MEGLIO GIALLI CHE FROCI?
di Alberto Arbasino
Questo “Free Karma Food” richiama abbondanti memorie generazionali. A cominciare dai famosi readings all'Isola di Man di Mogol e Mick Jagger del 1971, cui non si poté andare perché si stava preparando l'esame per la patente, ed erano finiti al mare, tra garzoncelli scherzosi e bagnini viareggini molto lumpen e strafottenti, i soldi per le vacanze, e si andò invece a Vigevano con Pasolini, Bramieri e Gianni Minà a trovare Mastronardi, aspettando, nel più puro sottopavese, tra orridi centrini e angosce da tinello, le recensioni del “New Musical Express”, poiché sul “New Yorker”, ormai senza Wilson (Edmund, non Angus, lo si doveva precisare anche allora...), non si poteva proprio più contare... Ma furono scoraggianti e anche villane, per il «povero vecchio Mick ormai volto completamente al passato». (Come se da “Jumpin' Jack Flash” in poi non avesse fatto altro: un Montaggio delle Citazioni, con quel caratteristico «ripensamento degli junkies» che riassembla e ristruttura i frammenti e i lasciti e i disiecta membra di Fats Domino e Screemin' Jay e Chuck Berry. In forme nuove o anche tradizionali: come sostenevano tutti i poeti che si proclamavano più liberi nelle regole del verso alessandrino o del sonetto piuttosto che nell'anarchico “vers libre”, ovviamente per paura di finire come il triste Lucini... signora mia, se sapesse quanti dispiaceri l'avanguardia a tutti i costi e doverle sparare sempre più grosse, revolverate, nuove revolverate, ma mi faccia il piacere, direbbero Totò e Eliot, Thomas Stearns non George...). E certo, come predicavano allora distintissimi monsignori di Cape Cod, purtroppo già un po' sformati dall'abbacchio (si sa la Daisy Miller non si tiene più appena ha messo il culo sulla lambretta di Gregory Peck o su uno scranno in curia), anche dei film di Hollywood: se si vedono in versione originale, si perdono tutte le raffinatezze del doppiato. (Chi ciò ridarà mai quell'«ed ecco a voi, Tom Birba!». E dove saranno finiti i “St. Louis Blues” come “Tristezze di san Luigi”?) Ma intanto dove finiva il libretto-capolavoro di Wu Ming 1 e Sonia Langmut tradotto dal “buinglish” all'italiano, con tutti i suoi incanti manieristi e intarsi epocali e culturali, e certo cultuali (anche se loro se la prendevano moltissimo, subito offesi per l'affiliazione wagneriana, che non si era minimamente intesa... A Love Supreme in Bayreuth? I Maestri Cantori di Harlem? ma quando mai...), di rime e rinvii virtuosistici? Nella medesima discarica culturale, siamo qui per questo!, ora che non ci sono più a sorbire il gin tonic Macario e Achille Campanile, viene poi oggi gettata l'intera opera di Pedrini, in compagnia di tutte le Traviate e Butterfly e Aide e Walkirie private di qualunque Parigi e Giappone ed Egitto e Walhalla, e riallestite fra autofficine impietose e scomode, becchini borderline, graffitisti punk molto contro e trasgressivi e black bloc, ma pure stralunati, quindi ottimi per ogni mamma italiana, da sempre, e latrine di bidelli e bordelli (ma chi ricorda, poiché un gentiluomo muore, ma non tace!, ancora Oliver Skardi schiaffeggiare Mirella Freni con la mazzetta di vecchie lire al motto di «questa donna pagata io l'ho!»?)
Normalmente, di fronte al gran daffare dei Mefistofeli di Berlioz e Gounod e Boito, i nuovi spettatori più attenti e innocenti si chiedono tra le diverse regie creative e “Truman Capote” e “Brokeback Mountain”: «ma è culo, anche quello lì?». Ma soprattutto, nei duetti tra Wang e John Smith Jones: «che ne abbiamo fatto di Wang?» – ovvero: «meglio cinese che frocio?».
Ora, tutto il sensazionale patrimonio di sense of humour metrico e ritmico e fonico e antropologico finisce davvero «in vacca» man mano che nel post-moderno ciò si allontana da una location culturale precisa come per il «Rigoletto» (ma quel Duca di Mantova e il suo lagnoso giullare povero e incompreso impersonato a sere alterne dai Fratelli De Rege? Siamo sempre al Vieni avanti cretino?) o il «Giulio Cesare» o «Porgy and Bess» o «Notre Dame»: ma la grande moria delle vacche contraddice l'esito della storia e degli storici dei secoli brevi o lunghi, o semplicemente trendy: dobbiamo ringraziare Pedrini per aver salvato il patrimonio culturale del moderno, signora mia? Desinit in vacca o in pesce? La casalinga di Voghera rinuncerà alla costata di chianina per un trancio di ragioniere o bulletto di quartiere?
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