/Giap/#3 n.s. - Nobody Knows You When You're Down And Out - 30 ottobre 2001 (13, Sha`ban 1422)
1. Nobody Knows You When You're Down And Out - di Wu Ming 2
2. Che sta succedendo al nostro sito? - di Wu Ming 1
3. Aggiornamento sul "romanzo totale"
4. Di quale America stiamo parlando? - Una lettera (non pubblicata) a Il Foglio sullo USA Day
5. Diego, l'Osama Bin Laden del calcio - di Wu Ming 1 & Wu Ming 3
6. Errata corrige al calendario presentazioni di Havana Glam
7. "Na li, Na li..." (più o meno: "troppo buono", "voi mi adulate". In cinese)
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Come promesso, massima trasparenza.
Innanzitutto, un grazie di cuore a tutti i giapsters che, fino ad oggi, hanno dimostrato un apprezzamento molto concreto per la nostra newsletter, aiutandoci a pagarne le spese.
In data 29/10/2001 le sottoscrizioni per Giap ammontavano a lire 1.400.000. Dopo la prima settimana eravamo a 950 sacchi: il ritmo si abbassa e, continuando così, resteremo ben lontani dall'obiettivo che ci eravamo proposti per respirare. Considerato che c'è chi ha dato ben di più delle ventimila di base (ci siamo visti mettere i soldi in mano da alcuni amici), calcoliamo che circa 60 persone abbiano deciso di darci una mano.
Delle due l'una: o è normalissima pigrizia oppure è disaffezione, scarso interesse, indifferenza.
Siamo convinti che molti giapsters, leggendo l'appello dello scorso numero, si siano detti: 'certo che do ventimila lire per la newsletter di Wu Ming, ci mancherebbe, appena vado in Posta a pagare la bolletta del telefono faccio il versamento anche per loro'. O qualcosa di simile. Poi la bolletta non è ancora arrivata, oppure è arrivata ma ci si è scordati di pagarla, oppure ci si è scordati a casa il numero di ccp per la sottoscrizione (non sarebbe male tatuarselo sul dorso della mano, anche come orgoglio so distintivo'). A tutte queste persone ricordiamo semplicemente gli estremi e le modalità per il versamento, pregando di non lasciarci troppo col fiato sospeso...
c.c.p. 30870521, intestato a Federico Guglielmi e Riccardo Pedrini (è sufficiente indicare uno dei due intestatari)Non vi nascondiamo, quindi, che la sottoscrizione a Giap è un ulteriore modo per capire se quello che facciamo è apprezzato/ gradito da un numero di persone consistente oppure se la cerchia è molto più ristretta. Le energie profuse per Giap e per il sito sarebbero decisamente eccessive se si trattasse di comunicare con due-trecento persone, dopo oltre un anno di contatti e sbattimenti. Ciò non significa che pochi interessati non meritino attenzione, si tratterà però di ripensare l'impegno, non certo nella qualità, quanto piuttosto come cadenza, regolarità, quantità dei contributi.
Questa visione ottimista, tuttavia, non allevia il rovello, la sensazione cioè che i 1700 iscritti a Giap, la nostra 'repubblica democratica dei lettori', siano più un numero che vera sostanza: un pugno di attivi(sti), che mandano pareri, critiche, suggerimenti, segnalazioni, incoraggiamenti e tutto quello che siamo abituati a chiamare feedback, altri che leggono con interesse la newsletter ma non sono interessati a un interazione più stretta, o non hanno tempo, o non gli piace scrivere, o preferiscono il contatto personale' Per la parte più consistente, persone che ricevono Giap ma non trovano tempo di sfogliarla, che si sono iscritti perché passavano dal sito, o sull'onda di un entusiasmo ormai sepolto o perché gliel'ha consigliato un amico.
Prima dell'estate facemmo un piccolo referendum sui contenuti della newsletter, la sua cadenza, la lunghezza degli interventi'Era un modo per regolare il nostro prodotto anche sulle esigenze/preferenze di tutti voi. A quei tempi gli iscritti erano circa 1400. Risposero in 15, l'uno per cento.
