A DARIO BERVEGLIERI
Il 12 luglio 2002, su Giap n. 2 (terza serie), raccontavamo l'inizio di un'avventura:
La sera del 28 giugno ultimo scorso, alla Sala Estense di Ferrara, gli Yo Yo Mundi hanno sonorizzato 54, eseguendo dal vivo musiche originali, appositamente composte dopo aver letto il romanzo.
L'idea è stata del collega scrittore Stefano Tassinari, che da anni organizza serate con questo format: una breve presentazione del libro insieme agli autori, a cui segue un recital di brani del libro da parte di un attore o un'attrice, con commento sonoro di una band dal vivo e proiezione di immagini in tema realizzate o scelte da un fotografo. La scelta è caduta sugli YYM perché avevano già sonorizzato Sciopero, il classico di Sergej Eisenstein (CD edito da Il Manifesto, 2001).
A leggere è stato chiamato Marco Baliani (chi non va a teatro lo avrà forse visto al cinema, es. in Teatro di guerra di Martone).
[...] Dobbiamo ammettere che Tassinari aveva visto giusto. Un solo pomeriggio di prove è bastato a trovare un'intesa perfetta tra attore e band. Non lo diciamo noi, lo testimoniano gli applausi delle duecento persone convenute a dispetto di un violento temporale.
I capitoli da leggere li avevamo scelti insieme a Tassinari in modo che andassero a formare una galleria di personaggi: il bar Aurora, Grant, Pierre, Zollo, Luciano, Ettore e Serov.
La colonna sonora degli YYM comprendeva un tema generale più un tema per ciascun personaggio presentato (con titoli come Il sopracciglio inarcato di Cary Grant).
Berveglieri ha ripercorso i sentieri delle nostre ricerche d'archivio, risalendo a tutti gli articoli di giornale citati nel romanzo, proiettando pagine, titoli e fotografie, portando dentro la Sala Estense i volti patibolari e menagramo dei dirigenti di PCUS e KGB, o quello mentecattoide del finto pentito di camorra Abbatemaggio [...]
Un passo indietro.
Nella primavera del 2002 Dario Berveglieri, terminata la lettura di 54 e accettata la proposta di Stefano Tassinari, si chiuse nelle biblioteche e nei centri studi di Ferrara, in cerca degli articoli di giornale riportati negli intercapitoli o commentati dai vari Bottone, Gaggia, Melega al bar Aurora.
Riuscì a trovarli tutti, li fotografò, e in più acquisì i volti dei personaggi evocati nel libro (dirigenti del PCUS, pentiti di camorra, inquisiti nel caso Montesi etc.).
Identificò e seguì le nostre orme di tre anni prima, facendo volare lo sguardo sulle stesse pagine e colonne, appassionandosi ai reportages (per nulla bipartisan) sulla morte di Wilma Montesi, i destini del Territorio Libero di Trieste, la sanguinosa repressione di Scelba.
Aveva già un centinaio di file .tif ma, non contento, mise mano alle foto di famiglia: i suoi genitori mano nella mano, in gita a Venezia e a Trieste nell'anno topico che dà il titolo al romanzo.
Infine, Dario sfruttò tutto il potenziale della Rete e dei motori di ricerca, incamerando una grande quantità di foto di Cary Grant e non solo.
Al termine della ricerca, selezionò le immagini e ne stabilì sequenza e abbinamento con la musica e i brani recitati.
Solo chi ha visto quello spettacolo (alla Sala Estense di Ferrara, al Teatro ITC di S. Lazzaro di Savena e alla festa di Radio Onda d'Urto a Brescia) si è reso conto della mole di lavoro, della precisione degli abbinamenti, dell'impatto emotivo delle immagini.
Una rozza, vaghissima, pallida idea potete farvela a questa pagina.
Salto in lungo nel tempo.
Alla fine del 2003, Stefano ci diede la notizia-shock che Dario stava morendo, a quarantun anni, di quel male che un tempo rimaneva innominato. "Un brutto male", si diceva. Uno shock.
