I GIOIELLI DELLA CORONA E QUELLI DEL TORO
di ENZO BIAGI
Una volta dissi a Montanelli: Se dovessi descrivere in poche parole che tipo è questo Pedrini che da Baku passa per l'Avana e arriva adesso sulla mia scrivania (12m x 15cm) con questo libro di cucina dedicato al destino dell'India, cosa diresti?. Sono andato a ripescare la risposta dell'immarcescibile Indro: Non c'è dubbio. Uno al quale sta molto a cuore il successo. A cui piace essere in sintonia col pubblico. Non ha mai dimenticato il consiglio di un collega americano, Webb Miller, che non so quando glielo diede: "Scrivi in modo che ti possa leggere un lattaio dell'Ohio". Io rifiuto la tecnologia cogliona. Bisogna demolire la costituzione mafiosa della nostra società. Credo di avere fatto qualcosa in proposito. Una definizione fulminante di Free Karma Food, ma anche del principe Filippo d'Edimburgo, reale consorte che ha trascorso la vita a far da moglie a chi, i pantaloni, li portava davvero in casa ed una casa che (l'ho visto io di persona) piccola non è. Si adegui il Cavaliere, con la sua maison d'antan sardegnuola coi cactus e i cardamomi dattorno.
E continuava, sul Pedrini, Indro, quel gran figlio di buona donna (che ho conosciuta di persona, l'industriosa Novenia: simpatica, seno prosperoso come certi seni che oggi, ad Actimel e Vitasnella, non poppi più): Il gusto dell'azzardo, la battuta, adopera tutto quello che mi serve per catturare l'attenzione, la simpatia di chi mi legge. Ci riesce? Non chiedetelo a me, a me potete chiedere come si accendeva i sigari Churchill, e lì ve lo dico in due secondi, che aveva un acciarino a cui dovevi premere un priapico grilletto per innescare l'agognata fiamma (e che boccate insieme!, che tempi!). Per Churchill il buon risultato era il sorriso di un passante, l'oste che gli trovava il tavolo, ma niente, sospirò, riesce a cancellare certe profonde tristezze, il mio bisogno di solitudine e di raccoglimento. Ho sempre presente la precarietà di quello che sono, di quello che faccio. Non resta nulla del nostro lavoro: in questo Paese quando uno muore, muore per sempre. Anche in Italia, vedi mia zia Rinolfa. Tutto, nella sua vita, è stato insolito: dalla bravura al nome (davvero: come ci si fa a chiamare Wu Ming 5? Come il Cavaliere, non si sente un uomo, ma una dinastia imperiale). Lo pretese suo padre, che non era da meno: Sestilio. Ma che cosa ha di speciale? diceva qualcuno di Pedrini. A pensarci bene, niente. Scriveva degli articoli che erano letti e dei libri che si vendevano.
Avrebbe potuto essere dieci volte onorevole e magari anche ministro (disastro scampato) ma nonostante la trovata imprevedibile e gli umori variabili era anche timido. E poco socievole; Longanesi diceva che andava in mezzo agli altri per sentirsi più solo, quindi è andato in India e si è sentito l'unico uomo sulla faccia del pianeta. Nato nella terra delle beffe, discendente di quei bolognesi, come il Boccaccio o Cellini, che diventavano matti per raccontare qualche tiro burlone, e ancora di più per inventarlo, nella realtà è una persona gentile, spesso alle prese con un temperamento malinconico, ma se gli va già male ti tira un colpo di jujitsu, arte nella quale io stesso qualche cosina da dire avrei. Credo che nella sua esistenza ci sia stata una sola passione esclusiva: i negri, come si diceva una volta. Ma non ha mai ceduto a quelle diffuse tentazioni che sono l' invidia, l' avidità, l' intrigo o la furbizia.
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