Sempre per amor di trasparenza, vi informiamo anche che abbiamo trovato un server che ci fa pagare UN SESTO del precedente per l'abbonamento. 299 dollari per un intero anno contro le 290.000 lire mensili del precedente. Ovviamente, è più trafficato, s'incanta ogni tanto, farà inevitabili pippe, ma era una scelta obbligata, visto anche come sta andando la sottoscrizione. Queste cose le spiega meglio Wu Ming 1 più sotto.
Nello spostare il domain su queste nuove macchine è risultato chiaro a tutti (ma non ne abbiamo mai fatto mistero) che il nostro sito è collegato a quello dei Bambini di Satana di Marco Dimitri, il nostro webmaster. La cosa ha preoccupato alcuni utenti: che c'entrate voi con i satanisti? La risposta è: condividiamo le spese di server, come forma di pagamento per il lavoro di Marco sul nostro sito. La cosa, però, non dovrebbe allarmare nessuno, perché Marco Dimitri, presidente della BDS, a suo tempo accusat o di reati molto gravi, per i quali si è fatto pure diversi mesi di custodia cautelare, è stato scagionato PERCHE' IL FATTO CONTESTATO NON SUSSISTE, cioè con la formula più piena di assoluzione. A tale assoluzione, alcuni anni fa, contribuimmo non poco anche noi, con una controinchiesta serrata di cui si parla anche in Nemici dello Stato (Il libro è scaricabile gratis dal sito e rimandiamo tutti a quelle pagine per ulteriori approfondimenti). Ecco spiegato il diabolico collegamento'
E comunque, a quanto ne sappiamo, i satanisti non hanno mai scatenato guerre di religione.
[Ricordiamo che i Bambini di Satana sono un'associazione culturale orientata verso il panteismo e il neo-paganesimo, non fanno "messe nere", non credono nel "Male", il loro non è cattolicesimo "rovesciato". Il nome richiama il fatto che nell'iconografia della Chiesa medievale si rappresentò il diavolo come un uomo-caprone, rubando l'immagine dell'antico dio Pan. La cosa non sorprende: in fin dei conti, il nemico era lo stesso principio dionisiaco, il piacere, il corpo, la natura, l'irriducibile paganesimo popolare. N.d.WM1]
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Come scritto sopra, abbiamo cambiato server. Anzi, stiamo cercando di cambiare server :-P
Da una settimana siamo in mezzo al guado, con conseguenti disagi per noi e per voi. Calcolata nel tempo della rete, una settimana è lunghissima, sembra non debba passare mai. L'entrata di wumingfoundation.com nella fase di recessione ci ha costretti a trovare un server. Anche questo gira su unix, ed è molto più economico ($25 mensili anziché $140), ma è senz'altro meno affidabile tecnicamente, meno stabile, e carente dal punto di vista dell'assistenza on line. Il webmaster si trova a dover lavorare in un a mbiente meno user friendly.
Il server di prima (xo.com) era carissimo ma valido, mai avuto un problema. Questo (featureprice.com) ogni tanto si blocca per il traffico eccessivo, e quando c'è un problema lo staff del "supporto tecnico", per quanto gentile, sembra saperne meno di noi. Questo è quello che passa il convento.
Sull'altro server, wumingfoundation.com era l'alias di una cartella di bambinidisatana.com, chiamata "wuming". Era insomma quel che si dice un subdominio. Era una soluzione tecnica vantaggiosa: stesso indirizzo ftp, stesso cgi etc.
Dapprima abbiamo di riprodurre la stessa condizione su questo nuovo server, ma le procedure sono diverse, così chi ha provato a digitare www.wumingfoundation.com ha visto apparire nella barra di navigazione del browser un enigmatico indirizzo. "www.bambinidisatana.com/wuming", il che ha provocato le perplessità a cui risponde Wu Ming 2. Chi ha provato ad accedere direttamente a pagine interne del nostro sito ha visto apparire la schermata dell'errore 404 di bambinidisatana.com.
Quindi abbiamo deciso di separare i dominii, diversi ftp etc. Abbiamo fatto la richiesta per poi constatare che le "48 ore" massime promesse dal server per aggiornare le registrazioni in realtà corrispondono alle calende greche. Mentre scrivo il sito è ancora inaccessibile, ma nel momento in cui leggete le cose potrebbero essere diverse.