Dario morì il 10 febbraio 2004.
Pochi giorni dopo, gli dedicammo il n.3 (quarta serie) di Giap, che conteneva un ricordo scritto da Stefano appositamente per la newsletter. Su quel numero, scrivemmo.
"...come ha voluto scrivere la sua famiglia, 'ha iniziato una nuova esistenza'. Un'espressione laica, che mette d'accordo tutti, credenti e non-credenti nell'Aldilà. Comunque vada, Dario inizia davvero una nuova esistenza, nel ricordo di chi lo ha avuto vicino e in ciò che lascia, le sue due bimbe, i progetti che è riuscito a concludere e quelli rimasti a metà. Di certo, la nostra collaborazione con lui proseguirà."
Oggi.
Avevamo ragione. Stiamo ancora collaborando con Dario, tramite l'associazione che porta il suo nome.
Al suo ricordo dedicheremo uno dei pochissimi "strappi alla regola" del Sabbatico.
Sabato 19 novembre alle 21 saremo di nuovo alla Sala Estense di Ferrara, insieme a Stefano, agli Yo Yo Mundi e a Fabrizio Pagella, per una versione "unplugged" dello spettacolo, con la sequenza di immagini come l'aveva costruita Dario, intitolato "54: le origini".
Sempre quel giorno, alle 17, alla Casa di Ludovico Ariosto (via Ariosto 67) verrà inaugurata la mostra Dario Berveglieri, percorsi di fotografia 1986-2003, che durerà fino alla vigilia di Natale. Se attraversate l'Emilia-Romagna in quel lasso di tempo, fate una deviazione e rendete omaggio a una splendida persona. Per informazioni, chiamare il call center "Ferrara mostre e musei", 0532-244949
L'associazione ci ha chiesto un testo per il catalogo della mostra. Lo abbiamo scritto, lo proponiamo qui.
WU MING PER DARIO
Incontriamo Dario cinque volte nel biennio 2002-2003. Ceniamo insieme a lui e altri in posti tanto diversi quanto possono esserlo un ristorante di Ferrara (parliamo di fotografie e vecchi giornali), una pizzeria di S. Lazzaro di Savena (parliamo delle stranezze dei sammarinesi) e la festa di Radio Onda d'Urto a Brescia (sotto un acquazzone martellante, immisericordioso, parliamo dell'acquazzone martellante e immisericordioso). Alcuni di noi lo conoscevano di vista, per via di amici comuni.
La prima volta che lo ascoltiamo corre in mente una vecchia, abusata massima (indiana, pare): per capire o giudicare una persona devi camminare tot miglia nei suoi mocassini (il chilometraggio varia a piacere di chi ripete la frase: cinque miglia, cinquanta miglia, cento miglia...). Siamo alla Sala Estense di Ferrara, durante le prove di un evento ideato e organizzato da Stefano Tassinari. L'attore Marco Baliani leggerà brani del nostro romanzo 54, con accompagnamento-e-molto-di-più degli Yo Yo Mundi. La parte iconografica: sequenze di fotografie "in tema", immagini d'epoca, titoli di giornali, quadretti di famiglia, volti di dirigenti sovietici, marasma di vecchia contemporaneità proiettato alle spalle della band. Tutto lavoro di Dario.
Sta per nascere qualcosa, un cd, una tournée... E' serata topica, cruciale, cioè di incrocio, incrocio fra persone destinate a diventare amiche e collaborare. C'è pure Fabrizio Pagella, che presto metterà a disposizione corde vocali, corpo comico, tempo, sinapsi.
Ventotto giugno duemilaedue.
Pensiamo ai mocassini, sì, mentre Dario ci spiega come ha lavorato per raccogliere le immagini. Ha seguito le nostre impronte. Ha percorso la nostra stessa via negli archivi e nelle emeroteche. E' partito dagli "intermezzi" del romanzo, sfilze di titoli di quotidiani (Carlino e Unità) montati per contrasti e contrappunti. Titolo, testata, data.
