INDICE DI /GIAP/#42 - A che punto è Wu Ming e come potete aiutarci - 14 luglio 20011. Il giro di boa del progetto Wu Ming e quel che potete fare per darci una mano
2. Nove romanzi della stagione 2000-2001
3. "La Settima chiave. Le Tute Bianche nella carovana zapatista", racconto collettivo (a cura di Wu Ming 5 e moltissimi altri)
4. A proposito di "Dalle moltitudini d'Europa..."
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LEGENDA: i numeri cinesi sono troppo difficili e non vengono digeriti. D'ora in poi useremo quelli occidentali. Wu Ming Yi = Wu Ming 1 (Roberto) ; Wu Ming Liang = Wu Ming 2 (Giovanni); Wu Ming San = Wu Ming 3 (Luca); Wu Ming Sì = Wu Ming 4 (Federico); Wu Ming Wu = Wu Ming 5 (Riccardo)1-----------------------------------
[Wu Ming 2:]
Aneddoto ellroyano:
Wu Ming entra in una grossa libreria supermercato del centro di Bologna.
Un responsabile delle ordinazioni lo riconosce. Detto responsabile lo assale. Detto responsabile è mooolto agitato.
- Ma allora tu mi assicuri che questo Havana Glam sarà un grosso successo? No, perché io ho letto Wu Ming 5, ho pensato fosse di tutti e cinque, invece poi ho scoperto che l'ha scritto solo Pedrini, ma intanto ne avevo ordinate uno sbanderno di copie, mi ero esposto personalmente, che figura ci faccio adesso?Havana Glam, firmato Wu Ming 5, uscirà a settembre.
Come ormai saprete, il romanzo si svolge tra gli States, Cuba e la Giamaica. Utilizza un classico cliché della fantascienza, il viaggio nel tempo e i mondi paralleli che ne scaturiscono, per raccontare una storia del tutto estranea ai clichés della fantascienza. Una storia che ha a che fare col reggae, col glam, con David Bowie e con Fidel.
Gli USA hanno a disposizione la tecnologia per inviare temponauti nel passato. Gli USA vogliono modificare il passato per modificare il presente del 2045: un pianeta semi distrutto dalla guerra atomica che conclude Libera Baku Ora, il romanzo precedente di Riccardo Pedrini (ma non è affatto necessario leggere LBO per poter capire HG). Gli USA pensano che l'origine di tutti i mali stia in una vecchia scelta poco coraggiosa: lanciare l'atomica su Hiroshima e Nagasaki piuttosto che su Mosca e Leningrado. Gli USA provano a rigiocarsi quella chance. Falliscono. Scoprono che ci sono reazioni a catena ben più distruttive di quelle innescate dall'esplosione nucleare. La cultura pop è una bomba potentissima. Se Ziggy Stardust atterrasse sull'Avana, se i giovani cubani volessero fare i glam rockers piuttosto che i pugili, se David Bowie fosse affascinato dalle bandiere rosse, cosa ne sarebbe di Fidel e della sua Rivoluzione?Havana Glam, firmato Wu Ming 5, è un prodotto collettivo. Come sempre.
L'importanza strategica che riveste nei nostri piani di guerriglia è enorme.
Si tratta, né più né meno, della prima uscita modulare di Wu Ming. Senza operazioni di questo tipo, Wu Ming resterebbe un progetto molto meno radicale di quello che ci siamo prefissati. Sarebbe lo pseudonimo di un autore che ragiona con cinque teste e scrive con dieci mani. Non ci basta. L'esperimento del laboratorio di scrittura, dell'azienda di servizi narrativi, sarebbe molto ridimensionato se Wu Ming non riuscisse ad essere un marchio di garanzia, una denominazione di origine controllata piuttosto che l'ennesimo Autore (per quanto collettivo).
Come dimostra l'aneddoto di apertura, si tratta di una logica che scompagina il mondo editoriale, sovvertendo le regole del marketing e dello show biz.