Ad ogni modo, quando il sito tornerà on line, vedrete che ci sono molte novità:
Versione integrale dell'intervista-fiume di Wu Ming 1 alla rivista Arranca e al giornale Jungle World, Berlino, quartiere Kreuzberg, 13 ottobre 2001. Tocca moltissimi punti. La trascrizione viene finalmente a fissare gran parte delle considerazioni "volatili" che abbiamo fatto durante il tour di Asce di guerra e nelle assemblee post-Genova.
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/Intervista_parco.html
In Inglese: un intervento sulla mitopoiesi e le tute bianche (1994-2001) che il sottoscritto avrebbe dovuto fare in quel di Monaco di Baviera il 19 ottobre. C'è stato un contrattempo e non sono potuto intervenire, ma l'avevo già scritto e quindi eccolo qui:
http://www.wumingfoundation.com/english/giap/giapdigest11.html
Molte novità nella rassegna stampa su Havana Glam (segnaliamo in particolare la recensione di Carlo Formenti dal Corriere della Sera dell'11 ottobre u.s.) + primi commenti dei lettori.
Diverse novità anche nella sezione "Rassegna" (accessibile clickando sull'icona animata a sinistra) che ospita la rassegna stampa internazionale. In particolare, nuovi articoli in francese e spagnolo.
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Ricordiamo a tutti che sabato 3 novembre verrà pubblicato, sul sito di Xaiel.com (sezione Idee), il secondo capitolo del Romanzo Multiplo a n+1 mani ideato da Wu Ming, Sabato Sera e Xaiel. A latere, menzione e pubblicazione anche per due track alternative, che non sono state scelte per proseguire la storia, ma che risultano comunque interessanti e potrebbero servire ad altri come spunto per il prossimo capitolo. Devo dire che siamo rimasti molto soddisfatti dal numero e dalla qualità delle proposte: se l'e sperimento continua così il risultato non potrà che essere notevole'
Invitiamo quindi tutti a partecipare, contribuendo a rendere l'evento qualcosa di memorabile. Ditelo in giro, scrivete capitoli collettivi, spremete le meningi e i pulsanti della tastiera.
IMPORTANTE: all'indirizzo e-mail della giuria sono arrivati messaggi senza oggetto con allegati. Regole di sicurezza (aridaje!) impongono purtroppo di cancellare questo genere di messaggi. Ricordate di scrivere nell'oggetto qualcosa come 'Romanzo Totale - Terzo Capitolo' altrimenti rischiate di essere cestinati.
Infine, l'autore del capitolo prescelto è pregato di non mandare più elaborati fino al secondo intervento di Wu Ming 2, previsto con il quinto capitolo. Questo per salvaguardare il più possibile la 'molteplicità' dello scritto.
Buon Lavoro.
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[Lettera spedita a Il Foglio il 25 ottobre u.s.]
Signor direttore - da scrittori ritenuti "ultrasinistri" che nondimeno respingono l'accusa di "antiamericanismo" (espressione che dovrebbe restare patrimonio di un grande anti-americano: Joe McCarthy) e sentendosi cittadini del mondo detestano etichette quali "no-global" (le lasciamo a chi vagheggia "piccole patrie"), aderiremmo volentieri alla manifestazione del 10. Tra l'altro, ci piace lo slogan ("Pace nella giustizia") che riecheggia il losangelino "No Justice, No Peace" (1992).
Aderiremmo, se l'America di cui ci si proclama amici e sostenitori fosse davvero quella della Costituzione che, unica al mondo, previde il "diritto alla felicità" (e che lo stesso Ho Chi Minh citò al momento di dichiarare l'indipendenza del Vietnam), l'America cantata da Walt Whitman, mito di libertà che ha ispirato le moltitudini (a condizione di ignorarne il peccato originale, cioè il genocidio nei confronti dei nativi).