"Il Resto del Carlino", 06/06/1954.
Inasprita l'agitazione sindacale
AGENTI DELL'ORDINE FERITI DA SCIOPERANTI NEL FERRARESE
Tentata azione intimidatoria / per impedire l'affluenza dei liberi operai nelle fabbriche / Denunce e arresti.
Etc. Da lì è partito Dario. Lavoro lento, meticoloso. Prelevare il faldone dell'annata, consultare il giornale di quel giorno, rintracciare l'articolo, fotografare la pagina. Cammina nei nostri mocassini, Dario, per giorni che lo inghiottono. Ha visioni, lo dice lui, pensa agli anni Cinquanta, la giovinezza dei suoi genitori. Rovista tra le foto di famiglia, ne sceglie diverse, le aggiunge alla sequenza.
La sera, mentre Baliani declama e gli Yo Yo suonano, noi guardiamo le immagini, di nuovo sentiamo le dita del mondo sui vecchi nervi, quelli toccati e ritoccati come corde di un pianoforte mentre scrivevamo il libro. Ogni foto sposta qualcosa, fa partire scariche. L'apparizione di Krumlov ci esalta. Chi mai al mondo si è esaltato... per Krumlov?
Quando pensiamo a Dario Berveglieri, pensiamo a una persona che, come un ladro-gentiluomo, è penetrata nel nostro cervello-a-cinque, si è intrufolata nell'intimo del nostro lavoro, ha aperto la cassaforte (non la chiudiamo mai a chiave) e fotografato le mappe del tesoro, infine se n'è andata senza rubare niente, anzi, lasciandoci regali.
E ha lasciato regali al mondo, cioè ha saputo vivere.
La "buona vita" di Dario è cosa che risalta e si può intuire da tanti aspetti, anche senza aver avuto il privilegio di conoscerlo a fondo. Vogliamo segnalarne uno, anzi tre. Si tratta di tre meraviglie, anzi di una. Si chiamano Stèphanie, Ariele e Ruben, un "unicum" di capelli biondi, occhi azzurri, sorrisi dolcissimi, sguardi di tenerezza profonda, lancinante. Abbiamo avuto la fortuna di incontrarli e conoscerli in diverse delle repliche del reading musicale di 54, realizzata dagli Yo Yo Mundi, Fabrizio Pagella e Dario, appunto. Crediamo ne abbiano viste a decine. La loro presenza irradiava il palco di una luce che nessun tecnico può riprodurre. Dobbiamo essere sinceri, all'inizio di fronte a quella bellezza, a quel dolore sereno, abbiamo provato una specie di rabbia, un senso di ingiustizia al quale non sai dare spiegazioni. Ti ritrovi a pensare che la vita fa schifo, si accanisce contro le sue versioni migliori, infligge sofferenze indicibili proprio a coloro che hanno il cuore grande e sono capaci di ispirare e dare amore infinito. Invece la vita è quella che è e basta, dà e toglie, fa e disfa, e niente va perso, tutto si trasforma. E ritorna.
Eccoli lì. Eccola lì, quella meraviglia, la prosecuzione della vita di Dario che salta e scorrazza lungo un prato illuminato dall'ultimo sole mentre gli Yo Yo cantano Non c'è nessun dopoguerra. Una meraviglia che canta, balla, sorride, con tre teste, sei gambe, sei braccia, e ti fa pensare che per fortuna ci sono, abbiamo ancora speranze. Saremo di nuovo felici.
Il ricordo di Ruben che recita Il Passerotto, a memoria, sotto il palco, è un'emozione che porteremo con noi per sempre, come quelle cose preziose capaci di insegnarti in un attimo più di quanto appreso in interi anni. Ringraziamo Dario come fosse un fratello, per questo, e Stèphanie, Ariele e Ruben. E a loro chiediamo di continuare a portare in giro quella meraviglia, quella magia, che il tempo non potrà sconfiggere.