Sergio Fanucci, l'editore di Havana Glam è una vera e propria mosca bianca: l'unico, finora, che pare aver compreso le potenzialità della struttura modulare. Tutti gli altri, di fronte a proposte simili, si tirano indietro. Perché?1) I librai non capirebbero. I librai farebbero casino. Il libraio a luglio mi ordina il libro di Wu Ming 5. Quando a novembre gli vado a proporre il nuovo Wu Ming quello si confonde. Mi dice: - Wu Ming? Ce l'ho già. - e non ordina un bel cazzo.
2) I lettori non capirebbero. I lettori farebbero casino. (I lettori sono il capro espiatorio preferito di qualsiasi editore)
3) Cuius editor eius auctor. Ovvero: ad ogni editore il suo autore. Dogma fatto passare per regola di marketing, quando non è altro che amministrazione condominiale. Dice l'editore XY: - Ragazzi, come faccio a pubblicare un libro di Wu Ming 5? Ormai lo sanno tutti che Wu Ming è un autore Einaudi, che WM dà le cose migliori ad Einaudi e le scartine agli altri. Perché non lo firmiamo Riccardo Pedrini e poi spieghiamo chi è? Così Pedrini diventa un mio autore, me lo posso gestire meglio. Vero Pedrini che diventi un mio autore? Vero?Questi tre argomenti sono duri a morire. Combatterli sarà una vera e propria Lunga Marcia contro gli stereotipi dell'editoria. Una Lunga Marcia che sarà fatta di compromessi, litigi, prove di forza.
Havana Glam è un passo importantissimo. Se Havana Glam riesce a confutare i Tre Dogmi, sarà molto più probabile che altri editori accettino e promuovano la modularità di WM.
é la stessa cosa capitata con la dicitura no copyright di Q, un blitz micidiale contro un articolo di fede duro a morire: Il No Copyright Danneggia. Il No Copyright Va Contro Gli Interessi Dell'Editore. Se *Q* avesse venduto cinquemila copie, tanti saluti al no copyright.
- Visto? Cosa vi avevamo detto?Soprattutto, però, HG è un grande romanzo. Divertente, caustico e visionario. La mano prevalente è quella di Riccardo. Le idee principali le ha trovate Riccardo (notate che non dico: le idee sono di, sono venute a). La stesura finale è di Riccardo. La revisione è stata collettiva. Il libro è Wu Ming D.O.C. Tutt'altro che "una scartina", noi NON scriviamo "scartine", i nostri libri possono piacere o non piacere ma in tutti mettiamo lo stesso impegno e lo stesso entusiasmo.
Perché vi raccontiamo tutto questo?
Primo, perché abbiamo sempre inteso la nostra esperienza editoriale come una inchiesta militante alla scoperta di meccanismi, tic e idiosincrasie. Ora sotto forma di racconto gonzo, ora come reportage, ora come invettiva, cerchiamo sempre di rendere pubblici i risultati dell'inchiesta.
Secondo, perché sappiamo di non poter vincere la battaglia, e la guerra, senza il sostegno della repubblica democratica dei lettori e di quegli speciali ambasciatori che sono i giappisti. Uno dei primi risultati della nostra indagine è che il tam tam, il passaparola, l'economia del dono, dello scambio e del prestito, sono il vero motore che fa muovere i libri. Non Maurizio Costanzo. Non gli articoli di Baricco.
Per questo vi diamo due validi motivi per sostenere HG: il libro e l'operazione che ci sta dietro.
Sarebbe un segnale importante, ad esempio, se prima di partire per le vacanze lo andaste a prenotare in libreria.
Sarà importante, quando e se i librai faranno casino, quando e se i lettori faranno casino, quando (e se?) i giornalisti culturali spareranno cazzate, che 1200 giappisti funzionino come cellule agit-prop, smentendo, confermando, dissipando dubbi...Due nuovi capitoli di Havana Glam in anteprima:
[<http://www.wumingfoundation.com/italiano/HABANA.ZIP>]
2------------------------------Sovente, iscritti a /Giap/ ci chiedono quali libri ci sono piaciuti tra quelli usciti di recente. Noi non siamo critici letterari, il nostro parere conta come quello di qualunque altro lettore, e abbiamo criteri di valutazione che potrebbero sembrare balzani: Premesso questo, ecco una lista selezionata (gli esclusi non se ne abbiano a male), in ordine sparso, con brevi commenti/aforismi/pastiches di uno o più membri di Wu Ming.