In quel caso si sfilerebbe anche per l'America degli IWW e di Joe Hill, del movimento operaio più radicale e inventivo d'Occidente (spazzato via dagli agenti del patriota Pinkerton, dall'FBI del patriota Hoover e dalla mafia che infiltrò e deturpò i sindacati, rendendoli per l'appunto... patriottici)... Si rivendicherebbe anche l'America dei reportages di John Reed, della "lost generation", di Henry Miller, di Hemingway e del Battaglione Lincoln a fianco della Repubblica spagnola contro Franco, l'America d i Atticus Fynch (il protagonista de Il buio oltre la siepe), l'America degli inquisiti per "antiamericanismo", Frances Farmer, Dashiell Hammett, Dalton Trumbo... Ci si schiererebbe anche per l'America di Woody Guthrie, Pete Seeger, Phil Ochs, The Times They Are A'Changin' e I Ain't Marchin' Anymore... Per l'America del be-bop, della Beat Generation, di Allen Ginsberg, del free jazz, della Freedom Suite di Sonny Rollins e Max Roach, del movimento per i diritti civili e dei Freedom Riders, del Free Speech Movement di Berkeley, di Malcolm X, delle Black Panthers (che il solito patriota Hoover fece sterminare dal Cointelpro), dell'opposizione alla guerra ("Hell no, we won't go!"), di What's Goin' On di Marvin Gaye, dei Last Poets, degli MC5 e delle White Panthers di Detroit, di George Jackson ucciso mentre tentava di evadere da Soledad, dell'American Indian Movement, di Leonard Peltier e Mumia Abu Jamal condannati a morte... Per l'America della solidarietà, l'America di Justice For Janitors, l'America che due anni fa si manifestò a Seattle, l'America della controinchiesta sul caso McMartin, l'America dei Fugazi e dei Dead Kennedys...Aderiremmo, insomma, se la "star spangled banner" che si vuole portare in piazza somigliasse meno a quella di Rocky IV e di più a quella delle copertine di Volunteers dei Jefferson Airplane o di There's A Riot Goin' On di Sly & the Family Stone.
Come vede, non è questione: tutti siamo impregnati di cultura americana. Occorre pero' discernere di quale cultura e di quale America si tratti.
Ci sembra che, al di là delle intenzioni, l'America evocata da chi aderisce alla vostra iniziativa sia più simile a quella stucchevole e poliziesca di Walt Disney (informatore dell'FBI, persecutore dei propri dipendenti iscritti al sindacato) o di patrioti come Sylvester Stallone, che dopo aver seminato odio (da rivedere Rambo 3) oggi prega per "the heroes" tra ceri e occhi lucidi. Più che Atticus Fynch, quest'America ci ricorda quella denunciata da Fritz Lang in Furia, sempre pronta a ricompattarsi contro il capro espiatorio che le viene offerto, interno o esterno che sia.
Senza contare che da qui al 10, per non mordere la polvere, saliranno sul carrozzone fascisti di varia natura e provenienza, sulla cui reale conoscenza del paese in oggetto ci sarebbe forse da discutere. Noi crediamo non vada oltre la visione di pellicole quali Alba Rossa e Invasion USA.
Ovviamente, non ci vedrete nemmeno sfilare nella "contromanifestazione" "no-global", iniziativa che non ci convince.
Ce ne staremo a casa, a rivedere Mr.Smith va a Washington.
Cordialmente,
Wu Ming, laboratorio di design letterario, da Bologna
***
Ancorché non pubblicata, questa missiva, una volta diffusa in anteprima su Indymedia, ha aperto un dibattito interessante, portando a galla il meglio e il peggio del movimento, tra Pavlov e McLuhan.
http://www.italy.indymedia.org/front.php3?article_id=26237&group=webcast
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dal "Guerin Sportivo - magazine" anno XC, n.41, 9 ottobre 2001, pag. 46:
NOI SIAMO DIEGO
di Wu Ming [Wu Ming 1 & Wu Ming 3]
S'intitola Yo soy el Diego l'autobiografia del Pibe. Maradona l'ha dettata a due giornalisti suoi connazionali, Daniel Arcucci ed Ernesto Cherquis Bialo. E' uscita in America Latina e in Spagna nel settembre 2000. In Argentina ha battuto ogni record di vendita, in Spagna l'hanno ristampata cinque volte. Ventotto paesi hanno acquistato i diritti di traduzione. A distanza di un anno, non c'è ancora un'edizione italiana.
Il libro è dedicato a una piccola folla di persone, sulle quali spicca Fidel Castro ("y, por él, a todo el pueblo cubano"). I ricordi dell'infanzia sottoproletaria e di una carriera controversa fin dai suoi inizi lasciano il posto a una vera e propria memoria difensiva, in realtà un atto d'accusa contro il sistema-calcio, sistema che ancora oggi si rifiuta di accettare che questo "nanerottolo", questo "buzzurro", questo "drughè" è stato il miglior calciatore di sempre, autore del più bel gol di sempre (con tro l'Inghilterra, Messico '86, sette avversari dribblati compreso il portiere).
