno tutti 'sti incendi di centri sociali, sarà quel che sarà, ma qui c'è un tanfo...
Ah, dimenticavo: coso, l'aviatorino, è stato tirato giù dagli inglesi nel '44. E allora perché, su un sitozzo fascista, degli "Amici della Folgore", figura tra le vittime del "Triangolo della morte", come se l'avessero ucciso per vendetta dei partigiani nel Dopoguerra? Avranno mica confuso la RAF di Winston Churchill con quella di Ulrike Meinhof? Boh. Comunque, è un bell'esempio del criterio usato per 'sti elenchi di "vittime", ed è ancora niente rispetto alle liste delle foibe, che poi ne parliamo un'altra volta.MIA NONNA E I TEDESCHI
di Wu Ming 5
Fino agli ultimi giorni di vita, mia nonna non sopportò di vedermi andare in giro con indumenti neri, né di sentir parlare in tedesco.
Quando ero piccolo, ascoltavo le sue storie per ore. Storie di guerra, in cui i tedeschi erano mostruosamente vili, crudeli. Mia nonna si fermava, annuiva con il capo, i suoi occhi grigi sembavano guardare oltre le pareti della cucina, oltre il tempo che ci conteneva. Mia nonna taceva, e per farla proseguire facevo domande, tipo: "Ma c’erano anche tedeschi buoni?" E lei: "Si che c’erano, come il vecchio sergente che regalò un’armonica a tuo padre. Che non era neanche tedesco, era austriaco. Ma tedeschi buoni, pochi".
"E i fascisti?"
"Quelli che non erano fascisti davvero. Quelli erano solo vigliacchi."Mia nonna era d’estrazione contadina. Era nata sulle montagne bolognesi nel 1906, e i suoi ricordi si estendevano fino alla Grande Guerra. Come tutti i vecchi, raccontava storie.
Nel 1917 era a servizio a Bologna. Nei giorni della rotta del Piave, raccontava, poteva udire in lontananza il rombo dei cannoni. "Erano i cannoni austriaci", affermava con certezza. Non so se l’artiglieria degli Imperi Centrali echeggiasse davvero fino in Via Indipendenza. Forse i cannoni di mia nonna erano l’eco di un temporale.
C’è un detto bolognese (o meglio, c’era) che recita: quando il buio viene da Verona, quel che promette dona. Cioè: quando il cielo a nord è cupo, il maltempo è assicurato. I presagi, in altri termini, sono tali perché si avverano.L’invasione ci fu, venticinque anni dopo. Provocata da una parte politica che parlava di onore e di patria dopo aver mandato a morire in Russia migliaia di giovani, vestiti con vecchi pastrani e calzati con stivali di cartone. L'invasione e il suo lungo seguito di crimini nefandi, perpetrati su una popolazione inerme e stremata. Crimini perpetrati dalla parte politica di cui sopra, i cui eredi politici siedono in parlamento, stanno al governo e occupano posti chiave nella vita del nostro paese.
Mia nonna parlava di fame, dei tedeschi e dei repubblichini. Di cose che aveva visto fare. Come quella volta che presero a bastonate un vecchio lungo tutto il borgo della Nunziata, fuori Pontremoli, colpevole di averli guardati male. O la volta che le sequestrarono tutto il cibo, e di fronte alle sue rimostranze le poggiarono la canna del mitra sulla fronte.
Questi, lo sapevo, erano ricordi condivisi da un’intera nazione. Non erano come i cannoni che si sentivano fino in Via Indipendenza.Claudia Cernigoi, Operazione "Foibe" tra storia e mito, Kappa Vu, Udine 2005, pagg. 300, euro 16,00
http://www.resistenzastorica.it, http://www.kappavu.it, info@kappavu.it
Un libro fon-da-men-ta-le, che deve circolare, che va diffuso con ogni mezzo necessario e letto dal maggior numero di persone possibile. La lettura spalanca il mondo davanti agli occhi. Questo saggio è uno strumento di lotta, è un'ascia di guerra dissepolta, alfine.
