/no/Giap s.n. - Globalization Is Over - 19 settembre 2001



0. Che cazzo significa "no/Giap"?
1. Globalization is over - di Sbancor
2. Appunti sparsi sulla prossima crociata - di Wu Ming 4
3. Appunti per non lasciarsi andare - di Wu Ming 2
4. Accadico: una precisazione - di Wu Ming 1
5. Reazioni, risposte, commenti a "L'Impero è in guerra con se stesso"
6. Segnalazioni




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Dopo i primi appunti di guerra, raccolti sotto il titolo "L’Impero è in guerra con sé stesso", in molti ci hanno chiesto ulteriori elementi, impressioni, informazioni, anche rettifiche.
Perché proprio noi? Non siamo dei "romanzieri", noi? Appunto.
Abbiamo scritto più volte che narrare è già di per sé un’attività *politica*. In questo momento si ricostruisce la mitologia dell’Occidente e torna in auge la Grande Narrazione della Civiltà contro la Barbarie. Noi, che lavoriamo sui miti e raccontiamo storie, sentiamo il bisogno di verificare la "tenuta" del soggetto e della sceneggiatura, la plausibilità dei personaggi, gli umori degli attori e della troupe, lo stato mentale del regista, le risorse finanziarie dei produttori, la buonafede dei critici e le reazioni del pubblico. Infine, poiché è il nostro lavoro, quando una storia non ci convince proviamo a raccontare altro, tenendo conto che in questo caso gli attori li impone la produzione.
Questo lavoro di recensione e revisione rischia di andare avanti per un bel pezzo. Non lo faremo sistematicamente, ma continueremo a farlo, tutte le volte che ne sentiremo il bisogno, se ci accorgeremo di "buchi" che gli spettatori non notano, forse perché distratti dagli effetti speciali.
Non intendiamo "snaturare" /Giap/, per questo da un po’ di tempo state ricevendo "edizioni straordinarie", non numerate, a volte incongruamente definite /no/Giap/.
Alla data di oggi /Giap/ ha circa 1600 iscritti/e. Una parte di voi si auspica che dedichiamo più tempo alla dimensione letteraria *lato sensu*, quella poc’anzi descritta. Tutti gli altri prediligono la dimensione letteraria in senso stretto, cioè che attiene alla produzione di Wu Ming, romanzi, recensioni, polemiche, date delle presentazioni pubbliche etc. Per noi è molto difficile distinguere tra questi due aspetti, ma abbiamo alcuni punti fermi: questa non è una mailing list di movimento, non è un forum "militante". Non è nemmeno un semplice bollettino per i "fans". Nello spazio definito da questo non-essere, cercheremo di trovare un equilibrio, rimbalzando da un /Giap/ numerato a eventuali "edizioni straordinarie".
Come al solito, vi chiediamo pareri, feedback etc.
Oggi abbiamo terminato *54* e lo abbiamo spedito all’Einaudi. Lo avevamo iniziato nel maggio ’99, durante un’altra fase di questa guerra. Nel frattempo, *Havana Glam* si avvicina alle librerie, e le raggiungerà il 25 settembre. *Q* è uscito da poco in vari paesi dell’America Latina. A ottobre uscirà a Cuba. A novembre uscirà in Brasile. In Olanda è alla seconda ristampa ed è stato nella Top Ten. In Francia è stato un flop (3000 copie vendute su 10.000 di tiratura) nonostante il successo di critica. Pazienza. Insomma, le cose vanno avanti, nei tunnels, sotto le rovine del neo-liberismo. Seguimos en combate.



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Globalization is over
di Sbancor sbancor@hotmail.com, 18 settembre 2001


"Nulla sarà più come prima". E’ il "logo" dell’Impero dopo le Twin Towers. E già si vede sui mercati. Ieri mattina Duisenberg escludeva qualsiasi intervento sui tassi BCE. Ieri pomeriggio Duisenberg tagliava i tassi. Ordini da Washington. L’economia di guerra sta sostituendo il "libero mercato". Questa volta gli americani dettano le regole e sono regole dure. Per Tutti. Ieri e oggi sul mercato si sono viste le grandi corporations USA effettuare spaventosi buy back (acquisto di azioni proprie). Alan Greenspan ha modificato le regole che ponevano limiti ai "buy back". Serve a dare fiducia al mercato. Serve a dare fiducia all’America. Le compagnie aeree americane ieri erano sull’orlo della bancarotta. Hanno chiesto 24 milioni di dollari di sussidi e stanno licenziando 23.000 dipendenti. Secondo un analista di Goldman Sachs entro l’anno il governo gli darà 5 milioni di dollari a fondo perduto. Alle ore 17.00 al Dow Jones il titolo dell’American Airlines sta salendo di 2.16$. God Bless America.

La riunione dei ministeriali del WTO è stata confermata a Dubai, Qatar. Gli americani ci saranno e hanno garantito che non si ripeterà il fallimento di Seattle. Ma le regole le detteranno loro. Il che vuol dire che la politica economica estera dell’intero occidente verrà decisa al Dipartimento di Stato.

E niente più Telecom Serbia o prestiti all’Iran. When the going get’s toff.....

Devono muoversi in fretta, cancellare le tracce. Ora. Ora che è passata la sindrome del Vietnam, ora che i "crusaders" si arruolano a migliaia. Pulire tutto. Tutti gli aiuti all’ "Afghan connections". Tutti gli scheletri nell’armadio. Milioni di dollari ai "muslims", in Afghanistan, in Bosnia, in Albania, in Macedonia, in Cecenia, nel Xinjiang…. Quanti uomini di Bin-Laden ci sono nell’UCK? Fate scomparire le tracce dalle banche, il riciclaggio di 500 miliardi di dollari/anno di eroina raffinata proveniente dall’Afghanistan…Cancellate tutto, parlate ai ragazzi di "Cosa Nostra". Si chiude con gli islamici…riapriremo la "ditta" da qualche altra parte. Cheney l’ha detto: la guerra durerà anni e può coinvolgere 60 paesi e la CIA avrà di nuovo carta bianca: come ai bei tempi vi ricordate il 1962?…Pigs! Pigs!