DUE INTERVISTE
WM2, WM3 e WM4 hanno rilasciato una densa intervista al sito liverock.it, rispondendo a domande su: guerriglia, temi "scottanti", scrittura collettiva, il nuovo romanzo, le varie forme del nostro lavoro, il cinema italiano.
Un breve stralcio: "Non è un caso se la nostra newsletter porta il nome di Giap, il generale vietnamita che sconfisse francesi e americani. Noi stessi abbiamo ribattezzato 'Dien Bien Q' l’operazione che portò Luther Blissett a pubblicare un romanzo storico di 600 pagine per Einaudi Stile Libero. Facciamo affidamento sugli stessi capisaldi che portarono all’indipendenza dell’Indocina. Forte legame con la comunità: rete di rifugi, ospedali sotterranei, rifornimenti garantiti; azioni di sabotaggio secondo il modello della tigre che fiacca l’elefante a forza di piccole unghiate; grandi offensive spettacolari per sedersi al tavolo delle trattative."
Il testo completo è qui.
WM1, nel frattempo, ha risposto a cinque domande di Alberto Facchinetti del Comitato Gigi Meroni, blog multi-autore intitolato al mitico calciatore del Torino anni '60, dedicato a calcio, letteratura, amenità varie. Domande su: importanza dei traduttori, Elmore Leonard andrebbe studiato al liceo, calcio e letteratura, musica nera e disastro di New Orleans, dov'è Cesare Battisti.
Un breve stralcio: "[Il traduttore] è un traghettatore, uno sherpa, una guida indiana, colui (o colei) che 'porta attraverso': prende in consegna una storia e la accompagna da un mondo a un altro, aprendosi sentieri, guadando fiumi, soffrendo di vertigini su ponti di corda smangiucchiati dalle tarme."
Il testo completo è qui.
Niente interviste per WM5, che è nel nord dell'India. Il giorno del terremoto gli abbiamo mandato un sms: "Stai bene?" E lui ha risposto: "In che senso?".
CHE NE E' STATO DE IL SORRISO DEL PRESIDENTE?
Ovvero: Mai più con virgilio.it
Nel Gennaio 2004 si concludeva Ipertrame, un laboratorio di scrittura collettiva on-line, ospitato da virgilio.it in collaborazione con xaiel.it. Per quanto ci riguarda, si tratta del risultato più alto mai toccato con un progetto del genere, sia dal punto di vista del metodo di lavoro, sia da quello del prodotto finale, un racconto lungo intitolato "Il sorriso del Presidente".
A prendersi cura dell'opera è il famigerato Ermete Treré, sorta di Cerbero con gli occhi di Enrico Brizzi, Carlo Lucarelli e Wu Ming 2. In breve: Ermete scrive il capitolo iniziale di una storia, e invita chiunque voglia farlo a proseguire, con l'aiuto di un blog dove mettere a confronto le idee. Arrivano oltre 70 capitoli, la giuria ne seleziona tre, gli utenti di virgilio votano quello più adatto a portare il racconto un passo più in là. Stesso metodo per il capitolo tre, mentre il quattro è di nuovo opera di Ermete, così come il penultimo, il numero sette. L'ultimo, l'ottavo, è un capitolo multiplo, non c'è scelta della giuria né votazione popolare: chiunque lo scriva viene accolto come possibile "finalista" tra i tanti. Ma prima, tra il sette e l'otto, Ermete si assume il compito di dare ordine a quanto scritto, sulla base delle indicazioni che emergono dal blog. Un lavoro che occupa diverse giornate a cavallo tra Natale e l'Epifania. Un lavoro che Virgilio non ha tardato a digerire e vomitare nel cesso. Ci sono voluti mesi, oltre un anno, per vedersi pagare le poche centinaia di euro pattuite fin dall'inizio per seguire il progetto. Sempre all'inizio, si era parlato di una pubblicazione cartacea, con commenti, spezzoni dal blog, capitoli
"scartati". Se ne doveva occupare la Bacchilega editore, che già aveva dato alle stampe un progetto simile, Ti chiamerò Russell.