A tratti auto-critico fino a disossarsi, a tratti auto-indulgente, Diego snocciola scandali (cocaina, arresti, processi, il ritiro a Cuba per disintossicarsi etc.), smargiassate (chi altri definirebbe un fallo di mano "el gol de la mano de Dios"?), infortuni (il basco Goikoetxea gli maciullò una gamba), intemperanze (una volta accolse i paparazzi a schioppettate) e battaglie (la costituzione di un sindacato internazionale dei calciatori, nel '95). Il libro termina con un duro giudizio sul presente: "Tutto è cambiato da quando noi vecchi ci siamo ritirati. Non che fossimo i più intelligenti, ma una cosa la capivamo: eravamo rappresentanti della gente, rappresentanti del popolo. Quando scendevamo in campo pensavamo ai nostri vecchi, ai lavoratori, a tutti...". Già, perché il precetto era: "dare allegria alla gente senza fregargli i soldi dal portafogli".
Può un essere umano trasformarsi in distributore automatico di felicità?
Questa è stata la domanda, spesso ossessiva, che ha accompagnato buona parte della saga calcistica del Pelusa di Villa Fiorito. Oggi, a 41 anni, Maradona ha trovato la risposta. Forse oggi, più del suo incredibile piede sinistro, considera "magico", "miracoloso", l'essere vivo, *en frente de la lucha*, come dicono a Cuba che l'ospita e lo cura con amore e rispetto.
Su Diego non c'è via di mezzo, non può esistere un giudizio "equilibrato", lo ha sottolineato egli stesso dichiarando in un'intervista a Gianni Minà: "Io non sarò mai un uomo comune". E' amato dalle moltitudini di due continenti, che ne hanno fatto una sorta di santo laico o di eroe popolare, protagonista di canzoni ("Santa Maradona" dei Mano Negra), fumetti ("El Dié") e pagine memorabili di scrittori come Osvaldo Soriano ed Eduardo Galeano. D'altro canto, è odiato fino al parossismo da molti "addetti ai lavori" e dall'establishment del calcio mondiale, che lo considera persona non gradita, se non addirittura un nemico pubblico.
Personaggi come Havelange, Grondona, Passarella, marpioni di mille intrighi e compromessi, si sono eretti al ruolo di accusatori e giudici, in una campagna moralista e ipcrita che ha provato a indicare nel "Maradona pusher" l'origine, la sintesi e il colpevole del degrado del calcio.
A ben vedere, quali sono le colpe di Maradona?
Innanzitutto, c'è chi ritiene sconveniente che un poveraccio s'arricchisca senza "raffinarsi", mantenendo comportamenti e divertimenti propri delle classi lavoratrici. Le radici di Diego sono nel barrio, e coglie ogni occasione per ribadirlo. Le sue nozze non furono più pacchiane di quelle di certe esangui "altezze reali", ma lui veniva dai bassifondi, quindi lo si poteva schernire.
In secondo luogo, aver vinto a Napoli, col Napoli, lo rese eccessivo, fuori e al di sopra del ruolo tradizionalmente assegnato a un campione. Napoli lo trasformò in un "capo-popolo", alla testa di un'incontrollabile orda plebea. Intorno a lui e alla domanda retorica "Sai perché mi batte il corazòn?" si creò una vasta comunità, una rete sociale che esiste ancora oggi, se è vero - com'è vero - che decine di avvocati e fiscalisti napoletani lavorano gratis per scagionarlo dalle accuse di evasione fiscale.
Infine, Diego è scomodo politicamente, si fa sempre nuovi nemici "esternando" sull'indulto ai generali argentini, su Cuba e sul "Che" che nel suo paese natale è ancora considerato un terrorista: "Quando arrivai in italia, paese campione di scioperi e lotte operaie, vidi che in ogni corteo c'erano bandiere con la sua faccia, nera su sfondo rosso, così cominciai a leggere, leggere, leggere..."