Il Sud America ha bisogno di 100 miliardi di dollari anno per tenere il debito estero. Con i mercati nelle condizioni attuali questi soldi semplicemente non ci sono. Ci saranno rivolte. Ci saranno squadroni della morte. Ci saranno colpi di stato. Ci sarà da divertirsi.

La globalizzazione come processo negoziale è finita. D’ora in poi ci saranno regole per il mercato. Lo richiede la sicurezza…lo chiede l’America. Le frontiere si chiuderanno a tutti quelli che non servono. Internet verrà messa sotto controllo. Ci saranno controlli sui flussi di capitali. Controlli made in USA. Ci saranno poliziotti a ogni angolo di strada. I poliziotti saranno applauditi. L’America è in Guerra. God Bless America.

Il colpevole è uno. Come ai tempi di Lee Oswald. Il colpevole è Bin Laden. Il colpevole prima o poi verrà preso, dead or alive.

L’America in fondo non crede a Huntington e a "The Clash of Civilisations…". I musulmani si. I musulmani ci cascheranno come polli. I musulmani pakistani buttano l’acido in faccia alle donne. I mussulmani non fanno prigionieri. I mussulmani sono convinti che la loro religione è l’ultima e la più perfetta. I musulmani non potranno mai ispirare solidarietà. I mussulmani sono di Destra. Non scherzo. Che farà la sinistra adesso? Difenderà i "mujhaddin" che bruciavano le palle ai ragazzi dell’Armata Rossa? Difenderà l’UCK? Difenderà la teocrazia iraniana e gli Hezbollah? Difenderà Hamas?

Ci sarà guerra. Una guerra che durerà anni. Tutto il Centro Asia brucerà. E L’Impero scriverà nel sangue le sue nuove regole.

Ho proprio paura che dovremo diventare atei e "repubblicani".

E scrivere di nuovo sulle nostre bandiere: Liberté, Fraternité, Egalité!

"W La Republique - En avant! " (grido di battaglia del generale Desaix. Campo di Marengo 14 giugno1800 , ore 18.30, attacco della 9° Demibrigade alle posizioni delle truppe Imperiali)



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APPUNTI SPARSI SULLA PROSSIMA CROCIATA
di Wu Ming 4, 17 settembre 2001



Poco più di mille anni fa un papa bandiva la prima crociata.
Bisognava andare a salvare il Santo Sepolcro e la Terra Santa dalla minaccia infedele. Bisognava andare a dimostrare col ferro e col sangue che la vera fede era quella cristiana. Bisognava garantire i pellegrinaggi. Bisognava svuotare il vecchio continente da un bel po’ di feccia. Bisognava offrire la chance della guerra ai secondogeniti delle famiglie nobili. Bisognava sventare il rischio che la "Via della Seta" venisse chiusa.

Dalla moschea di Kabul i Talebani invitano tutti gli islamici a unirsi in preghiera e in guerra contro Satana, alias gli Stati Uniti d’America.
Dalla cattedrale di Washington, il Presidente degli Stati Uniti d’America promette che guiderà il mondo alla guerra santa contro i barbari, alias i "terroristi islamici", identificati tout-court con i Talebani.
Chi sono i Talebani? Qualcuno li definisce "integralisti islamici", ma non è vero. I Talebani non sono integralisti, non interpretano il Corano alla lettera (e poi cosa significa veramente interpretare alla lettera? Forse che la Chiesa Cattolica Romana, l’istituzione più assolutista e a-democratica cristiana, interpreta il Nuovo Testamento alla lettera?). Al contrario, i Talebani rappresentano una forza di rottura rispetto all’integralismo, almeno quanto poteva rappresentarlo il fascismo per l’Italia tradizionalista e cattolica degli anni Venti. I Talebani non sono dei pretonzoli retrogradi e ignoranti, hanno studiato all’università, sono un’intellighenzia teologica, dei "colti" ideologues, insomma dei fottuti intellettuali. I Talebani sono usciti dalle facoltà di teologia pakistane. Uno dei loro leader carismatici è un petroliere saudita che è stato nel libro paga della CIA per anni. Quando l’Unione Sovietica cercava di difendere l’ultimo barlume di laicismo (ancorché coloniale e dispotico) in Afghanistan, lo sceicco Osama Bin Laden addestrava le milizie mujahiddin nei campi paramilitari in Turchia. Lo faceva per conto degli americani. Negli stessi anni, un certo Saddam Hussein comprava le armi dagli Stati Uniti per fare la guerra agli "integralisti" di Khomeini. Corsi e ricorsi storici, nemesi, eccetera eccetera.
Chi è il presidente degli Stati Uniti? Il secondogenito di una famiglia di petrolieri texani, ex-pecora nera, ex-fallito, ex-figlio-più-scarso, che ha risalito la china della propria limitatezza cerebrale garantendo all’industria pesante americana il proseguimento indisturbato dell’ecocidio, e a quella bellica lo scudo stellare. In realtà non è bastato: ci sono voluti anche i brogli elettorali. Una volta tanto se li sono dovuti fare in casa, invece di organizzarli altrove.
G.W. Bush. Figlio d’arte. Suo padre chiuse i conti con Saddam (ma prima di essere presidente era stato capo della CIA… probabilmente conosce la famiglia Laden da un bel pezzo). A Bush junior tocca il perfido Osama.

