Nandropausa #2
Libri letti e apprezzati da Wu Ming - giugno 2002

 

Secondo appuntamento con Nandropausa, cioè con le segnalazioni dei nostri romanzi preferiti tra quelli pubblicati negli ultimi 6-8 mesi. Stavolta sono solo quattro, perché negli ultimi tempi abbiamo letto roba più "classica" o comunque pubblicata anni addietro, oppure libri non ancora tradotti in italiano. Ricordiamo che Nandropausa deve il proprio nome all'essere stata concepita come rubrica settimanale per il Guerin Sportivo (una pausa dai dibattiti sul nandrolone e sul doping, insomma). Poiché la cosa non andò in porto, l'abbiamo trasformata in un supplemento a /Giap/. Ribadiamo che noi non siamo critici letterari, recensiamo solo ed esclusivamente i libri che ci piacciono, e abbiamo gusti molto ben definiti e per nulla "generalisti".

I nostri consigli del novembre 2001

I nostri consigli del luglio 2001

 


David Czuchlewski
La follia delle muse
Rizzoli 2002
pagg. 335, euro 16,00


La pubblicazione in Italia di questo gioiellino, scritto da un esordiente assoluto, è passata sotto silenzio, quindi è un dovere segnalarlo perché sorprende dalla prima all'ultima pagina. Uno di noi lo ha comprato a scatola socchiusa, dopo averne letto un capitolo in anteprima su D. Una rivelazione che ha fatto partire il passaparola.
In quarta di copertina viene definito "mystery postmoderno" e "giallo letterario", ma La follia delle muse è molto di più, è una disamina dei guasti prodotti dalla credenza superstiziosa nell'Autore, nel Genio e nell'Ispirazione, e al contempo una dichiarazione d'amore per la narrazione, per la sua potenza, per gli universi che riesce a costruire.
La storia: i rapporti tra Horace Jacob Little, scrittore invisibile mélange di Pynchon e Salinger, e una cerchia di ammiratori ossessionati dai suoi libri, che li sovra-interpreta in modo paranoide e pesante, quindi superficiale, privo della leggerezza necessaria a calarsi in profondità (in letteratura non vale il Principio di Archimede). Il lettore entra ed esce da una clinica psichiatrica per artisti di talento, seguendo le peripezie di un giornalista incaricato di scoprire chi è Horace Jacob Little (Io narrante n.1) e di un ex-studente di Princeton che pensa di avere scoperto un sinistro complotto ordito dal misterioso autore (Io narrante n.2). I due investigatori sono anche i vertici di un ménage à trois dove "galeotto fu il libro e chi lo scrisse". Il tutto avviene in una New York di cristallina bellezza.
N.B. Czuchlewski dissemina qua e là per il romanzo riassuntini dei racconti di Little; fino a qualche anno fa, materiale del genere avrebbe permesso a molti scrittori nostrani di ciurlare nel manico per chissà quanto tempo, con librini di cinquanta paginette scritti in corpo 14, tra le lodi sperticate dei critici laureati. Czuchlewski invece si concede il lusso di "sprecarli", usandoli come mattoncini di un edificio più ambizioso. Questa è classe, oh sì!