RICARDO PIGLIA, Soldi bruciati, Guanda 2000
<<Poco prima del natale 2000 un mio amico è stato arrestato e sbattuto in galera per capi d'imputazione ridicoli, su iniziativa di uno dei tanti PM frustrati e in cerca di celebrità che rendono l'italica aere sempre più fetida e meno respirabile. Prima di essere rilasciato, si è fatto tutte le "feste" nello schifoso e disumanizzante braccio giudiziario della "Dozza", casa circondariale di Bologna, tra angherie di secondini, collassi di tossici, vene sgarrate con mezzi di "fortuna", strepiti di spacciatori magrebini... Gli ho spedito questa *non-fiction novel*, che partendo da un fatto di cronaca nera argentina racconta la furia e la cupio dissolvi da ogni punto di vista immaginabile. L'ha letta per primo WM3 e l'ha consigliata a tutti gli altri. Il contagio ci ha spinti a regalarne decine di copie, come non succedeva dai tempi di Dalia Nera. Chapeau a Pino Cacucci per la traduzione.>> (WM1)
DANIEL CHAVARRIA, Il rosso del pappagallo, Tropea 2000
Qualche mese fa il nostro editore spagnolo (Grijalbo/Mondadori), sapendoci grandi ammiratori di Daniel, ci ha chiesto di scrivere una frase promozionale per l'edizione iberica di Allá Ellos (in italia, Il rimedio universale). Quello che abbiamo scritto vale anche per El Rojo en la pluma del lorro:
<< "Chavarria danza come una farfalla e punge come un'ape. Ha una tale padronanza della tecnica da renderla invisibile. Per intere riprese passeggia per il ring, apparentemente ozioso e disinteressato a incrociare i guantoni, poi fa un passo in avanti e, nel tempo di un battito di ciglia, ti ritrovi al tappeto, steso da un gancio che non hai nemmeno visto partire. L'arbitro inizia a contarti, riesci ad alzarti... e sei in un altro romanzo. Questo é puro, impeccabile stile.>> (WM)
<<La cosa più notevole è la leggiadria con cui Daniel tesse questo apologo sulla vendetta. Dopo che l'ho finito, ha continuato ad accompagnarmi per mesi.>> (WM1)
JAMES ELLROY, Sei pezzi da mille, Mondadori 2001
<<Una sera Wu Ming 5 ricevette un SMS da Wu Ming 4. C'era scritto: "Un cane aveva cagato sulla pista. Una spogliarellista schivava gli stronzi. Benvenuti al Carousel Club". L'incipit del 4° capitolo di The Cold Six Thousand, che ci piace da morire per gli stessi motivi che gli hanno attirato critiche dagli scureggioni. Detti skureggioni non kapiscono un kazzo. Detti skureggioni devono andare affankulo. Ward Littell è il personaggio più complesso che abbia mai incontrato in un romanzo. Wayne Tedrow Jr. porta con sé una riflessione sui vari tipi di odio: giusto & lucido - sbagliato & cieco - giusto & cieco - sbagliato & lucido - giusto, lucido & freddo - giusto, lucido & appassionato - sbagliato, lucido & freddo etc. etc. Pete Bondurant è un idealista, ma bisogna arrivare a conoscerlo bene per capirlo. Sonny Liston era suo amico, ma non abbastanza intimo. Da leggere solo se avete già amato American Tabloid.>> (WM1)
<<La vetta stilistica del miglior autore americano vivente. Una scrittura che diventa metafisica, essenziale, allusiva. Un romanzo impressionante.>> (WM4)
PHILIP K. DICK, In senso inverso, Fanucci 2001
<<A torto considerato un romanzo minore, In Senso Inverso riserva invece molte sorprese. Certo, qui le preoccupazioni teologiche ed escatologiche del nostro si fanno dense, palpabili, forse un po' ingombranti. In realtà, proprio per questo In Senso Inverso è un romanzo imperdibile. Cosa succederebbe se la freccia del tempo si invertisse, se i morti uscissero dalle tombe, se la fine della vita fosse il ritorno in un utero materno, se i cicli biologici di nutrizione ed espulsione delle feci fossero invertiti, se le sigarette non si aspirassero ma si soffiassero fino alla reintegrazione? Tematiche difficili, molto difficili da trattare, eppure qui più che altrove Philip Dick riesce a rimanere credibile e coinvolgente, abissale e popolare, in altri termini a quadrare il cerchio. Quello che solo i grandi riescono a fare.>> (WM5)