I virgiliani non solo si sono tirati indietro, ma hanno posto tali e tanti ostacoli burocratici all'operazione, che al confronto ottenere un visto biennale per il Bhutan è impresa da pivelli.
Nel frattempo, le pagine di Ipertrame venivano rimosse, il link da wumingfoundation e da enricobrizzi.it rimandava a pagine scadute, solo xaiel.it manteneva una piccola ma importante memoria dell'intera esperienza (il racconto definitivo, i finali possibili, i capitoli alternativi). Del blog, vero cuore pulsante dell'iniziativa, non si sa più nulla: forse è stato cancellato anche dall'ultimo hard disk. Forse no, stiamo provando a scoprirlo. Nel frattempo, rammendiamo il buco lasciato finora rendendo scaricabile il file del racconto, per chiunque fosse interessato e per ribadire a chi pensa di prenderci per stanchezza che non siamo proprio disposti a mollare. [WM2]
Scarica il racconto (rtf zippato).
A proposito di "progetti comunitari", news sul fronte de "La ballata del Corazza". Dopo il reading, la musica composta da Quadrivium e il fumetto di Onofrio Catacchio, per il racconto open source arriva anche l'adattamento teatrale, scritto da Viviano Vannucci e presentato domenica 16 ottobre al Premio nazionale "Dante Cappelletti". Il testo non è ancora definitivo, ma lo metteremo sul sito non appena possibile.
PODCAST
Ebbene sì, lo abbiamo fatto. Siamo saliti sul carrozzone del podcasting, non tra i primissimi ma nemmeno ultimi arrivati. Non siamo proprio tra gli "early adopters", ma pare che li talloniamo, visto che la "late majority" è ancora molto indietro. Secondo un rapporto scritto e diffuso da Yahoo, negli Stati Uniti il 28% degli utenti internet sa che esistono i podcast, ma solo il 2% è iscritto a uno o più feed. Addirittura, soltanto il 4% degli utenti internet ha mai cliccato sull'icona "XML" o "RSS" di un sito web. E' verosimile che in Italia le percentuali siano ancor più basse. Azzardiamo: il 5% degli utenti internet italiani sa che esistono i podcast, lo 0,5% è iscritto a uno o più feed, l'1% sa cosa sia l'icona "XML" o "RSS".
Insomma, i linguaggi e le applicazioni che stanno "rivoltando il web come un calzino"... non hanno ancora iniziato a farlo.
Il rapporto di Yahoo si intitola "RSS. Crossing into the Mainstream", e si trova qui.
Come? Che significa "RSS"? Beh, una spiegazione più semplice di questa non esiste.
Prego? Cos'è un podcast? Beh, un podcast è... un RSS per le orecchie. E' spiegato moooolto bene qui.
Questo è l'indirizzo del nostro podcast.
RANCORE
Con qualche mese di ritardo, siamo venuti a sapere che un gruppo punk romano, i Rancore, ha pubblicato un album, Rifiuto (autoproduzione/Raged Records, 2005) in cui spiccano una canzone dal titolo Omnia sunt communia e una ghost-track con voce femminile che recita un frammento di WM5: "Nulla di ambiguo, come vedete. Scrivo per far cadere la pioggia. Scrivo per bandire le guerre. Parole per scacciare i fantasmi, per riempire il ventre, per dichiarare senza paura ciò che si ama e si odia." Frammento riportato anche in home page sul loro sito.
L'mp3 di Omnia sunt communia si ascolta/scarica cliccando qui. Il testo è qui.
STANNE FUORI!
Tempo fa segnalammo il videogame Fojba 2000.