Osama Bin Laden ha vissuto a Chicago, è proprietario di complessi edilizi a Miami, esporta micro-tecnologia dall’Estremo Oriente per Silicon Valley, ha interessi finanziari in svariati settori della old economy planetaria, vende il suo petrolio agli Stati Uniti e non solo.

La famiglia Bin Laden e la famiglia Bush. Denominatore comune: i petrodollari. Probabilmente tengono i soldi nella stessa banca. E scommetto che non aveva la sede nelle Twin Towers.

Il mullah Omar, capo politico del governo dei Talebani e genero di Bin Laden, riunisce il Consiglio dei Saggi dell’Islam. Che fare? Gli Stati Uniti hanno deciso di farsi l’Afghanistan. Il Pakistan dice di volerli appoggiare. Ma i partiti islamici pakistani non sono dello stesso avviso e fanno pressioni sul governo perché tolga l’appoggio alla rappresaglia americana. Un paese islamico spaccato in due. Un paese islamico con la bomba atomica. Puntata sull’India. Vecchia ruggine. Ovvero braci sempre accese.

Due giorni prima che gli aerei centrino le Torri Gemelle, il capo della resistenza ai Talebani in Afghanistan, Massud, alias il Leone del Panshir, viene fatto a brandelli da una bomba. Era nascosta dentro la videocamera di due finti giornalisti algerinii, che saltano in aria insieme a lui.
Contemporaneamente, il Ministro della Cultura del Turkmenistan cade vittima di un attentato. Un Carneade che però, nella regione turanica, era tra i maggiori oppositori dell’ "integralismo islamico".

Lunedì 17 settembre 2001 riapre la borsa di Wall Street, ma potrebbe essere la moschea di Kabul, o de La Mecca, o di Karachi.
Un rituale preciso e studiato nella sua pacchianità. Viene da pensare a una santa messa. Una donna-poliziotto intona God bless America, mentre alcuni colleghi, bicipiti in bella mostra e sguardo fiero, accendono i display della borsa, davanti a uno stuolo di broker con la mano sul petto. Il cuore dell’Impero pulsa ancora. Il by-pass, per ora, funziona. In God we trust. Ovvero: Gott mit uns.
Dall’altra parte del mondo un muezzin risponde: Allah aq’hbar!

Gioco delle parti. A ciascuno la sua.
George William Bush vuole guidare il mondo libero alla nuova crociata contro i barbari infedeli. Osama Bin Laden vuole guidare l’islam contro i crociati (barbari e infedeli).
Uno aspira a rilegittimare agli occhi del mondo la fede religiosa neoliberista di cui è paladino. Lo stato di necrosi è ormai avanzatissimo, si vedono le ossa sotto uno strato di vermi, ma si sa che la guerra - specie se santa - rivitalizza, rigenera, muove la ruota dell’economia e della storia. Ultima chance. Warfare, invece di Welfare.
Lo sceicco aspira a mettersi a capo dei quattro quinti dell’umanità, costretti a subire le politiche neoliberiste, la strafottenza e lo strapotere di Stati Uniti & soci. Lo sceicco vuole dimostrare che gli USA non sono affatto onnipotenti e che i giochi della globalizzazione sono "aperti". Che possono esserci altri capi, con i quali il Nuovo Ordine Imperiale dovrà scendere a patti. Che se l’Impero ha un cuore pulsante, lui può colpirlo quando vuole. Un biglietto da visita coi controcazzi: noi siamo l’avanguardia degli ultimi della terra, siamo determinati e possiamo essere altrettanto efficaci di un bombardamento fatto con gli F16. E’ finita l’epoca in cui prendevamo le bombe sulla testa senza poter dire beo. Adesso contrattacchiamo. Seguiteci nella Santa Vendetta.

Il neoliberismo non può nulla contro il nihilismo. La fede integralista nel lavora-produci-consuma-fotti-il-prossimo-tuo-come-lui-vuole-fottere-te non può recuperare l’autoannullamento. Nella fede monoteista del Dollaro la negazione di sé è accettabile solo nell’atto lavorativo, nell’autosfruttamento, non nel suicidio. Il suicidio non può essere messo al lavoro. Non produce profitto, non ossequia Mr. $. Un corpo che detona imbottito di tritolo non lavora più.
Per muovere un kamikaze serve il monoteismo old style. Il sacrificio in cambio del paradiso. Questo è quello che ha capito Osama "Big" Laden. Contro la potenza autodistruttrice il neoliberismo - che pone l’egoismo e l’autorealizzazione accumulativa al centro del proprio credo - perde a tavolino. Nota bene: la vittoria non è solo strategica, ma anche tattica. Ovvero: comprando venti biglietti aerei si può essere più devastanti di un costosissimo bombardamento a tappeto.

Da un lato un’avanguardia nihilista, al servizio della Vendetta Divina e di un petroliere arabo che se ne fa garante; dall’altro le guardie imperiali che arruolano tutti nell’ultima crociata per tenere in piedi un sistema economico genocida ed ecocida, che sta portando il mondo verso il baratro.
Noi nel mezzo.
Il movimento resta l’ultima boa di salvataggio del pensiero laico, critico e radicale. A prescindere dalle sue componenti più o meno laiche, più o meno critiche, più o meno radicali.
Last brain working.
O meglio: "il solito lavoro di merda"… Ci tocca salvare il mondo.



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Appunti per non lasciarsi andare
di Wu Ming 2, 16-18 settembre 2001



Gli scenari futuri sono senza dubbio foschi e non lasciano spazio per un grande ottimismo. Tuttavia, avere paura non significa essere in trappola. Occorre evitare le ‘profezie che si autoavverano’, rafforzare i propri punti di forza e darsi ancora la spinta.