MAURICE DANTEC, Babylon Babies, Hobby & Work 2001
<<I futuri lettori di Wu Ming 5 incontreranno gli universi mutageni della nuova fantascienza radicale. Come sbarcherannno il lunario nei prossimi anni i mercenari reduci della Bosnia e della Cecenia? E quale sarà il mezzo di trasporto più sicuro? Avete già brevettato il vostro Dna? O vi hanno detto che c'è in giro uno che vi assomiglia come una goccia d'acqua?>> (WM3)
MASSIMO CARLOTTO, Arrivederci amore ciao, e/o 2001
<<In Italia si definiscono "neri" un sacco di romanzi color cacchetta, fumo-di-londra, testa-di-moro etc. Questo è N-E-R-O veramente, come quelle foto dei libri di medicina, che mostrano polmoni incatramati e cancrenosi, e infatti ti accorcia il respiro e ti va di traverso e ti fa tossire mentre lo leggi, ma prosegui fino alla fine. L'io narrante ti costringe a identificarti con un personaggio putrido, stomachevole, e scopri che c'è un po' di Giorgio Pellegrini anche dentro di te, come dentro chiunque altro. Un romanzo su quel che la borghesia globalizzata intende per "riabilitazione", una rasoiata in piena faccia. Da leggere di notte, preferibilmente quando si è soli in casa. Consigliabile a chi è allergico a qualche farmaco.>> (WM1)
LEO MALET, La vita è uno schifo, Fazi 2001
<<Il primo episodio della "Trilogia nera" del padre del polar francese. A parte Ellroy, oggi non si legge più roba così ipercinetica e al tempo stesso acrofobica, vite che non si elevano mai né provano a farlo, personaggi che hanno paura delle salite, possono solo andare in discesa, sbandando in curva, finendo per sempre fuori strada. Negli anni Quaranta-Cinquanta gente come Malet e Le Breton sferrava calci nei coglioni che oggi pochi hanno il coraggio di tirare. Dopo averlo letto visitate <http://www.ecn.org/lists/movimento/>. Un mondo dove tutto è verminoso vi si dispiegherà davanti. Sparate al cazzo, e non siate avari di colpi.>> (WM1)
BRUNO ARPAIA, L'angelo della storia, Guanda 2001
<<Sull'ultimo lembo d'Europa libera, in cima a una montagna, incalzato dall'avanzata del nazismo e della guerra ormai prossima, il filosofo Walter Benjamin incontra un bizzarro alter ego. Il frontaliere Laureano Mahojo, ex-rivoluzionario asturiano, ex-profugo, sopravissuto a mille peripezie, riceve il testamento spirituale del filosofo tedesco. Testimoni della sconfitta di un continente, i due si riconosceranno e si volgeranno indietro lanciando un ultimo sguardo alle rovine della storia, consapevoli che il pensiero e l'azione dovranno separarsi in attesa di potersi reincontrare in un punto indefinito del futuro. Un romanzo eccezionale, che mescola fiction e storia documentata sul filo della più radicale verosimiglianza, regalandoci pagine eccezionali e una riflessione acuta sulla indissolubilità di rivoluzione e filosofia.>> (WM4)
EDWARD ABBEY, I sabotatori, Meridiano Zero 2001
<<Scritto nel 1975, The Monkey Wrench Gang ha influenzato tutte le pratiche di azione diretta dell'ecologismo radicale nord-americano, e i sacrosanti atti di sabotaggio (spregiativamente definiti "eco-terroristi", quando il vero terrorismo lo pratica chi disbosca, trafora, contamina...) Il romanzo è lirico e spassoso. La filosofia di Abbey e dei suoi personaggi è in continuità col filone anarco-individualista e anti-statalista americano: George Hayduke, "Seldom Seen" Smith e il dottor A.K. Sarvis sono nipoti di Emerson e Thoreau, fratellastri di Peckinpah e Gary Snyder, lontani cugini delle Milizie e di Timothy McVeigh (ramo degenere della famiglia della disobbedienza). Anche se...
