/Giap/#8 n.s. - Wu Ming, la satira e l'uccisione di Marco Biagi - 24 marzo 2002
Le reazioni e contro-reazioni al racconto di Wu Ming 1 Carcajada profunda y negra
INDICE
1. Come La Repubblica e La Stampa hanno trattato Carcajada profunda y negra
2. "Trovati i mandanti dell'omicidio Biagi!" - il comunicato-stampa di Wu Ming
3. Wu Ming 1 ricapitola e commenta l'intera vicenda.
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"La Repubblica", Sabato 23 marzo 2002, Pag. 7 - InterniIL CASO
Luther Blisset [sic]: no alla santificazione
BOLOGNA - "Nessuno può pretendere dai lavoratori che rimpiangano chi teorizzava contro di loro". Wu Ming esce brutalmente dal "pensiero unico del lutto". Roberto Bui, uno degli autori (ex Luther Blisset) dei romanzi di successo "Q" e "54", ha inserito sul sito internet del gruppo un racconto sull'uccisione di Marco Biagi, dal titolo Carcajada (sghignazzata) profunda y negra, in cui compare un'"orazione" al professore ucciso: "Ci dispiace per te, per la tua famiglia, per le gite fuoriporta che non potrai più fare. Ma nessuno può pretendere che ci uniamo alla tua santificazione, che di te ci importi davvero. Non tutte le morti ci diminuiscono. Ti chiediamo scusa, ma tiriamo innanzi per la nostra strada". Per l'autore si tratta di un testo volutamente "beffardo": "Si ghigna di fronte all'orrore per resistere".
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"La Stampa", sabato 23 marzo 2002, Interni Pag. 5:
NEL RACCONTO NO GLOBAL SULL'AGGUATO A BIAGI
NESSUNA SIMPATIA PER LE BR. E QUALCHE DIETROLOGIA
Wu Ming, gli ex Blissett: non ridiamo della morte
"NON rido della morte. Ma qualche volta ho sete e chiedo un po' di vita". Si può leggere l'assassinio del professor Biagi citando un'Elegia di Javier Heraud, poeta guerrigliero morto a ventun anni in uno scontro con la polizia del Perù? Lo fanno i Wu Ming, ex Luther Blissett, cinque trentenni bolognesi che stanno nel movimento no global scrivendo romanzi storici come Q e l'ultimo, 54. Leggete su wumingfoundation.com il racconto che hanno steso per la morte del consulente, vi aiuterà a rispondere a due domande: i no global hanno qualche simpatia per il nuovo terrorismo? No. Coltivano ancora vizi come dietrologia e sarcasmo? Giudicate voi. I cinque bolognesi hanno un sito che definiscono "atelier narrativo". Dicono che lì si costruisce una macchina impersonale (Wu Ming, appunto: anonima). Un collettivo, il contrario della "navigazione del proprio ombelico" della nuova narrativa. Al loro indirizzo trovate questa Carcajada profunda Y negra rilanciata, ieri, dal passaparola mediatico degli antiglobal. Quattro cartelle raccontano la notte dell'agguato a Biagi per come è stata vissuta dalla "Bologna Socìal Enclave", "pazienti e psichiatri", vicoli del centro, birre e chiacchierate. Dentro queste cartelle Wu Ming offre, tra l'altro, tre spunti. Il primo: la pietas si riserva soprattutto agli avversari. "Marco Biasi (scritto alla bolognese, con la "s") ci dispiace./ Ci dispiace per te./ Ci dispiace per la tua famiglia./ Ci dispiace per i tuoi amici./ Ci dispiace per la bella stagione che hai appena fatto in tempo ad annusare, per le gite fuoriporta che non potrai più fare". Oppure: "Biasi aveva 52 anni e due figli, esattamente come mio padre". Eppure, "ci dispiace (anche, ndr.) per la tua fiducia malriposta nell'ideologia liberista e in un regime che ti ha fatto o - nella migliore delle ipotesi - ti ha lasciato uccidere". Un regime che "ti ha fatto" ("o ti ha lasciato") uccidere? I dubbi, o veleni, introducono al terzo spunto: Wu Ming cita "sbirri rigorosamente fuori servizio, in borghese", che subito dopo l'assassinio erano in via Valdonica "come curiosi". Uno di loro avrebbe detto a Wu Ming: "Ragazzi, purtroppo non hanno chiamato noi. Completamente esautorati. Ho fatto vent'anni alla Scientifica, e vi dico che quelli là non stanno facendo dei rilievi: stanno facendo un puttanaio. è mezz'ora che vanno avanti e indietro, calpestano, toccano, spostano, e non hanno ancora fatto i segni coi gessetti!». Quelli là "erano i carabineros", chiosa Wu Ming. E annota una sfilza di commenti tra cui questo: "Due in borghese lo freddano, gli altri in divisa insabbiano". Le prove? Nessuna, ci sono però ironie per Biffi ("il cardinale Beffa") e Boselli ("Buselli"), citazioni dell'Ugo Tognazzi di "Vogliamo i colonnelli" e del killer maldestro di "Mulholland Drive" (il film di Lynch), uscite come "nessuno può pretendere che di te (Biagi, ndr.) c'importi davvero". Il poeta guerrigliero Heraud scriveva anche "oscuro è il tempo e lievi i sorrisi dei giorni", questo passo Wu Ming non l'ha citato.