Ora segnaliamo ai giapsters tutti che il famoso spot anti-pirateria con testimonial Giorgio Faletti ("Stanne fuori!") ha subito alcune... leggere modifiche ed è ora un videogame. Si chiama Io uccido Giorgio Faletti. Lo scopo è colpire il noto scrittore lanciandogli cd vergini, velocemente e col minor numero possibile di colpi. In apparenza molto cruento verso il giallista piemontese, addirittura disumano (comunque divertentissimo), ma alla fine si scopre che...
Qui invece trovate un'animazione flash interattiva: c'è George W. Bush in caduta libera nei sondaggi, in un paesaggio pieno delle balle che ha raccontato. Potete anche non fare niente, limitarvi a osservare la caduta senza fondo, ma sappiate che col cursore potete muovere il Presidente come vi pare e piace. Potete dargli una spintarella se si incastra, potete fargli compiere simpatiche piroette...
PRIMA IMPRESSIONE DI MORAN
Prima impressione di Moran vedendo Nolen Tyner: tipo rischioso, il genere di persona che si addormenta a letto con la sigaretta accesa. Niente bagagli a parte la birra - confezione da sei lattine appoggiata sul bancone - e il Miami Herald ripiegato sotto il braccio.
A Moran sembrava una celebrità dello show-biz caduta in disgrazia. Brizzolato e stempiato. Sulla fronte rossa, spellata dal sole, arretravano i resti di un ciuffo biondo. Le radici, però, erano scure, stesso colore dei baffetti. Camicia cachi in ordine appena uscita di lavanderia, maniche arrotolate, tenuta fuori dai pantaloni. Occhiali neri da pilota agganciati al taschino. Sui quaranta. Un po' brillo, forse. Occhi offuscati si alzarono dalla scheda, fissarono il calendario alle spalle di Moran e si restrinsero fino a diventare fessure: - Ma è già ottobre?
Era quasi novembre.
Compilò un'altra riga della scheda e di nuovo alzò lo sguardo. Fissò Moran, inespressivo.
- Questo è il Coconut Palms Resort Apartments, giusto?
- Giusto. - rispose Moran.
Nolen Tyner si girò verso la finestra dell'ufficio, con vista sull'Atlantico, la piscina ovale e le sdraio vuote. Occhi pieni di sonno tornarono su Moran.
- Quali palme? Com'è che non ne vedo?
- Le hanno mangiate i parassiti. Mi è toccato abbatterne sei.
- Non le importa che 'sto posto si chiama Coconut Palms e non c'è manco una palma?
Moran: - L'albergo più a sud, nove piani, si chiama Nautilus, e non mi pare sia un sommergibile. Quello di fianco, dieci piani, si chiama Aurora Borealis. Dia un'occhiata e mi dica se vede un bagliore nel cielo. Fanno trenta dollari. Stanza 5, subito a destra.
Nolen Tyner continuò a fissarlo. Annuì. - Ok. E se non prendo una stanza e mi siedo a bordo piscina a bere una birra, quanto spendo?
- Sempre trenta dollari. Paga l'atmosfera e la musica.
- Musica? Quale musica?
- Non l'ho ancora messa su. Senta, perché non prende le sue lattine e fa un altro po' di strada? Vedrà che trova qualcosa di meno costoso e più adatto alle sue esigenze.
Nolen Tyner fissò la barba di Moran, poi la T-shirt bianca e i jeans tagliati a mezza coscia. - Lei qui ci lavora o è il proprietario?
- Tutt'e due. Il mio dipendente starebbe a chiacchierare con lei per ore, ma oggi è il suo giorno libero.
Nolen Tyner, accennando un sorriso: - A essere sempre gentile con la gente che arriva, capita che uno si rompe le balle, eh?
- Capita. - rispose Moran.
Elmore Leonard, Cat Chaser, traduzione di Wu Ming 1, 300 p., € 11,00, Einaudi tascabili. Stile libero. Noir. ISBN: 88-06-17919-5 - Novembre 2005 |