"Persino l'avvoltoio, quell'anarchico dal collo rosso e le ali nere, la più indolente e arrogante di tutte le creature del deserto, persino l'avvoltoio quando viene sera ama riunirsi coi suoi simili e scambiarsi qualche storia, la maggior parte appollaiati sui rami più alti degli alberi più morti del quartiere, ingobbiti e avvolti nei loro abiti di ali nere, a parlottare come un concilio di sacerdoti cospiratori. Persino l'avvoltoio - pensiero fantastico - deposita le uova, si fidanza per un po', si siede a covare sopra un mucchietto di uova di avvoltoio, produce figli.">> (WM1)
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Associazione Ya Basta!, La Settima chiave. Le Tute Bianche alla carovana zapatista, Neos Edizioni, Genova 2001, lit. 28.000
"Questo diario messicano è a tutti gli effetti un ipertesto, un collage di appunti e riflessioni scritte in "presa diretta" durante la marcia zapatista del febbraio-marzo 2001 e dopo il ritorno in Italia. La narrazione portante, che scandisce cronologicamente gli eventi, è quella di Federico Guglielmi, alias Wu Ming Sì, che ha partecipato alla spedizione delle tute bianche italiane al seguito della carovana. Su questa, si innestano gli interventi e le testimonianze di molti altri, che hanno condiviso la stessa esperienza.
L'Epilogo, quello che rende conto di cosa è successo in Messico dopo la partenza degli "internazionalisti", è stato scritto da Matteo Dean, e termina col suo rimpatrio forzato ad opera delle autorità messicane, per aver svolto un'indesiderabile attività politica nel loro paese.
Oltre alle testimonianze personali, sono stati inseriti i discorsi più belli e significativi pronunciati dalla Comandancia dell'EZLN nelle varie tappe della carovana, nonché svariati articoli pubblicati dal quotidiano messicano di sinistra, "La Jornada". La parte conclusiva raccoglie valutazioni generali scritte da italiani e amici messicani.
Ne risulta una narrazione corale, a più voci, a metà tra il diario di viaggio e la cronaca giornalistica, che racconta un'esperienza incredibile. L'avventura dei 24 comandanti dell'EZLN, che per la prima volta, a sette anni dal levantamiento del 1 gennaio 1994, hanno lasciato la Selva Lacandona per marciare insieme alla società civile su Città del Messico e ottenere il riconoscimento dei diritti delle popolazioni indigene da parte del Parlamento messicano. Ma gli occhi che guardano gli eventi non sono quelli incorniciati dai passamontagna, bensì i nostri, quelli delle tute bianche (e non solo), che insieme a tanti altri hanno accompagnato quegli uomini e quelle donne in una delle imprese più importanti e azzardate della loro storia. Un'esperienza che, anche per l'assoluta anomalia del ruolo che ci siamo trovati a ricoprire, nessuno potrà dimenticare. Insomma, una di quelle cose da raccontare ai nipoti tra molti anni...
Per ora, abbiamo deciso di raccontarla a voi, sperando di riuscire a trasmettere [...] l'energia delle migliaia di mani che abbiamo stretto lungo i tremila chilometri del cammino percorso. La speranza, quella di rivedere tutti nelle tappe che ancora restano da percorrere."Per info:
neos.e tel. 0108461698 fax 0108371581
e-mail: neosedizioni@iol.it
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A seguire, alcune reazioni dopo l'articolo di Franco Cardini a commento di "Dalle moltitudini..."