1) Che il Nuovo Ordine Mondiale fondato sul neoliberismo sia in una situazione sempre più critica, lo si può vedere anche dal modo in cui legittima, propaganda e combatte le sue battaglie. Sempre di più, dall’Irak in avanti, la componente mistico-religiosa dei conflitti è diventata essenziale per entrambe le parti. Il neoliberismo è accettabile soltanto come dogma di fede, almeno da quando il Fondo Monetario ha trovato la sua Stalingrado nella crisi economica del Sud-Est asiatico.
In un contesto simile è molto preziosa la mentalità *laica* di questo movimento. La signorina Rauti e i camerati di Forza Nuova hanno senz’altro ragione quando sostengono che loro parlavano contro il *mondialismo* già dieci anni fa. Ma tra le enormi differenze che separano il loro approccio dal nostro c’è senz’altro questo: da Seattle in avanti, il movimento ha affrontato le tematiche della globalizzazione sulla base di un’analisi economica, partendo dai *bisogni* delle persone e dei popoli, da un *pericolo concreto* per la salute e il benessere del mondo. Le piccole Patrie, la Comunità, le Tradizioni le abbiamo giustamente lasciate a Julius Evola e alla pattumiera della Storia, senza però contrapporre altri Maiuscoli Concetti. Questa *laicità* è così forte, da essere condivisa anche dalla componente religiosa del movimento: cattolici, buddisti, devoti di Krsna, che su altre questioni hanno invece un approccio di tutt’altro genere.
*Laicità* significa anche saper mantenere un’unione basata sugli obiettivi e su alcune coordinate fondamentali di analisi. Contro lo schierarsi di truppe religiose, contro i Papi della guerra, contro le nuove Crociate il nostro *pluralismo*, la nostra capacità di essere diversi ma di esserlo *insieme* risulta essenziale. Chi disprezza la risposta bellica al ‘terrorismo’, pur senza leggere il conflitto come un *regolamento di conti* tra sezioni contrastanti del capitale internazionale, non dev’essere rifiutato e respinto.

2) Una parte di questo movimento, quella più cospicua, è riuscita a mettere in discussione una dicotomia che a tutti i costi le si voleva cucire addosso: quella tra violenza e non-violenza. Non dico che l’ha eliminata e nemmeno che ha trovato *la* via d’uscita. Il processo è tutt’ora in fieri, vista anche la necessità di un ripensamento-dopo-Genova, ma ciò non toglie che una nostra peculiarità è quella di *sottrarsi* agli schemi predisposti dai media nella mente di ciascuno. Dobbiamo sfruttare questa capacità anche adesso: opporci al ‘Forza America. Reagisci!’ di Vittorio Feltri senza per questo riempirci la bocca di "imperialismo americano" (L’Impero non è riconducibile a una singola nazione). Sottrarci alla dicotomia, *in quanto* religiosa, come detto prima, e *in quanto* dicotomia, occhiale a gradazione troppo bassa per leggere il mondo.

3) Come dopo Genova, occorre ripetere senza sosta il mantra "movimento globale". Non dobbiamo fare l’errore di guardare soltanto il cortile di casa. Berlusconi è stato secondo solo a Bush nell’infilarsi l’elmetto, dichiarandosi "in prima linea" e cercando una visibilità italiana nell’organizzazione di un G8 straordinario (e qui sono partite le prime pernacchie). E’ vero che il nostro campo d’azione è spesso *locale*, ma la capacità di esprimersi e produrre discorso che abbiamo sviluppato va ben al di là delle reazioni di un singolo governo, dei media di un paese, della gestione dell’ordine pubblico da parte di una polizia nazionale.
Sappiamo molto bene che valore possono avere i sondaggi e quell’85% di americani che oggi sarebbero favorevoli a un intervento armato non deve spaventare. L’America è il paese della vendetta e della pena di morte, ma è anche il paese di MLK quando diceva "Occhio per occhio lascia tutti ciechi". Una cosa è l’America vista dall’Italia, un’altra è l’America (per rendersene conto basta farsi un giro in rete, leggere i giornali statunitensi, i pareri di Susan Sontag e Saul Bellow, visitare siti di associazioni).
Io in questi giorni ho drizzato le orecchie e mi sono stupito di ascoltare molti discorsi confusi e, allo stesso tempo, genericamente ‘contro’ la guerra, il nucleare tattico, lo scontro tra civiltà. Genova ci ha dimostrato l’importanza di "evocare le moltitudini": non facciamo l’errore di sentirci soli. Anche dall’altra parte, del resto, si evocano i numeri del consenso per creare consenso.
Certo, repressione preventiva, controllo sociale, rappresaglia verranno declinate a livello glocale, come si suol dire, e questo non può che preoccupare. Ma nemmeno possiamo cadere nell’errore ‘eurocentrico’ di trasformare un problema da privilegiati (l’agibilità del dissenso) *nel problema tout court*. Come per la distinzione tra violenza e non-violenza, ci sono parti del mondo dove questioni per noi cruciali sono considerate un vero e proprio lusso.
Il terrorismo, lo dice la parola, vince se genera terrore. Di fronte alla restrizione delle libertà, ai pogrom, alla militarizzazione delle strade e delle menti, delle due l’una: o si sta lasciando che il terrore abbia la meglio, oppure il terrore non è obiettivo esclusivo dell’"altra parte". Questo semplice ragionamento può diventare incisivo, far breccia nel desiderio di repressione e darci ossigeno. Ancora una volta si tratta di sottrarsi alla dicotomia: Tutti potenziali vittime/tutti sospetti carnefici.