Claudia Cernigoi, dopo anni di ricerche, ha riscritto e ampliato la sua opera del '97, Operazione "Foibe" a Trieste. Ora il libro parla anche dell'Istria e si chiama Operazione "Foibe" tra storia e mito, lo ha pubblicato la Kappa Vu di Udine nella collana "Resistenza storica". Trecento pagine fitte e documentatissime, costa sedici euro e sono ben spesi. Mooolto ben spesi.Cernigoi ha passato a pettine tutti gli archivi consultabili di qua e di là del confine. Il suo libro smantella con rara e lucida spietatezza le dicerie, le falsificazioni, le leggende contemporanee e le buffonate che, modellate dalla propaganda nazionalista sul confine orientale, si sono fatte strada nell'opinione pubblica senza mai essere messe in questione, fino a spingere il Parlamento a istituire una giornata commemorativa. Nel mentre, si è realizzata una fiction campionessa d'ascolti basandosi su fandonie che i vari "foibologi" hanno preso di pacca da Questo è il conto!, opuscolo in lingua italiana diffuso dai nazisti sul Litorale Adriatico, subito dopo il periodo del "potere popolare", nel 1943.
Operazione "Foibe" tra storia e mito deve diventare IL testo di riferimento per chi voglia occuparsi di "foibe" in modo scientifico, e non sto parlando di geologi.Cernigoi dimostra che le liste degli "infoibati" sono state oggetto di pesanti manipolazioni. In quegli elenchi, gli pseudo-storici delle "foibe" (molti dei quali neofascisti: chi proveniente da "Ordine Nuovo", chi coinvolto nel golpe Borghese etc.) hanno infilato tutti i dispersi, compresa gente che nel frattempo era tornata a casa, non con le gambe in avanti o dentro un'urna bensì viva e vegeta. I "foibologi" hanno aggiunto anche i nominativi di partigiani e civili uccisi dai nazifascisti. Come spiega molto bene l'autrice, l'infoibamento fu teorizzato, evocato, minacciato dal nazionalismo italiano fin dall'inizio del secolo, per esser poi messo in pratica durante l'occupazione nazifascista. Va aggiunto che molti nomi di "infoibati" sono doppi o addirittura tripli, sovente la stessa persona figura "infoibata" in posti diversi, e in un caso tre nominativi di presunti "infoibatori" (Malvagi Partigiani Slavo-Comunisti) figurano pure nella lista dei relativi "infoibati"! Della serie: se la cantano e se la ridono.
Una lista in particolare, quella degli "infoibati" (in realtò comprensiva di tutti i dispersi) della provincia di Trieste, dopo attento esame registra una percentuale d'errore superiore al 65%. Su 1458 nomi, ben 961 si rivelano sbagliati!Tutti gli altri caduti (e nemmeno questi furono tutti "infoibati") erano torturatori della Milizia di Difesa Territoriale o della X Mas, massacratori vari, collaborazionisti, delatori, etc. Di molti di costoro Cernigoi fornisce il cursus honorum, ricavato da documenti e fonti d'epoca. A conti fatti, viene smentita la propaganda sugli ammazzati "solo perché italiani". I motivi erano ben altri. Il "feeling" non era antitaliano, ma antifascista.
Quanto alla soppressione del CLN di Trieste da parte dei "titini", spesso citata come esempio di politica fratricida tra nemici del fascismo, Cernigoi spiega in modo chiaro che - a causa della repressione tedesca - in città si susseguirono ben tre CLN, molto diversi l'uno dall'altro, l'ultimo dei quali composto da loschi figuri di destra, anche ex-X Mas. Col paravento dell'antifascismo, costoro cercavano addirittura alleanze con residui del regime fascista in funzione nazionalista e anti-slava, inoltre preparavano - e in alcuni casi eseguirono - attentati e azioni armate contro i partigiani di Tito. Risulta abbastanza normale che questi ultimi abbiano deciso di arrestarli, portarli a Lubiana e colà processarli.Per quanto riguarda i finti "infoibati", è particolarmente buffo (si fa per dire) il caso di Remigio Rebez, "il boia di Palmanova", tenente della X Mas e feroce torturatore. Condannato a morte dopo la Liberazione, gode dell'amnistia di Togliatti (o meglio, della sua interpretazione estensiva da parte dei magistrati) e si trasferisce a Napoli, dove muore addirittura nel 1996. La stampa triestina dà notizia del suo decesso, gli dedica distici elegiaci, ma si guarda bene dal dire ai lettori che il suo nome figura sulle liste degli "infoibati" fornite da vari storici di destra come Papo, Pirina etc.
Un altro esempio di chi e cosa si possa trovare in quegli elenchi: viene presentato come "vittima degli slavi" tale Eugenio Serbo, "capitano 57° Rgt. Art. Div., rimpatriato dalla Germania fu catturato dagli Slavi e deportato nei pressi di Lubiana; risulta deceduto il 14/12/44 a Leitmeritz".