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TROVATI I MANDANTI DELL'OMICIDIO BIAGI
Ci fa schifo il terrorismo.
Ci fa schifo parlare di terrorismo.
Ci fanno schifo i discorsi sul terrorismo.
Ci fa schifo dover prendere ancora e continuamente le distanze dal terrorismo.
Ci fa schifo la retorica ipocrita sul terrorismo e sulle sue vittime. Tutti uniti contro nessuno. Chi non si accoda a questa retorica è già sospetto. Chi osa proferire "altre parole" è già mandante morale. In meno di una settimana siamo tornati indietro di venticinque anni e ci siamo già abituati. Ormai è assodato: siamo nel marzo del 1978.
Se provi a descrivere una notte schifosa, a Bologna, martedì 19 marzo 2002, cercando toni diversi da quelli del cordoglio nazionale; se cerchi di raccontare l'assurdo con toni assurdi e grotteschi, di restituire quello che si respirava in via Valdonica quella sera, anche le frasi di cui dopo ci si vergogna; se provi a dare voce alle domande e alle illazioni di tanti; se cerchi di essere sincero e dire che ti dispiace per la vita spezzata di un uomo, non per "l'alto valore del suo operato istituzionale", che anzi, insieme a milioni di lavoratori, contrastavamo e ci sarebbe piaciuto continuare a contrastare; se provi a fare il tuo mestiere di scrittore, che è quello di raccontare la realtà con tagli diversi dal comune...
Se provi a fare tutto questo, ti ritrovi sbattuto a pagina 7 di Repubblica, nella pagina delle indagini sul delitto Biagi, con il disegno di tre pistole di fianco. Un'allusione, un nesso, un'indicazione, un suggerimento? Dobbiamo avere paura? Ci dobbiamo giustificare? Dobbiamo smentire? Dobbiamo spiegare un racconto, anzi, poche righe espunte da un racconto, peraltro reperibile solo sul nostro sito?
Forse si', ma ci fa schifo anche questo. Noi siamo ancora convinti di vivere nel 2002. Siamo ancora convinti che riportare indietro l'orologio della storia sia utile solo ai dinosauri e a chi in questa merda ci sguazza da sempre.
Forse altri dovrebbero spiegare cose molto più importanti. Ma siamo in Italia. Meglio prendersela con Wu Ming.
Per fortuna ci scaldano il sole di Roma e due milioni e mezzo di persone.
Wu Ming
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Nel comunicato-stampa ci siamo rifiutati di "spiegare il racconto" e abbiamo disertato la sbarra degli imputati. Non dobbiamo certo consegnare memorie difensive o affermare ciò che dovrebbe risultare ovvio.
Su /Giap/, cioe' sul nostro terreno, merita comunque soffermarsi sul modo in cui certa stampa (poco importa se per fretta/superficialità o per malafede o per una combinazione di entrambe le cose) ha distorto Carcajada profunda y negra.
CPyN è tanto un resoconto (tutto sommato fedele) quanto un trattamento in chiave satirico-grottesca (da qui i nomi cambiati o storpiati) delle cose dette e sentite dalla folla spontaneamente convenuta in via Valdonica la sera dell'omicidio, e del clima goliardeggiante colà instauratosi. Nella "[sorta di] orazione" che occupa la penultima parte del racconto, l'io narrante ha un repentino moto di pietas per la vittima e di solidarietà per i suoi cari, ragion per cui si rivolge direttamente a "Mario Biasi" (e non a tale "Marco Biasi" come riporta la Stampa inventandosi una presunta "pronuncia bolognese" [!] del vero nome della vittima), chiedendo scusa ma anche comprensione per gli schiamazzi e il cattivo gusto, per i seguenti motivi:
1) il timing e le modalità dell'omicidio sono tanto improbabili e sospette da ingenerare sarcasmo negli astanti;
2) si attendono giornate grondanti di retorica e strumentalizzazioni politiche, alla luce delle quali lo humour nero è un meccanismo di difesa;
3) quando si muore non si passa automaticamente (o comunque non si dovrebbe passare) dalla parte della ragione.