4) Il warfare non è soltanto un modo di gestire la crisi del neoliberismo da un punto di vista economico (le azioni della Lockheed vanno alle stelle, Berlusconi annuncia una ‘finanziaria di guerra’…). Occorre fare attenzione perché già adesso è chiarissimo l’uso che ne verrà fatto a livello di *legittimazione*. Tutte le magagne del Nuovo Ordine Mondiale verranno giustificate con l’attacco terroristico all’America: recessione, disoccupazione, controllo sociale, sostegno incondizionato delle varie Banche Centrali a un sistema economico in cui la "mano" è "invisibile" solo per chi non vuol guardare. Se a questo aggiungiamo, appunto, che la guerra può essere anche positiva sul piano economico, otteniamo come risultato un prolungarsi dell’agonia. In questo il movimento avrà un ruolo essenziale se saprà mantenere la barra a dritta, continuando a proporre i suoi temi, non stancandosi di ricordare che la crisi è iniziata da anni e che molti già indicavano nella guerra un suo probabile sviluppo.
In barba a tutti i commentatori che hanno visto nel popolo di Seattle un’accozzaglia, tenuta insieme da obiettivi vaghi, occorre mostrare che la critica del neoliberismo elaborata fin qui è un rasoio capace di aprire e sezionare anche quest’ultimo golem con l’elmetto. La visione del mondo "dal basso", tutt’altro che ideologica, scontra la sua analisi tanto col WTO, l’FMI e la Banca Mondiale quanto con il controllo "dall’alto" della sicurezza del pianeta e delle operazioni di polizia internazionale (in cui di nuovo, gli interessi multinazionali delle corporations si scontrano con gli interessi delle moltitudini). Noi continueremo a parlare di ‘globalizzazione dal basso’, in faccia ai mullah della globalizzazione che oggi spolverano i loro scheletri nell’armadio: Occidente, Stato, Civiltà, NATO (l’Art.5 che scatta oltre un decennio dopo la fine della Guerra Fredda…). Chi sono i veri ‘no-global’?

5) "Non mettersi l’elmetto" significa anche non accantonare lotte & tematiche che, almeno apparentemente, hanno poco a che vedere con la situazione internazionale. L’emergenza villette degli ultimi giorni, appositamente studiata per preparare il terreno alla nuova legge sull’immigrazione approvata dal centro destra, è un primo esempio. Dov’eravamo tutti? Cosa diventeranno, nel prossimo autunno, i Centri di Permanenza Temporanea? Ci sarà spazio mentale per pensarci? Non trovarlo sarebbe la più bruciante delle sconfitte.

6) Un’altra peculiarità delle ‘moltitudini in marcia contro l’impero’ che tornerà assai utile in questi giorni convulsi è l’abitudine al consumo critico e al boicottaggio. Nei periodi di insicurezza i consumi calano in maniera sensibile. Un ulteriore calo, dovuto al rifiuto consapevole di un certo prodotto, produce quindi un danno ancora maggiore. Sarebbe molto importante individuare un obiettivo e colpire duro. Conosciamo piuttosto bene le banche invischiate nel commercio di armi. Occorre altro: troviamo aziende che giochino sui due versanti della barricata, traendo profitto da entrambi; teniamo d’occhio i licenziamenti dei prossimi mesi, la maggior parte dei quali verranno giustificati dalla crisi bellica…

Per concludere:
L’elefante è più pericoloso proprio quando è ferito. Sarebbe stupido sottovalutare il rischio, ma sarebbe mortale rintanarsi dietro al primo cespuglio aspettando che ci schiacci. Se è ferito significa che è vulnerabile. E poiché in questi anni siamo noi ad averlo attaccato in maniera netta, sicuramente alcune di quelle ferite sono proprio opera nostra. Siamo una moltitudine, siamo veloci, abbiamo un bagaglio leggero e le scarpe da trekking: le peculiarità descritte sopra ci rendono i più adatti a fronteggiare il pachiderma. Siamo quelli che possono fargli male, se restano lucidi, consapevoli, intelligentemente impauriti.

Con pazienza e con fatica
S’inculò un elefante, la formica



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Accadico: una precisazione
di Wu Ming 1, 16 settembre 2001