Lapidaria, Cernigoi: "Leitmeritz è però il nome tedesco di Litomerice, cittadina che si trova nell'attuale Repubblica Ceca nei pressi di Terezin, praticamente a metà strada tra Praga e Dresda. Ci pare difficile che i non meglio identificati 'Slavi' nominati da Papo siano riusciti a deportare il capitano Serbo a Lubiana e farlo morire nel 1944 in un lager tedesco".Anche soffiando e gonfiando e gonfiandosi, come la rana che vuol competere col bue, i "foibologi" non sono mai riusciti a presentare elenchi plausibili. L'ammontare complessivo delle "vittime" non superebbe le 500 persone tra Venezia Giulia e Litorale Adriatico. Il resto ("decine di migliaia di vittime" etc.) è fantasy, non c'è nessun riscontro documentale. L'anno scorso il ministro Gasparri parlò addirittura di "milioni di infoibati", ma la verità è che siamo ben lontani da quel "genocidio per mano rossa" cercato disperamente dalla destra per contrapporlo alla Shoah e poter ricorrere al "benaltrismo" ogni volta che si parla di leggi razziali, Salò, stragi etc.
Cernigoi non nega che vi siano state vendette personali ma, ricostruendo il contesto e riportando alla luce materiali d'archivio, dimostra che si trattò di azioni individuali e sporadiche, non certo di una politica di sterminio o "pulizia etnica" da parte dei partigiani jugoslavi.Altre truffe sono i resoconti degli scavi avvenuti nel dopoguerra, a opera di società speleologiche che stavano alla destra fascista come il negozio di fiori sta al Gruppo TNT. Più ci si allontana nel tempo, più si moltiplicano i morti trovati nella data foiba. Se, putacaso, nel '46 erano otto, si può star sicuri che oggi si dice che erano ottanta, e così via. La stessa foiba di Basovizza, divenuta monumento nazionale e frequente location di picchetti e commemorazioni, è più un oggetto di propaganda che di seri studi storici. Non è stato dimostrato in alcun modo che in fondo a quella cavità carsica sia finito "un numero rilevante di vittime, civili e militari, in maggioranza italiani, uccisi ed ivi fatti precipitare". Alla sola Basovizza, Cernigoi dedica un capitolo che pare la messa in scena di una lunga, macabra pochade.
La "tragedia delle foibe" è una truffa ideologica, e la cosa peggiore è che studiosi come Cernigoi e Sandi Volk (autore di un altro saggio importante e recensituro, Esuli a Trieste. Bonifica nazionale e rafforzamento dell'italianità sul confine orientale, Kappa Vu, 2005) sono praticamente i soli a confutarla con gli strumenti della storiografia. La propaganda di destra viene accettata a cresta bassa anche a "sinistra", Bertinotti compreso. Tutt'al più si tratteggia vagamente il contesto, si fanno dei distinguo, gli eredi del PCI se ne chiamano fuori dicendo "Noi coi titini non c'entriamo niente" etc.
Invece andrebbe smantellato tutto, ma proprio tutto, e senza alcun indugio.
Il libro si può acquistare on line, sul sito della casa editrice, http://www.kappavu.it
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Sul prossimo numero proporremo un abbozzo di appello per una "giornata della memoria" dedicata alle vittime delle guerre coloniali italiane. Altro che "foibe", quella sì fu politica di sterminio.
Il mio nonno paterno è morto nel 1985, quando avevo 17 anni. Oggi, dopo aver ricevuto l'ultimo Giap ho pensato a lui e affido a voi i miei pensieri, perchè penso li possiate capire meglio di chiunque altro.
Aveva fatto la campagna di Grecia, e l'unica cosa che mi ha detto della sua esperienza è stata: "Non credere mai a chi dice che gli italiani in guerra sono "buoni". Ho visto fare cose da noi italiani che non puoi immaginare neanche in un incubo."
La cosa che più mi ha stupito è stato sapere da mia nonna, anni dopo, che nemmeno a lei aveva mai raccontato nulla. La stessa frase, ripetuta mille volte, e nient'altro. Non riusciva a parlare di quello che aveva visto, non poteva.