(cfr. <http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/mitopoiesi.html>)C'è stata un po' di confusione sugli indirizzi ove scaricare l'MP3 di "Moltitudini", by Utter Bliss (info & contatti: <massimo.carozzi@libero.it>). Ecco qui:
<http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/proclama.htm>
LANGUE DU BOIS:
<<Da entusiasta ed emozionato lettore di "Q" vorrei fare alcune pacate considerazioni su "Dalle moltitudini d'Europa in marcia verso l'Impero e verso Genova" e sulle osservazioni del Prof. Cardini.
La riscoperta delle radici storiche della contraddizione fra ricchezza e sua produzione, il ricordare che tale contraddizione ha sempre segnato la storia umana ed il sentirsi affratellati a tutti gli uomini che hanno creduto, lottato e son morti nel nome e nella speranza di un mondo migliore per tutti è giusto, è fondamentale. Ma non basta.
Perché il reazionario (si definisce lui cosi'!) Prof Cardini ammicca al manifesto "Dalle moltitudini d'Europa in marcia verso l'Impero e verso Genova" ?
Perché da' il ben tornato al generale Ludd?
Ma mai lo augurebbe ad un nuovo Roberspierre, Marx, Lenin, Trotzky, Mao, Ho Chi Min?
La ragione è purtroppo semplice: i movimenti che nel documento sono citati, sono finiti in terribili massacri ed il loro valore è stato meramente simbolico e d'insegnamento per le generazioni future. I simboli sono importanti, ma non sono tutto Maximillien Robespirre, fa paura a tutti i reazionari, ma fa paura anche ai molti che pur lottando per un modo migliore non riescono a porsi il problema della gestione del cambiamento. L'"incorruttibile" ed i giacobini riuscirono dove altri fallirono, dopo il 1789 nulla è stato piu' come prima. Loro difesero la Ragione e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino con la lama della ghigliottina.
è vero che la grande Rivoluzione francese vide la vittoria della borghesia ma è anche l'inizio della presa di coscienza del proletariato e sopratutto la fine delle ideologie medioevali: i re possono essere decapitati, le Repubbliche posso nascere, la religione non puo' fermare l'evoluzione delle societa' umane.
Tra il popolo parigino che assalta i forni, ed i vandeani affamati guidati da preti e nobili vi era una grande differenza.
Karl Marx, induce ancora piu' paura. La "globalizzazione" lui l'aveva prevista poco piu' di cento anni or sono. Ne ha svelato le leggi (leggi di evoluzione del Capitale), non etiche, ma materiali. Ci ha dato un metodo, e cosi' la speranza da allora ha uno strumento concreto.
Ludd voleva distruggere le macchine che opprimevano gli operai, (ma cosi' si sarebbe tornati alla servitu' nei campi), Marx voleva che gli operai ne capissero il funzionamento, e le gestissero per il loro bene comune.
Lenin e Trotzky ci hanno mostrato come una razionale organizzazione del movimento rivoluzionario ha potuto spazzar via l'autocrazia russa e instaurare una repubblica dei Consigli degli operai dei contadini e dei soldati.
Poi i popoli della nascente URSS furono aggrediti dal resto del mondo, perché grande era la paura che l'esempio potesse essere seguito. E vinsero. Dopo meno di 20 anni quei popoli furono nuovamente aggrediti.
Chi ricorda l'eroica resistenza del popolo sovietico dal Baltico al mar del Giappone contro la belva nazi-fascista?
Mao Tze Dong mostro', poi, come un popolo di antichissima civilta'potesse rinascere, scuotersi di dosso il dominio coloniale e poi tentare il "grande assalto al cielo" diventando esempio per molti altri popoli.
Ed il piccolo popolo dello zio Ho e del grande Vo Nguien Giap?
Il piccolo Davide che ha abbattuto il gigante Golia (americano) che contro di lui ha usato anche i disserbanti.
Ancora oggi, quando al Gigante nominano quel nome all'orecchio le sue possenti gambe tremano quasi fossero di gelatina.
Vi furono errori?