Nei miei appunti intitolati "L'Impero è in guerra con sé stesso" ho inserito il seguente passaggio: "La stragrande maggioranza delle lingue "occidentali" poggia su basi accadiche e sanscrite." Mi è stato fatto notare che, così formulata, la frase non ha senso. Difatti avrei dovuto scrivere:
"La stragrande maggioranza delle lingue occidentali deriva secondo alcuni dall'indo-europeo (lingua comune originaria costruita partendo da diverse lingue antiche, delle quali la più vicina alla "sorgente" sarebbe il sanscrito), secondo altri dall'accadico (lingua semitica usata nella Mesopotamia nel III° millennio a.C.)".
L'ipotesi indo-europea è quella "classica" e dominante, quella di cui ci hanno parlato a scuola. Le lingue europee discenderebbero dalla lingua di tribù guerriere giunte dalle steppe dell'Asia centrale, lingua che si sarebbe contaminata con quelle già parlate nel continente e si sarebbe divisa in più rami: celtico, latino, scandinavo etc. Risalendo dal latino, dal greco, dalle lingue germaniche e dal sanscrito dei Veda, si è ottenuta una Ur-lingua della quale pero' non esistono testimonianze.
Recentemente, il filologo Giovanni Semerano ha contestato questa teoria (con argomenti che, almeno ai miei occhi di profano, appaiono convincenti), proponendone un'altra che fa risalire latino, greco, lingue germaniche e slave etc. a un ceppo semitico mesopotamico. Il nuovo apparato etimologico, che fa risalire l'origine di molti termini ad accadico, sumerico, aramaico etc. sembra colmare diversi buchi lasciati dall'ipotesi indo-europea. Qualche esempio:
l'indoeuropeo non spiega l'origine della parola alto-tedesca "liuba" (amore), da cui derivano il tedesco "liebe", l'inglese "love" etc. In accadico esiste il sostantivo "libbu", in aramaico "lebab" (cuore, anche nel senso di sentimento, amore).
l'indo-europeo non spiega l'etimologia della parola greca "eros" (amore). In accadico esisteva il sostantivo "eresu" (oggetto di desiderio) e in assiro il verbo "erasu" (desiderare).
l'indo-europeo non spiega l'origine del latino "manus" (mano), mentre l'accadico aveva un verbo ("manu") che significava "contare sulle dita".
Il "mys" della parola greca "mysterion" (veglia notturna), da cui deriva "mistero", deriverebbe dall'accadico "musu" (notte).
Le più antiche voci per designare il campo, il greco "agros" e il latino "ager", derivano dal sinonimo sumero "agàr" e da quello accadico "ugàru", laddove l'indo-europeo latita.
Aneddoto raccontato da Umberto Galimberti su "La Repubblica" del 14 giugno scorso:
<<Verso la fine degli anni Settanta Giovanni Spadolini, conosciuto Semerano, gli commissionò una ricerca sull'etimologia della parola "Italia" che allora veniva resa come "terra dei vitelli" da "vitulus" (vitello). Semerano segnalò che la "i" di "vitulus" era breve, mentre la "i" di "Italia" era lunga e perciò era presumibile che la parola venisse dall'accadico "Atalu" che significa "terra del tramonto", a cui corrispondeva la parola etrusca "Hinthial" che vuol dire "ombra".>>
La civilta' europea e' indiscutibilmente basata sulla scrittura. Bene, le radici delle principali parole che si riferiscono alla scrittura derivano da parole accadiche, non indo-europee: In accadico "biblu" vuol dire "tavoletta per scrivere" (biblio-, bibbia etc.). "Pa-biru" significa "erba di palude" (il papiro). ("paper", "papier", "papel"). In accadico la parola "texus" vuol dire sia "tessuto" sia "libro, testo".
Altrettanto indiscutibilmente la civilta' europea si fonda sulla guerra. La parola "ascia", "axe", "axt", in greco è "axine", e ha il suo antenato linguistico nell'accadico "hassinnu".
Semerano ha scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora, e l'etimologia accadica sta provocando un effetto-domino: persino l’etimologia del nome Bergamo, che secondo una tradizione inaugurata da Antonio Tiraboschi deriverebbe dal germanico "Berg-Heim", abitazione sul monte, in ossequio alla presunta origine cenomane dell’insediamento, viene oggi abbandonata, preferendo pensare a una derivazione del nome dall’area linguistica mediterranea orientale. Toponimi quali Praga, Parga, Barga, Pergamo, Bergamo deriverebbero tutti dall’accadico "parakkum", posto alto nel tempio, cella, santuario.
Semerano ha spiegato tutto questo nella sua sterminata opera in quattro volumi *Le origini della cultura europea* (Olschki, Firenze 1984-1994) e nel recente (e più abbordabile) *L'infinito: un equivoco millenario. Le antiche civiltà del Vicino Oriente e le origini del pensiero greco* (Bruno Mondadori, Milano 2001, pagg. 296, lit.35.000). In quest'ultima opera la filosofia e i miti greci vengono passati al vaglio dell'ipotesi accadica, e molte traduzioni e interpretazioni non suonano più tanto scontate o convincenti.
Semerano sostiene anche che la lingua e la civiltà etrusca avrebbero origini mesopotamiche e che l'etrusco, sinora ritenuto indecifrabile, si puo' tradurre comparandolo con l'accadico e il sumero. All'uopo sta scrivendo un dizionario che uscira' nel 2002.
Se Semerano avesse ragione, le conseguenze sarebbero di portata incalcolabile, poiché non si tratta solamente di epifenomeni, casuali "imprestiti lessicali": dietro l'etimo ci sono scambi culturali, contaminazioni, contatti tra persone, popoli, civilta'.
Gli esempi sono troppi, addirittura migliaia, non è dunque possibile cavarsela dicendo che, nelle sue migrazioni, l'orda nomade indo-europea può aver raccolto qua e là parole semitiche. Questa e' vera e propria "inversione dell'onere della prova", poiché "l'accadico [è] lingua antichissima di più larga documentazione" mentre l'indoeuropeo è "[lingua] congetturale dei manuali, storicamente inesistente" (G. Semerano, *L'infinito...*, op.cit. pag.5).
Insomma, si tratta né più né meno di affermare che la cultura europea ha radici semitiche di parecchi secoli antecedenti all'arrivo del cristianesimo o delle invasioni saracene nell'Europa meridionale. La distinzione tra oriente e occidente si farebbe ancor più assurda di quanto appaia oggi.Come scrive Pit (che pure difende la pista sanscrita-indoeuropea): "tale tesi si evita anche alla glottologia storica di fornire appigli al misticismo di destra (Julius Evola, mito della stirpe indoeuropea ecc.ecc., i migliori studiosi di indologia e linguistica comparata indoeuropea furono intellettuali tedeschi prima e durante il nazismo)."



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Alcune reazioni, risposte, commenti a "L'Impero è in guerra con se stesso", 15-19 settembre 2001
(sorry, lo spazio è tiranno e non abbiamo potuto includere tutto, ma leggiamo, leggiamo...)