Dopo la guerra è entrato in fabbrica e vi ha lavorato tutta la vita. Il suo orrore, il rifiuto della logica fascista che lo aveva trascinato in quello schifo li ha trasformati in impegno sindacale, i suoi cassetti erano pieni di tessere della Cgil e ha cercato di educare i suoi figli all'antifascismo "senza se e senza ma" per usare un'espressione ormai inflazionata ma mai come oggi efficace, quando si parla di Resistenza. Mio padre è mancato presto, ma mi ha lasciato scaffali pieni di libri di storia tra cui due volumi enormi dal titolo "Comunisti nella storia d'Italia"... direi che è riuscito nel suo intento!
Quando sento che siamo in Iraq in missione di pace penso a mio nonno e mi chiedo cosa avrebbe detto sentendo associare la parola pace a quanto sta accadendo in quel paese. Cosa ne penserebbe lui dell'espressione "guerra preventiva". Cosa gli verrebbe in mente ascoltando i commentatori dire quanto siano buoni e amati dal popolo iracheno i nostri soldati laggiù.
Quando Berlusconi vinse le sue prime elezioni mia nonna mi disse di essere contenta che lui non potesse assistere alla sua presa di potere, perchè "é proprio il tipo d'uomo che non poteva sopportare, contro cui aveva combattuto tutta la vita": arrivista, ricco sfondato, arrogante e prepotente. E con chi si era alleato, poi! Mai come oggi mi sento di condividere le parole di mia nonna. Se lui fosse qui non sopporterebbe tutto quello che quell'uomo sta facendo a noi e al nostro paese. Non sopporterebbe il revisionismo sulla Resistenza, il concetto di "buoni e cattivi da ambo le parti", il disconoscimento del ruolo dei partigiani nella Liberazione (sì, con la lettera maiuscola!), il taglio dei fondi all'Anpi per le celebrazioni, gli sceneggiati sulle "foibe" ( non ho visto la fiction perchè la trasmissione di vespa -sì, con la lettera minuscola!- sull'argomento qualche sera fa mi ha fatto venire l'orticaria dopo dieci minuti), il delfino di Almirante che cerca di ripulirsi andando in Israele, il presidente del consiglio che va ad Auschwitz ed il giorno dopo vaneggia di "miseria, terrore e morte"....no, non ce la farebbe.
Povero nonno, mi viene da chiedermi, per quale paese hai combattuto sconvolgendoti la vita, e dopo, in fabbrica e nel sindacato, per cosa hai lottato?
Però poi penso [...] che i semi germogliano. Che non siamo tutti instupiditi da fiction, reality show e "Punto e a capo". Che prima o poi qualcosa cambierà.
Almeno spero.Ciao,
Annalisa, 8 febbraio 2005***
Sabato andrò a Roma , porterò con me la mia bambina che ha 13 anni, che indossa la kefia e ascolta i sex pistols, i punkreas.... Andrò con lei perché voglio che respiri aria di dissenso, di rabbia e l'odore della lotta. Voglio che senta la tristezza per un popolo sotto l'occupazione, come lo eravamo noi, e soprattutto voglio che conosca Giuliana e Florence.
Non è la prima volta che partecipa ad una manifestazione, è stata a Genova nel 2001, e quando i suoi compagni entravano in classe, lei partecipava allo sciopero generale con la sua mamma.
Voglio che sappia l'altra verità, che ascolti sempre un'altra campana, che dubiti dei giornali, della tv, dei libri di testo che le curvano le spalle.
Sta imparando a documentarsi in rete, [...] inizia ad approcciarsi alla resistenza quotidiana...l'altra, quella fatta da Vitaliano la conosce appena. È presto per lei, AdG è un po' duro, ma le ho raccontato di lui, delle sue lotte; del ritorno a casa fatto di tradimenti, arresti e armistizi. mi piacerebbe che conoscesse Vitaliano, che sentisse dalla voce delle persone che hanno lottato contro i fascisti e i nazisti rischiando la loro vita, cosa vuol dire credere in qualcosa.
Tutto questo perché si difenda, si difenda dalle falsità, dalla mistificazione, dall'ignoranza ma soprattutto si difenda dalla manipolazione.
A***** a scuola è isolata, le sue compagne le stanno alla larga...pensa troppo.
Davvero, così dicono di lei, che pensa troppo e ascolta musica "strana".
Ma che razza di futuro (e di presente!) stiamo costruendo, dove pensare (con la propria testa) dove se non sei come tutti gli altri sei discriminato? E cosa ci può essere di peggio di un futuro senza nulla da ricordare dove l'unica verità possibile, o peggio, l'unica realtà possibile, è quella che passa attraverso il tubo catodico.