Ovviamente si, ma solo l'analisi, la ragione permettono di non cristallizzare le esperienze e poter imparare per andare avanti senza mai pero' perdersi.
Oggi non siamo a Frankenausen, non siamo un esercito di eroici disperati che hanno solo i loro corpi e le loro speranze per opporsi.
O la lotta dei popoli di tutto il mondo si fondera' su una cosciente e razionale rivoluzione o rimarra'
un insieme di sconnesse ribellioni che ci potrebbero portare verso un nuovo medio-evo per la gioia di tutti
i reazionari.L.S.>>
JE N'AI PAS PEUR DE M'AVENTURER DANS LE BOIS:
<< Il proclama contiene molte più cose di quante ne abbia viste Cardini. E Cardini non può vederle, proprio perché è un reazionario. Il proclama non usa la cronologia di Norman Cohn, che non si capisce cosa c'entri. Usa quella di Marx ed Engels, ed evidenzia il lento formarsi della coscienza di una classe universale, le lotte da contadine si fanno operaie, da momenti di disperata resistenza finiscono per avere importanti aspetti fondativi, "costituenti" (lo Scarpone è il primo embrione di moderno sindacato di classe), incorporano ed esprimono il programma comunista, ossia la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio, e la ridistribuzione della ricchezza "da ognuno secondo le sue capacità a ognuno secondo i suoi bisogni". Certo, è straniante che a enunciare tale programma sia la Madonna di Nieklashausen, ma all'epoca erano quelli i mezzi d'informazione. Non è nemmeno vero che siano tutte sconfitte rovinose: gli hussiti conquistarono mezza Europa e il loro dominio riformatore durò trent'anni, per non parlare delle lotte del XIX° secolo, in cui un marxista come te dovrebbe vedere vittorie, non sconfitte, a cominciare dalla Comune di Parigi. Ma il bello del proclama è che SCAVALCA completamente tanto le rivoluzioni borghesi quanto quelle novecentesche, quindi costringe a vedere da un altro angolo la storia delle guerre di classe.>> (WM1)***
CAMPANILISMO:
<< Ciao, scusa se torno a disturbarti dopo tanto tempo, ma c'è una cosa che non capisco:
quando mi è arrivato "Dalle moltitudini d'Europa in marcia contro l'Impero e verso Genova", mi aveva lasciata un po' perplessa il mancato riferimento a qualsiasi movimento del sud italia, però non mi era sembrata una cosa particolarmente importante, significativa tutt'al più di una scarsa attenzione (d'altra parte legittima) per una parte d'italia comunque lontana.
Poi però Franco Cardini su L'Espresso dice:
"Se una residua pruderie di sinistra non avesse impedito, gli estensori del documento avrebbero ben potuto citare, accanto alle plebi tedesche della Riforma o a quelle parigine della Comune, anche quelle della Vandea, i "briganti" italomeridionali, gli zapatisti e i cristeros messicani..."
Fermo restando che, come voi stessi dite, Cardini è uno storico di idee filo-tradizionaliste (e non capisco come la pruderie di sinistra possa avervi impedito di citare gli zapatisti messicani, i quali, credo,non sono stati citati solo perché non europei) non mi è chiaro il motivo per cui la storiografia, di destra ma anche, in parte, di sinistra, tende a "snobbare" qualsiasi "fermento" sociale sia provenuto dal sud italia (e mi riferisco in particolare al brigantaggio del sud peninsulare e ai fasci siciliani).
Ok, grazie per l'attenzione e alla prossima
G.B.>>RISPOSTA:
<< Ciao G.
Sui fasci siciliani hai ragione, è una dimenticanza.