Tutto sommato, nonostante il sex & drugs & rock'n'roll, fino al mondiale '94 la caduta in disgrazia di Maradona era stata graduale, e ci si era limitati a considerazioni ipocrite ("non è un buon esempio per i nostri ragazzi!"). Fu l'esultanza "luciferina" per il gol contro la Grecia a farne quasi un Bin Laden del calcio: quell'espressione di sfida e rivalsa era intollerabile, e fu il vero motivo della sua esclusione. L'efedrina? Robetta, poco più di un integratore alimentare. Già da molto prima, e poi in
seguito, nello sport si è visto ben altro. Ad anni di distanza sappiamo con certezza che le due circostanze che videro Diego "positivo" e vittima di lunghe squalifiche furono manipolate, pilotate e gestite politicamente. Quello che sapevamo da subito, tutti, è che la cocaina non gli serviva a giocare meglio, al contrario, e che non è stato lui a importarlia in Italia o altrove. E che il "vizietto" dentro e fuori la slot machine calcio ce l'hanno in tanti. Certo, Maradona non è stato un esempio. Non doveva esserlo. E' stato un calciatore, il migliore.
La pubblicazione di "Yo soy el Diego" sarebbe un buon pretesto per riaprire il dossier Maradona, ma ancor di più sembra esserlo il buco nero creato dalla sua assenza nelle nostre librerie.
Esiste, in Italia, un tabù-Maradona?
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Un calendario aggiornato delle presentazioni di Havana Glam verrà spedito a parte. Per ora ci limitiamo a segnalare che la presentazione al centro sociale "Corto Circuito" di Roma, erroneamente segnalata per l'11 novembre, in realtà non ha ancora trovato una data.
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<<Nelle giornate di Genova, dei compagni scherzavano: "se la sinistra vuole riconquistare Bologna, deve allearsi con i Wu Ming". Ma altri ribattevano: "che un cammello passi dalla cruna di un ago, è più facile che non vi passi la sinistra!".
La cruna dell'ago l'avevano infatti costruita i Wu Ming... Quanta saggezza in quei giorni di Genova: vecchi compagni comunisti riconoscevano che il compromesso democratico non solo non paga ma cercarlo è, nella globalizzazione, operazione masochista: dunque, concludevano, dobbiamo aprirci al movimento dei movimenti, dobbiamo apprendere da esso e cominciare a respirare un po' d'aria buona... Ma perché il movimento dovrebbe accettare questa alleanza quand'anche fosse, onestamente, davvero proposta? Il movimento agisce già sul terreno globale, i suoi tempi, le sue lotte sono definite nella globalizzazione.
Esso è nomade, la sua strategia è quella dell' esodo dalle prigioni nazionali, è un gran serpentone che collega nel suo movimento, e ibrida e trasforma, gli spazi e i tempi della Terra. Esso riconosce il Sud nel Nord e il tempo della rivoluzione dentro le metamorfosi del modo di produzione. Questo movimento è egemone: lo trovi, senza contraddizione, nel centro dell'Europa e nel mezzo delle foreste del Chiapas; negli States e nei deserti e nelle megalopoli africane; nelle rivolte degli studenti indonesiani e nel crescere di una resistenza indignata nell'intellettualità russa... La sinistra italiana ha una sola possibilità: mettersi al servizio di questo movimento egemone. (D'altra parte questa riallocazione dei poteri, fra sinistra e movimento dei movimenti, è già iniziata, ben prima di Genova. A Genova si potevano già vedere molti deputati e molti amministratori locali il cui riferimento politico non son più i vecchi partiti parlamentari ma il movimento. La legittimazione dell'azione amministrativa è data dai bisogni che i movimenti interpretano, si piega e si conforma alle esigenze di movimento e alla generosità degli operatori di base... Nella mondializzazione la "traslatio" dei poteri si sta realizzando in due sensi: da un lato c'è il potere imperiale; dall'altro c'è il movimento di riappropriazione della ricchezza e della libertà... Cosa ci sta a fare la sinistra e la sua lugubre tradizione, qui in mezzo? Il comunismo è una cosa troppo seria per lasciarla ai cammelli. Viva i Wu Ming!>>
(Stralcio da: [Toni Negri]"Cosi' cominciò a cadere l'Impero", intervento nel libro collettivo La sfida al G8, Manifestolibri, Roma 2001 - in libreria allegato al video "Genova per noi").
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