To: rdicaro@espressoedit.it

Subject: /Giap/ #12bis - Una lettera a "L'Espresso", 17 giugno 2000

 

LETTERA AL SIGNOR DE CARO, CHE SCRIVE SU "L'ESPRESSO"

 

Franco Berardi ci fornisce il Suo indirizzo e-mail e ci chiede di spedirle materiali sulla contestazione all'OCSE.

Franco Berardi dice che Lei è persona intelligente.

Noi non abbiamo assolutamente nulla contro di Lei personalmente.

 

Il problema è che Lei scrive su una delle riviste più vergognose dell'emisfero boreale, che ad ogni numero è costretta a pubblicare raffiche di rettifiche e smentite, camuffandole disonestamente da "Lettere" e non concedendo mai ai diffamati lo stesso spazio appaltato ai diffamanti.

 

Il problema è che questo movimento, al cui interno ci impegniamo, è già stato diffamato a sufficienza dal suo collega Dentice, che all'indomani dei moti di Genova ha scritto un articolo dove nulla, ma proprio nulla, corrispondeva alla realta'.

 

Il problema è che la Sua rivista da più di un anno ci calunnia e insulta immotivatamente con livorosi articoletti non firmati (quindi ne porta intera la responsabilità il musicologo mancato che dirige le pagine culturali), gossip totalmente infondato (perché di noi non si sa niente), trafiletti ricolmi di balle scritti da minus habentes completamente disinformati sul nostro percorso, su ciò che scriviamo e sulla nostra prassi politica.

 

I suoi colleghi, animati da invidiucole e risentimentucci da mezze seghe, sono arrivati a darci dei fighetti e dei presenzialisti da salotto, noi che non siamo mai stati in nessun salotto, che non abbiamo concesso nemmeno un millimetro quadro dei nostri volti al Premio Strega, che non ci facciamo riprendere dalle telecamere, che non siamo mai apparsi in tv e ci siamo lasciati fotografare una sola volta in anni e anni di lotta di classe (fotografia peraltro già obsoleta, poiche' ora siamo in cinque).

 

Si sono persino inventati scazzi e scissioni all'interno del fu-Luther Blissett Project, scazzi che non c'erano mai stati.

 

Morale della favola: lo statuto di wu-ming proibisce ogni forma di collaborazionismo con la Sua rivista.

Non abbiamo bisogno di voi, né Le mandiamo alcunché. Certa fauna di cronistucoli e criticonzoli, quella sì da salotto romano para-mafioso, ci è soltanto nemica. E' alla Sua estinzione con ogni mezzo immaginabile che lavoriamo da sempre.

 

Cordiali saluti,


wu-ming

 

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