di Stephen Leahy da IPS TORONTO, 25 ottobre 2005 - Secondo il parere degli esperti del settore, gli allevamenti industriali stanno diventando la principale fonte produttiva mondiale di carne e uova, causando problemi sociali e ambientali e creando le condizioni per malattie come l'influenza aviaria e la mucca pazza. Gli allevamenti industriali, ovvero aziende per la nutrizione animale concentrata, rappresentano più del 74 per cento dell'allevamento mondiale di polli e del 68 per cento di produzione delle uova, sostiene Danielle Nierenberg, ricercatrice associata al Worldwatch Institute di Washington. Nel mondo, circa la metà della carne di maiale e il 43 per cento del manzo provengono da questi allevamenti in scala industriale. "La crescita di simili aziende è più rapida vicino ai centri urbani in America Latina, Asia e parte dell'Africa", ha detto all'IPS Nierenberg, autrice del recente rapporto dal titolo "Pasti più felici: ripensare all'industria globale della carne". Secondo la ricercatrice, proteste e regolamenti più rigidi relativi ai problemi causati dagli allevamenti industriali con 100.000 maiali o un milione di polli, ha spinto diverse imprese a lasciare il Nord America e l'Europa. In Messico, Brasile, Filippine e molti altri paesi, tra i problemi riscontrati, vi sono l'inquinamento da letame di idrovie e terreni, un impatto negativo sui piccoli allevatori e condizioni disumane inflitte agli animali. "L'allevamento industriale è un metodo di produzione della carne inefficace, ecologicamente distruttivo, pericoloso e disumano", ha dichiarato Nierenberg. Le malattie sono forse l'ultima delle preoccupazioni, nonostante l'influenza aviaria sia oggi al centro dell'attenzione mondiale. Malgrado una delle misure preventive contro il virus consista nel confinare all'interno gli allevamenti di polli, Nierenberg e altri sostengono che la responsabilità della diffusione del morbo sia da attribuire agli allevamenti industriali e ai mercati, dove vengono concentrati migliaia di uccelli vivi. Secondo la ricercatrice, è evidente che l'epidemia della mucca pazza e il virus di Nipah sono collegati alla diffusione degli allevamenti industriali. Meno attenzione viene invece dedicata all'impatto di tali allevamenti sui piccoli produttori locali, che non possono competere con le grandi società, spesso internazionali; gli agricoltori finiscono per emigrare in città, o per lavorare nelle grandi aziende. Secondo Nierenberg, "gli allevatori di polli in Messico e Brasile si trasformano in schiavi sui loro stessi terreni, proprio come negli Usa". Nel mondo, le piccole fattorie sono in declino, mentre viene esportato il modello di agricoltura industriale americano ed europeo, afferma Mark Rosegrant, direttore dell'Istituto internazionale di ricerca sulle politiche alimentari (IFPRI) a Washington. Negli ultimi 15 anni, nel mondo in via di sviluppo, gli allevamenti industriali sono cresciuti enormemente, creando già problemi ambientali, ha detto Rosegrant all'IPS. "Le leggi ambientali, generalmente deboli, non vengono rispettate e probabilmente tali problemi peggioreranno", ha proseguito. Secondo Rosegrant, il consumo di carne sta crescendo velocemente nel mondo in via di sviluppo, e la Cina è destinata a superare il consumo europeo pro capite in meno di 20 anni. "Questo richiederà aumenti massicci della produzione", e i paesi si convertiranno sempre più a forme intensive di produzione, che offrono economie di scala, ha aggiunto. "E' un'immagine davvero terribile", ha dichiarato Harriett Friedmann, esperta del sistema alimentare mondiale all'Universit di Toronto. "L'efficienza dell'allevamento industriale è un mito", ha detto Friedmann all'IPS. Secondo la ricercatrice, l'allevamento industriale dipende dal carburante a basso costo, dai fertilizzanti e dai grandi quantitativi di acqua potabile, ma, tra gli altri impatti ambientali, non bisogna dimenticare gli enormi volumi di letame, e il fatto che i costi finiscano in un modo o nell'altro per essere pagati dalle popolazioni locali. Molti allevatori industriali, a prescindere dal paese in cui operano, utilizzano le stesse due o tre famiglie di polli o maiali, limitando la biodiversità del sistema alimentare e aumentando la vulnerabilità alle malattie. Per prevenire infezioni in condizioni anti-igieniche di promiscuit, devono essere somministrati agli animali grandi quantitativi di antibiotici, favorendo la creazione di batteri resistenti all'antibiotico. "Quanto ciò vuole perché vengano a galla i veri costi degli allevamenti industriali? In proposito, vige un meccanismo collettivo di negazione", ha detto Friedmann. Con un sistema di produzione alimentare che causa problemi sempre maggiori, siamo vicini a un grande crollo, ha aggiunto. Non ultima, la questione del benessere degli stessi animali. "La scienza animale ci ha portato lontano dal credere a una qualche santità degli animali, guidandoci piuttosto verso l'allevamento industriale che è - come un campo di concentramento - una visione infernale", scrive Wendell Berry, agricoltore e saggista americano. E' stato recentemente diffuso un video segreto di un'industria canadese per la produzione di uova, che mostra uccelli ricoperti di escrementi e stipati in gabbie così piccole che a stento possono muoversi. Il proprietario dell'azienda è un veterinario legato alla principale università di agraria del Canada. "Foto e video mi hanno rivelato in modo esplicito alcune crudelt estreme inflitte alle galline ovaiole... Sono sorpreso di apprendere che una simile situazione possa esistere nella realtà , soprattutto in Canada", ha dichiarato A.B.M. Raj, professore presso la Scuola di medicina veterinaria dell'Universit di Bristol. "Non c'è ragione di credere che le cose stiano diversamente in altre aziende canadesi per la produzione di uova", ha detto Debra Probert, della Coalizione canadese per gli animali d'allevamento. Queste crudeltà rispecchiano quelle più volte riportate dalle indagini su aziende per la produzione di uova negli Usa, rivela Probert in una dichiarazione. Secondo Nierenberg del Worldwatch Institute, video di questo genere sollecitano la domanda pubblica di condizioni migliori per gli animali d'allevamento in Nord America ed Europa, ma rappresentano anche un'ulteriore conferma della rapida ascesa di allevamenti industriali altrove nel mondo. "Paesi come la Cina hanno leggi per la tutela degli animali, ma non ne impongono il rispetto", ha dichiarato la ricercatrice, aggiungendo che il dato peggiore relativo agli allevamenti industriali in tutto il mondo è la rottura del legame tra agricoltori, terra e animali. (FINE/2005)
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