Del "brigantaggio" sono un grande appassionato, ma non c'entra granché, lo scopo di Ninco Nanco o di Chiavone non era mettere in comune i beni, abolire le decime etc. anzi, nella maggior parte dei casi erano bande guidate da legittimisti monarchici, ex-ufficiali dell'esercito borbonico, sostenitori della Restaurazione etc., il che è pienamente legittimo visto che i piemontesi erano invasori e si sono comportati come gli americani in Vietnam, ma diciamo che non rientrano nel filone del proclama.>> (WM1)***
"La Repubblica", martedì 10/072001:
"SIAMO L'ESERCITO DEI RIBELLI"
ECCO IL MANIFESTO DI GENOVA
Viaggia in rete l'appello a marciare contro i Grandi Elaborato dal gruppo Luther Blissett, il testo è la bandiera ideologica del movimento no globalANAIS GINORI
ROMA - "Noi siamo nuovi, ma siamo quelli di sempre. Siamo antichi per il futuro, esercito di disobbedienza le cui storie sono armi, da secoli in marcia su questo continente". Ora c'è anche un manifesto culturale. Immancabile. Ogni movimento sociale ha avuto un testo unificatore, una bandiera fatta di parole che fosse pure una carta d'identità.
Questo si intitola "Dalle moltitudini d'Europa in marcia contro l'Impero e verso Genova". è già stato riprodotto in migliaia di copie telematiche, recapitato alle email del popolo di Seattle, inserito sulle prime pagine dei siti del movimento, come ecn.org o indymedia.it. é una chiamata alle armi che si ispira ad antiche ribellioni. "Siamo i contadini della Jacquerie, i ciompi di Firenze, gli hussiti, i trentaquattromila che risposero all'appello di Hans il pifferaio". L'idea di scrivere un manifesto per Genova è stata di Wu Ming, nuova identità del gruppo di controcultura bolognese Luther Blissett. Gli autori hanno già firmato Q (Einaudi, 1999), uno dei primi romanzi antiglobalizzazione, scaricabile gratis come anche Asce di guerra (Tropea, 2000) sul sito ufficiale (wumingfoundation.com).
Il manifesto di Wu Ming (in cinese "senza nome") fa risalire le radici dei
contestatori addirittura alla lotta contro il feudalesimo: "Siamo il Povero Konrad, contadini di Svevia che si ribellarono alle tasse su vino, carne e pane. Nell'anno del Signore 1514". E ancora: "Siamo i servi, i lavoranti, i minatori, gli evasi e i disertori che si unirono ai cosacchi di Pugaciov, per rovesciare gli autocrati in Russia e abolire il servaggio". Il manifesto continua, citando l'esercito inglese del generale Ludd, la rivolta proletaria del 1848, la comune di Parigi del 1871. Anche i nemici sono quelli di sempre: "Si dicono nuovi, si battezzano con sigle esoteriche: G8, Fmi, Wto, Nafta... Ma non ci ingannano. Contro di loro, ancora una volta ci solleviamo".
É presto per dire se "Dalle moltitudini..." sarà un testo fondante per chi manifesterà a Genova. Certo, lo è per le Tute bianche, considerate molto vicine ai quattro autori di Wu Ming: Roberto Bui, Giovanni Cattabriga, Luca Di Meo, Federico Guglielmi. E comunque, le cinque cartelle dai toni metastorici hanno già un merito: abbozzare una carta d'identità del nuovo movimento. Ovvero: nome, data di nascita, antenati [...]
Precisazione:
<<Con riferimento al lusinghiero articolo "Siamo l'esercito dei ribelli", pubblicato a firma Anais Ginori su Repubblica del 10 luglio, precisiamo: può anche darsi che siamo gli ispiratori del testo "Dalle moltitudini d'Europa...", ma non ne siamo gli unici autori. Più che di un "manifesto culturale" si tratta di un proclama, e lo ha scritto una vasta comunità di persone. Inoltre veniamo citati a ranghi ridotti, poiché Wu Ming consta di cinque persone: all'appello mancava Riccardo Pedrini. Infine, con Q non abbiamo inteso scrivere un romanzo "antiglobalizzazione". Noi siamo a favore della globalizzazione, a disgustarci è *questa* globalizzazione, avversiamo lo sfruttamento e l'ecocidio giustificati dall'ideologia neoliberista. Di questo movimento apprezziamo proprio la dimensione globale: da Goteborg a Port Moresby, da Trieste a Porto Alegre, da Londra a Okinawa si lotta per le stesse cose e contro gli stessi nemici.
Cordiali saluti e buon lavoro. Wu Ming>>