Valerio Evangelisti
Black Flag
Einaudi 2002
pagg. 217, euro 8,20

E' la seconda puntata del ciclo meta-ecologico iniziato con Metallo urlante (Einaudi Vertigo, 1998) ma non è necessario aver letto la prima puntata, anzi, Wu Ming consiglia di procedere all'inverso, e leggere prima questo violentissimo Black Flag, ispirato a Cormac McCarthy (certe atmosfere richiamano esplicitamente Meridiano di sangue) e alla narrativa etichettata come "splatterpunk".
Evangelisti, come sempre, si mostra a proprio agio e cool in territori dove qualunque altro autore si farebbe prendere dal panico, e si sposta continuamente da un piano temporale all'altro (l'ultima fase della guerra di secessione americana, il 1989 e il XXX° secolo d.C.). Con Black Flag prosegue l'indagine sulla disumanizzazione, la commistione tra carne e metallo, la pulsione di morte che porta il capitale a porsi come nemico assoluto di tutto ciò che è vivente. Lo stesso Freud descrisse la pulsione di morte come - citiamo a memoria - "nostalgia del mondo inorganico". Evangelisti maneggia con rigore alchimia, medicina antica (le anamnesi tradizionali degli affetti da "mal di luna" fanno coincidere licantropia e divenire-metallo) e una inedita commistione tra cultura amerindia e religioni sincretiche di derivazione africana (la "Regla del palo mayombe"). Lo scopo - pienamente conseguito - è disvelare la vera natura del mito del "lupo solitario", mito apparentemente libertario ma in realtà anti-sociale, vera e propria base antropologica dell'imperialismo e del "fascismo spirituale" nordamericano, a cui da duecento anni si contrappone "l'altra America", quella dei movimenti e della democrazia radicale.
Il protagonista è Pantera, palero meticcio (mezzo messicano, mezzo afro-cubano) già incontrato nel romanzo precedente, che qui è costretto a unirsi alla banda di Frank e Jesse James, finalmente restituiti alla loro realtà storica di tagliagole sociopatici e stragisti, truppa irregolare al servizio della Confederazione ma tollerati a stento da quest'ultima. Sugli altri due piani narrativi e temporali è meglio non dire niente, per non rovinare le molte sorprese.
Di questi tempi, un romanzo imprescindibile.
Letto in parallelo da Wu Ming 1, 3 e 4 durante il Sardinian Tour (la qual cosa getta luce su alcuni accadimenti).
Il sito ufficiale di Valerio Evangelisti: www.eymerich.com



Joe R. Lansdale
Maneggiare con cura (racconti)
Fanucci 2002
pagg. 346, euro 14,90

Questo non lo consigliamo ai deboli di stomaco: ad un certo punto un neonato semi-putrefatto viene afferrato per i piedini e usato come randello finché non si disfa del tutto, e non stiamo parlando della scena più disgustosa. Un'antologia di racconti e articoli (selezionati da Mattia Carratello e Luca Briasco) del grande visionario texano, i cui romanzi sono stati in gran parte tradotti in Italia nel corso degli anni Novanta. Per alcuni dei titoli c'è davvero da gridare al capolavoro: in "Girovagando nell'estate del '68" viene "omaggiato" il racconto di formazione adolescenziale da Mark Twain a Stephen King; "Non viene da Detroit" descrive un poetico incontro con la Morte; "La notte che si persero i film dell'orrore" spinge a pensare come sarebbe la letteratura se si sentissero anche gli odori, o meglio, i fetori; "Godzilla in riabilitazione" e "La bambola gonfiabile" sono scanzonate meditazioni su potere e controllo, sessualità e "perversione", desiderio e repressione. Molto bella anche l'invettiva anti-religiosa di "Nel deserto delle Cadillac con i morti". Il pomeriggio del Primo Maggio, sul cocuzzolo di Monte Paderno (colli bolognesi), Wu Ming 1 ha letto "Girovagando nell'estate del '68" di fronte a un pubblico rigidamente selezionato. Potrebbe essere una bella idea riscrivere il racconto dal punto di vista dell'alligatore.




Jim Nisbet
Prima di un urlo
Fanucci 2002
pagg. 396, euro 14,46

Chi non conosce la storiella del tizio che incontra una splendida ragazza in un locale poi si sveglia in un fosso e gli manca un rene? Ne cantarono anche Elio e le storie tese in "Mio cuggino". Intorno a questa leggenda urbana Nisbet fa scorrere un hard boiled che sembra il Tanaro in piena nel '94, e porta a valle detriti di vecchie pochades e dialoghi barocchi e pieni d'invenzioni. Certo, si sorride e si ride... fino al momento in cui si ghiaccia il sangue nelle vene, e alla pagina successiva si riprende a ridere, ma con la fronte bagnata e le gengive legnose e un disagio che poi si ritrasforma in raccapriccio.
Nisbet è uno scrittore non-professionista: di mestiere fa l'intagliatore e falegname a San Francisco, il che ce lo rende oltremodo simpatico, perché rafforza le nostre tesi sullo scrittore come artigiano dandone un'interpretazione letterale. Occorrono due o tre capitoli per abituarsi allo stile (molto impegnativo da rendere in italiano, solidarietà alla traduttrice!), poi ci si appassiona alla vicenda di Stanley, al suo strambo modo di investigare sulla banda di razziatori di organi, ai numerosi riferimenti alle diverse serie di Star Trek e anche ai particolari gusti sessuali dell'infermiera Iris (chiunque non li abbia condivisi almeno una volta nella vita non sa cosa sia l'amore).
Tra i vari meriti del romanzo, c'è anche uno dei migliori incipit degli ultimi tempi: "La fellatio al volante era quella che Stanley Ahearn preferiva".