Sui pregiudizi: <<Qualche giorno fa Rossana Rossanda, in occasione della conferenza di Durban sul razzismo, ha scritto a proposito degli ebrei: come si può chiedere di essere giusto a chi ha subito ingiustizia? Qualcuno si è scandalizzato e l’ha pure scritto sul medesimo giornale sul quale scrive la Rossanda (Il Manifesto). Ora, dopo l’attacco alle Twin Towers e al Pentagono, chi sostiene posizioni anti-americane e comunque non è di destra, sta utilizzando il medesimo ragionamento a proposito degli arabi: come può essere che chi ha subito le ingiustizie e le atrocità che gli americani dispensano in giro per il terzo mondo (soprattutto arabo e musulmano) non si ribelli… però si aggiunge: …e non diventi un terrorista? In questi giorni quanti telegiornali hanno previsto che un attacco indiscriminato infiammerebbe i cuori degli arabi e li indurrebbe ad altri atti terroristici? Se Bush attaccherà l’Afganistan o qualche altro stato arabo sarà per una calcolata strategia di difesa dei valori di democrazia e razionalità, ma tutti sanno già che la risposta araba invece sarà irrazionale, cieca… terroristica. Come mai questa inferenza non l’hanno fatta la Rossanda e tutti quelli che, pensandola come lei, si sono dannati perché a Durban Israele non fosse condannata? Non credo si tratti solo di un celato o inconsapevole sionismo che affligge la sinistra memore del passato pseudo-socialista di Israele. Penso che sia qualcosa di più profondo: un pregiudizio contro gli arabi, un pregiudizio di tutti, che si sta radicando anche tra coloro che si dicono di sinistra o sostengono posizioni di antagonismo. E’ lo stesso pregiudizio che credo stia al fondo di quanto affermava Valentino Parlato qualche tempo fa, sempre sul Manifesto: ad Israele "converrebbe" fare la pace, a tutti "converrebbe" la pace con i musulmani o arabi che siano (tanto tutti confondono e quindi poco vale distinguere) altrimenti tra un po’ di tempo ci troveremo di fronte ad un’invasione di questa massa di diseredati, non solo sans papier, ma anche without rights and food. Tutti gli uomini di senno annuiscono e i vari cretini del cosiddetto antagonismo acconsentono da Santoro: gli arabi quando sono disperati diventano fanatici e fondamentalisti. Il Terzo mondo, quando è alla fame, non può che diventare un covo di rivolta e ribellione e quindi bisogna "reprimerli" o "farli oggetto di rappresaglia" (secondo la destra), "contenerli", "arginarli" o magari "accontentarli e sfamarli" (secondo la sinistra). Le masse arabe, nell’inconscio di tutti, e nel conscio di molti, stanno per diventare orde assetate di sangue che premono alle nostre porte (e già il nostro Parlamento corre ai ripari con un bel disegno di legge sull’immigrazione). L’arabo che subisce ingiustizia, quando è disperato e non ce la fa più diventa un terrorista. I popoli si trasformano in orde, quindi ci "conviene" dargli un po’ di diritti, o magari un po’ di terra (è lo stesso ragionamento delle cosiddette colombe israeliane: peace for land. Noi gli diamo un po’ di terra e quelli se ne stanno zitti, tanto nessuno verrà a leggere le clausole scritte in piccolo su quel che potranno fare su quel pezzo di terra che gli diamo). Mentre la destra mette in piazza il proprio pregiudizio la sinistra lo cela. Sembra che il concetto di pace per chi non è d’accordo con la pace armata americana sia accettabile solo per una convenienza utilitaristica. La pace ci conviene ed è per questo che la dobbiamo fare. Davvero strane premesse per un mondo diverso. >> (M.G.)

[WM1:] Interessante angolazione, anche se non mi sembra che da Santoro Casarini abbia espresso le posizioni che tu gli attribuisci, né ovviamente ritengo ch'egli sia un "cretino". Per ora ti rispondo che, personalmente, non reputo un arabo maggiormente predisposto a reazioni irrazionali di quanto lo siano, per esempio, un colono ebreo che entra in una moschea e spara raffiche di mitra ad altezza uomo, il rabbino Meir Kahane il cui gruppo terrorista Jewish Defense League seminò morte negli anni ottanta e novanta, i miliziani falangisti filo-israeliani che per tre giorni, all'arma bianca e con innegabile metodo, sgozzarono e sbudellarono uomini, donne e bambini nei campi di Sabra e Chatila etc. etc. Fanatismo, irrazionalità e zero considerazione per le vittime civili stanno da entrambe le parti, non sono un tratto etno-religioso particolare, hanno a che fare con l'economia, con la memoria, col monoteismo. Io non dico nemmeno che Israele e l'occidente dovrebbero volere la pace perché gli arabi sono pazzi. Ma certo cinquant'anni di disperazione e massacri producono *anche* la pazzia. Io dico che i leader israeliani, tutti, compreso Peres il cui governo fu il più innovativo nei campi della tortura psicologica e della gestione dei campi di concentramento per palestinesi, dovrebbero essere giudicati colpevoli di crimini contro l'umanità. Li metto sullo stesso piano di criminali come Bin Laden, Saddam, Carlos lo sciacallo etc. (WM1)

<<E' ben chiaro a tutti, eccezion fatta per gli imbecilli , che l'islam non sia assolutamente il responsabile di ciò che è accaduto. Credo però che il fondamentalismo di ogni tipo vada fermato, sia esso mussulmano , cristiano , ebraico , induista e mi spiace ma anche quello di tipo politico. Le vittime non sono nè buone nè cattive , sono vittime . Forse alle volte non riflettiamo abbastanza. Ci sono tempi e modi per esprimere pur giuste considerazioni. Stavolta non vi comprendo. Luca.>>