Tutte le affermazioni su carabinieri e complotti sono state effettivamente proferite quella sera, e non dall'autore. Quest'ultimo, il sottoscritto, si è limitato a osservare che:
4) NESSUNO dei presenti credeva alla pista BR;
5) in ogni caso una strategia della tensione non può più funzionare in questo paese (tra l'altro, lo dimostra la riuscita dell'oceanica manifestazione di ieri, la più grande di tutti i tempi in Occidente);
6) anche qualora non lo fossero soggettivamente, le BR sono oggettivamente uno strumento della reazione (testualmente: "appendice del regime";
7) nella "migliore" delle ipotesi il regime ha lasciato che Biagi morisse (riferimento al ritiro della scorta).
Nel trafiletto (di taglio centrale, visibilissimo) di Repubblica, le frasi virgolettate sono sì tratte dal racconto, ma sono tagliate e astratte dal loro contesto. L'intero senso del racconto ne risulta alterato e banalizzato. Spicca su tutti la frase sulle "gite fuoriporta", che qui sembra acida mentre nel racconto è assolutamente sincera (CPyN è pieno di riferimenti alla primavera e ai suoi profumi, che dai colli tornano a scendere in città).
Quanto all'articolo de La Stampa, va precisato che:
8) Non vale in alcun modo l'equivalenza Wu Ming = "no global" o "antiglobal" (etichette peraltro rigettate dal movimento a cui vengono affibbiate). Wu Ming è un collettivo di scrittori il cui punto di vista è parziale e non rappresentativo della pluralità di opinioni presenti nel movimento;
9)Il movimento non ha mai omesso di prendere le distanze da sedicenti (forse virtuali) organizzazioni lottarmatiste, per farlo non ha certo atteso il nostro racconto, e - aggiungo io - lo ha fatto anche quando non era necessario, cadendo nel tranello delle excusationes non petitae. In ogni caso, non se ne puo' più con l'incessante richiesta di "prese di distanze". Sono ben altre (e più onorevoli) le persone che devono dimostrare la loro estraneità agli attentati e alla violenza politica.
10) Vi è differenza tra un racconto e un documento politico, come ve n'e' tra la satira e l'argomentazione politica in senso stretto. è del tutto insensata la richiesta di fornire "prove" della veridicità di una battuta, come è assurdo criticare un testo satirico perché... "sarcastico".
Dopo aver ricevuto il comunicato-stampa, ci ha scritto in privato (quindi, per correttezza, non riporteremo la sua missiva) il giornalista di Repubblica che ha scritto il trafiletto (e che già in passato si era occupato del nostro lavoro, senza che avessimo ragione di lamentarci). Ci ha detto che il pezzo, già breve, aveva subito tagli, e che la collocazione non era stata una sua scelta. Dopodiché ha spiegato cosa gli strideva in CPyN. Tagliando con l'accetta, si tratta della frase " [...]non tutte le morti ci diminuiscono [...]". In realtà ogni morte ci diminuisce, soprattutto una morte violenta, e ancor più una morte violenta presuntamente inflitta a nome nostro.
Di per sé, un'osservazione ineccepibile.
E' invece eccepibile che, nel darla alle stampe, si sia arrivati pericolosamente vicini a criminalizzare il sottoscritto, nel punto più visibile della pagina più importante di uno dei due quotidiani più venduti in Italia, per di più in un giorno di record di tiratura. Il qui presente è stato trattato quasi alla stregua di un fiancheggiatore delle presunte Brigate Rosse, o comunque di un indifferente alla loro semina di morte. Inoltre, omettendo l'indirizzo del sito da cui scaricare CPyN, si è impedito ai lettori di verificare di persona l'entità delle "accuse".
Ma per capirne il significato, la frase "incriminata" va citata per intero:
"Nessuno può pretendere che di te ci importi davvero, al di là del cliché sulla campana che suona: se suona per tutti, è come se non suonasse per nessuno. Contestiamo il pensiero unico del lutto imposto dall'alto e vogliamo essere liberi di dire che non tutte le morti ci diminuiscono."
Vogliamo parafrasare? Il dolore si prova o non si prova, è una cosa che viene da dentro, e se non viene non basterà certo un luogo comune ripetuto ad nauseam o un precetto ben di rado messo in pratica, precetto che peraltro si presta a paradossi e rovesciamenti. Il dolore e il lutto non si possono imporre, e la libertà d'espressione si esercita anche affermando questa verità, per quanto brutale e irritante possa sembrare.
E' questo, a conti fatti, il "messaggio" di Carcajada profunda y negra, e credo lo abbiano capito le oltre diecimila persone che lo hanno scaricato e letto nelle ultime 48 ore.Wu Ming 1
P.S. Ci è giunto questo messaggio dallo scrittore e poeta Lello Voce, che ringraziamo: "Anche a vostro nome e in vostra difesa un sonoro pernacchio di solidarietà contro gli sgherri sciocchi dell'impero. Da un poeta disobbediente e dalle sue farfalle da combattimento. YA BASTA!".-------------
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