L'ho portata a bologna, in piazza maggiore, noi viviamo a milano, abbiamo guardato insieme i volti dei partigiani/e uccisi, e ci siamo rallegrate quando tra tante foto, abbiamo visto la brigata stella rossa...è stato come riconoscere dei vecchi amici.
Quest'anno per il 25 aprile andremo a Sabbiuno.
Grazie.
Raffaella, 17 febbraio 2005***
Anch'io sono stata in Cecoslovacchia (non lo ricordavo più), ospite di un villaggio internazionale per figli degli attivisti probi e comunisti. Ero giovanissima, 11 anni ed era il 1963. Ogni anno una folta delegazione di piccoli "Pionieri" ( leggevo Atomino), partiva per un soggiorno estivo di un mese, alla volta della DDR e Cecoslovacchia. I figli dei funzionari e onorevoli pci, invece, andavano in URSS.( i soggiorni estivi sono continuati sino agli anni '70, 1973/74 ca.)
Di quel viaggio nell'allora Cecoslovacchia ricordo molte cose. L'iniziativa era della CGIL, negli anni della sua divisione organizzata fra le correnti, comunista e socialista; partecipavano i figli degli attivisti "meritevoli" e si andava soprattutto nella DDR, la Cecoslovacchia era per quelli del PCI, pochi posti, disponibilità limitata e un’organizzazione del soggiorno più ricca. Si andava in aereo, e per me era la prima volta, si soggiornava a Praga (alloggio nella Casa dello Studente e pranzi e cene nei ristoranti del centro storico), non avevamo accompagnatori veri e propri, come nelle nostre colonie estive, ma la presenza discreta d’adulti che cambiavano ad ogni tappa; l'interprete, sempre lo stesso per tutto il viaggio, era un bolognese che viveva lì (alto, magrissimo e con un gran naso).
Avevamo dagli 11 ai 18 anni. A Praga ci portarono alla radio per registrare una canzoncina, ci regalarono tute e scarpe da ginnastica (il mio primo look da palestra), zainetto e attrezzatura per il campeggio.
Cinque o sei giorni a Praga, altrettanti a Brno e il resto in un campeggio di mezza montagna. Una struttura da campo molto ben organizzata, con padiglioni per momenti di vita in comune (cucina, docce, palestra, teatro) e tante tende e mini casette per gli alloggi (che erano sempre per due e a me piacevano un sacco). Nessuno si occupava di noi, tutto era affidato ad una specie d’autogestione giornaliera; quelli più esperti si muovevano con molta libertà, noi invece ci sentivamo un po' persi ed io in modo particolare. Ero la più giovane, non sapevo nuotare, non praticavo sport, conoscevo solo qualche parolina di francese e non riuscivo mai di cuocere e mangiarmi la salsiccia con il falò della buonanotte, cadeva sempre nel fuoco. Una bella esperienza lo stesso. Al mattino ci svegliavano con un disco rock, ogni giorno diverso secondo la nazionalità di turno, per gli italiani era Celentano; di sera ascoltavamo della musica diversa, forse l’Internazionale?
Mi piaceva il cibo, m’intimidivano le altezze degli Jugoslavi e dei tedeschi e scansavo da gare e competizioni che nel campo andavano per la maggiore. In particolare ricordo molto bene due momenti: una nostra, di noi italiani, disastrosa partecipazione allo spettacolino di fine soggiorno e lo scambio cartoline e gadget con gli altri ragazzi del campeggio.
Era il 1963, tutti noi eravamo figli di compagni e di partigiani, ma nessuno conosceva, per intero o abbastanza strofe per sembrarla, una canzone partigiana. I tedeschi ci procurarono il testo di "Bella ciao" da tradurre in italiano, per il resto ce la cavammo con un pezzetto di “Fischia il vento” e una strillatissima “vinassa vinassa fiaschi del vin "e se son pallida come una strassa... vinassa, vinassa...".
Lo scambio dei ricordini invece fu una cosa terribile. Ci avevano avvertito di portare cartoline o fotografie da scambiare con i ragazzi delle altre nazioni, ma non ci avevano detto quante io n’avevo una decina, cinque di Bergamo e cinque di Sotto il Monte con il Papa Giovanni in primo piano. L’interprete aveva sorriso e così dopo i primi cinque scambi, evitavo i momenti dedicati ufficialmente all’amicizia fra i popoli come i più imbarazzanti. Mi liberai del carico ingombrante solo all’ultima sera, infilandole nella cassetta dei messaggi per i futuri campeggiatori.
Ciao, Miriam
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