[WM1:] Dalla tua lista manca un altro pericolosissimo fondamentalismo, probabilmente quello che uccide piu' persone al mondo: il fondamentalismo neo-liberista. Chi afferma che bisogna fermare questo e fermare quello (e non parlo di te che sei attivo in Amnesty International, sia chiaro, parlo dell'andazzo), dov'era quando poche persone manifestavano contro l'embargo assassino imposto all'Iraq, o contro i bombardamenti all'uranio impoverito su Belgrado, o contro la tortura e le violazioni dei diritti umani perpetrate da regimi come la Turchia o Israele, appoggiati dagli USA? Dopodiché, io credo il fondamentalismo religioso c'entri ma non quanto vogliono farci credere: sono convinto del fatto che Bin Laden sia un nuovo tipo di mafioso, e credo usi la guerra santa per fare i soldi, non i soldi per fare la guerra santa. Credo che le transazioni sospette che hanno accompagnato le ore dell'attacco a New York e Washington fossero opera sua. Jihad e speculazione finanziaria. Sospetto che tanto Bin Laden quanto gli USA vogliano controllare i governi dei paesi interessati da oleodotti, gasdotti etc. Vedrai che valzer di colpi di stato adesso, equamente divisi fra filo-integralisti e filo-americani... Si prepara una guerra civile macroregionale.


<<cari compagni di marcia, leggevo il numero di giap, avidamente, dal video, e ad ogni riga sentivo di condividere pensiero analisi ed emozioni, riga dopo riga con gli occhi che bruciavano a causa dei cristalli liquidi del mio vecchio portatile, aspettavo di leggere la parte sui corpi, che già un altro compagno di marcia aveva mandato via e mail... mentre leggevo la parte sul movimento che deve andare avanti mi sembrava di risentire me che parlavo oggi ma poi... tutto quello che abbiamo da dire sulla differenza tra noi(i libertari) e loro (i kamikaze) qual'è??? che significa: "Questi qui accoltellano le hostess, noi invece le vogliamo chiavare!"? cos'è una nuova pratica rivoluzionaria (chiavare le HOSTESS)? una via situazionista per l'assalto al cielo??? è l'unica espressione del movimento libertario in cui fino ad oggi pensavo di riconoscermi?(ammesso ovviamente che il movimento libertario richieda adesioni, ma questi sono sofismi) oppure il mio è solo femminismo dell'ultima ora, che "qui non può trovare spazio, ci sono cose ben più importanti, è ovvio che rispettiamo le compagne e le donne era solo così per dire"??? vabbuò! la mail è anche troppo lunga per essere una mail, solo la prossima volta una roba così non la mettete alla fine di giap, così mi ingarbugliate il filo dei miei pensieri (e mi rovinate la serata) ciao, Dan (non so se rispondete, ma se vi capita...)>>


[WM1:] E che ti devo rispondere? :-) L'ho spiegato, cosa voleva dire Leo: il corpo, il corpo. Il fanatismo e' l'era glaciale del desiderio, il movimento e' la sua festa. Quanto detto per le hostess vale anche per gli steward, no? Lieto che il resto ti sia piaciuto, comunque.


<<sulle morti che smuovono i sentimenti... tutti esprimono il dolore per le vittime e cercano di smuovere i nostri sentimenti con le immagini, con i racconti di storie personali e intimi dolori che ci sbattono in faccia in ogni edizione di telegiornale..."poverini...ma hai visto che tragedia..." No. Non è cosa, farsi fregare dal pietismo. perchè esistono i vivi di serie A e i vivi di serie B,C...e perchè i morti devono essere tutti uguali? o peggio... perchè nessuno dice che nel mondo muoiono 17 bambini al minuto per malattie evitabili? vogliamo parlare di innocenza?>> Rugiada


<<E l'attenzione verso i bambini? e tutte queste interviste che i telegiornali ci propinano quotidianamente su come parlare di questa "catastrofe" a scuola? E " di cosa hai avuto paura?" Anche Letizia Moratti ha detto che gli insegnanti dovrebbero parlarne a scuola in questi giorni.(A me, chissà perchè, vengono in mente i Balilla e le Piccole Italiane...) Saluti.>> (G.F.)



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Leggete qui (in inglese):
< http://www.eia.doe.gov/emeu/cabs/afghan.html > (Paragrafo: Regional Pipeline Plans)
Come in Bosnia. Come in Cecenia. Come in Irak. Tra odio etnico, fondamentalismo e scontri di civiltà, spunta quasi sempre il progetto per un qualche oleodotto, qualcosa che non ti puoi permettere di costruire in un paese instabile. Come l’Afghanistan. Solo che per alcuni (come la saudita Delta Oil) il governo talebano può garantire questa stabilità, una volta sconfitta l’Alleanza del Nord. Per altri (come la statunitense Unocal, Grande Elettrice di Giorgio II) bisognerebbe trovare una soluzione diversa…

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I programmatori di Microsoft Word sono antisemiti? Digitate "NYC USA", poi convertite in Wingdings, font composto da simboli e icone. NYC diventa "OK, morte agli ebrei!". USA diventa "Difendere la cristianità con le bombe fino alla vittoria".


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<<...mia madre mi ha simpaticamente fatto notare che sui testi che invii tu alle liste "non c'è UN SOLO refuso". Tutto perfetto, nemmeno una piccolissima svista. Io le ho detto che Giap è una rivista seria, e il fatto che la riceve assieme agli sbrodoli di contropiani non vuol dire che la sua redazione non sia curata come quella di un quindicinale che si compra da Feltrinelli.>> Grazie a Neva e grazie a sua madre, in realtà di refusi ne scappano sempre, a volte anche di lapsus, come quando gli USA bombardarono l'ambasciata cinese a Belgrado... :-)


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